TONCO
TONCO
Dial. Tunc. Tuningum,
988 [BSSS 28, doc. 111, p. 216].
Nel 1935 Tonco passò dalla provincia di Alessandria alla nuova provincia di Asti [R.D.L. n. 297, 1/4/1935].
Abitanti: 932. Distanza da Casale Km 33 - Altezza: m 271 s. m. Provincia di Asti.
Parrocchia dei Ss. Maria e Giuseppe. Eretta ab immemorabili. Dalla diocesi di Vercelli passò alla diocesi di Casale nel 1474, alla diocesi di Asti nel 1805, infine nuovamente alla diocesi di Casale nel 1817
[De Bono 1986, p. 34; Bosio 1894, pp. 134-41]. Primitiva parrocchiale fu la chiesa di S. Maria (citata nel 1252) [ASTo, Corte, Paesi per A e B, T, m. 4, fasc. 1]; pur priva di battistero, ancora nel 1708 manteneva il titolo ufficiale di parrocchiale, ma fin dal 1527 le effettive funzioni parrocchiali erano svolte dalla chiesa di S. Giuseppe [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 2, f. 49r;
Bo 1980, p. 211]. Quest'ultima fu a sua volta sostituita alla fine del sec. XVIII dall'attuale parrocchiale.
Chiesa parrocchiale, Ss. Maria e Giuseppe:
in posizione dominante sull'abitato. Il giorno 11/9/1778 il campanile della vecchia parrocchiale di S. Giuseppe crollò sulla chiesa causando gravi danni; il 20/10/1778 si giunse alla decisione di costruire una nuova chiesa in un luogo più comodo [AD 1991, p. 216]. Non fu accolto il progetto di Gaspare Pasta del 1779 perché troppo costoso. Nel 1780 la comunità commissionò e scelse un nuovo progetto dell'arch. Filippo Castelli (il quale a Tonco costruì anche un palazzo nobiliare). Furono abbattuti alcuni oratori per ricuperare materiale edilizio; altro materiale provenne dal castello in rovina. Dal 20 al 30/7/1780 vennero tracciate le fondamenta, furono effettuati gli scavi ed edificati «trabucchi 250 e più di muraglia». Nel 1781 i lavori vennero affidati al capomastro Carlo Ronco. A causa di contestazioni sorte fra gli amministratori della comunità, i lavori vennero sospesi fino alla seconda metà del 1782. Nel 1786 fu stipulato un nuovo contratto coi capomastri Giuseppe Lunghi e Antonio Ronco. Nel 1791 Antonio De Marchi, capomastro luganese abitante a Montemagno, eseguì lavori di stuccatura, intonacatura e pavimentazione. Nello stesso anno la chiesa, che univa i titoli delle prime due parrocchiali, potè essere inaugurata. Il campanile fu completato nel 1808. La consacrazione venne effettuata il 19/9/1819 da mons. Alciati [Casalis, vol. XX, 1850, p. 1001; Pugno 1969; AD 1991, p. 216; Cavallo 2011, p. 326].
