SANTA MARIA DEL TEMPIO
SANTA MARIA DEL TEMPIO
Dial.
la Madòna. Possibile prima citazione (in via Templi) nel 1240 [BSSS
40, doc. 192, p. 349], o nel 1228 [BSSS 40, doc. 135, p. 244;
Fois 2006, doc. 43, p. 125].
Abitanti: 928. Distanza da Casale Km 4,5 ‑ Altezza: m 108 s. m. Frazione di
Casale M.to, provincia di Alessandria.
Parrocchia di S. Maria degli Angeli. Eretta il giorno 1/8/1829 [AD 1991, p.
196].
Chiesa parrocchiale, S. Maria:
la prima chiesa, dedicata alla Vergine, fu eretta probabilmente dai Templari ai bordi di un'antica strada romea, in un'area che prima del 1248 era parte del territorio di Paciliano
[Aletto, Angelino 2019, p. 44]
[AD 1991, p. 197].
Nel 1228, quando Paciliano non era ancora stato inglobato
nel distretto di Casale, è citata per la prima volta la domus Templi di Paciliano [BSSS
40, doc. 135, p. 244; Fois 2006,
doc. 43, p. 125].
Alla soppressione dell’ordine dei Templari (1312) la domus con la chiesa passarono ai Gerosolimitani. È attestata dal XIV secolo un'importante fiera che si svolgeva a Santa Maria del Tempio in occasione della festa dell'Annunciazione (25 marzo) [Statuti 1978, add. 134-135, p. 590].
L’edificio sacro fu distrutto nell’assedio di Casale del 1640. Nel 1644 padre Giovan Battista Cagnoli, dei
Minori Osservanti Riformati, acquistò quanto ne restava ed eresse un piccolo convento, sufficiente
appena per quattro religiosi, situato a cavallo del confine (detto del “fossalone”)
tra le diocesi di Casale e di Milano
[Alghisi, parte II, libro VII, n. 77;
Crescenzio 1964, pp. 161-62].
Nel 1646 la chiesa era in buone condizioni: aveva facciata rivolta a ovest e un unico altare
dotato dell'ancona con la Madonna incoronata col Bambino e i Ss. Giovanni Battista e Francesco
(che ora è nella cappella della Madonna miracolosa); alle pareti erano appesi 53 ex voto (di cui 15 d'argento).
Erano inoltre segnalati altri quadri raffiguranti la Madonna (due), il Salvatore,
S. Maurizio, S. Martino e i 12 Apostoli
[Ricaldone 1979, pp. 317-18].
Nel 1659 i Frati Minori Riformati
ricostruirono la chiesa e l’annesso convento, che arrivò ad ospitare fino a 26
religiosi. La chiesa, descritta come molto bella, restò in funzione fino alla
soppressione del 1802 [AD 1991, p. 197].
Nel 1824 l’ex cappuccino don Desiderio Garavello acquistò il convento dal
conte Carlo Massa, per cederlo ai cappuccini,
che vi entrarono il 28/4/1824 e costruirono nel 1825 l’attuale chiesa sotto il
titolo di S. Maria degli Angeli e S. Francesco, su un sedime distante 60 metri
dalla precedente.
Dopo l’erezione in parrocchia (3/7/1829), la chiesa fu affidata ai padri
cappuccini della provincia di Alessandria e consacrata il 2/9/1832 da Monsignor
Icheri di Malabaila.
Della chiesa antica
restano alcune lesene incorporate sotto il tetto dell’edificio del convento;
dove un tempo si innalzava il campanile è rimasto un dipinto murale con la Croce
di Malta. Entro il 1832 vi fu trasferito dalla soppressa chiesa cappuccina di S.
Ludovico di Casale l'imponente altare ligneo. Nel 1841 vennero costruiti sacrestia
e campanile, su progetto dell'architetto Giovanni Formiglia. Nel 1866 il convento
fu soppresso, ma con due atti del 1870 e 1874 venne ricomprato da sacerdoti cappuccini.
L’ospizio con la sua chiesina furono
abbattuti nel 1874 nel corso di lavori di ampliamento della strada. Un nuovo
restauro fu effettuato nel 1892.
Nel 1902 la chiesa fu prolungata anteriormente
di 7.5 metri, con rifacimento della facciata nelle forme attuali, su disegno
dell’arch. Pietro Marchino. Al 1910 risalgono interventi decorativi.
Il pavimento
fu rifatto nel 1920 in cementine esagonali di tre colori. Nel 1926 venne eretta sul fianco sinistro la cappella della
Madonna Miracolosa (arch. Frediano Rota)
[Crescenzio 1964, pp. 163-69;
Palmieri 2012, p. 20],
e la volta a cassettoni della cupola venne decorata con stucchi (Domenico Cerrato e figli).
Nel 1950 si effettuarono abbellimenti (dipinti murali di Giulio Cesare Mussi), in occasione del cinquantenario di gestione
della parrocchia di P. Lorenzo Caligaris da Bistagno
(ricordato da una lapide in controfacciata).
