OZZANO MONFERRATO
OZZANO MONFERRATO
Dial.
Aužàn. Ozanum, 999 [MGH DD II/2, n. 323, p. 750; BSSS 145, doc. 35, p. 118].
Nel 1863 prese prima il nome Ozzano di Robiano, quindi Ozzano Monferrato [R.D.
n. 1160, 1/2/1863; R.D. n. 1425, 26/7/1863].
Abitanti: 1537. Distanza da Casale Km 10. Altezza: m 246 s. m. Provincia di
Alessandria.
Parrocchia di S. Salvatore. Non è nota la data di erezione della parrocchia;
esisteva già nel 1474, quando passò dalla diocesi di Vercelli alla diocesi di
Casale [De Bono 1986, p. 34].
Chiesa parrocchiale,
S. Salvatore: nella parte alta del paese, appena al di sotto del
castello. L’Ecclesia sancti salvatoris è elencata negli estimi vercellesi del 1299 (pieve di S. Cassiano); nel 1348 e
nel 1359 compare unita alla chiesa di S. Giovanni, ed è ancora citata nel 1440,
unita a una chiesa e a una cappella di Ozzano senza titolo [ARMO, pp. 37, 111,
236; Cognasso 1929, p. 226]. Nel
1384 c’è notizia di un parroco [Paparella
2004, p. 22]. Un'asta per importanti lavori fu vinta nel 1573 dal capomastro
Franceschino Bianco [Bianchi 2013a,
p. 162 n. 65]; la volta a botte sulla navata centrale e la corrispondente finestra termale vennero realizzate nel corso di tali interventi [1].
Nel 1585 sono indicati gli altari del Rosario, di S. Antonio, della Vergine, di
S. Agata, e di S. Pietro martire. Nel 1643 fu eretto nel presbiterio l'altare della
Vergine della Concezione; nel 1748 l'altare della B.V. Addolorata, nella navata sinistra
[Foresto 2008, p. 27].
Al 1828 datano affreschi di Vincenzo Zanini. Nel giorno di Natale del
1943 fu donato dalla popolazione il nuovo altare maggiore; altare e chiesa vennero consacrati nell'occasione (lapide affissa sul retro)
[Ozzano 1996, pp. 96-98]. Nel 1911 la chiesa venne
elencata tra gli edifici monumentali nazionali
[Alessandria 1911, p. 37].
Negli anni 1936, 1947-48 e 1953 furono scoperti sotto l’intonaco importanti affreschi parietali
[«Stampa Sera», 17/7/1949; Ozzano 2007, p. 16].
Restauri della struttura esterna furono terminati nel 2001. Un'altra campagna di restauri, con ripristino della volta e delle pitture murali interne, sono tuttora (2018) in corso (Marie Hélène Cully e ditta Kermes).
Notevole costruzione tardogotica, probabilmente risalente alla prima metà del
sec. XV. Sagrato composito decorato in ciottoli
[Novo 1996, p. 72].
Il campanile alto 20 metri, staccato dalla chiesa e non in asse con la
stessa (ma verosimilmente non derivato da una torre del castello), fu restaurato
nel 1999; reca due fregi a dentelli scalari in laterizi, delimitanti una
fascia in cui si apre una finestrella con arco a sesto acuto esternamente e a
sesto ribassato all’interno [Angelino 1986b,
p. 481]. Un campaniletto a vela si eleva posteriormente sulla copertura della
navata centrale. Paramento in mattoni a vista. La facciata rivolta a sud-ovest è a salienti e divisa in
tre settori da quattro contrafforti; al culmine si alzano cinque pinnacoli a
sezione ottagonale. Portale di gusto neoclassico, con timpano; il
portone ligneo settecentesco è stato restaurato nel 1990. Nella tessitura della
facciata risultano evidenti le linee di due profili superiori a capanna più bassi rispetto all'attuale profilo a salienti e le tracce di una grande finestra centrale a lunetta tripartita da
due pilastrini, di tipo termale, tamponata nel 1904 per
l’istallazione dell’organo. Attualmente sono presenti solo due strette finestre
ai lati del portale. Vi sono contrafforti anche sul fianco destro e in
corrispondenza dell’abside, dove i mattoni differiscono per forma e colore dal
resto della muratura; tutta la superficie posteriore della chiesa al di sotto
del piano di calpestio interno mostra discontinuità di tessitura [Paparella
2004, pp. 46-47]. Alla fiancata sinistra sono addossate una cappella (già
dei caduti) con pareti in cemento e la sacrestia.
