ROLASCO
ROLASCO - TORCELLO
Dial.
Rulàsc.
Raudulascum, 1118 [BSSS 40, doc. 9, p. 13].
Dial. Tursè. Torcul, circa 961 [BSSS 113, doc. 2,
p. 2]; Torcellum, 999 [MGH DD II/2, n. 323, p. 750; BSSS 145, doc. 35, p.
119].
Abitanti: 349. Distanza da Casale Km 5 ‑ Altezza: m 262 s. m. Frazione di
Casale M.to, provincia di Alessandria.
Parrocchia di S. Clemente. Eretta nel 1860 [AD 1991, p. 183]. La parrocchia di Torcello esisteva già nel 1474
[De Bono 1986, p. 34]. Prima parrocchiale
fu la chiesa di S. Clemente, antica cappella del castrum di Torcello; fu
sostituita dalla chiesa dedicata alla Sacra Famiglia, eretta dal 1888 al 1912 in
regione Bricco di Rolasco, su progetto dell’ing. Giarola. Questa era una
chiesa modesta, priva di confessionali, pulpito e organo. Nel 1941 il parroco
don Vincenzo Moietta vi sistemò una cripta nella
quale venivano elencati su lastre di eternit i minatori morti nelle cave. Nelle
ultime fotografie della chiesa si riconoscono un bel Crocifisso
settecentesco nell’abside, una statua della Madonna entro una nicchia, un
quadro della Sacra Famiglia [Grignolio
1997, p. 116]. Per cedimenti del terreno e lo stato fatiscente in cui si
trovava, l’edificio fu alienato ed abbattuto; oggi resta solo il campanile privo
di guglia, inglobato in un’abitazione privata, con parte inferiore costituita da
filari alternati di mattoni e pietra arenaria e parte superiore in soli mattoni
(altri ha interpretato questa costruzione come una torre residua di antiche
fortificazioni di Rolasco [Viglino 1979,
p. 119]).
Chiesa parrocchiale, Ss. Clemente e Barbara:
al margine nord-orientale dell’abitato,
verosimilmente nello stesso sito dall’antica chiesa di S. Michele. Il titolo di
S. Clemente deriva dalla chiesa di Torcello, prima parrocchiale. La chiesa
attuale venne costruita nel 1945 e ampliata dall’arch. don Angelo Verri, su una
preesistente cappella di S. Michele (eretta a sua volta nel 1923 da Francesco Miglietta)
[Grignolio 1980, p. 247;
Foresto 2002, p. 200; AD 2002, p.
179]. Nacque come sacrario-monumento ai caduti delle miniere in ricordo dei
minatori morti sul lavoro, subentrando come parrocchiale alla chiesa della Sacra
Famiglia. Fu benedetta dal vescovo mons. Giuseppe Angrisani il 21/11/1965
[AD 1991, p. 183]. Nell’estate 1999, a causa di cedimenti strutturali, furono
effettuati lavori, con sottofondazione in cemento armato e ristrutturazione del
presbiterio, per renderlo idoneo alle regole liturgiche [AD 2002, p. 179].
Essendo stata reperita dal parroco una pietra sacra contenente le reliquie di S.
Barbara per l’altare (che ne era privo), dal 5/12/1999 la chiesa è stata
dedicata anche a S. Barbara, protettrice dei minatori [AD 2002, pp. 179-80].
L'entrata è preceduta da una larga scalinata e da un piccolo portico, ai lati del quale, su lapidi a foggia di croce,
sono riportati i nomi di 140 minatori morti nelle cave. Al centro della facciata si innalza un ampio campanile a vela la cui forma ricorda i piloni delle teleferiche per il trasporto del calcare; ha tre piccole campane e una scritta con la dedica «Ai caduti delle miniere».
L’interno è improntato alle cave
di calce, illuminato dalle caratteristiche lampade dei minatori. Nell’abside c’è
una vetrata con l’effigie di S. Barbara
[Grignolio 1997, p. 118]. Una
moderna vetrata in ferro, piombo e vetri colorati, ideata dal rettore don Franco Josi in collaborazione col prof.
Bruno Gandola, e realizzata dalla ditta
Trasparenze d’arte, mette in risalto un bel Cristo di bronzo, che prima
dei lavori era situato all’esterno. Il presbiterio è arricchito di alcune opere
d’arte moderna, come un supporto di bronzo per il tabernacolo fatto a mappamondo e un ambone di
bronzo e legno, entrambi di Bruno Gandola (1999). La chiesa è priva di battistero [AD
2002, p. 179-80].
