TREVILLE
TREVILLE
Dial.
Tarvìlla. Trivilla, 1127 [Sant’Ambrogio
1909, p. 131].
Abitanti: 274. Distanza da Casale Km 12 - Altezza: m 310 s. m. Provincia di
Alessandria.
Parrocchia di S. Ambrogio. Passò dalla diocesi di
Vercelli alla nuova diocesi di Casale fin dal 1474
[De Bono 1986, p. 34]
Chiesa parrocchiale, S. Ambrogio: nel punto più elevato dell’abitato, detto la rocca
[Grignolio 1993, p. 112]. Fu
elencata nel registro delle decime della diocesi di Vercelli, pieve di S.
Cassiano, nel 1299 senza titolo, nel 1348 col titolo [ARMO, p. 37, 112]. Nel 1725 la chiesa situata “sul bricco” era intitolata a S. Ambrogio e S. Quirico; aveva tre navate e abside semicircolare, coperte da volte [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 20, f. 647r].
Nella proprietà marchionale in cima alla collina c’era una chiesetta (la cui
facciata rivolta a oriente in mattoni a vista è ancora riconoscibile presso l'abside a
lato del fianco destro); probabilmente era una cappella annessa al palazzo
signorile, impiegata anche come cimitero sussidiario e, dal 1770, quale ampia
sacrestia; dalla metà degli anni sessanta del sec. XX è invece utilizzata per i
servizi sacri nel periodo invernale. Constatata l’insufficienza della vecchia
parrocchiale, nel 1765 il vescovo mons. Avogadro sollecitava
l’erezione di una nuova chiesa. Posa della prima pietra il 29/9/1772; si dovette
abbattere un muraglione di proprietà dei Gozzani; la nuova
costruzione inglobò la cappella signorile [AD 1974, p. 141;
Spina 1994, pp. 33-34]. Il progetto
si deve a Evasio Andrea De Gioanni; capomastro
fino al 1778 fu Giovanni Antonio Notaro, quindi subentrò Giacomino Manfrini
[Spina
1994, p. 29]. Il trasporto delle centinaia di migliaia di mattoni era
effettuato a passamano dalla fornace appositamente apprestata nella valle presso
la fontana solforosa. L’edificio fu ultimato verso la fine del 1781 e consacrato
dal vescovo mons. Avogadro il 25/7/1782
[AD 1991, p. 218] (una lapide collocata in controfacciata sopra la bussola ricorda la posa della
prima pietra e la consacrazione). Restauro nel 1896 [Spina
1994, p. 92].
Bella facciata a due ordini, dorico e ionico, scandita da quattro lesene, che
delimitano due porzioni laterali lievemente concave, ciascuna con una nicchia
vuota al primo piano; anche il fastigio è curvilineo. Semplice portale con
timpano triangolare; una lapide posta sopra il portale riporta un brano dal 2°
libro delle Cronache: «Elegi enim et sacrificavi locum istum ut sit nomen
meum …» [Grignolio 1993, p.
112]; più in alto si apre una finestra cuoriforme. Interno a pianta rettangolare
con angoli smussati in curva, presbiterio, abside semicircolare. Ambiente alto e
spazioso, povero di decorazioni; illuminazione abbondante attraverso finestre
nell’abside e grandi finestre rettangolari sopra gli altari laterali e nella
facciata. Volte a botte su vari ambienti, al centro c’è una cupola molto
ribassata su pianta ellittica. Tutt’intorno corre un’alta trabeazione con
dentelli, sostenuta da grandi lesene doriche [Olivero
1940, p. 230]. Altare maggiore composto di marmi policromi, risalente alla
prima metà del sec. XVIII (marmorari lombardi)
[Di Majo 2010, p. 445]; la
porticina del tabernacolo con l’Agnus Dei è stata disegnata da Mario Surbone (seconda metà sec. XX); sull’altare
sono collocati candelabri di rame argentato. In alto sopra il coro e
dietro l’organo, è posta una grande tela raffigurante S. Ambrogio intento a
scrivere il De officiis ministrorum. Ai lati del presbiterio sulla sinistra
c’è una pala di notevole fattura con la Gloria del beato Alessandro Sauli
(post 1741) e sulla destra il Matrimonio mistico di S. Caterina
da Siena (sec. XVII), proveniente dalla chiesa scomparsa di S. Caterina, entrambe recentemente
restaurate. La balaustrata marmorea, di Stefano Bottinelli, abbraccia il
presbiterio e due edicole entro nicchie semicircolari con piccolo altare: nell'edicola di sinistra c’è una pala raffigurante la Pentecoste, nell’altra una modesta
statua del Sacro Cuore. Due altari più grandi trovano posto in bracci
laterali poco profondi: l’altare dell’Addolorata, a destra, più importante, ha
un bel fastigio e reca in una nicchia una statua dell’Addolorata;
l’altare del Crocifisso a sinistra, di stucco e scagliola, ha una pala
raffigurante il Crocifisso invocato dalle anime purganti
[Grignolio 1993, p. 113]. Sopra al
piccolo ed elegante fonte battesimale è dipinto il Battesimo di Gesù, opera
giovanile di Mario Surbone (1948) [Spina
1994, pp. 41-42]. Dietro l’altar maggiore è collocato il prestigioso
organo Tamburini a trasmissione meccanica e
registrazione elettrica, dotato di 18 registri reali, donato dal maestro Angelo Surbone, che effettuò il collaudo nella
festa di Cristo Re del 1968 [AD 1991, p. 218]. Sul lato destro del presbiterio
si apre la cappella invernale ricavata dall’antica chiesetta nobiliare; dietro
la mensa d’altare c’è un Crocifisso settecentesco
[Grignolio 1993, pp. 113-14].
