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VERRUA SAVOIA

VERRUA SAVOIA

 

Dial. Avrüua. Verucha, 999 [Durandi 1774, p. 315; MGH DD II/2, n. 323, p. 749; BSSS 145, doc. 35, p. 117]. Il determinante Savoia venne aggiunto nel 1863 [R.D. n. 1083, 21/12/1862].

Abitanti: 880. Distanza da Casale Km 40 ‑ Altezza: m 287 s. m. Provincia di Torino.

Parrocchia di S. Giovanni Battista. La pieve di Verrua fu costituita tra il 1216 e il 1254 [Settia 2012, pp. 14-15]; compare negli estimi vercellesi del 1299 unita alla chiesa di S. Giovanni di Mirolio [ARMO, p. 41]. Già prima del 1349 il servizio di parrocchia di Verrua era svolto dalla chiesa di S. Genuario, e dopo il 1550 da S. Giovanni Battista, eretta nel borgo del forte; quest’ultima fu distrutta nella prima metà del sec. XVI, ricostruita attorno al 1604, gravemente danneggiata nell’assedio del 1625, restaurata e infine demolita nel 1690 a beneficio delle fortificazioni, per ordine del duca Vittorio Amedeo II. Si edificò quindi una nuova chiesa, che venne a sua volta distrutta con le mine nel 1705, dopo la presa del forte da parte dei Francesi. La successiva chiesa di S. Giovanni Battista non fu più costruita nel forte, ma accanto al borgo di Moleto [Ogliaro 1976, p. 23; Ogliaro 1999, pp. 340-42]. Le parrocchie di Verrua e Collegna nel 1805 passarono dalla diocesi di Vercelli alla diocesi di Torino, per entrare infine nel 1817 nella diocesi di Casale [Fassino 2013, p. 225].

Chiesa parrocchiale, S. Giovanni Battista: presso la borgata Moleto (dial. Mulài. Meletum, 1349 [BSSS 73/II, p. 306]). Costruzione iniziata il 20/11/1749 [AD 1974, p. 144] su una modesta altura denominata Monsavio, progetto di Andrea Levis, capomastro Matteo Ronco [Ogliaro 1999, pp. 301-302, 345]. Fu benedetta il 24/6/1756 e consacrata il 2/9/1759 [AD 1974, p. 144]. Nel 1786 venne rifusa la campana grossa (Prinetti); nel 1789 la campana mezzana (Bianco). Nel 1797 fu costruita la nuova bussola (Giuseppe Gabriele di Perizzaria). Nel 1813 fu effettuata la tinteggiatura marmoreggiata dell’altare di S. Carlo da parte del decoratore Antonio Cattaneo, che tre anni dopo eseguì anche lavori in stucco nel coro e nella balaustra [Ogliaro 1999, pp. 347-48]. Nel 1954 fu installato sul campanile un nuovo orologio, che sostituì il precedente vecchio di 133 anni. Nel 1966 venne benedetto il nuovo concerto di cinque campane (ditta Filippi). Negli ultimi è stato operato un completo restauro (tetto, facciata, campanile, impianti, pavimenti, pitture murali).

Grandioso edificio in stile barocco piemontese, in mattoni a vista. Facciata rivolta a sud; è a due ordini, ondulata, con fastigio curvilineo. Alla sinistra del portale c’è un quadrante solare, rivolto a sud-ovest (Tebenghi, 1992); sul fianco destro ci sono altri due quadranti, ormai illeggibili e privi di gnomone. Posteriormente, sul lato destro del presbiterio, si eleva il campanile. Impianto ad aula rettangolare che si prolunga nel presbiterio più stretto e nell'abside semipoligonale. L'altare maggiore marmoreo settecentesco è rialzato di quattro gradini dal piano del presbiterio. Sulla parete di fondo dell'abside è collocata una grande tela centinata raffigurante il Battesimo di Gesù (sec. XVIII). Belle balaustrate marmoree, settecentesche, delimitano il presbiterio e le quattro cappelle laterali; in queste sono presenti grandi tele settecentesche raffiguranti rispettivamente S. Domenico (prima cappella di sinistra); i Ss. Carlo e Antonio da Padova con Gesù in croce e le anime del Purgatorio (seconda cappella di sinistra); l'Assunta venerata dai Ss. Nicola e Lucia e da una donatrice (prima cappella di destra); la Madonna del Rosario coi Ss. Domenico e Caterina e i Misteri (seconda cappella di destra). In una nicchia ricavata sulla sinistra al passaggio tra aula e presbiterio è collocata una statua lignea dipinta e dorata di S. Giovanni Battista (fine sec. XVIII). Pulpito ligneo di Francesco Arietti (1796) [Ogliaro 1999, p. 347]. Organo dei Serassi [AD 2002, p. 214] (forse Andrea Luigi), non datato (ma risalente probabilmente all’ultimo quarto del sec. XVIII), costruito per la chiesa del convento di S. Francesco di Crescentino e acquisito all’incanto nel 1803 [Galazzo 1990, p. 364; Ogliaro 1999, p. 347]; è stato restaurato nel 2018 (ditta Italo Marzi).

