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SAN GERMANO

SAN GERMANO

 

Dial. San Žarmàn. Già Pasilianum / Pacilianum, 882 [MGH Karoli III, n. 54, p. 92; BSSS 145, doc. 34, p. 114; ritenuto dubbio dal Gabotto]. Dipendente per donazione regia del 942 dalla signoria del monastero di S. Ambrogio di Milano [Fois 2006, doc. 1, p. 31], Paciliano si organizzò a comune fin dal sec. XII, entrò in conflitto con Casale e dopo una distruzione (1212) e una ricostruzione, nel 1248 venne inglobato nel territorio casalese. Un'interruzione vera e propria dell'insediamento si verificò solo nel sec. XV. Nella seconda metà del sec. XV comparve l’agiotoponimo San Germano, che soppiantò Paciliano nel corso del secolo successivo [Settia 1983a, pp. 150-51].

Abitanti: 1514. Distanza da Casale Km 4 ‑ Altezza: m 160 s. m. Frazione di Casale M.to, provincia di Alessandria.

Parrocchia di S. Germano. All’epoca della fondazione della diocesi di Casale la chiesa di S. Germano dipendeva dalla parrocchia di S. Evasio di Casale. La nuova parrocchia venne eretta nel 1577 smembrandola dalla Cattedrale, data l'impossibilità del curato di S. Evasio di portare i sacramenti fuori dalla cinta muraria nelle ore notturne, quando le porte della città dovevano restare chiuse [ASDC, Vis. apost. Ragazzoni, 456-458, f. 22r; AD 1991, p. 193].

Chiesa parrocchiale, S. Germano: prima citazione nel 1143, quando papa Innocenzo II confermava come possesso del capitolo di Casale «In Paciliano: ecclesiam Sancti Germani» [BSSS 40, doc. 13, p. 20]. Fu sede di canonica. Attorno alla metà del sec. XII scoppiò un’annosa controversia per il diritto di battesimo tra le canoniche di Casale e di Paciliano [Ferraris 1995, p. 122; Merlo 2000, pp. 27-30]. Una nuova chiesa fu edificata nel 1554 nella regione ancora oggi detta cantone Chiesa, ai piedi della collina del Gesso. La chiesa di S. Germano appartenne alla cattedrale fino al 1577, quando il visitatore apostolico mons. Gerolamo Ragazzoni emanò un decreto con cui smembrava questa chiesa e il suo territorio dalla parrocchia del Duomo ed erigeva la nuova parrocchia, conferendo al parroco il titolo di rettore. Il decreto fu eseguito con bolla vescovile del 4/8/1578 dal vescovo mons. Alessandro Andreasi. I primi rettori di S. Germano erano amovibili non avendo alcun titolo beneficiario. Soltanto il 12/12/1782 il parroco di S. Germano ottenne un beneficio per opera del rettore Giuseppe Luigi Novarese e con l’aiuto del vescovo Avogadro e del re Vittorio Amedeo; con bolla di papa Pio VI del 6/9/1782 furono soppressi quattro canonicati, concentrati in un solo beneficio da assegnare al parroco di S. Germano, al quale si concedeva il titolo di arciprete. L’insufficienza della chiesa vecchia spinse don Luigi Novarese a farne edificare una nuova dotata anche di casa parrocchiale, nella sede attuale. Il disegno dell’edificio fu predisposto da Bernardo Lombardi (supposto, senza riscontri sicuri, un progetto di Ottavio Francesco Magnocavalli). Il 21/6/1789 si posero le prime tre pietre. I lavori durarono quattro anni e tre mesi finché il 6/10/1793 la chiesa fu solennemente benedetta; nell’occasione vennero trasportate dall’antica parrocchiale le statue di S. Germano e della Madonna del Rosario, sacre reliquie (tra cui una porzione del cranio di S. Germano) e una preziosa stauroteca [Colli 1914a, pp. 26-27, 30-33]. Un altare della chiesa fu venduto alla parrocchiale di Sala e installato come altare maggiore nel 1793 [Grignolio 1993, p. 92]. Mons. Francesco Alciati consacrò la chiesa il giorno 1/9/1822. In seguito al terremoto del 1832 l’edificio venne rafforzato [Colli 1914a, pp. 34-36]. Solo verso il 1838-40 fu realizzata la facciata [S. Germano 1989, p. 111]. Su progetto di Crescentino Caselli dal giugno 1890 al Natale 1891 si costruirono la lanterna della cupola (per la cui cuspide fu riutilizzato il disegno del 1885 della parrocchiale di Camagna) [Del Carretto 1993, p. 71] e le cappelle dell’Immacolata e di S. Giuseppe, previa apertura ad arco dei due muri maestri ai lati dell’altare maggiore; nello stesso periodo fu edificata la nuova sacrestia (ampliata successivamente nel 1904), si rifece tutta la decorazione della chiesa, si rinnovarono le finestre e il pavimento, e vennero poste sulla facciata e sul cupolino quattro statue di cemento, opera di Milanoli (nipote dell’Antonelli, già autore delle statue di cemento di Camagna). Il pittore Andrea Marchisio, dell’Accademia Albertina di Torino, dipinse l’interno della cupola; allo stesso artista si deve il S. Germano che si ammira sulla vetrata centrale del coro, mentre le pitture sugli altri vetri sono di Costantino Sereno. Nel 1892 il giovane Celeste Farotti, futuro famoso liutaio, costruì un altare ligneo per la cappella della Madonna (Madonna del Rosario?), su disegno di un ingegnere torinese. Nel 1901 fu provvisto un nuovo concerto di cinque campane in si bemolle, fuse da Luigi Mazzoli (Mazzola?) [Colli 1914a, pp. 34-36; Iviglia 1953, p. 13]; le campane vennero poi requisite nel 1943 e sostituite nel 1946 da altre quattro nuove fuse dai Mazzola [S. Germano 1989, pp. 41, 59]. Una grotta di Lourdes fu realizzata e benedetta nel 1919; ma venne abbattuta nel 1973 [S. Germano 1989, pp. 46, 96]. Al 1933 risale una ripulitura generale e la nuova decorazione effettuata da Giuseppe Aceto. Nel 1941 sprofondò parte del pavimento; i lavori di ripristino vennero diretti dall’ing. Bartolomeo Bo [S. Germano 1989, pp. 56-57]. Nel 1958 fu restaurata la facciata; il nuovo dipinto centrale con S. Germano fu eseguito da Gino Cappa in sostituzione del precedente deteriorato (che era opera di Ivaldi, realizzata attorno al 1840) [S. Germano 1989, pp. 77-78]. Nel periodo 1968-71 venne posato il nuovo pavimento di marmo del presbiterio e si spostò il fonte battesimale [S. Germano 1989, p. 85]. Nel 1979 fu rifatta la cuspide del campanile.

