SOLONGHELLO
SOLONGHELLO
Dial. Žlunghè. Soalingellum,
1095 [Massia 1923, p. 51].
Nel 1928 il comune di Solonghello fu soppresso e aggregato al comune di Mombello. Nel 1947 il comune di Solonghello fu ricostituito a seguito del distacco della frazione di Fabiano e di parte della frazione di Solonghello dal comune di Mombello [R.D. n. 2194, 6/9/1928; D.L.P. n. 952 del 20/8/1947].
Abitanti: 238. Distanza da Casale Km 19 ‑ Altezza: m 220 s. m. Provincia di
Alessandria.
Parrocchia dei Ss. Andrea e Eusebio.
Passò dalla diocesi di Vercelli alla nuova diocesi di Casale fin dal 1474
[De Bono 1986, p. 34].
Chiesa parrocchiale, S. Andrea Apostolo:
nella parte alta e settentrionale del paese, presso il
castello. La chiesa di Solonghello è citata entro la pieve di Meda senza titolo
nel 1299, col titolo nel 1348 [ARMO, pp. 38, 113]. I lavori di costruzione
dell’attuale edificio iniziarono nel 1738, ma, dopo una prolungata interruzione,
la chiesa venne consacrata solo nel 1789. Nel 1923 fu restaurata [AD 1991, p.
206]. Le campane della fonderia Roberto Mazzola furono issate
sul campanile il 29/12/1907 [Grignolio 1994,
p. 104].
Paramento in cotto. Il prospetto ad un ordine ha andamento curvilineo, ed è
diviso da quattro grandi lesene con capitelli dorici. Presenta un bel portale in
cotto, con pregevole porta in noce intagliato, tre nicchie vuote, una finestra
centrale trilobata; la linea superiore del fastigio è sinuosa e frastagliata,
con due candelabri a fiaccola [Olivero 1940,
p. 228]; sul timpano triangolare sono riportate le date di fondazione e di
restauro (1738-1923) [Grignolio 1980,
p. 209]. Pianta a croce greca inscritta in un rettangolo. L’interno un po’
basso, ma di buone proporzioni, è illuminato da finestre trilobate con vetrate
su cui compaiono la Flagellazione di Gesù, due simboli del Sacro Cuore
e sull’abside semplici decorazioni. Un’alta trabeazione è sostenuta da lesene di
ordine composito; sopra l'incrocio dei bracci c’è una vasta volta a crociera su
pianta quadrangolare [Olivero 1940,
p. 228]. Bell’altare maggiore marmoreo su tre gradini, staccato dal muro di
fondo per essere usato da mensa; alla parete è rimasto il piccolo tabernacolo,
sovrastato da un Crocifisso ligneo su fondo amaranto entro una cornice non pertinente. Dall’alzata
d’altare è stata rimossa la pala col Martirio di S. Andrea, pittura
settentesca, mal ridotta, ora posta alla parete sinistra, presso la balaustrata
marmorea [Grignolio 1994, pp.
104-106]. L’altare laterale di sinistra ha una pala raffigurante la Madonna
del Rosario coi Ss. Domenico, Caterina, Andrea e Francesco, contornata dai
Misteri del Rosario, di pittore piemontese ispirato al Moncalvo, del secondo
quarto del sec. XVII [Natale 1985,
p. 443]; alle pareti laterali della cappella sono poste una statua lignea
settecentesca dipinta e dorata raffigurante la Madonna del Rosario col
Bambino e una tavola composta da sette scomparti della Via Crucis (sec. XX);
un’analoga tavola con gli altri sette scomparti è nella cappella laterale
destra, il cui altare dedicato a S. Sebastiano ha una modesta pala seicentesca rappresentante la
Madonna col Bambino, e i Ss. Sebastiano, Antonio Abate, Rocco e Antonio da Padova presso le anime purganti. Una tela di Pier Francesco Guala raffigurante la
Madonna col Bambino e S. Vincenzo Ferreri è nuovamente esposta, dopo il restauro del 2013 (ditta Marello e Bianco).
In due piccoli ambienti prossimi all’ingresso sono
alloggiati a destra un confessionale, a sinistra un fonte battesimale a fusto,
entrambi in noce intagliato, sovrastati dalle palme del martirio e dalla croce.