L’interno ha impianto
rettangolare (28 x 13 metri) a tre navate separate inizialmente da quattro grandi colonne e, verso il presbiterio, da quattro pilastri a fascio in laterizi e conci di arenaria, intonacati e dipinti con un motivo a mattoni, reggenti arcate a tutto
sesto mediante ampi capitelli di pietra a calice con foglie angolari a crochet, di cui alcune solo abbozzate. Su un
semicapitello addossato alla parete laterale sinistra è scolpita la data «MCCCCCXXX(I)» (o «MCCCCLXXX(I)»);
il capitello della prima colonna di destra presenta un curioso personaggio a
corpo intero, orizzontale, vestito di corta tunica con cappuccio, indicato da una
mano; sono scolpiti anche alcuni volti umani.
La navata centrale (alta m 10,15) ha volta a botte, le navate laterali a crociera con costoloni; i costoloni non sono presenti nella prima campata. Con i recenti restauri sono stati in buona parte rimessi in evidenza estrosi dipinti murali, con soggetti anche profani, che in passato ricoprivano
completamente la volta a botte, realizzati dopo la ricostruzione del 1573.
Nei pennacchi compresi tra gli archi delimitanti la navata centrale sono dipinti sei
medaglioni monocromi con figure di profeti databili al sec. XVI
[Foresto 2008, p. 25].
Pavimento in quadrelli di cotto. Il presbiterio è
rialzato di due gradini e delimitato da una balaustrata marmorea settecentesca, che circoscrive anche le due cappelle laterali. Abside
semipoligonale con sei nervature laterizie; vi ha sede un coro ligneo settecentesco.
All’altar maggiore, di epoca recente (1943), risaltano rilievi marmorei scolpiti da
Abele e Maria Bergamaschi, raffiguranti i dodici apostoli con al centro
l’immagine del Creatore in una lunetta sul tabernacolo. L’altare rivolto al popolo è
di marmo bianco di Carrara; sul paliotto è scolpito l’Agnus Dei.
All'arco di trionfo, leggermente acuto, è appeso un Crocifisso laccato di scultore
altoatesino (1949)
[Grignolio 1993, pp. 80-82; Ozzano 2007, p. 20].
In capo alle navate laterali si aprono due cappelle: in quella di
destra, riccamente decorata a stucco, è posta nella nicchia centrale una statua
della Madonna del Rosario (sec. XVIII); l’intradosso dell’arco tra la
cappella e il presbiterio è dipinto con simboli mariani. L’altare della
cappella di sinistra dedicata a S. Bovo ha un paliotto in scagliola tripartito policromo, opera di
Pietro Antonio Guazzone (1733), e una pala seicentesca raffigurante la Madonna col Bambino e i Ss. Carlo e Bovo, siglata «L.M.F.» (una compagnia di S. Bovone fu costituita nel 1657)
[Foresto 2008, p. 27].
Le pareti laterali recano altri interessanti brani d’affresco; i migliori si trovano
nell’ultima campata di sinistra: in alto una grande lunetta con l’Annunciazione,
il Padreterno con la colomba dello Spirito Santo e due santi (a destra S.
Giorgio, a sinistra la S. Radegonda effigiata anche a Camino nella chiesa di
S. Gottardo [Kaftal 1985, col.
559]); la scena è inserita in un ambiente in prospettiva con una via centrale
lastricata ed edifici. Sotto la lunetta è affrescata un’architettura d’altare
con fastigi e decorazioni (che ricorda l’estrosa cornice lignea del polittico
del maestro di Crea, ora nella pinacoteca di Varallo): in alto tre tondi con
putti e il Cristo in Pietà; sotto un trittico con al centro S.