Nel 1951 fu restaurata la facciata.
Altri restauri nel 1990 (Pietro Vignoli) e nel 2000
(cappella della Madonna miracolosa, Renzo Rolando).
Sagrato in porfido con motivi decorativi e una grande croce in pietre bianche (1986).
La facciata è d’impronta neoclassica; sopra il portale vi è un dipinto murale
raffigurante la Madonna col Bambino, S. Francesco e frate Masseo, del
prof. Giulio Cesare Mussi (1951). Il campanile si eleva sul lato sinistro della chiesa, al fondo della navata laterale. Interno a tre navate, suddivise in tre campate, con presbiterio e coro rettangolare. A Giulio Cesare Mussi si devono anche gli affreschi delle volte (1950)
[Crescenzio 1964, pp. 167-69],
col Transito di S. Giuseppe nella prima campata, S. Francesco,
Intercessione di Maria per S. Francesco, Presentazione di Maria al Tempio,
e, sulla volta del presbiterio, Trinità con due angeli.
Monumentale altare maggiore di noce non dipinto, caratteristico dell’ordine dei frati minori cappuccini, con alte
colonne tortili avvolte da serti di fiori (da cui sono stati sottratti numerosi
cardellini), restaurato tra il 2004 e il 2010 (ditta F.lli Signini) e pala effigiante la
Madonna col Bambino e i Ss. Ludovico e Francesco (≤1642), di Giovanni Battista Casoni e Domenico Fiasella, detto il
Sarzana (cui spetterebbero il volto della Vergine e la figura di S. Francesco);
l’altare proviene dalla chiesa di S. Ludovico di Casale dove nel 1642 venne consacrato e nel 1681 fu dedicato a S. Francesco (è perduta invece
l’immagine del Padre Eterno, già collocata superiormente alla pala);
nell’angolo basso di sinistra è ricomparsa l’arma della famiglia Caresana; la tela è
stata restaurata da Claudia Rossi (2001-02)
[Sanguineti 2003, pp. 132-33].
Ai lati del tabernacolo erano poste entro nicchie
alcune statue di santi francescani, ora collocate in luogo più sicuro.
Notevole anche il paliotto ligneo scolpito recentemente riapplicato all'altare.
Due tele del sec. XVI sistemate lateralmente alla pala raffigurano Gesù nell'orto
di Getsemani e Gesù incoronato di spine [Palmieri 2012, p. 27].
Balaustrata del Sancta Sanctorum di marmo bianco di Carrara (1878).
Altarini laterali di marmo con statue dell’Immacolata e di S. Giuseppe
(1894) [Crescenzio 1964, p. 167].
Sul lato sinistro della chiesa, a livello della seconda campata, si apre la
cappella della Madonna miracolosa eretta nel 1926, ridipinta nel 1953 da Giulio Cesare Mussi
[Crescenzio 1964, p. 169]; sulle pareti laterali sono
appesi alcuni ex voto; vi si venera l’immagine della Madonna
incoronata (triregno retto da due angeli), col Bambino e i Ss. Giovanni Battista e Francesco,
opera che presenta qualche attinenza con la tarda bottega di Ottaviano Cane (attorno
alla metà del sec. XVI) [Romano 1970, p. 58], in cui la Madonna col Bambino
deriva dall'icona detta "Salus Populi Romani" conservata nella basilica
di S. Maria Maggiore di Roma. Secondo la leggenda il quadro fu portato dai
Templari, poi nel 1640 venne temporaneamente sottratto da un capitano spagnolo
[Alghisi, parte II, libro VII, n.
74]. All’angolo inferiore sinistro si legge: «Molto r[everen]do
Sig.re Fra Federico (…)» (in occasione della visita priorale del 1767 alla base dell'ancona
si leggeva «il nome del fu signor Balì di Venosa, Coconato, col millesimo 1643»
[Ricaldone 1979, p. 321]).
Dopo l'ultimo restauro (2000) ai piedi della Madonna è
ricomparso uno stemma dei Radicati, in precedenza ricoperto da un
angelo. Organo Vegezzi Bossi del 1911
[Crescenzio 1964, p. 169].
Nella sacrestia, corrispondente all'abside della chiesa, c’è una tela di Orsola Caccia rappresentante l’Incoronazione della Vergine
[Romano 1972, p. 763];
un quadro ad olio del sec. XVII ritrae padre Giacinto Natta (morto nel 1627),
e un altro quadro padre Bonaventura Carretti (morto nel 1772)
[Angelino 2002b];
i resti dei due religiosi, ricordati anche
da lapidi, dal Duomo di Casale furono trasportati in questa chiesa nel 1826. Altre
tele presenti: Crocifisso adorato da S. Francesco, riproduzione in piccolo
della tela di Nicolò Musso realizzata per la chiesa di S. Francesco di Casale (oggi
conservata in S. Ilario); ritratto ottocentesco del cappuccino Francesco Maria
da Camporosso; Ultima cena (sec. XVII-XVIII); Immacolata tra i Ss.