Interessanti i banchi di noce, recentemente restaurati, e la porta intagliata
della sacrestia. In sacrestia vi sono due bei reliquiari gemelli di S. Andrea.
Su un lato si apre una minuscola cappella con la Madonna di Lourdes
[Grignolio 1994, pp. 104-106]. Sopra la bussola d'ingresso è collocata la settecentesca tribuna della cantoria, priva di organo, su cui si accede con una scala a chiocciola in ferro battuto.
S. Giovanni Battista:
in regione Villanova (dial. Vilanöva). Piccola chiesa, già cappellania, recentemente restaurata.
Aula rettangolare con presbiterio-coro lievemente ristretto; campanile a vela. Altare in muratura stuccata e trattata a finto marmo. Entro una cornice mistilinea di stucco, come pala d'altare è collocata una tela del sec. XVII, ampiamente restaurata, raffigurante l'Incoronazione di Maria Vergine coi Ss. Giovanni Battista e Andrea. Alle pareti laterali sono appesi alcuni ex voto.
Madonna di Lourdes:
benedetta da mons. Giuseppe Angrisani nel 1964 [AD 1969, p. 83].
S. Eusebio:
a Fabiano (dial. Fabiàn. Fabianum, 1230 [Tizzani
1990, p. 67]). Prima parrocchiale di Fabiano fu la chiesa presso il
cimitero. Date le sue piccole dimensioni, probabilmente prima del 1600 venne
eretta una nuova chiesa più ampia nel cortile della vecchia casa parrocchiale (a
metà dell’attuale via Garibaldi); dedicata ai Ss. Fabiano e Sebastiano, non
consacrata, con facciata rivolta a ponente. Il primo parroco residente fu Carlo Giovanni Ferruti dal 1656 al 1669
[Ansaldi 2000]. Attorno al 1744 venne costruita una nuova
parrocchiale, ad una sola navata, che presto divenne a sua
volta insufficiente. Nel 1751 la chiesa assunse il titolo attuale di S. Eusebio.
Nel 1767 l’edificio fu demolito e nello stesso anno venne
edificata con le offerte della popolazione la chiesa attuale, forse su progetto
del Magnocavalli (attribuzione su base stilistica). La posa della prima pietra
avvenne nel 1767 e i lavori durarono circa un anno. La consacrazione fu effettuata da mons. Avogadro il 25/7/1783.
Nel 1796 furono affidati lavori di manutenzione a Giuseppe Felli, che intervenne
anche nel 1817 [Devoti 2005, pp. 280-83;
Fabiano]. Il 25/12/1867 vennero rubati
calici d’oro e d’argento. Nel 1927 presso la chiesa fu costruita la casa parrocchiale
[Ansaldi 2000]. La parrocchia fu soppressa nel 1986 [Decreto vescovile 30/6/1986]. Facciata e campanile vennero restaurati negli anni 2007-08 (studio Petitti).
Grande e scenografico sagrato composito in ciottoli bianchi e neri, con decorazioni
geometrico-floreali, datato 1890 [Novo 1996,
pp. 72, 95]. La facciata, simile a quella della parrocchiale di Penango e di recente
completamente riportata in mattoni a vista, è a due
ordini sovrapposti con andamento di superficie piuttosto mosso nell’alternanza
di parti concave e convesse; il primo livello è compatto con due ampie nicchie
laterali; il secondo registro è più stretto e leggero, con finestrone centrale;
il fastigio dalla linea sinuosa è sveltito su ciascun lato da due candelabri a
fiaccola; le trabeazioni in curva e rettilinee sono sostenute da lesene ioniche.
Nel complesso la facciata evidenzia riferimenti all’opera di Francesco Gallo,
specie alla chiesa di S. Pietro Apostolo di Casale (1747) [Perin
2002; Devoti 2005, p. 283].