Grande mole tardo barocca, già tendente al neoclassico, un po' fredda e pesante all'esterno [Vergano 1965, p. 33]. Alta facciata in cotto a due ordini; al piano inferiore due coppie di robuste colonne affiancano il bel portale; ai lati due smussi a quarto di cerchio con ingressi laterali raccordano la facciata ai fianchi. Nel secondo ordine quattro mensole sostengono il timpano e inquadrano una grande finestra semicircolare. L'alto campanile a pianta quadrata ha cella campanaria conclusa da timpani triangolari oltre i quali vi era una bella cuspide metallica a bulbo, sostituita da Crescentino Caselli dopo un crollo nel 1915 con l'attuale discutibile coronamento a guglia piramidale allungata [Gamarino 1947, pp. 124-25]. Più interessante è l'interno, per la presenza di accorgimenti architettonici, come lo sviluppo delle parti concave, la smussatura degli angoli e il succedersi di linee pure [Olivero 1940, p. 232]: ha pianta complessa, allungata, con due grandi cappelle laterali formanti un breve braccio trasversale; ogni cappella è a sua volta fiancheggiata da due cappelline simmetriche. Il presbiterio rettangolare è affiancato da due grandi sacrestie. Coro semicircolare coperto a semicatino costolonato e lunettato; la crociera ha una grande volta circolare a bacino; altri spazi sono coperti da volte a vela e a botte. Mancano decorazioni plastiche o pittoriche; i pochi elementi decorativi sono prettamente architettonici. Il fregio della trabeazione è decorato a finto marmo. Le potenti lesene hanno finte scanalature dipinte e capitelli corinzi sorreggenti la ricca trabeazione che corre lungo tutto l'interno. Su un alto attico, si dipartono gli archi e i costoloni delle volte, il gioco delle quali forma l'effetto più suggestivo [Gamarino 1947, pp. 124-26]. Grandioso altare maggiore con ciborio a tempietto su colonnine (inizio sec. XVIII) e balaustrata in marmi policromi (metà sec. XVIII) [Di Majo 2010, pp. 499-501]. Varie tele sono poste nell'emiciclo del coro: al centro l'Assunzione della Vergine, più grande; al di sotto la Fuga in Egitto, tre tele seicentesche raffiguranti la Deposizione dalla croce, la Strage degli innocenti e il Trasporto della croce, e la più tarda Adorazione dei Magi. Un notevole Crocifisso ligneo (sec. XVI) è appeso all'arco trionfale. Vi sono due grandi altari barocchi di stucco dipinto nei bracci laterali; quattro eleganti altari più piccoli sono situati presso il presbiterio e la facciata. Altre tele presenti nella chiesa: nella seconda cappella a destra Martirio di S. Lorenzo (copia del sec. XVII di una famosa opera di Tiziano) e Presentazione di Gesù al tempio; Madonna col Bambino tra i Ss. Rocco, Sebastiano e Defendente (fine sec. XVI); Visitazione di Maria (sec. XVII, scuola moncalvesca). Altre opere pregevoli: tre statue lignee della Madonna (Assunta, del Carmine, del Rosario); due acquasantiere di marmo bianco. La bussola, la cantoria e la cassa d'organo costituiscono, con gli stalli del coro, il pulpito, i confessionali e gli arredi della sacrestia, un insieme ligneo omogeneo databile a fine sec. XVIII - inizio sec. XIX. Il grande organo della ditta Pietro Barchietti venne costruito ex novo (1873) forse in sostituzione di uno strumento precedente, non documentato, e ipoteticamente attribuito a Luigi Savina (ca. 1815) [Galazzo 1990, p. 168; AD 1991, p. 216; Cavallo 2011, p. 326]. Notevoli i mobili delle due sacrestie.
S. Giovanni Evangelista:
sulla piazzetta omonima. Un precedente oratorio della confraternita di S. Giovanni Evangelista fu distrutto nel 1780 per ricavare materiali per la costruzione della nuova parrocchiale. La chiesa fu riedificata all'inizio del sec. XIX.
Ricorda in piccolo la parrocchiale: pianta a croce greca, classicheggiante, paramento in cotto. Tiburio con pianta a ottagono irregolare. Il campanile presenta in un timpano la data 1881; ha terminazione a bulbo; è stato restaurato nel 1973 [AD 1974, p. 140]. Facciata divisa da quattro paraste su basso zoccolo, con capitelli ionici reggenti trabeazione e frontone triangolare, il cui profilo interno è percorso da mensoline geometriche; sopra il frontone si apre una finestra semicircolare [Bravo 2002, p. 232]. Degno di nota il portone intagliato, lavoro piemontese del sec. XVIII, proveniente dal primitivo oratorio [Caramellino 1999, p. 256]. L'interno è di piccole dimensioni, riccamente decorato, con cupola centrale [Bravo 2002, p. 233].
SS. Annunziata:
periferica, nella regione omonima, a est del concentrico. Nel 1591 era oratorio della confraternita dei Disciplinanti [ASDC, Vis. past. Gonzaga, 457-461, f. 48v]. La costruzione attuale risale agli ultimi anni del sec. XVII; architetto e capomastro, e forse anche committente fu il romita Luca Razzano, che offrì pure il quadro dell'altare [Bravo 2002, pp. 222-23]. È in buone condizioni e funzionante nel mese di maggio [AD 1991, p. 216].
