TICINETO
TICINETO
Dial. Tižnèis.
Ticinense,
962 [MGH DD I, n. 251, p. 359].
Il più antico insediamento di Ticineto era al Villaro, località sita Km 1 a nord del paese, sul lato sinistro della
strada che porta a Frassineto [Veglia 1930, p. 5]. Sul lato destro della stessa strada, in località Montarüc, vennero effettuati negli anni 1975-76 scavi che riportarono alla luce i resti di una villa rustica romana (prima metà del sec. III – seconda metà del sec. IV), trasformata in età paleocristiana in chiesa funeraria a navata unica, con abside semicircolare rivolta a occidente, e, in età altomedievale, in chiesa orientata a due navate con due absidi di diversa ampiezza, probabilmente utilizzata ancora
come chiesa funeraria. L’abbandono della chiesa, il cui titolo non è noto, fu molto precoce. L’ultima fase d’uso dell’insediamento risale alla metà del sec. XI [Negro Ponzi 1982, pp. 211-225].
Abitanti: 1438. Distanza da Casale Km 9 ‑ Altezza: m 102 s. m. Provincia di
Alessandria.
Parrocchia Assunzione di Maria Vergine.
Eretta alla metà del sec. XV [AD 1991, p. 213]. Appartenne alla diocesi di Pavia
fino al 1805, alla diocesi di Alessandria fino al 1806, quindi alla diocesi di
Casale [Canestri 1835, pp. 8-9;
Settia 1991a, p. 373].
Chiesa parrocchiale, Assunzione di Maria Vergine:
sulla piazza principale, al centro del
paese. Antica parrocchiale era la chiesa di S. Andrea (dipendente almeno dal
1099 dai canonici di S. Croce di Mortara), situata in
altra sede e officiata forse settimanalmente da religiosi della congregazione
Mortariense [Veglia 1930, p. 190;
Fonseca 1966, p. 377;
AD 1991, p. 214]. L’attuale chiesa fu costruita nel sec. XV
sul sedime del feudatario Bobba come cappella
del castello, adiacente allo stesso (di qui lo jus patronatus per la nomina del parroco)
[Saletta 1711, vol. I, parte IV, f. 229; AD 1991, p. 214].
Non si conosce l’anno di fondazione. Venne visitata nel 1460 dal
vicario del vescovo di Pavia [Toscani
2003a, p. 22]. Dopo la distruzione del castello, il 24/10/1507 Guglielmo IX di Monferrato convocò nella
parrocchiale gli uomini di Ticineto facendosi giurare fedeltà [Veglia
1930, p. 74]. Il 26/7/1547, con bolla di papa Paolo III, la chiesa parrocchiale
della Beata Maria Maggiore fu data in collazione al padre francescano Francesco Cocconato, primo parroco. L’edificio
venne ampliato nel 1597. Il 23/11/1610 il vescovo di Pavia mons. Biglia consacrò la parrocchiale
alla B. V. Maria Assunta (titolare e patrona) [Veglia
1930, pp. 185-86]. Al 1698 risalgono gli altari dello Spirito Santo e
della Madonna del Rosario. Nel 1703 mastro Batta Scala costruì la nuova
sacrestia; Giuseppe Poma realizzò i credenzoni di
legno nel 1705; nello stesso anno fu acquistato un quadro di autore ignoto,
raffigurante Cristo Crocifisso
[Barbero 1979c]. Un completo rimodernamento fu attuato nel 1735 e negli
anni successivi. Il campanile, colpito dal fulmine nel 1631, fu restaurato nel
1638 e nel 1753 (con il tetto e la volta della chiesa); infine nel 1833 venne
rialzato di oltre sei metri dall’arch. Vincenzo Bellardi, che demolì la guglia
preesistente. Un concerto di tre campane fu fuso nel 1726 da Giovanni Antonio Giorgi
(de Giorgi) [Veglia 1930,
pp. 185-89]. Nel 1912 l’ing. Crescentino Caselli trovò la chiesa
in cattive condizioni di stabilità e consigliò di ricostruirla. Negativi furono
interventi attuati nel 1924: Giovanni Ponchia, pittore, e
Enrico Sala, stuccatore e indoratore,
raschiarono irreparabilmente intonaco e dipinti sottostanti nei medaglioni della
volta; l’opera ad affresco di Andrea Ponchia (fratello di
Giovanni) sul frontone del presbiterio, effigiante l’Adorazione del
Redentore, venne sospesa e fatta ricoprire dall’ing. Vittorio Tornielli, direttore dei lavori.
Importanti restauri furono effettuati negli anni 1976-79
[Barbero 1979c].
L’esterno è disadorno; tre nicchie in facciata sono state riportate alla luce
nei restauri del 1976-79; una conteneva una statua della Madonna, tuttora
presente al centro del frontone. Bel portone ligneo scolpito settecentesco. Sul
lato ovest, verso la strada, c’è una caratterizzante sequenza di contrafforti.