Sulla soglia è posato un mosaico con data 1939. La bussola di noce risale al 1869
[Fabiano]. L’impianto planimetrico si
sviluppa su una croce greca inscritta all’incirca in un quadrato, con
presbiterio allungato e abside semicircolare coperta da un catino diviso in tre
spicchi. L’incrocio dei bracci è coperto da una grande cupola ribassata su
pianta ellittica; una cupola simile, ma di minori dimensioni, copre il
presbiterio. L’interno, piuttosto spoglio, rivela un ambiente armonioso, con
giusto rapporto tra altezza e larghezza e una varietà di spazi collegati tra
loro in modo elegante. Tutt’intorno corre una grande trabeazione, sostenuta da
lesene ioniche a ghirlande. L’illuminazione è data dal finestrone della
facciata, da grandi finestre sopra gli altari laterali, da due finestre laterali
nel presbiterio ed una nell’abside. Nei bracci laterali a pianta rettangolare vi
sono due grandi altari barocchi di stucco dipinto a finto marmo; presso l’ingresso due cappelle più piccole
[Olivero 1940, p. 232]. Altar maggiore pure di stucco dipinto; il tabernacolo è sormontato da un piccolo ciborio sorretto da sei colonnette.
Al centro della parete absidale, al di sopra del coro ligneo, è posta una grande
pala centinata raffigurante S. Eusebio (sec. XVIII). All'altare laterale di sinistra è
collocata entro una nicchia una statua lignea dorata della Madonna del Carmine (sec. XVIII);
all'altare di destra è posta una tela raffigurante la Madonna col Bambino ed
i Ss. Fabiano e Sebastiano (sec. XIX). Le due cappelle minori presentano a sinistra il fonte battesimale in stucco marmorizzato (sec. XVIII) e a destra un altarino dedicato a S. Giuseppe. I banchi di noce, di buona fattura, sono stati
realizzati nel 1880 [Fabiano]. Elegante pulpito di stucco di tardo Settecento.
S. Eusebio:
chiesetta del cimitero di Fabiano. Registrata nella pieve di Cornale senza
titolo nel 1299, col titolo nel 1348 [ARMO, pp. 38, 112]. Secondo uno scritto
di un parroco di Fabiano sarebbe stata consacrata nel 1442 da mons. Chilimberti (?) vescovo di
Vercelli [Muzio 1966, p. 22] (non
vi fu però un vescovo di Vercelli di nome Chilimberti; Matteo Ghisalberti o Gisalberti fu vescovo di
Vercelli dal 1406 al 1412, mentre nel 1442 era vescovo Guglielmo Didier [Orsenigo
1909, p. 412]). Divenne parrocchiale il
20/2/1561 [AD 1974, p. 86], inizialmente in dipendenza della parrocchia di Solonghello.
Il primo parroco residente prese possesso della parrocchia col titolo di pievano
nel 1605. Nel 1591 la chiesa era pericolante. Fu restaurata alla fine del sec.
XVI [Muzio
1966, p. 23]. Nel 1724 l'edificio era in buone condizioni; aveva due porte, ed entrando dalla porta maggiore si scendevano cinque scalini; l'abside prendeva luce da due strette finestrelle, mentre il resto della chiesa era illuminato attraverso due oculi [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 14, f. 473v]. Venne nuovamente restaurata nel 1882 e benedetta nel 1889 dal parroco don Antonio Ragazzi [Muzio 1966, p. 22; Ansaldi 2000]. Nel 1911 fu elencata tra gli
edifici monumentali nazionali [Alessandria
1911, p. 44]. In seguito ad una frana nel 1946 l’edificio non era più agibile. Nel corso di
lavori di restauro (1949-50, arch. Cecchi, prof. Carlo Pintor) sotto l'altare fu
trovato e riadattato un altare più antico; inoltre affiorarono affreschi
sulla parete interna destra, si scoprirono due finestrelle romaniche murate
nella stessa parete e, demolendo parte della parete sinistra, si rinvennero
alcuni capitelli o frammenti di modanature in arenaria decorati in modo piuttosto grezzo a ovuli e palmette
(che furono collocati sulla parte antero-superiore della mensa
d’altare) [Muzio 1966, p. 25]. Nel 1967 le fondamenta vennero sottomurate di 2.5 metri e furono costruiti due pilastri di cemento a sostegno dell'edificio [Muzio 1968, p. 21]. Per
ulteriori smottamenti del terreno verso valle negli anni '70 si aprirono profonde
fenditure nella muratura e la chiesa fu chiusa al culto. Nel 2002 e negli anni
successivi è stato fermato il continuo slittamento del suolo con la sistemazione
di micropali protettivi e si è provveduto alla messa in sicurezza della chiesa
con un ponteggio interno, a sua volta rimosso dopo ulteriori interventi di consolidamento della struttura.