S. Clemente:
al Torcello, in regione Agazzino. Cappella del castrum di Torcello, già
esistente nell’XI secolo, prima della fondazione della canonica regolare
castrense che avvenne probabilmente nel 1096 con l’unione delle tre chiese
private di S. Maria, S. Clemente e S. Nicolao [BSSS 198, pp. 114-18]. La canonica
di Torcello dipendeva dal capitolo di S. Evasio di Casale; al 1153 risalgono i
primi tentativi di autonomia battesimale e di elevazione a parrocchia [BSSS 40,
doc. 13, p. 20; BSSS 41, doc. 19bis, p. 231;
Ferraris 1995, p. 122]. La chiesa
di S. Clemente nel 1213 era ancora interna al castello ed aveva un chiostro [BSSS 115,
doc. 325, p. 179]. La prepositura di Torcello è elencata senza titolo negli estimi
della diocesi di Vercelli, pieve di S. Evasio, dal 1299 al 1440 [ARMO, pp. 35,
107, 235; Cognasso 1929. p. 220].
Subì deterioramenti e ricostruzioni, in particolare nel 1577;
fu ancora danneggiata nel sec. XVII. Nel 1723 venne ricostruito il campanile,
per il quale si effettuarono altri importanti interventi nel secolo successivo
[Grignolio 1990a]. Nel 1725 la chiesa
era in buon stato di conservazione, imbiancata in facciata e su tutte le pareti interne, con altar maggiore alla romana e altari laterali di S. Orsola e del Rosario forniti di quadri antichi [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 17, f. 578v]. Per le lesioni
provocate dagli scavi delle cave marnifere la chiesa venne abbandonata agli
inizi del sec. XX [Grignolio 1997,
p. 116].
Con la visione aerea si identifica il tracciato di un recinto, che probabilmente
circondava l’intero complesso di Torcello [Sommo
1992, p. 142]. Oggi è rimasto un edificio (di ca. m 29 x 8) ridotto a
cascinale, in pessime condizioni e con tetto crollato, che d’antico conserva
il portale rivolto a
ovest e l’abside. Facciata a capanna, limitata da due lesene angolari. Il distacco
dell'intonaco lascia intravedere una muratura realizzata in filari di conci di
pietra da cantoni alternati a fasce di mattoni. La strombatura del portale è
formata su ciascun lato da una semicolonna, una risega e una colonnina che reggono
su ciascun lato capitelli lisci e incompiuti nei cui
abachi sono ancora riconoscibili fregi a ovoli classicheggianti,
analoghi alle decorazioni degli abachi dei capitelli dell'atrio del duomo di Casale;
tale corrispondenza ha fatto ipotizzare la presenza della stessa maestranza di
lapicidi nelle due chiese entro la metà del sec. XII
[Ieni 1993a, p. 369; Cervini 2004, p. 185].
Tra il 2007 e il 2009 sono state asportate le due colonnine più interne del portale.
Il fianco destro della chiesa è nascosto da una grossa costruzione abitativa,
in passato casa parrocchiale, anch'essa in avanzato stato di degrado. Dalla
porzione posteriore del caseggiato
si innalza un esile campanile la cui parte superiore, in stile eclettico, ha perso
la guglia ancora visibile in una fotografia di Francesco Negri del 1890
[Angelino 1987, pp. 11-15]. Nella
parete settentrionale, che mostra segni di vari interventi edilizi e struttura
mista in pietra e laterizio, vi sono due ampie monofore, di cui una tamponata;
l'archivolto è costituito alternando conci di arenaria ricurvi e gruppi di uno o
più mattoni disposti a raggiera, in modo simile alla bifora di facciata della
chiesa di S. Pietro a Brusasco [Vescovi 2007,
p. 247].
L'abside è intonacata, divisa in tre campiture da due lesene e
coronata da archetti pensili (ipoteticamente riferiti al terzo quarto del sec. XII
[Chimenti 2002, p. 23]); al di sopra
la parete semicircolare è stata rialzata di circa un metro rispetto all'originale. Nelle
specchiature laterali dell'abside si aprono due monofore; in quella centrale una
finestra rettangolare.