Sebastiano nelle vesti di cavaliere, a sinistra S. Rocco, mentre a destra la
figura è scomparsa. L’affresco è attribuibile a un pittore della bottega di
Martino Spanzotti, a conoscenza della cappella di S. Margherita a Crea (forse Aimo
Volpi), e databile attorno al 1485
[Romano 2001b, pp. 377, 379]. Altri
frammenti d’affresco di diversa mano (ultimo quarto del sec. XV) si trovano
sulla parete destra; furono in parte distrutti dall’apertura di finestre
lanceolate effettuata nel 1904: nella prima campata S. Martino, martirio di
S. Agata, Madonna in trono col Bambino e una santa; nella seconda campata tre
frammenti troncati nella parte superiore: S. Francesco d'Assisi, S. Giovanni Battista e un santo monaco
(reggente la palma del martirio e un libro aperto col versetto
54.3 dei Salmi); nella volta il Tetramorfo, su fondo rosso
[Cuttica 1983a, p. 160].
Nella prima campata della navata di sinistra si trova l'altare della B.V. Addolorata,
del 1748, arricchito da belle decorazioni a stucco, con due nicchie protette da vetrate, la prima delle quali contiene una statua di grande qualità, in legno di pioppo dipinto, raffigurante Cristo nel sepolcro (con le braccia disarticolate per essere trasformata in origine da Cristo in croce a Cristo deposto nella liturgia della settimana santa), restaurata nel 2007 (Federico Borgogni), e attribuita a scultore ligure-piemontese operante negli anni 1440-60 [Cervini 2019, pp. 204-07]; nella seconda nicchia è collocata una statua dell'Addolorata. Nella campata successiva, in una nicchia incorniciata da stucchi, è posta la statua di S. Giovanni
Battista [Foresto 2008, p. 27].
I tre confessionali sono di fine XIX - inizio XX sec. [Grignolio
1993, p. 81]. Un'acquasantiera di marmo bianco è datata 1581. Due lapidi ricordano don Pietro Belleri, parroco del sec. XIX,
e la nobildonna Maria Laura Vincenza Callori deceduta nel 1838 a 36 anni. L'organo
di Giuseppe Gandini (1904) situato sopra la porta d'entrata, fu restaurato negli
anni 1939, 1948 [Francescon 1986] e 1987.
La sacrestia è un corpo aggiunto a ridosso del fianco sinistro della chiesa, avvolgente
in parte anche l'abside; come risulta da un'iscrizione, fu completata nel 1578 da
Michele Moratto di Novi [Paparella 2004,
p. 46]; contiene bei mobili intagliati. Sono custoditi due reliquiari settecenteschi
dei Ss. Cosma e Damiano, che periodicamente vengono portati in processione
alla chiesetta di Sinaccio [Grignolio
1993, p. 82].
S. Maria Assunta:
a sud del concentrico, presso il trivio Ozzano-Treville-Rosignano. Erezione approvata
nel 1576 come oratorio della compagnia dei Disciplinanti, già attestata nel sec.
XV [Paparella 2004,
p. 27], che vi teneva anche un ospedale. Verso il 1590 all'oratorio fu affiancata
una chiesa. I Disciplinanti utilizzavano la chiesa nei sei mesi caldi, mentre
nella parte restante dell'anno si servivano dell'oratorio dell'Assunta, situato
entro la cinta muraria. L'attuale edificio è degli inizi del sec. XVIII. In occasione
di epidemie ebbe funzione di lazzaretto, e le pareti interne, già completamente
affrescate, vennero coperte dalla calce. Parziale restauro della facciata e costruzione
di una casa contigua nel 1858. La compagnia dei Disciplinanti ha amministrato la
chiesa fino al 1939 [Ozzano 1996, p.
95; Ozzano 2007, p. 25].
Il campanile, situato posteriormente sul lato destro, non è in asse con l'aula.
Facciata barocca restaurata nel 1983 [Rollino
1991]. All'esterno, sul fianco sinistro, è murato a quota piuttosto elevata
un piccolo capitello a crochet (secc. XIII-XIV). Recente portone ligneo.
Interno a navata unica che si prolunga nel presbiterio e nell'abside semicircolare (6.4 x 17.8 metri); aula e presbiterio hanno volta a botte lunettata; l'abside è coperta da un semicatino. L'altare è di stucco marmorizzato. Sono presenti vari dipinti: nell'abside, al di sopra di un piccolo coro ligneo, è posta l'Assunta, tela incorniciata da stucchi con angioletti e cherubini (sec. XVIII); alla
parete destra: Madonna con S. Antonio Abate e Santa martire, opera di Enrico Reffo (1883),
Madonna con S. Antonio da Padova (sec. XVII) e Madonna coi Ss. Francesco e Pietro martire (di Gio Tommaso Saletta, 1789 [2]);
alla parete sinistra: Messa di S. Gregorio Magno con le anime purganti e Immacolata (sec. XVII). Presso l'altare c'è una ricca
statua della Madonna Assunta, con piedistallo per il trasporto in processione
(in occasione della festa solenne del 15 agosto), restaurata nel 1989 (Nicola).
