VARENGO
VARENGO
Dial.
Varèng.
Avaringum,
940 [BSSS 28, doc. 55, p. 97].
Nel 1928 il comune di Varengo fu soppresso e aggregato
a Gabiano [R.D. 1362, 31/5/1928].
Abitanti: 150. Distanza da Casale Km 23 ‑ Altezza: m 315 s. m. Frazione di
Gabiano, provincia di Alessandria.
Parrocchia di S. Eusebio, eretta dopo la formazione della diocesi di Casale.
Chiesa parrocchiale, S. Eusebio: sulla collina della Sorba, nel
punto più elevato del paese, dove, secondo una tradizione non confermata, sarebbe preesistito un castello
[AD 1991, p. 221]. La chiesa parrocchiale primitiva col borgo antico si trovava
a mezza costa, nella zona agricola tuttora detta di S. Eusebio
[Calvo 2011, p. 12]. Fu censita dal
1299 al 1440 nella pieve di Gabiano [ARMO, pp.
39, 113, 237; Cognasso 1929, p.
228]. Dal sec. XV è ricordata la presenza in cima alla collina di un'altra chiesa,
intitolata a S. Maria delle Grazie; essa acquisì importanza parallelamente alla
migrazione dell'abitato di Varengo dalle pendici alla sommità della collina, e
agli inizi del sec. XVII subentrò come parrocchiale alla vecchia chiesa di S. Eusebio,
mutuandone anche il titolo entro la fine dello stesso secolo. Fu sottoposta a lavori
di restauro a lungo interrotti e terminati nel 1725; nello stesso periodo la precedente
parrocchiale era ormai diroccata [Calvo 2011,
pp. 15-19, 49-52]. Dopo meno di 30 anni anche la nuova chiesa di S. Eusebio, oltreché
troppo piccola, era diventata fatiscente, e nel 1755 il parroco affidò una stima del degrado al mastro da
muro Giovanni Palazzo. Nel 1761 Francesco Ottavio Magnocavalli incaricò l’ing. Ferdinando Venanzio
Bianchi per la formazione del piano del sito, però solo a fine 1764 il conte
approntò una planimetria della nuova chiesa. La prima pietra fu posata il 14/9/1766
[Magnocavalli 1993, p. 23;
Solarino 2005, pp. 324-27;
Calvo 2010, p. 178]; i
lavori vennero a lungo dilazionati e forse non furono del tutto effettuati secondo il
progetto del Magnocavalli, che verosimilmente prevedeva un impianto planimetrico
più allungato. Nel 1769 venivano pagati i mastri da muro Ronco; direttore dei
lavori era l’arch. Carlo Antonio Faldella, capomastro
Francesco Lorenzetti. Nel 1773 aiutante del Faldella era Giacomo Carretto. Il cantiere
era ancora aperto nei primi anni '80. Nel 1784 era terminato il campanile; nel
1790 mancavano ancora i due altari laterali, il portone e i banchi
[Perin 2002; Solarino 2005,
p. 330; Calvo 2011, pp. 85-89]. Al 1812
risale la balaustra marmorea e al 1826 una nuova Via Crucis. Nel 1847 lo scultore
Varallo realizzò il baldacchino d'altare; successivamente
furono provvisti gli stalli lignei del coro (Luigi Martini), e nel 1852 fu reindorata
la statua della Madonna del Rosario (Michelangelo Ganora). Nel 1881-82 venne rifatta
la decorazione interna ad opera di Agostino Visetti (figure e dipinti della cupola
centrale) e di Luigi Hartman (monocromi, sei tele dell'abside e delle cappelle laterali,
due teleri del presbiterio). Nello stesso periodo furono approntati il portone d'ingresso,
la bussola, l'orchestra, i confessionali e i banchi (falegname Giovanni Ulla, ornatista
Albertone, fabbro ferraio Francesco Gallo). Nel 1888 venne realizzato un concerto
di cinque campane [Calvo 2011, pp. 117, 122, 125-27].
La consacrazione da parte di mons. Pulciano avvenne il
12/8/1888 [AD 1969, p. 89]. Furono compiuti restauri nel 1927; nel 1955 vennero
rifatte le vetrate; nel 2002 è stato riparato il campanile. Negli anni 2007-2009
sono stati restaurati i dipinti murali (Beatrice Coppo) e tutti i quadri (quelli
della navata da Angelo Marello, quelli del presbiterio e dell'abside da Angelo
Marello e da Marie Hélène Cully) [Angelino 2010]. Nel 2024 si è concluso il restauro dei dipinti della cupola e dei pennacchi.