All’interno dell’abside, deturpata dall'apertura della finestra centrale, gravemente lesionata
da ampie fissurazioni della muratura e separata dall'aula da una parete di recente
costruzione, sono stati staccati agli inizi degli anni '80 del Novecento resti di affreschi disposti
su tre strati, di cui i due più superficiali erano ascrivibili al XIV-XV secolo
(ritraevano santi, tra cui identificabile S. Matteo) [Cuttica 1983a,
pp. 170-71]. In anni più recenti la caduta di una soletta che nascondeva il catino
absidale e il distacco di parti di intonaco, hanno lasciato intravedere nella
calotta, al disotto di un dipinto murale superficiale a finti cassettoni con
rosette incastonate, lacerti
di affreschi più antichi e un disegno preparatorio a carboncino, probabilmente
raffigurante Cristo nella mandorla. L'aula è divisa in due campate; la campata
orientale presenta ancora l'innesto di una volta a crociera a costoloni rettangolari
(soluzione che a sua volta indirizza verso la metà del sec. XII)
[Vescovi 2012, p. 147].
S. Ernesto:
a nord-est del paese, presso la cascina La Plancia. Pericolante, con larghe crepe
e tetto sfondato. Sul fianco destro è addossato un piccolo campanile a sezione
quadrata. L’ampia facciata nasconde un primo piano adibito ad abitazione; il
vano della chiesa è al pian terreno; lo stile dell'ambiente interno è del tipo
neoclassico di età carlo-albertina [1].
S. Evasio:
nella tenuta Pellizza a Vialarda (dial. Vialàrda. Vialarde, 1506
[Vesme, IV, p. 1633]). Recente costruzione
voluta da Alberto Vergnasco, realizzata dalla ditta Bruno Poncina a spese del
comune di Casale M.to, su progetto dell’arch. Rosa Maria Cappa. Fu inaugurata il 2/7/1995 dal vescovo di Casale mons. Carlo
Cavalla. In precedenza le funzioni
religiose erano celebrate in un locale della vecchia scuola elementare (dal
1953) e successivamente in un altro locale delle nuove scuole (dal 1986) [Maj
2005].
Forma cilindrica, che richiama le cappelle
dei Sacri Monti. Copertura di coppi antichi con una lanterna al centro.
All’ingresso c’è un semplice cancello in ferro e vetro, contornato da due
colonnine. Ha una superficie di m² 60. È illuminata da 16 finestrelle quadrate
e da una finestra a croce nella zona absidale. Altare costituito da un piano di
marmo poggiante su due colonne di pietra serena. Un rilievo di terracotta di
Pietro Roggero raffigura S. Evasio. Sessanta posti a sedere sono stati ricavati con sedili in
muratura disposti ad anello in due corsi lungo il perimetro [Grignolio 1997,
p. 118].
S. Michele:
chiesa antichissima di Rolasco, già citata nel 974 [BSSS 40, doc. 1, p. 1]; nel
1184 apparteneva alla Chiesa di Casale [BSSS 40, doc. 42, p. 53]. Nel 1296
l’abitato di Rolasco era spopolato e S. Michele venne unita alla chiesa dei Ss.
Cosma e Damiano di Cinaglio, anch’essa spettante al capitolo di S. Evasio
[BSSS 41, doc. 363, p. 186]. Fu elencata negli estimi vercellesi (pieve di S.
Evasio) dal 1299 al 1359, mentre non comparve più nel 1440 [ARMO, pp. 35,
107, 235; Cognasso 1929, p. 220].
Nel 1725 era chiesa campestre situata presso la strada pubblica, priva di
campanile e minacciante rovina, all'altare c'era un quadro antico di S. Michele [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 15, f. 515r].
È raffigurata in una mappa di Vincenzo Scapitta della prima metà del sec. XVIII
[Lusso
2004, p. 145]. Probabilmente nello stesso sito venne ricostruita nel sec. XX per
iniziativa di Francesco Miglietta una nuova cappella di S.
Michele che fu benedetta dal vescovo Albino Pella il 29/9/1923, ma che già
nel 1945 fu del tutto rifatta e trasformata nella nuova parrocchiale di S.
Clemente.
1 Comunicazione di Antonino Angelino (2003).
2 Decreti Radicati: comunicazione di Antonino Angelino (2005).
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