Non ha alcun fondamento storico e archeologico l'affermazione, più volte ripetuta,
secondo cui la chiesa di S. Eusebio di Fabiano sarebbe la più antica del Monferrato.
I rimaneggiamenti subiti dall'edificio, con la perdita dell'apparato decorativo scultoreo,
non consentono una datazione precisa della costruzione originaria.
Edificio orientato, ad aula rettangolare con abside semicircolare, privo di
campanile. La facciata a capanna, intonacata, ha larghezza sproporzionata
rispetto al modesto sviluppo in altezza, dovuto al rialzo del suolo del cimitero
successivo alla costruzione della chiesa. Negli ultimi anni la rimozione di alcune lapidi ha
messo in evidenza ai lati della porta d'ingresso i resti di un'ampia arcata in
mattoni e un oculo ricavato in un unico grande concio di pietra da cantoni. Al
di sopra della porta un modesto dipinto murale ritrae S. Eusebio. Le pareti
laterali hanno muratura prevalente in laterizio, con irregolarità che manifestano
varie riprese edilizie. Sul fianco meridionale è presente un altro elegante oculo
scolpito nell'arenaria; si aprono inoltre due finestre rettangolari. In prossimità
della facciata la muratura è costituita da grossi conci di arenaria. Il fianco
settentrionale, ampiamente rimaneggiato, ha una sola finestra rettangolare.
Nella parte posteriore della chiesa il livello del terreno si ribassa rispetto a
facciata e fianchi. L'abside e la parete di fondo della navata sono intonacate.
Immagini anteriori agli ultimi restauri evidenziavano una struttura regolare in
laterizio. Nell'abside si aprono due piccole monofore laterali prive di sguancio.
La parete esterna dell'abside, come quella di un tratto del fianco settentrionale,
ha un semplice coronamento costituito da un doppio filare di mattoni aggettanti
sorretti da mensoline di cotto [Aletto 2010, pp. 66-67].
Interno a navata unica. Il pavimento dell'aula si trova ad un livello di oltre
un metro inferiore rispetto alla porta d'ingresso e vi si accede con una scalinata.
Copertura a capriate. Si conservano
affreschi quattrocenteschi: sulla parete dell’arco trionfale a sinistra un Santo
vescovo benedicente dalla veste movimentata (S. Gottardo, secondo una scritta che si leggeva in passato),
a destra S. Cristoforo (il volto pare ridipinto), inoltre una decorazione
in finto marmo attorno all’arco e fregi a fioroni raccordati da racemi verdi.
Nell’intradosso dell’arco trionfale a sinistra è dipinto un S. Sebastiano riccamente
vestito e con capo inghirlandato; a destra S. Fabiano, piuttosto
rovinato; in alto una decorazione a grottesche intercalate da medaglioni con
motivi decorativi [Cuttica 1983a,
p. 148]. Nel catino absidale c’è un ciclo restaurato nel 1977 da
Gian Luigi Nicola, datato 1422 o 1423: Cristo in mandorla con libro aperto recante la
scritta «Ego sum lux mundi» e simboli del Tetramorfo su
fondo decorato a quadrettini, alla cui base corre una scritta della quale rimane a
malapena leggibile la data iniziale: «M CCCC XXII (o III)» e il nome «Matheus»; più in basso restano frammenti dipinti con figure di santi: S. Eusebio in trono, S. Antonio Abate e S. Lorenzo, mentre è andata perduta una Madonna in trono col Bambino, ancora visibile negli anni '80 del Novecento tra la finestrella absidale di destra e il S. Fabiano. In una lacuna dopo il S. Antonio si intravedono tracce di un velario
appartenente ad uno strato più antico. Lo stesso Maestro di S. Eusebio di Fabiano è riconoscibile in un lacerto di affresco nella chiesa di S. Gottardo di Camino [Sartor 2016, pp. 206-07]. Sulla parete destra della navata emergono
altre due parti d’affresco raffiguranti S. Bernardino che predica
alla folla (con l'iscrizione tipica del santo «Pater manifestavi nomen tu[um hominibus]») e una
teoria di Santi (tra cui Pietro e Paolo) [Cuttica 1983a,
pp. 148-49], di stile arcaico, ma più recenti dei precedenti (S. Bernardino fu
canonizzato nel 1450). La parete di sinistra, non originale, è priva di dipinti.
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