Francesco e Chiara (sec. XVIII); Ritratto di cardinale (sec. XVIII);
Due frati francescani (sec. XVII) [Palmieri 2012, p. 28].
Nell'ottobre 1996 vennero rubate due tele, tra cui la
Vestizione di S. Chiara, attribuita a Carlo Preda (in cattive
condizioni), proveniente dalla chiesa di S. Ludovico di Casale
[Spantigati 1999, p. 150].
Non si hanno più notizie dell’Ultima Cena, tela attribuita al
cappuccino Bernardo Strozzi, in passato presente nel refettorio
[De Conti 1794, p. 45].
Dal convento provengono due coppie di globi di cartapesta (globo
terrestre e sfera celeste) del padre Pietro Maria da Vinchio, appartenente all'ordine dei Frati Minori Riformati, custodite nella
biblioteca del Seminario di Casale (1739 e 1745) e nella Biblioteca Civica di
Alessandria (1746-48 e 1750)
[Gentile 2003, p. 152]. Il fondo librario
del monastero, comprendente circa 1500 volumi, è invece confluito nel 1870 nella
Biblioteca Civica di Novi Ligure [Brunetti 2008].
S. Giovannino:
a Cerreto (dial. An Srèi.
Cerredum, 988 [BSSS 41, doc. 2, p. 220;
Ripanti 1970, p. 117]).
La fabbrica fu iniziata nel 1685 a spese del viceparroco della cattedrale Pietro Guglielmo Bonanati, sotto il titolo di
S. Maria Vergine delle Grazie e dei Ss. Giovanni Battista e Rocco; venne consacrata
nel 1687. Il progetto è attribuito da Giuseppe Antonio De Morano e da
Domenico Prola a Sebastiano Guala [De Morano
1795, p. 232; Prola 1974, p. 414]
(che però morì nel 1672), invece a Giovanni Battista Scapitta da Emma Cornaglia
[Cornaglia 1968, p. 26].
Coi beni in gran parte donati dal fisico Agostino Belloste di Parigi,
abitante in Torino, si formò il 16/12/1712 una cappellania laicale
[De Morano 1755, pp. 112-13]. Agli
inizi del sec. XIX apparteneva alla famiglia Mellana; era sconsacrata e utilizzata
da magazzino della legna; nel 1818, in occasione dell'ingresso in Casale del nuovo
vescovo mons. Francesco Alciati, il Consiglio Comunale riuscì a imporre al proprietario il
restauro dell'edificio [Gallo 2010, p. 145].
Dopo il 1879 gli eredi di Filippo Mellana cedettero all'asta la chiesa all'Ente
Morale “Fondazione Leardi”, che infine nel 1977 donò l'edificio alla parrocchia
di S. Maria. Nel 2010-11 è stato rifatto il tetto e sono state restaurate due
tele [Corti 2011]. Nel 2017 sono stati restaurati i dipinti murali, realizzati a secco (restauro di Beatrice Coppo e Raffaella Costanzo) [Angelino, Roggero 2017].
La chiesa, incorporata in un fabbricato civile, ha un pronao a sviluppo poligonale
aperto sui tre lati con fornici. Al centro emerge il tiburio ottagonale con lanterna
e campaniletto a vela, la cui campana fu fusa nel 1749 (parrebbe leggibile il nome
del fonditore «A. Giorgio», forse corrispondente a De Giorgi)
[Barbesino 2011]. L'interno ha
un vano principale a pianta ottagonale con cupola e un piccolo presbiterio rettangolare
coperto con volta a crociera. Sulla cupola, divisa in otto vele disuguali da
costoloni dipinti, sono affrescati scene della vita di S. Giovanni Battista
e i profeti Geremia, Ezechiele, Daniele e Isaia (fine sec. XVII). Elementi
che rimandano allo Scapitta sono la cupola, il portico e l’impianto ottagono
[Solarino 1999, p. 278].
Vi sono tele settecentesche: la pala d’altare ritrae la Madonna delle Grazie
venerata dai Ss. Evasio e Rocco, con un’immagine di Casale; alla sua sinistra
è posta una tela con la Madonna e il Bambino venerati da Isidoro l'agricoltore
e a destra un'altra tela raffigurante la Madonna coi Ss. Giovannino e Sebastiano.
In una nicchia dell'aula è collocato il busto marmoreo di Filippo Mellana
(Gaspare Galeazzi, 1875) [Palmieri 2012, p. 34], qui sepolto col
padre e il nonno. Vi sono inoltre quattro statue donate nel 1948, rappresentanti
la Madonna, il Sacro Cuore e i Ss. Antonio e Rocco, poste entro nicchie scavate nei quattro lati corti del vano principale.
Nell’atrio una botola chiusa da una grata segna l’ingresso ad una galleria sotterranea
che, secondo una ipotesi fantasiosa, porterebbe alla chiesa di S. Maria del Tempio
[Angelino 2002a].
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