La facciata neoclassica mostra qualche tangenza formale con la chiesa di S. Quirico a Odalengo Grande (1786), dubitativamente attribuita a Ottavio Bertotti Scamozzi [Perin 2002]; è segnata da quattro colonne giganti su alti basamenti con capitelli corinzi (le cui foglie d’acanto furono rifatte nel 1983 dalla ditta Poncina) [S. Germano 1989, p. 98], sorreggenti la trabeazione e il timpano. Il portone fu costruito nel 1777 da Evasio Ferraris coi soci Pietro e Giovanni, e restaurato nel 1985 da Giuseppe Sbrissa
 [S. Germano 1989, p. 99]. Sopra la porta c’è un mosaico rappresentante la Madonna del Rosario col Bambino venerati da S. Germano, opera di Dario Narduzzi della Scuola Musiva Vaticana, che nel 1990 ha sostituito il dipinto di Gino Cappa. Impianto a croce greca, dominato dalla grande cupola centrale, illuminato dalle finestre del tamburo ottagonale e dell’abside [Grignolio 1997, p. 110]. L’altare maggiore è di gusto già neoclassico, più tardo rispetto alla balaustrata di marmo intarsiato, realizzata nel 1744 dai fratelli Pellagatta, proveniente dalla chiesa di S. Croce di Casale [Negri 1895a, p. 7; Gabrielli 1935, p. 127; Mazza 2003, p. 68]. Sopra il tabernacolo dell’altar maggiore è appoggiato un Crocifisso di Severino Cassina (inizi sec. XVIII), forse originariamente realizzato per la chiesa di S. Francesco di Casale [Colli 1914a, p. 36; Barbero 1995, p. 146]; la croce è più recente (primo quarto sec. XX) e si deve a Giuseppe Botto [S. Germano 1989, p. 54]. Nella prima metà del sec. XVIII giunsero anche il coro a due ordini di posti e il pulpito di noce scolpito. L’altare rivolto al popolo risulta da una madia del sec. XIX, intarsiata con simboli eucaristici da Vittorio Cresta (1965) [S. Germano 1989, p. 83]. Sulle pareti del coro vi sono tele di Giuseppe Aceto, Enrico Aceto e Nino Campese (1926-28): S. Germano che benedice la chiesa, S. Evasio che benedice la chiesa di Pozzo Sant’Evasio, Transito di S. Giuseppe, S. Pietro, S. Paolo; ai lati del presbiterio si trovano due opere di Nino Campese (1928): Gesù a Gerusalemme e Gesù fra i pargoli (in cui ha posato il piccolo Giuseppe, figlio del pittore). Le cappelle del transetto, dedicate alla Madonna del Rosario e a S. Germano, sono chiuse da belle balaustrate marmoree, anch’esse provenienti dalla chiesa di S. Croce di Casale (fratelli Pellagatta, 1744) [Negri 1895a, p. 7; Gabrielli 1935, p. 127]. Nella cappella del Rosario c’è la statua lignea settecentesca della Madonna col Bambino, e alla parete laterale il quadro della Madonna di Pompei, di Nino Campese; nella cappella di S. Germano la statua del santo e un quadro raffigurante Cristo Re, di Carlo Aceto [Occimiano 1997, p. 55]. Sopra i quattro confessionali, diversi fra loro e di origine non nota, sono dipinti i quattro Evangelisti (Ivaldi, ca. 1840) [S. Germano 1989, pp. 112, 114]. Interessante è il Gonfalone di S. Agostino, già in Santa Croce di Casale [Negri 1895a, p. 7], restaurato e inquadrato sotto vetro nel 1962, che presenta su un lato la Madonna della cintura in trono col Bambino tra i Ss. Agostino e Monica, venerata dalla famiglia Gonzaga (tra cui Vincenzo, duca dal 1587), e sull’altra faccia S. Agostino che atterra gli eretici; il dipinto, databile all'ultimo decennio del sec. XVI e riconducibile alla bottega di Giuseppe Giovenone il Giovane, è forse opera giovanile di Giorgio Alberini [Romano 1982a, p. 247; Mazza 2003, pp. 67-68]. Le stazioni della Via Crucis dipinte su tela sono del sec. XIX. La tribuna dell’organo è posta sopra la bussola d’ingresso. L’organo fu costruito tra il 1820 e il 1837 da Carcano (Ferdinando?); venne riparato e accresciuto nel 1933 dalla ditta Parodi di Genova [Colli 1914a, p. 34; S. Germano 1989, p. 56].