Scalinata di accesso di 40 gradini in cemento (1927; capomastro Luigi Martinengo), su ciascuno
dei quali lo scalpellino Bazin incise il nome
dei capifamiglia offerenti [Grignolio 1993,
pp. 116-17]. La facciata è l’elemento di maggiore analogia con la produzione del Magnocavalli: è in paramano, a due
piani, divisa da lesene ioniche, con frontone sulla parte centrale rialzata e
candelabri a fiaccola. Il campanile, posto a sinistra dell’abside, è semplice
nella parte inferiore, più adorno con lesene nella cella campanaria e
superiormente con cornici in curva [Olivero 1940, p. 231]. Il portone in noce firmato «Ulla»
(anni '80 del sec. XIX), è stato restaurato nel
2002 da Paolo Zanotto [De
Paul 2002]. Le proporzioni dell’interno, la tripartizione dell’abside, la
cupola ellittica sul presbiterio e la trabeazione continua sono elementi già
presenti nella parrocchiale di Balzola, qui però con diversa sensibilità
[Celoria 1989, p. 137]. Il nucleo
centrale è ad ottagono irregolare, dilatato sull’asse trasversale da cappelle
semiellittiche e allungato su quello longitudinale dal presbiterio quadrato e
dall’abside semicircolare [Perin
2002]. Volta a
botte sopra l’ingresso, al centro grande cupola circolare, sugli altari laterali
e sull’abside volta a semicatino, sul presbiterio cupola ribassata su pianta
ellittica. La trabeazione è sostenuta da lesene di ordine composito. La luce
entra da finestre ovali del presbiterio e sopra gli altari laterali e da una
finestra oblunga in facciata [Olivero 1940,
p. 231], attraverso cinque vetrate a motivi orientaleggianti (fine XIX – inizio XX
sec.).
Il catino centrale è ornato con otto figure di angeli e
con gli Evangelisti sui pennacchi; nella cupoletta del presbiterio
campeggia il triangolo della SS. Trinità, sei Santi sono dipinti
nelle vele. L’ampia decorazione pittorica delle pareti dovuta a Ottaviano Rapetti (seconda metà del sec. XIX),
presenta scene della vita di Gesù, Santi, e monocromi. Altar
maggiore settecentesco in stucco marmorizzato.
Bel coro ligneo di fine XVIII – inizio XIX sec., sopra cui una pala di autore
ignoto (sec. XVIII) raffigura la Lapidazione di S. Eusebio; la cornice
lignea scolpita e dorata è stata rubata negli anni ottanta del sec. XX
[Grignolio 1993, pp. 116-17]. Alle
pareti laterali del presbiterio sono appese due tele di Luigi Hartman (sec. XIX),
raffiguranti l'Ultima cena, a sinistra, e l'Adorazione del Bambino, a destra; dello
stesso autore sono le sovrapporte laterali con Mosè e il Buon Pastore
[Angelino 2010]. Ai
lati della balaustra marmorea del presbiterio sono collocati a sinistra il
pulpito, a destra un confessionale, sopra cui c’è una notevole tela
raffigurante S. Silvestro che battezza Costantino,
Cristo col globo, S. Servando, un donatore (A. Cane) e una
fontana; la tela, di scuola vercellese, proviene dalla chiesa di S. Lucia; in
una iscrizione alla base della tela si legge la data 1610, mentre sul retro è
riportata la data 1603 [Niccolini 1877,
p. 454; Calvo 2011, p. 134].
Gli altari laterali, addossati a pareti semiellittiche, sono di stucco dipinto:
sulla destra si trova l’altare di S. Eusebio (in passato di S. Sebastiano), con statua di inizio Novecento del santo
entro una nicchia. Ai vi sono lati due tele
di Luigi Hartman raffiguranti S. Grato con una santa monaca (Maria Maddalena de' Pazzi?) e S. Tommaso d'Aquino
[Angelino 2010]. A sinistra c’è
l’altare del
Rosario, con statua lignea della Madonna del Rosario, realizzata nel 1790
da Pietro Antonio Serpentiero,
priva dei tondi originali coi Misteri, probabilmente opera di Giovanni Battista Zucca (1686) [Caramellino
1982, p. 273 n. 42; Calvo 2011, pp. 46, 89], che furono
rubati negli anni ottanta del sec. XX e sostituiti da copie; ai lati sono situate
altre due tele di Luigi Hartman raffiguranti S. Giuseppe e S. Giovanni Battista.
In due cappelline laterali, che si aprono
appena oltre l’ingresso, sono posti a destra una statua della Madonna
Addolorata (opera dei primi del Novecento di Peluzzi)
[Angelino 2010], a sinistra il battistero.