Interno riccamente decorato da stucchi; impianto ad aula rettangolare absidata, voltata a botte con unghie in corrispondenza dei finestroni laterali. Sulla volta del coro si conservano affreschi
settecenteschi di autore ignoto raffiguranti Cristo risorto coi quattro
Evangelisti, ricuperati nei restauri del 1976-79. Il coro ligneo, di fine '600, ha stalli separati da colonnine tortili. Al di sopra è collocata una serie di
otto grandi statue di stucco (i Ss. Agostino, Ambrogio,
Girolamo, Gregorio Magno, Francesco, Giovanni Battista,
Antonio, Giuseppe, oltre a Siro e Stefano sistemati in
posizione più elevata; le statue e le decorazioni in stucco dell’abside sono del 1706 e presentano affinità stilistiche con le opere della chiesa della Misericordia di Casale (1707), dello stuccatore Giovanni Battista Gallo [Veglia 1930, p. 188; Grignolio 1993, p. 109; Barbero 1976, pp. 42-44]. Alle pareti del presbiterio, entro cornici di stucco, ci sono tre ovali di Pietro Antonio Amedeo (1707): S.
Francesco Saverio, S. Giuseppe, Angelo Custode (un quarto
ovale con S. Ignazio fu rimosso alla fine degli anni venti del sec. XX
per aprire una finestra verso la sacrestia) [AD 1991, p. 214; Veglia 1930, p. 187]. Al centro dell’abside è posta una tela
centinata rappresentante la Vergine Assunta, di autore ignoto, acquistata
nel 1709 [Veglia 1930, p. 187;
Barbero 1979c].
L'altare maggiore di marmi policromi venne realizzato nel 1742 da Giacomo Pellagatta coi fratelli Diamante
e Giovanni; fu completato ancora dai Pellagatta nel 1749
[Barbero 1979c]. Il paliotto è affine
all'analogo dell'altar maggiore della chiesa di S. Caterina di Casale
[Di Majo 2010, p. 36].
Sulla mensa in passato erano collocati due piccoli angeli reggicandela dorati, di
Gerolamo Lurasco detto Grisone (1737)
[Barbero 1995, p. 146]; ora (2014) sono conservati in sacrestia. Ai lati dell’altar
maggiore vi sono due grandi altari in stucco con colonne (1698); le parti
marmoree sono dei Pellagatta (1749)
[Barbero 1979b, pp. 110-11;
Barbero 1979c]. All’altare di
destra, dedicato alla Madonna del Rosario, è posta entro una nicchia una statua
lignea dorata della Madonna del Rosario contornata dai Misteri,
comprata nel 1695 [Veglia 1930,
p. 188] (altre volte era esposta una tela di Nicolò Musso raffigurante l’Annunciazione,
proveniente dalla chiesa dell’Annunziata). All’altare di sinistra, dedicato allo
Spirito Santo, è collocata una tela rettangolare dalla cornice sagomata,
rappresentante la Pentecoste, di Pier Francesco Guala (≤1739) [Soffiantino
1999b, p. 180], non commissionata per questo altare. Balaustrata marmorea
di Pietro Francesco Buzio col nipote
Giovan Battista, su disegno di Silvino (1735),
completata con una mantovanella dai fratelli Giacomo e Diamante Pellagatta (1749); il
cancelletto metallico del 1745 era già stato asportato prima del 1930
[Barbero 1979b, pp. 108-10].
Nell’aula sono
sistemate quattro tele su ciascun lato; la prima coppia è costituita da due
dipinti del 1714 di Pietro Antonio Serra, raffiguranti
S. Isidoro e S. Bovo (rispettivamente sulla parete destra e sulla
sinistra), con cornici in stucco coeve di Francesco Doldini [Veglia
1930, p. 187; Barbero 1979c];
del 1713 sono S. Teresa e S. Carlo (rispettivamente la
seconda tela sulla destra e la seconda a sinistra), di Pietro Antonio Serra [ICCD 0100012401]; due
tele di Pietro Francesco Guala, datate 1732:
S. Francesco da Paola (terza sulla destra), con cornice in stucco eseguita
nel 1731 da Paolo Bonavia e S. Michele Arcangelo
(terza a sinistra), con cornice in stucco di Ferranti (garzone del
precedente); vi sono poi due dipinti di Giovanni Battista Licino del 1733
rappresentanti l’Immacolata col Bambino e i Ss. Francesco e Antonio
(quarta tela sulla parete destra) e il Transito di S. Giuseppe (quarta a
sinistra); le cornici in stucco sono di Pellegrino
[Barbero 1979c]. I due
confessionali posti ai lati della porta maggiore furono acquistati a Casale nel
1741; altri due confessionali sono opera di Patrizio Mesturini (1833 e 1840).
Bussola del 1822. Orchestra del 1821; nel 1847 orchestra e pulpito furono
dipinti da Carlo Ceronetti. Il fonte
battesimale e l’acquasantiera marmorei posti all’ingresso della chiesa sono
opera di Diamante Pellagatta (1741)
[Barbero 1979c]. Presso il
battistero, sulla parete sinistra, si riconosce in un affresco parzialmente
coperto dalla tribuna dell’organo l’immagine di S. Giovanni Battista. Le stazioni della Via Crucis sono litografie delicatamente colorate di inizio Ottocento.
