BALZOLA
BALZOLA
Dial.
Bàusla.
Balzola,
961-74 [BSSS 70, doc. 13bis, p. 351].
Abitanti: 1452. Distanza da Casale Km 7 ‑ Altezza: m 119 s. m. Provincia di
Alessandria.
Parrocchia Assunzione di Maria Vergine. Pieve forse
di origine eusebiana (sec. IV), compare nel primo elenco delle pievi della
diocesi di Vercelli di metà sec. X [Ferraris
1938, p. 93; Ferraris 1984a,
p. 682]. Nel 1474 entrò nella nuova diocesi di Casale. Nel 1584 il visitatore apostolico mons.
Carlo Montiglio unì alla parrocchia di
Balzola la zona a nord di Casale al di là del Po, che nel 1603 confluì nella nuova parrocchia del Corno (attuale Casale Popolo) [De
Bono 1986, p. 107]. Dal 1805 al 1817 la parrocchia di Balzola riappartenne temporaneamente alla
diocesi di Vercelli [Orsenigo 1909,
pp. 21-22].
Chiesa parrocchiale, Assunta.
In piazza Giovanni XXIII. Non si conosce il sito della prima chiesa
di Balzola [Piazzano 1937, p. 124].
Con Casale Sant'Evasio, Biella e Santhià, era una delle quattro più antiche
canoniche plebane della diocesi di Vercelli, attiva almeno dal sec. XII
[Ferraris 1984a, pp. 56, 415]; fu
eretta ufficialmente collegiata plebana di sette canonici e un prevosto da
Guglielmo VIII nel 1468, ma già nel 1474
veniva soppressa per favorire la Mensa Vescovile dell’erigenda diocesi di Casale
[Piazzano 1937, p. 123; AD 1974, p.
61]. Alla soppressione della collegiata Balzola rimase senza parroco, sostituito
per il disbrigo delle pratiche direttive dal vescovo di Casale; alcuni balzolesi per
protesta incendiarono la chiesa [Piazzano
1937, p. 124]. Dopo più di un secolo, periodo durante il quale per le funzioni
sacre fu utilizzata l'antica chiesa decentrata di S. Martino, nel 1596 il vescovo
Benedetto Erba fece ricostruire a sue spese su un piccolo rilievo una chiesetta orientata nord-sud
[Grignolio 1994, p. 11], che restò
in funzione per due secoli. Il 19/11/1657 truppe francesi dettero fuoco alla chiesa: ne risultò distrutto un bellissimo tabernacolo dell'altar maggiore [Bremio 1911, p. 473]. La parrocchiale nel sec. XVIII era divenuta insufficiente per la popolazione; un nuovo edificio di
culto fu progettato da Francesco Ottavio Magnocavalli (attribuzione su base stilistica [Rosso
1976, p. 36]). Le fondamenta furono iniziate nel 1751, nello stesso sito
della chiesa precedente [Piazzano
1937, p. 125]; il 25/7/1752 venne posta la prima pietra dal marchese
Bonifacio Fassati; la popolazione contribuì
all’opera con offerte di denaro e di manovalanza sotto la direzione dei più
esperti [AD 1991, p. 91]. La costruzione era conclusa nel 1760 [Rosso
1976, p. 60]. Il campanile, eretto sul moncone del preesistente, fu
completato nel 1777 (sulla cella campanaria si legge la data «1774»). La chiesa
fu consacrata il 20/9/1778 da mons. Avogadro, vescovo di
Casale. Un concerto di cinque campane fu installato nel 1847 [Piazzano
1937, pp. 128-29]. Restauri nel 1894
[Grignolio 1994, p. 11]. Nel 1920
venne demolito il muretto sagomato che cingeva il sagrato [Piazzano
1937, pp. 125-26]. In un recente intervento di restauro (2002) si sono
ricuperate nelle cappelle laterali quadrature settecentesche, prossime a quelle
dei quadraturisti di Pier Francesco Guala [Balzola
2002; Guerrini 2003, p. 46]. Nel
riempimento del terrapieno che sorregge il piazzale antistante la chiesa si
trova reimpiegato un miliare romano di granito di dimensioni imponenti,
apparentemente anepigrafe [Banzi 1999, p. 204].