In una nicchia nella parete destra è collocata una statuetta settecentesca raffigurante la
Madonna col Bambino. Sopra l'ingresso è situata un'elegante cantoria lignea.
Nella chiesa è conservata una lettera del vescovo di Casale Benedetto Erba, datata
20/7/1576, in cui si confermano privilegi alla confraternita dei Disciplinanti
[Ozzano 1996, p. 95].
S. Giovanni Battista:
nel parco del castello. Una chiesa di S. Giovanni fu censita nella pieve di S. Cassiano
della diocesi di Vercelli nel 1348 e nel 1359 [ARMO, p. 111; Cognasso
1929, p. 226]. In passato vi erano due cappelle dedicate a S. Giovanni: una
faceva parte del vecchio cimitero di S. Giovanni, abbandonato nella prima metà del
sec. XIX; la seconda era situata nel castello [Foresto
2008, p. 29]. L'attuale edificio venne costruito nel 1878 per espresso desiderio
della popolazione ozzanese. Fu restaurato nel 1937 con eliminazione dell'intonaco
e messa a nudo dei mattoni.
Cappella in stile neogotico. In facciata è murata una formella circolare con
S. Giovanni Battista e sullo sfondo il castello e lo stemma araldico dei
Visconti. Affreschi interni di Giovanni Giorcelli [Zavattaro
1992, p. 55]. Una tavola moderna raffigurante S. Giovanni Battista è opera di Gianfranco Bonaria.
S. Giuseppe:
al Lavello (dial. al Lavè. Lavello, 1629 [Olivieri 1965, p. 193]).
La posa della prima pietra fu effettuata il 5/6/1910, in parte grazie ai fondi lasciati
dai fratelli Sosso [Ozzano 1996, pp.
103, 106]; progetto dell'ing. Alzona, capomastro Giovanni Mandrini. La consacrazione
fu effettuata il 13/10/1912 [Zavattaro 1992,
pp. 51-52; Ozzano 2007, p. 26]. La chiesa,
costruita in prismi di cemento e mattoni, dalla lunghezza iniziale di 25 metri avrebbe
dovuto essere portata successivamente a 40 metri, abbattendo il muro del coro, costruito
provvisoriamente in pietra da cantoni, ma l'ampliamento non fu effettuato per mancanza
di fondi. Nel 1918 furono acquistati i due confessionali lignei e le statue di
Maria Ausiliatrice e di S. Antonio da Padova, già collocate nelle
nicchie delle pareti laterali [Ozzano 2007, p. 26].
Un radicale restauro è terminato nel 2004: sono stati rifatti pavimentazione, tetto,
impianti, sacrestia, marciapiedi esterni; si è sostituito l'altare verticale al fondo
del presbiterio con un trittico in terracotta di Giovanni Bonardi, raffigurante
Cristo risorto al centro, il profeta Isaia, S. Giovanni Battista e
Maria di Magdala a sinistra, la Chiesa rappresentata dal vescovo e dalla
famiglia a destra; il nuovo altare sistemato più avanti su un piano rialzato di
un solo gradino, è un parallelepipedo in mattoni, intonacato e dipinto, con due fasce
di terracotta (progetto e realizzazione di Giovanni Bonardi, 2003)
[Rollino 2004].