S. Pietro Apostolo: posta isolata in bella posizione panoramica su un’altura denominata Collegna, all’interno della recinzione di una proprietà privata. Ex parrocchiale di Collegna (dial. Culègna. Colegna (?), 1299; [ARMO, p. 41]). Probabilmente elencata nel 1299 nella nuova pieve di Verrua (toponimo non leggibile) [ARMO, p. 41]. Dopo un lungo contenzioso fu eretta in parrocchia il 10/4/1747, unita fino al 1766 alla chiesa di S. Giacomo di Cervoto [Ogliaro 1999, p. 354], nel 1955 fu unita «aeque principaliter» con Marcorengo e nel 1969 con Verrua Savoia, infine nel 1986 venne soppressa [AD 1969, p. 47; AD 1974, p. 82; Decreto vescovile 30/6/1986]. Nel 1967 fu venduto alla parrocchiale di Mombello un antico battistero ligneo scolpito [AD 1974, p. 99].

Struttura risalente alla fine del sec. XVII. Alla facciata è addossato un porticato. Interno a navata unica con presbiterio e piccolo coro [Ogliaro 1999, pp. 353-54]. In cattive condizioni per i continui vandalismi [AD 1991, p. 223], è stata ridotta ad uso profano nell’aprile 2002 [AD 2002, p. 214].

S. Lucia: detta anche Madonna del Carmine, cappella situata in località Sivrasco (dial. Sivràsc. Savrasco, 1304 [Ogliaro 1999, p. 308]). Fu costruita nel 1695 nel sito di una preesistente cappella campestre dedicata alla Madonna del Carmine, su iniziativa di Bernardino Sivrasco, proprietario del terreno. La variazione del titolo avvenne probabilmente verso la metà del sec. XIX, in occasione di alcuni interventi operati all’interno, quando l’edificio venne dotato delle suppellettili provenienti dalla cappella privata di S. Nicola da Tolentino della frazione Monte [Ogliaro 1999, p. 307]. Ha subito furti. Viene utilizzata saltuariamente [AD 1991, p. 223].

Edificio suggestivo ma in mediocri condizioni, in mattoni a vista, dopo il distacco quasi completo dell’intonaco. La facciata è preceduta da un portico sorretto da quattro pilastri. L’interno, ad aula rettangolare con abside semicircolare, è spoglio; unici elementi decorativi sono lesene e pilastri reggenti un cornicione che corre lungo tutto l’ambiente, i cui capitelli dipinti di bianco sono decorati con volute e foglie d'acanto, mentre non è più presente (2022) una statua di S. Lucia ancora segnalata alcuni anni fa [Aletto 2006, p. 281].

S. Rocco: in località borgata Tabbia (dial. Tàbia). Chiesetta votiva già presente nel sec. XVII, caduta in rovina durante l’ultimo assedio di Verrua e demolita nel 1722. Fu ricostruita nel 1740 con un piccolo portico antistante dagli abitanti del luogo [Ogliaro 1999, p. 287]. Viene utilizzata nel mese di maggio, nel primo venerdì di ogni mese e in varie festività ricorrenti nella frazione [AD 1991, p. 223].

È in buone condizioni. Facciata rivolta a nord, preceduta da un portico più basso a tre fornici. Un campaniletto si eleva dal bordo sinistro del tetto presso la facciata. Sopra il portone d'ingresso sono ricordate le date di vari restauri (1897, 1935, 1986, 2008). Pianta ad aula semplice con abside rettangolare. Come pala d'altare c'è una tela centinata di fine Settecento raffigurante l'Assunta coi Ss. Rocco, Antonio Abate e Sebastiano.

S. Gaetano: cappella in una villa privata [AD 1974, p. 144].

S. Genuario: chiesa di Verrua, localizzata in Mairolium, presso l’attuale cimitero del borgo Valentino (dial. Valantìn) [Settia 1975, pp. 274-75; Ogliaro 1976, p. 22]. Nel 1151 apparteneva all’abbazia benedettina dei Ss. Michele e Genuario di Lucedio [BSSS 193, doc. 2, p. 58]. Dal 1299 al 1440 è elencata negli estimi della pieve di Verrua [ARMO, pp. 41, 116, 238; Cognasso 1929, p. 226]. Già alla fine del sec. XIII doveva essersi resa indipendente dall’abbazia di Lucedio dato che era diventata parrocchiale. Nel sec. XV iniziò la sua decadenza. Nel 1573, cessate le funzioni parrocchiali e trasformata in desolata chiesa cimiteriale, risultava unita alla parrocchiale di S. Giovanni; nei primi anni dell’Ottocento era ridotta a chiesa campestre [Ogliaro 1976, pp. 22-23; Ferraris 1995, p. 201]. Venne demolita quando si ampliò il cimitero del Valentino [Ogliaro 1999, p. 303].