Orientamento est-ovest. Facciata in mattoni a vista, in due ordini, con timpano
tripartito (caratteristica simile alla parrocchiale di Brusasco
[Cremo 1987, p. 130]), sorretto da
quattro alte lesene; il primo ordine si allarga lateralmente con eleganti
superfici concave, coronate da attici a balaustrini; vi sono sei nicchie prive
di statue. Il prospetto mostra nell’impaginazione affinità con l’oratorio di S.
Pietro Apostolo di Casale, opera di Francesco Gallo completata nel 1747. Portone ligneo
settecentesco. Interno grandioso, con impianto a croce
greca inscritta in un rettangolo, concluso dal presbiterio quadrato coperto a
volta e dall’abside semicircolare con catino diviso in tre spicchi. L’aula è
coperta sulla campata centrale all’incrocio dei bracci da una grande cupola
ribassata ellittica divisa in 12 parti da costoloni, e da volte a botte unghiata
sulle altre due campate [Perin 2002;
Devoti 2005, p. 283]. Rapporto
lunghezza/larghezza di 4:3 (modulo tipico per il Magnocavalli)
[Celoria 1989, p. 94]. L’altare
maggiore in marmi policromi con lapislazzuli (ca. 1755) è simile all’altare della parrocchiale di
Brusasco (opera di marmorari di Viggiù?); sono state asportate placche di bronzo
e pietre dure
[Caramellino 1982, p. 300; Di Majo
2010, p. 361]. Gli affreschi di presbiterio, coro e cupola
(iniziati nel 1943, terminati dopo il 25/4/1945, restaurati nel 2002 da Pagella)
sono opera di Mario Micheletti, che durante la seconda
guerra mondiale soggiornò a Balzola, suo paese natale; tra i personaggi ritratti
si riconoscono il can. rettore don Luigi Rutto, il fratello
del pittore, Augusto, e i genitori (Ss. Anna e Gioacchino). Dello stesso
artista è la Via Crucis, per le cui figure di angeli furono presi a
modello bambini dell’Asilo e per il Cristo il giovane Nino Picco [Grignolio
1994, p. 13]. Una Via Crucis precedente di Pier Francesco Guala si trova ora
nella chiesa di S. Teresa di Torino
[Caramellino 1982, p. 309]. Nel corso di un recente restauro (2002) si è
scoperto nella cupola un frammento di affresco più antico, con tre testine
d’angeli, che ricordano lo stile del Guala. Il nuovo altare rivolto al popolo in
legno di cembro dorato è opera di Aldo Boggione; venne
consacrato da mons. Cavalla, vescovo di
Casale, il 7/1/1990. Sobrio coro ligneo originale (seconda metà sec. XVIII).
Conformi alla costruzione sono le recenti vetrate del presbitero. Ricca
balaustrata settecentesca di marmi policromi intarsiati [AD 1991, p. 92].
Su ogni lato si aprono tre cappelle, di cui quelle centrali di maggiori dimensioni; a
destra: a) S. Lucia, con altare in stucco, decorazioni ad affresco e pala
raffigurante la Sacra Famiglia con le Ss. Lucia, Liberata, Agata e Apollonia,
di mediocre imitatore del Guala (seconda metà del sec. XVIII) [Soffiantino
1999a, pp. 57-58]; b) S. Rocco, con ricco altare in stucco e tela
raffigurante la Madonna del Carmine col Bambino e i Ss. Rocco, Sebastiano e Grato, opera tarda di Orsola Caccia (ca.
1650-57) [Chiodo 2003, pp. 132-34] (un solenne voto alla protezione di
S. Rocco fu fatto dalla Comunità nel 1652 [Piazzano
1937, p. 130]); c) S. Antonio, cappella delimitata da una balaustrata
analoga a quella del presbiterio, con altarino di marmo (proveniente da altra
chiesa), su cui è posta entro una nicchia la statua lignea del santo (sec. XVII). In una nicchia presente tra le cappelle di S. Rocco e di S. Antonio, di fronte al pulpito, è collocata una statua lignea dorata
dell’Assunta (prima metà del sec. XVIII); nel 1972 subì il furto di
collana e orecchini [AD 1991, p. 91; Grignolio 1972, p. 46]. Cappelle di sinistra: a) S. Pietro,
con altarino in stucco e tela raffigurante la Vocazione di S. Pietro di
Emilio Massaza, che sostituisce un quadro
precedente bruciato nel 1850; b) del Rosario, con altare in stucco identico a
quello di S. Rocco e tela settecentesca raffigurante la
Madonna del Rosario coi Ss. Domenico e
Caterina da Siena (sec. XVIII); c) del Crocifisso (già dell’Addolorata; la
primitiva statua dell’Addolorata venne trasferita nella chiesa di S.