Varie statue di recente fattura sono
sistemate entro vetrinette; tra queste, la statua lignea dipinta di S.
Pancrazio (Luigi Sala, 1914), proveniente dalla chiesa dei Ss. Rocco e Pancrazio, viene portata in
processione il 12 maggio. Sulla cantoria all'ingresso della chiesa è collocato l'organo, opera di Giovanni Bruna (1793-95), restaurato nel 2015 dai fratelli Marzi; la cassa armonica venne realizzata da Pietro Antonio Serpentiero [Idea Valcerrina 2018].
In sacrestia c'è un quadro centinato coi Ss. Sebastiano, Defendente e Rocco (sec. XVIII), in precedenza collocato nella cappella di S. Eusebio.
S. Lucia:
in regione Borgatello (dial. Burgatè), su un piccolo rilievo a sud-est della parrocchiale. Fu
riedificata forse nel 1610 dalla popolazione di Varengo. Anticamente, e ancora
nel 1685, era dedicata ai Ss. Silvestro e Servando, mentre dal 1686 è documentata
la dedicazione a S. Lucia. Nei secoli XVII e XVIII presso la cappella risiedeva
un eremita. Nel 1725 era oratorio della compagnia dei Disciplinanti; aveva un
portico anteriore. Nel 1849 fu prolungata la navata, venne rifatto
il pavimento e riparato il tetto e si reindorarono le statue di S. Lucia e S. Apollonia.
Durante l'epidemia di colera del 1854 la cappella fu adibita a lazzaretto [Valle Cerrina 2002;
Pollicelli 2005, pp. 60-62; Calvo
2011, pp. 135-37]. Nel 1877
c’era, mal conservata, la tela ritraente S. Silvestro
[Niccolini 1877, p. 454], ora nella
parrocchiale, e qui sostituita da una mediocre copia ottocentesca. Nel 2010 è stato rifatto
il tetto. Si celebra il 13/12.
L'edificio, a pianta rettangolare, è rivolto a sud e sul lato settentrionale è addossato e comunicante con la casa canonicale, che ha paramento in mattoni e ciottoli e presenta elementi decorativi di stile barocco. Le pareti libere della chiesa sono intonacate. La facciata è divisa in due ordini da modanature in rilievo; il frontone triangolare, con nicchia vuota, si eleva oltre le falde del tetto. La porta
d’ingresso, di recente fattura, è fiancheggiata da due finestre arcuate. Un
campaniletto a vela si alza posteriormente dalla parete della canonica. All'interno l’aula rettangolare si
prolunga nel presbiterio, elevato di un gradino e chiuso da balaustre. L’altare in muratura stuccata e dipinta
è impreziosito da volute reggenti la mensa. In passato sul lato sinistro era posta la statua lignea dorata di S. Lucia di fine '600 [Valle Cerrina 2002;
Pollicelli 2005, pp. 60-61; Calvo 2011, p. 135].
Ss. Rocco e Pancrazio:
in regione Giuvarengo (dial. Žüvarèng). In documenti notarili cinquecenteschi
è citato un areale «presso S. Rocco». Una confraternita di S. Rocco fu eretta nel
sec. XVII, ma ebbe vita breve [Calvo 2011, p. 137]. Nel
1725 era segnalata la cappella di S. Rocco, che alla metà del secolo successivo
era ridotta in pessime condizioni. Attorno al 1887 fu dedicata anche a S.
Pancrazio e ampliata per un voto, con l’aggiunta di un corpo di fabbrica
anteriore, comprendente un portico; i lavori erano ancora in corso nel 1915. Nei
primi decenni del sec. XX il portico fu rialzato fino al colmo del tetto,
vennero tamponate due aperture ad arco e si creò la nuova facciata in mattoni a vista, a salienti,
su due ordini con modanature in rilievo.
Dell’antico impianto fanno parte l’abside,
cui è affiancata la base di un preesistente campanile, il presbiterio e parte di una campata,
con muratura a fasce alterne di mattoni e di pietra, mentre la parte recente è
completamente in laterizio. Interno con una sola capiente navata a due campate,
sormontate da volte emisferiche rette da pilastri compositi. Il modesto altare è
ornato da un bel tabernacolo ligneo, dalla statua di gesso di S. Rocco
(quella di S. Pancrazio è nella parrocchiale) e da un crocifisso
processionale. Sulla parete di fondo è appesa una tela raffigurante S.
Pancrazio (fine sec. XIX) [Borgatello
1915, pp. 11-13; Valle Cerrina 2002;
Pollicelli 2005, pp. 54-55].
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