Edificio in stile neogotico; facciata a salienti, in mattoni a vista, con cinque pinnacoli
come la parrocchiale; restano incompiuti tre rosoni e due porte laterali. Pianta a croce greca; tre navate divise da sei colonne a fascio
con capitelli di foggia bizantina. Riceve luce da ampie finestre ad arco acuto. Ha
belle acquasantiere di marmo rosso, pregevoli porte lavorate [Grignolio 1980,
p. 313]. Alla destra della porta d'ingresso, entro una cornice lignea seicentesca scolpita
e dorata proveniente da altra chiesa, è appeso un quadro raffigurante la SS. Trinità coi Ss. Pietro e Giovanni Evangelista, di Luigi Morgari, donato dalle vedove Sosso in ricordo dei rispettivi
mariti. Sempre in controfacciata è posta una tela cinquecentesca che riproduce la SS. Trinità e la Sacra famiglia con Zaccaria, S. Anna e i Ss. Giovannino, Antonio da Padova e Francesco. Presso l'altar maggiore è collocato un piccolo pulpito di legno intarsiato (sec. XX). In capo alle navate laterali vi sono due altari di cemento identici, di cui uno impreziosito da una statua di S. Giuseppe col Bambino, realizzata nel 1914
a Bruxelles da Domenico Lingero, unitamente alla statua della Madonna del Carmine.
La Via Crucis del 1917 è costituita da oleografie in cornici lignee riproducenti
originali su tela di Luigi Morgari [Ozzano 1996,
pp. 105-106; Ozzano 2007, p. 26].
Maria Ausiliatrice:
ai Dionigi (dial. Dunìs. Dionisij, 1589 [Foresto
2008, p. 37]). Costruzione del 1962 [AD 1969, p. 68].
In facciata una lapide riporta una dedica alla Madonna scritta da mons. Luigi Lavagno,
cappellano degli alpini e prigioniero durante la seconda guerra mondiale. Sulla parete
di fondo è collocato un dipinto moderno, raffigurante L'ultima cena, firmato M. Bosco.
Ss. Cosma e Damiano:
a Sinaccio (dial. Sinàs. Cinaglum, 1118 [BSSS 40, doc. 9, p. 13]), nel territorio comunale di Casale, al confine con Ozzano.
Chiesa citata nel 1143 [BSSS 40, doc. 13, p. 20]; nel 1296 era descritta come deserta,
tanto da essere unita all'altrettanto abbandonata chiesa di S. Michele di Rolasco
[BSSS 41, doc. 363, p. 186]. Fu censita nella pieve di Casale S. Evasio dal 1299
al 1359 [ARMO, pp. 35, 106; Cognasso 1929,
p. 219]. Alla fine del sec. XVI era quasi diroccata. Fu ricostruita nel sec. XVII e
data in custodia ad un romita; nel 1670 vi venne fondata la compagnia dei Ss. Cosma
e Damiano, cui fu aggregata la compagnia dei chirurghi di Casale. La chiesa aveva
facciata rivolta ad ovest e campanile sul lato sinistro, staccato dall'edificio;
decadde nuovamente e fu riedificata nel 1710 dalla comunità di Ozzano, cambiando
orientamento con facciata rivolta a sud verso il capoluogo [Foresto
2008, p. 30]. Fu infine rimaneggiata nel 1951 mettendo in risalto archetti e
decorazioni romanici [AD 1974, p. 113]. La chiesa è meta di un pellegrinaggio effettuato il 1O maggio dagli abitanti di Ozzano.
Pareti esterne in mattoni a vista con inserimenti di pietra da cantoni, su cui si
vedono vari graffiti [Aletto 2004, pp. 38, 43, 49].
Facciata a capanna con campaniletto a vela. L'interno prende luce solo da due finestre
aperte in facciata; vi sono resti di colonne e capitelli; una grande tela mal conservata
con l'Incoronazione della Vergine venerata dai Ss. Cosma e Damiano (inizio sec. XVII), che
ricorda i modi di Giorgio Alberini.
S. Maria Assunta:
a nord-est del centro abitato, presso il trivio Rolasco-Ozzano-San Giorgio e la cascina
Tessieri. Nel 1725 era descritta una cappella aperta davanti con l'immagine dell'Addolorata dipinta sul muro, appartenente ai sig. Tessieri [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 15, f. 509r]. L'attuale cappelletta campestre venne eretta nel 1930, donatrice la signora Maria Carzino
Roggero [3].
Nel 2011 sono stati risistemati il tetto e l'area circostante [4].
1 Comunicazione di Antonella Perin (2018).
2 Comunicazione di Mauro Monzeglio (2021): firma e data di esecuzione si trovano sul retro della tela, dove è indicato anche il committente, Giovanni Battista Paltro.
3 Comunicazione di Adriano Roggero (2005).
4 Comunicazione di Luigi Martinotti (2011).
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