Esterno intonacato, tranne la parte alta del campanile, in cotto. Sulla parete sud c'è un quadrante solare, siglato G. F. (Giulio Ferrandi?) [Tonello 1996, p. 104]. La facciata ha due lesene angolari, fastigio curvilineo, piccolo portone ligneo e due finestre rettangolari. Altare in muratura intonacata con colonne tortili e tela rappresentante l'Annunciazione, di pittore moncalvesco, donatore (o esecutore?) «F. Lucca Razzano romitta» [Bravo 2002, pp. 223-24]. Presso l'ingresso è posta una lastra tombale terragna del 1595 della confraternita dei Disciplinanti, proveniente dalla primitiva chiesa di S. Giovanni Evangelista [Caramellino 1999, p. 256], con scritta «Societ. Disipli. hoc S. F. P. QS 1595» [Bravo 2002, p. 224].
S. Antonio da Padova: nel rione omonimo. Chiesa già esistente nel 1577; nel 1725 era stata da poco ricostruita e si trovava in buone condizioni [ASDC, Vis. apost. Ragazzoni, 456-458, f. 100r; Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 2, f. 50r]. L'attuale edificio fu eretto nel 1779 [AD 1974, p. 140].
Ha pianta ad aula rettangolare con abside semicircolare di piccole dimensioni, e sviluppo più accentuato in elevazione. Esterno in mattoni a vista, campaniletto a vela sul bordo sinistro del tetto. L'elegante facciata, rivolta a sud-est, è guastata da una tettoia metallica. Si conservano due interessanti tele seicentesche raffiguranti la Madonna col Bambino venerata dai Ss. Francesco e Antonio e da un donatore, dell'Alberini (1607) [Chiodo 2008, p. 99] e S. Antonio tra angeli.
S. Gerolamo: piccola chiesa al margine meridionale del paese, all'interno di una proprietà privata. Nel 1725 era in buone condizioni, di proprietà dell'avvocato Gio. Francesco Monti, che l'aveva fatta restaurare; all'altare c'era un quadro di buona fattura infisso nel muro [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 23, f. 750r].
S. Sebastiano: cappelletta spoglia all'estremo settentrionale del paese; titolo già indicato nel 1725 [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 2, f. 50r].
Maria Ausiliatrice: presso la stazione ferroviaria. Fu voluta dalla comunità del rione. Il 31/5/1926 venne posata la prima pietra; la chiesa fu benedetta il 29/8. Nel 1927 fu proclamata Santuario. Il 18/9/1927 risuonarono i primi rintocchi della campana. È ben conservata e funzionante [AD 1991, p. 216].
Cappella di S. Martino: 1 Km a nord-ovest del paese. Ricorda la chiesa di Grimengo o Grumengo (Crumingum, 886), citata nel 910 [BSSS 28, doc. 18, pp. 24-25; doc. 40, p. 66], elencata negli estimi della diocesi di Vercelli, pieve di Castrum Turris, senza titolo nel 1299, col titolo di S. Martino nel 1348 [ARMO, pp. 39, 114; Bo 1980, p. 210]. È un piccolo edificio a pianta esagonale, situato accanto all'omonima azienda agricola.
S. Maria di Monte Ordengo: sugli spalti di settentrione del non più esistente castello. Antica parrocchiale, citata nel 1252, censita nella pieve di Castrum Turris senza titolo nel 1299, col titolo di S. Maria nel 1348 [BSSS 141, doc. 198, p. 240; ARMO, pp. 39, 114]. Era la chiesa più ricca della pieve, probabilmente a causa della sua gravitazione verso Asti [Settia 2015, p. 10]. Perse le funzioni effettive di parrocchiale nel 1527, pur conservandone il titolo ancora nei primi anni del sec. XVIII. Aveva un antico soffitto ligneo decorato a fogliami e ornati a colori vivaci, descritto nel 1725; nello stesso anno presso la chiesa c'erano la casa parrocchiale e il cimitero. Nel 1877 era di proprietà del comune e si trovava già in cattive condizioni [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 22, f. 700r; Niccolini 1877, p. 335; Boschiero 1998, p. 132]. Diroccata per una frana, fu demolita nel 1963. Esiste ancora il campanile romanico, originariamente posto dietro la chiesa a lato della sacrestia, in cattivo stato di conservazione, nascosto nella vegetazione, presso una proprietà privata [Macera 1984a, pp. 20, 27].
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