L’organo di 1600 canne di Tobia Franzetti (1864) è stato
riparato nel 1993 [Barbero 1979c; Grignolio 1993,
p. 110].
Sono scomparsi dodici dipinti di Pietro Francesco Guala (1736‑37), che
prima del 1925 erano collocati sul cornicione (ritraevano i santi
Francesco di Sales, Filippo Neri, Venanzio, Pietro martire,
Gaetano, Lucia, Fermo, Nicolao, Giovanni Nepomuceno,
Luigi di Francia, Rocco, Francesco d’Assisi). Sono
state rimosse poco prima del 1930 altre tre opere dello stesso autore (due ovali
di soggetto ignoto del 1738-39 e un dipinto del 1734 raffigurante la
Pentecoste) [Veglia 1930, pp.
187-88; Barbero 1979c].
SS. Annunziata:
sorge su un piccolo rilievo chiamato bric, nella piazza Martiri della
Libertà, di fronte alla parrocchiale. Fu costruita in epoca indeterminata presso
le rovine dell'antica parrocchiale di S. Andrea (nel 1565 ancora esistente, sebbene in cattive
condizioni), le cui mura perimetrali vennero in
parte utilizzate per il nuovo oratorio [Veglia
1930, p. 190; Toscani 2003c,
p. 85]. Questo fu ricostruito dalle fondamenta a partire dal 1600
[Barbero 1978, p. 38], poi
restaurato nel sec. XIX e negli anni novanta del sec. XX (studio Nicola di Aramengo). La pavimentazione è datata 1885.
Dal sec. XVII fu sede della confraternita dell'Annunziata, i cui confratelli
vestivano la cappa bianca con cordone bianco [Ticineto
2008, p. 22].
Edificio ad aula rettangolare. Bell’altare marmoreo del 1707 (per il quale fu
pagato a saldo nel 1719 un certo Stefano, lapicida),
originariamente nella parrocchiale, qui trasportato nel 1742, con aggiunte da parte dei Pellagatta
[Barbero 1979b, pp. 109-10].
Nel coro è posta una tela di Nicolò Musso raffigurante l’Annunciazione
(1622) [Barbero 1978, p. 38;
Ticineto 2007, p. 70]. Acquasantiera in alabastro del 1706. Dopo i
restauri terminati nel 1995 sono stati destinati all’Annunziata diversi dipinti
di autori ignoti: quadri dei Dodici apostoli del sec. XVIII (già
segnalati nel 1974 [AD 1974, p. 139]), Cristo reggente il globo,
Cristo alla colonna, Sacra famiglia, Pietà, Santo vescovo,
S. Antonio e altro Santo
[Grignolio 1995]. È presente un organo.
S. Pietro martire:
chiesa visitata nel 1565 dal vicario del vescovo di Pavia [Toscani
2003c, p. 85]; ricostruita a partire dal 1628, completata solo nel 1666 e
consacrata il 21/4/1667. Il campanile eretto nel 1672 è un simbolo del paese.
Dal sec. XVII fu sede di confraternita, i cui membri vestivano la cappa bianca
con cordone rosso. Dei tre altari presenti anticamente (dedicati a S. Pietro martire,
S. Anna e S. Sebastiano), rimane solo l'altare centrale. Un altare realizzato nel
1698 da Francesco Sala [Ticineto 1911]
venne sostituito dall'attuale altare marmoreo riferibile alla seconda metà del sec. XVIII
(simile all'altar maggiore della parrocchiale di Borgo San Martino, di Francesco
Bottinelli, datato 1772). Il coro in noce è del 1742
[Ticineto 1911]. Stucchi del coro
di Ferranti (1743) [Veglia 1930, p.
187]. Nel coro è conservato un dipinto di Pietro Francesco Guala raffigurante la
Madonna col Bambino, S. Pietro martire, S. Siro, S. Giovanni Battista e S.
Anna (1744). Sulla parete di fondo, ai lati della pala, entro due nicchie con
vetrina sono poste due statue, a sinistra il Crocifisso a destra la Madonna
Addolorata. Sulla parete laterale di sinistra dell'aula è collocato un curioso
quadro effigiante la Morte del giusto. A destra è appeso un quadro raffigurante
il Beato Alessandro Sauli benedicente. Non è più presente una statua di
gesso di S. Pietro martire (protettore di Ticineto), già collocata sul gradino
più alto dell'altare. Via Crucis del 1741. Acquasantiera
datata 1602 [Ticineto 1911;
Soffiantino 1999a, p. 77].
Madonna della Neve:
adiacente a Villa Costanza, nella zona Borgo Nuovo. Oratorio campestre del 1595
(la data è riportata in facciata), benedetto il 12/12/1743 [Veglia
1930, p. 192].
S. Rocco:
oratorio restaurato nel 1600, ricostruito nel 1719. Aveva pitture di Saletta (1743): B.
Vergine, S. Rocco e S. Carlo. Venne consacrato il 18/10/1744. Fu
distrutto nel 1881 per sistemare l’atrio che dà accesso al cimitero; in suo
luogo venne costruita una piccola cappella ancora dedicata a S. Rocco [Veglia
1930, pp. 192-93].
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