Michele [Piazzano 1937, p. 126]);
sopra l’altare è collocato un Crocifisso ligneo di dimensioni naturali
(venerato dalle popolazioni dell’Oltrepò, che si rivolgono ad esso nei periodi
di siccità), con attribuzione dubbia ai Cassina [AD 1991, p.
91]; nella parete destra della cappella si apre una nicchia contenente una statua settecentesca
dell’Addolorata. Tra le cappelle dell’Addolorata e del Rosario è
collocato il pulpito, di legno intagliato, che viene attribuito a Giovan Battista Gasparini (metà del sec. XVIII) [Piazzano 1937, p. 127]; nel 1988 dal pulpito vennero rubate
alcune statuette. Tra la cappella di S. Pietro e la bussola d’ingresso è accolto
un piccolo e suggestivo battistero delimitato da un cancelletto di ferro
battuto (sec. XVIII).
I banchi in noce chiaro sono una recente realizzazione di Giovanni Allara su disegno del
figlio arch. Secondino. Preziosa la dotazione di paramenti e vasi sacri,
reliquie e reliquiari. Collocato sulla tribuna d’ingresso e racchiuso in una
grandiosa cassa è l’organo di Andrea Luigi Serassi e Giuseppe Antonio Serassi, dono della
municipalità alla parrocchia nel 1780 [AD 1991, p. 92]; fu sottoposto a una
prima revisione nel 1833, ad un restauro globale nel 1880, sempre ad opera della
famiglia Serassi; successivi interventi
danneggiarono l’organo, per cui si rese necessario un altro restauro effettuato
da Italo Marzi nel 1984
[Balzola 1984].
S. Michele:
nel centro del paese. Una chiesa di S. Michele esisteva già nel 1619 [Piazzano
1937, pp. 138-39]. L’attuale edificio risale al 1689 (data graffita sul
frontone); fu progettato da Giovanni Battista Scapitta (disegno
firmato, non datato, forse del 1685-86) [Grignolio
1972, pp. 118-20]. Oltre che sede della confraternita divenne cappella
del palazzo Fassati [Solarino 1999,
p. 304]. Durante restauri effettuati negli anni trenta del sec. XX furono
ricuperate ai lati dell’ingresso due nicchie tamponate conformi al disegno
originale, e furono riscoperti due rilievi in stucco, tuttora presenti,
raffiguranti S. Bovo e S. Giacomo [Piazzano
1937, p. 139].
La chiesa è preceduta da un sagrato in acciottolato delimitato da un basso muretto; il campanile si
innalza posteriormente sul lato sinistro; muretto e campanile non risultano nel
disegno dello Scapitta. Facciata a due ordini,
scandita al prim’ordine da quattro lesene composite con capitelli ionici; i due
gruppi di lesene centrali si prolungano al piano superiore, più stretto, che
culmina con un timpano curvilineo e si raccorda al piano inferiore con due
volute. Portone ligneo settecentesco, sovrastato da un frontone curvilineo
spezzato; ai lati ci sono le due nicchie vuote e i rilievi di S. Giacomo
(a sinistra) e di S. Bovo (a destra); sopra la trabeazione una finestra
“reniforme” e una nicchia con statua di S. Michele. Impianto a croce
greca con aula centrale ottagonale unita a un corpo longitudinale comprendente
presbiterio e coro, ai cui lati sono disposte simmetricamente due piccole
sacrestie. Sull’asse trasversale due espansioni contengono gli altari minori.
Nel tiburio ottagonale è inscritta una cupola a spicchi [Solarino
1999, p. 306].
L'altar maggiore e i due altari laterali dedicati a S. Bovo
e alla Vergine, in stucco, sono opera del ticinese Francesco Sala (il suo nome è inciso nello stucco su un fianco dell'altare laterale destro di S. Bovo) [Piazzano 1937, p. 137; Grignolio 2007, p. 44]; hanno paliotti in scagliola
policromi tripartiti (l'altare di S. Bovo manca del pannello centrale), realizzati dopo il 1726 e attribuiti per motivi stilistici alla bottega di Pietro Solari [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 25, f. 816v; Caramellino
1987a, p. 146; Caterino 2012a, p. 74].