S. Giacomo:
nel centro del paese. La chiesa sorse verosimilmente presso una porta d’ingresso
del paese. Notizie nel 1590 [Spina 1994,
p. 44]. L’edificio attuale risalirebbe al sec. XVIII [AD 1974, p. 141]. Nel 1725
veniva descritta come «non più larga di un trabucco essendo poco più di
longhezza con Fabrica competente in Volta, pavimento unito, facciata verso
strada, porta …, due Fenestre laterali con ferrata»; vi era un quadro «buono»
raffigurante S. Giacomo. Una scritta in controfacciata ricorda restauri
del 1821. Nel 1830 fu sede della confraternita del SS. Sacramento (i Batù) [Spina
1994, p. 44]. È stata restaurata nel 1990; viene utilizzata per
esposizioni d’arte.
Paramento in pietra da cantoni (molto deteriorata) e cotto. Campanile a base
quadrata sul lato destro. Aula quadrata con abside semicircolare, del tutto
spoglia. Il soffitto a catino è affrescato coi quattro Evangelisti.
S. Quirico:
in regione Crosia (dial. Cröža), su un cocuzzolo che sporge di alcuni
metri rispetto al crinale della collina, a nord del paese. Anticamente faceva
parte dell’insediamento scomparso di Arriliato o Arliate (Arliatum,
1202 [Olivieri 2009, tomo II, doc. 233, p. 434]). Fu
censita negli estimi della diocesi di Vercelli, pieve di S. Cassiano, senza
titolo nel 1299, col titolo nel 1348 [ARMO, pp. 37, 111]. Già parrocchiale con
annesso cimitero, nel 1590 era divenuta chiesa campestre, priva di tetto, e se ne
ordinava l’abbattimento se non fosse stata prontamente rimessa a nuovo
[Bo 1980, p. 190 bis]. Nel 1911 fu elencata tra gli edifici monumentali
nazionali, con segnalazione dell’abside [Alessandria
1911, p. 47]. Venne restaurata nel 1985 (ing. Umberto Coppo) e nel 1992-93
(arch. Spinoglio). È di proprietà del
comune [AD 1991, p. 218], che ha promosso i restauri e ha fatto costruire una
comoda scalinata d’accesso.
Chiesetta costruita in conci di pietra da cantoni grigia e qualche grosso
mattone. Ha pianta rettangolare con abside semicircolare. Facciata a capanna rivolta a ovest; portale
contestuale alla muratura, architravato e sormontato da un arco di scarico che
delinea una lunetta cieca. Architrave e archivolto sembrano essere originali, mentre
la lunetta doveva essere aperta. Al culmine della facciata si apre una finestrella
a forma di croce; un'analoga apertura si trova simmetricamente nella testata orientale
dell'aula, sopra l'arco dell'abside: in entrambi i casi la porzione di muro che
sostiene le falde del tetto mostra segni di rifacimenti. La parete meridionale è
divisa da una lesena in due specchiature, in ciascuna delle quali si apre una monofora
non decorata. La muratura è costituita da grossi conci di pietra da cantoni ben
squadrati, intramezzati da due filari di mattoni. Nella porzione orientale è
presente un ingresso, tamponato tra il
1724 e il 1736. La parete settentrionale, a sua volta divisa da una lesena e con
una apertura tamponata nella parte orientale, ha muratura formata da conci di piccole
dimensioni, irregolari e legati da spessi letti di malta. L’abside è
scandita da due lesene e forata da tre monofore a doppio sguancio liscio, formate da tre
conci (spalle e archivolto) con decorazione costituita da tre incisioni ad arco.
Coronamento con archetti pensili monolitici in parte rovinati poggianti su mensoline e fascia
di mattoni disposti a denti di sega [Tornielli
1967, p. 50; Zarri 1983, p.
26; Vescovi 2007, pp. 380-84].
L’interno è spoglio, a navata unica con copertura a capriate. Pavimento in
quadrelle di cotto; parte absidale rialzata di cm 15 rispetto alla navata. Sulle
pareti esterne e interne sono incisi vari graffiti, tra i quali si
legge la data «1500» e una iscrizione attestante la dedicazione della chiesa,
databile ai secoli XIV o XV [Aletto 2004,
pp. 26-68].
Per il tipo di
partitura decorativa absidale e per le caratteristiche della muratura, la chiesetta
viene datata entro la metà del sec. XII: a tale epoca apparterrebbero la facciata
(esclusa la porzione superiore), la parete meridionale e l'abside
[Vescovi 2012, pp. 218-19].
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