La sacrestia ha mobili di noce del sec. XVIII; vi si conserva anche un ritratto ad olio post-mortem di Don Giuseppe Luigi Novarese, eseguito da Luigi Pavese (1883) [Colli 1914a, p. 47]. Nel 1988 furono sottratti ante e pannelli scolpiti, successivamente ricostruiti [S. Germano 1989, p. 100; AD 1991, p. 194].

Madonna del Cappello (chiesa dell’Assunzione): in zona Picchi Madonnina (già Sapello della motta: sapellum Mote, 1498-1529 [Settia 1983a, p. 157 n. 290]). Non è nota l’origine del determinante «del Cappello»; non è da escludere che il locativo «sapello» si sia trasformato prima del sec. XVII in «capello», ma è più verosimile che Cappello si riferisca al nome di un vecchio proprietario del terreno. La chiesetta appartenne ai Filippini di Casale [Colli 1914a, p. 47]. Vi risiedeva un eremita: nel 1674 l’eremita della «Madonna del Capello» fu ritrovato ucciso nel bosco di San Maurizio [Vassallo 2004, p. 206]. Nel 1967 fu rifusa la campana. Nel 1973 si riordinò il tetto e si demolì la casetta adiacente che un tempo ospitava l’eremita; venne abbattuto l’altare e la nicchia della Madonna, ricostruiti con conci di pietra da cantoni estratti a Moleto; fu rifatto l’impianto elettrico e indorato il tronetto della Madonna; il falegname Vittorio Cresta realizzò sedili di legno e l’armadio sottostante il tronetto [S. Germano 1989, p. 87]. Nuovi restauri effettuati nel 2022. Si celebra la messa alla domenica [AD 1991, p. 194].

Impianto ad aula rettangolare, su cui si apre un presbiterio di minore larghezza. Facciata neoclassica, con quattro lesene, frontone triangolare completato da un basso attico. Sopra la porta d'ingresso si trovano una scritta col titolo della chiesa e una finestra semicircolare. Un campaniletto a sezione triangolare si eleva posteriormente all'aula sul lato sinistro. La settecentesca statua lignea della Madonna col Bambino viene portata in processione il 15 agosto.