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ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
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TERRANOVA

TERRANOVA

 

Dial. Teranöva. Terranuova, 1682 [Cavagnolo 1988, p. 214]. Insediamento sorto dopo lo spostamento dell’alveo del Po provocato dall’alluvione del 1580. Il primo nome del borgo fu Doneto (1588), sostituito da Pellata (Vico Pelata, 1611 [Modica 1992, p. 67]), che scomparve a sua volta dopo il 1732, soppiantato dal toponimo attuale [Cavagnolo 1988, pp. 49, 56, 214].

Abitanti: 664. Distanza da Casale Km 9 ‑ Altezza: m 115 s. m. Frazione di Casale M.to, provincia di Alessandria.

Parrocchia di S. Giacomo Apostolo. Eretta il 21/3/1621 da mons. Scipione Pascale [AD 1991, p. 211]. Dal 1805 al 1817 appartenne alla diocesi di Vercelli [Orsenigo 1909, pp. 21-22].

Chiesa parrocchiale, S. Giacomo Apostolo: sulla via Maestra. Fu edificata nel 1620 dagli abitanti di Doneto-Pellata (dove preesisteva una cappella con lo stesso titolo), benedetta e eretta a parrocchia da mons. Pascale il 21/3/1621; venne ampliata nel 1672 conservando presbiterio e campanile [AD 1991, p. 211]. Nel 1686 Carlo Antonio Rampone realizzò un “tabernacolo”, su disegno di Giovanni Battista Scapitta (in realtà si trattava di un elaborato altar maggiore ligneo scolpito e dorato, alto circa 3.5 metri, con numerose colonne e ben 39 figure); l’opera fu completata da Felice Cassina, ma venne distrutta nel saccheggio del 1704; infine nel 1802 Giacomo Argenti approntò il nuovo altare marmoreo, voluto dalla Compagnia del Santissimo Sacramento [Cornaglia 1968, p. 26; Cavagnolo 1988, pp. 59, 66, 75; Mazza 1999, pp. 200-201]. Nel 1791 Antonio F. Zoia costruì l’orologio del campanile, pagato dalla Compagnia del Suffragio [Cavagnolo 1988, p. 75]. Nel 1839 venne acquistata la cassa d'organo dalla chiesa collegiata di Breme [Silva 2017, p. 35]. Nel 1881-82 la chiesa fu prolungata di una campata con rifacimento della facciata e costruzione di due nuove cappelle; Paolo Maggi eseguì affreschi (restaurati nel 1989 da Enrico Baffoni). Fu consacrata il 7/5/1882 da mons. Ferrè. Un oratorio di S. Giuseppe (in seguito intitolato alla Madonna di Lourdes) con funzione di battistero, fu eretto nel 1894 sul lato sinistro del sagrato, con facciata e asse maggiore disposti ad angolo retto rispetto alla parrocchiale. Entro la fine del sec. XIX furono costruiti gli altari laterali [Cavagnolo 1988, p. 121]. Nel novembre 1994 un’alluvione danneggiò gravemente la chiesa, che, dopo i restauri, fu riaperta l’11/11/2001; in tale occasione fu consacrato il nuovo altare centrale rivolto verso i fedeli in marmo rosa e bronzo, di Giovanni Bonardi, autore anche del leggio (2000-01) [AD 2002, p. 321].

Facciata intonacata, rivolta a ovest, scompartita da quattro lesene in tre campi, di cui quello al centro, più largo e alto, culmina con un frontone triangolare sul quale svettano tre statue (quella di mezzo raffigura S. Giacomo); il settore centrale si raccorda con le due ali laterali inferiori mediante volute. Un'asimmetria deriva dalla sporgenza al margine destro della facciata della muratura delle cappelle laterali, che invece a sinistra è coperta dall'innesto con l'oratorio del battistero. Il portale, culminante con un timpano triangolare, ha un bel portone settecentesco di noce intagliato. Al di sopra è presente una falsa serliana.
Impianto a tre navate, suddivise in quattro campate; la navata centrale si prolunga nel presbiterio e nell'abside, anch'essi a base rettangolare, leggermente più stretti. L'edificio misura m 32 x 18.2, la volta della navata maggiore è alta m 12.5. Sulla volta sono affrescati gli Evangelisti, S. Giacomo fra angeli oranti, la SS. Trinità, S. Michele, S. Antonio e S. Bovo e sulle pareti del presbiterio gli Evangelisti (Paolo Maggi, 1882) [Grignolio 1997, p. 104]. Balaustrata marmorea di Francesco Bottinelli (1770-71) [Cavagnolo 1988, pp. 73-74]. Coro in noce scolpito del sec. XVIII [AD 1991, p. 211]. Ci sono tre altari marmorei per lato, dedicati alla Madonna del Soccorso (restaurato nel 1854-55), S. Antonio, Sacro Cuore (consacrato nel 1893), S. Giuseppe, Madonna Addolorata. Al 1764 risale il battistero in noce di Carlo Bracciano [Cavagnolo 1988, p. 73]; il quadro raffigurante il Battesimo di Cristo è di Andrea Conti (1986; il precedente era stato rubato) [AD 1991, p. 287]. Nella navata sinistra è posto un pregevole Crocifisso processionale attribuito al Maestro del Crocifisso del S. Andrea a Vercelli (ca. 1475), verosimilmente proveniente da una chiesa casalese, in passato ridipinto e sottoposto a pesanti restauri del volto e del perizoma [Natale 2010, pp. 52-59; Natale 2019, pp. 234-36]; secondo una leggenda il Crocifisso fu portato dalle acque del Po in piena. Dal 1970 per le processioni è stato sostituito da un altro Crocifisso realizzato ad Ortisei, sistemato nella navata destra. Statua lignea della Madonna del Rosario (sec. XVIII). Sulla porta d’ingresso c’è la cantoria con l’organo costruito da Edoardo Rossi nel 1902 [Cavagnolo 1988, pp. 110-19]. Via crucis di terracotta dipinta (sec. XX).