L’altare maggiore è privo di pala; gli altari laterali hanno una ricca alzata in stucco
con colonne tortili, trabeazione con angeli e putti sorreggenti cartigli;
all’altare di sinistra è posta una tela raffigurante la Vergine venerata da
S. Giacomo; l’altare destro, benedetto nel 1699 [Solarino 1999, p. 307], ha una tela di pittore piemontese
raffigurante la Madonna col Bambino e S. Bovo (metà sec. XVII). Nel coro
c’è un’altra tela di pittore piemontese raffigurante la Madonna col Bambino e
i Ss. Michele, Sebastiano e Rocco (inizi sec. XVII) [Spantigati
1978, p. 142]. In una nicchia vetrata presso l’altare laterale destro è
custodita una statua lignea dell’Addolorata con braccia mobili
[Grignolio 1993, p. 14],
proveniente dalla parrocchiale (dubbia attribuzione ai Cassina). Sulla parete
alla sinistra dell’altar maggiore è murato un rilievo marmoreo di S. Michele,
tra le più alte testimonianze della scultura gotica della provincia, che doveva
far parte come scomparto centrale del registro inferiore di un polittico
marmoreo verosimilmente realizzato per la cappella di S. Michele del duomo di Casale, opera di area lombarda (riferibile in particolare all'ambito di Andrea da Ciona e Filippo Solari da Carona) databile al 1450-60, insieme con due formelle
del Museo di Casale (S. Marco e S. Caterina), una Crocifissione
conservata nel Duomo di Casale, una formella con S. Matteo passata sul mercato antiquario nel 2017 e altri scomparti dispersi [Romano
1980, p. 94; Spantigati 2003,
pp. 161-62; Pandolfini 2017, p. 74, lotto 108]; in passato era collocato in una nicchia sulla facciata
dell’abitazione (demolita nel 1934) del sagrestano della confraternita [Piazzano
1937, p. 138]. Nei quattro lati obliqui più corti dell’ottagono centrale
si aprono nicchie arcuate; al di sopra sono collocati entro cornici di stucco
quattro quadri giovanili di Pier Francesco Guala (1722): S.
Michele che scaccia Lucifero, l’Apparizione di S. Michele sul monte
Gargano, l’Angelo custode, la Scala di Giacobbe (prima opera
datata dell’artista, firmata e con stemma dei Fassati) [Piazzano
1937, pp. 137-38; Soffiantino
1999b, p. 166]. Un antico piccolo organo, già portato nel castello Grignolio, è andato
disperso [Grignolio 1972, p. 126;
Grignolio 2007, p. 32].
S. Sebastiano:
alla cascina Nuova, poco distante dal cimitero. Eretta nel sec. XVIII dai conti
Callori. Nel 1821 il vescovo di
Casale mons. Francesco Alciati benedisse la nuova campana
acquistata dal conte Giulio Cesare Callori. Il campanile
ricorda quello di S. Michele. Interno sobrio con piccolo altare in mattoni. Nel
1937 vi era una mediocre pala d’altare raffigurante S. Sebastiano [Piazzano 1937, pp. 136-37]; più recentemente un modesto
quadro della Via Crucis entro una più grande cornice di noce tarlata; da
qualche anno è stata ritrovata la tela originale della pala d’altare,
raffigurante la Madonna venerata dai Ss. Sebastiano e Rocco, di scuola moncalvesca
[Mura 2004].
S. Grato:
cappella all’interno del cimitero, di recente erezione, ma in non buone
condizioni. Sostituisce una precedente chiesetta omonima che nel 1726 era in buone condizioni con antica pittura murale raffigurante tre santi, tra cui S. Grato, fu restaurata nel 1829, e venne così segnalata da Casalis nel 1834: «chiesuola ...
attigua al nuovo cimitero che si va costruendo». Nel 1877 era in grave stato di
deterioramento; nel 1879 fu demolita [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 25, f. 815r; Casalis,
vol. II, 1834, p. 471; Niccolini 1877,
p. 21; Piazzano 1937, pp. 135-36].
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