La chiesa subì furti nel 1984 e nel 1994 (una tela del battistero raffigurante il Battesimo di Gesù, copia da Ridolfo Ghirlandaio; due grandi porte intagliate e porticine di confessionale; angelo reggicroce del pulpito; due angioletti; decorazioni da confessionali; ecc.) [Grignolio 1997, p. 106].

Madonna del Suffragio (conosciuta come S. Rocco): sulla via Maestra. Una confraternita del Suffragio fu eretta dal 1665 nella parrocchiale. La costruzione dell’oratorio iniziò nel 1830, fu interrotta più volte per difficoltà economiche e terminata solo nel 1855. Già ridotta a magazzino, fu restaurata nel 1955 e nel 1985 [Martinotti 1955; Cavagnolo 1988, pp. 113-15]. La pala dell’abside rappresenta la Madonna del Suffragio invocata dalle Anime Purganti.

Natività di Maria SS.: chiesa della Grangia di Gazzo o Gazo (dial. la Gràngia. Gauzum, 1113 [BSSS 70, doc. 68, p. 82]), situata circa Km 2 a nord-est di Terranova. Il toponimo deriva dalla foresta di Gazzo che, prima dei disboscamenti basso-medievali, occupava il territorio di confluenza tra Sesia e Po. Secondo una leggenda, nel 1163 vi avrebbe sostato il corteo del vescovo Rainaldo di Dassel che segretamente trasportava dalla chiesa di S. Eustorgio di Milano alla cattedrale di Colonia le reliquie dei Re Magi [Grignolio 2002]. La grangia di Gazzo si costituì in seguito a progressivi acquisti di terre nella località di Vercellina (documenti dal 1183 al 1194) da parte del monastero di Rivalta Scrivia, dipendente dall’abbazia di S. Maria di Lucedio; attorno al 1197 l’abbazia di Lucedio rilevò direttamente la grangia [Panero 1999, p. 252]. Gazzo seguì successivamente le sorti di Lucedio, passando nel 1784 all’Ordine Mauriziano; nel 1854 la grangia fu ceduta al demanio. Non è nota la data di erezione a parrocchia (comunque anteriore alla fondazione della diocesi di Casale) [Cavagnolo 1988, p. 98]. Pur non essendo indicata nelle due bolle istitutive della diocesi di Casale, la parrocchia di Gazzo passò dalla diocesi di Vercelli a Casale già nel 1474 [Settia 1991a, p. 370]; nel periodo 1805-1817 tornò temporaneamente sotto la diocesi di Vercelli [Orsenigo 1909, p. 21; Bolla papale 17/7/1817]; fu infine soppressa e unita a Terranova nel 1872 [Cavagnolo 1988, p. 106]. Distinto dalla grangia, circa Km 2.5 a nord della stessa, nell'attuale territorio di Motta de' Conti, esistette per un secolo nel basso medioevo il villaggio di Gazzo (villanova fondata prima del 1230 dai canonici di S. Eusebio di Vercelli, disabitata già attorno al 1330; aveva una chiesa dedicata a S. Giovanni) [Rao 2011, pp. 168-77].

Edificio semplice, di un certo pregio, opera di Giovanni Tommaso Prunotto (1742) [Sciolla 1977, p. 37]; attualmente in condizioni di cattiva conservazione, specie per quanto riguarda le coperture. Paramento in mattoni a vista. Alta facciata suddivisa in due parti da una trabeazione, culminante con un fastigio esterno centinato e circondato da cornici; i bordi della facciata sono segnati da due lesene sovrapposte, gli spigoli sono arrotondati. L'ingresso è chiuso da un portoncino di legno scolpito con cornice in stucco mal conservata, sovrastato da una finestrella stretta e frastagliata e da una lunetta. Sulle pareti laterali sporgono i volumi delle due cappelle e della sacrestia. Il campanile è diviso in tre parti di diversa altezza; la cella campanaria, lesionata da un fulmine nel 1988, è priva di campane. Interno molto slanciato; impianto rettangolare con volta a botte incavata da lunette sopra le finestre; eleganti capitelli sorreggono una grande cornice. Le pareti sono state ripulite all’inizio degli anni novanta del sec. XX. Sulla volta resti di affreschi (Evangelisti, Spirito Santo). Dietro l’altare, sul fondo del coro, è presente una tela settecentesca raffigurante la Natività della Vergine coi Ss. Anna e Gioachino [Grignolio 1990b]. Nella cappella di destra in una nicchia è custodita su un bel trono (realizzato nel 1718 da Severino Cassina) la statua lignea dorata della Madonna del Rosario del sec. XVI, riparata dal Cassina nello stesso 1718 [Vesme, I, p. 285; AD 1991, p. 211]. Sulla sinistra c’è un quadro settecentesco raffigurante S. Antonio da Padova e S. Bovo oranti per le anime del Purgatorio. Nella parete di controfacciata è dipinto il Battesimo di Gesù. Non sono più presenti le stazioni di una bella Via Crucis settecentesca (provenienti dalla chiesa di S. Giacomo) [Grignolio 1990b].