M O N F E R R A T O A R T E

ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
DEL SACRO MONTE DI CREA
MUSEO CIVICO DI CASALE MONFERRATO
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SALA MONFERRATO

SALA MONFERRATO

 

Dial. la Sala. Sala, 1014 (1016?) [Durandi 1774, p. 326; MGH DD III, n. 322b, p. 406]. Il determinante Monferrato venne aggiunto nel 1863 [R.D. n. 1160, 1/2/1863].

Abitanti: 404. Distanza da Casale Km 15. Altezza: m 264 s. m. Provincia di Alessandria.

Parrocchia Natività di Maria Vergine. Eretta tra il 1584 e il 1590. Da Vercelli passò alla diocesi di Casale nel 1474 [De Bono 1986, p. 34].

Chiesa parrocchiale, S. Giacomo: al centro del paese, sotto la cerchia di costruzioni che corrisponde al perimetro dell’antico ricetto. Costruzione iniziata nel 1584, su progetto di Domenico Scovazino; nel 1597, pur non del tutto completata, la chiesa era già in funzione, col titolo di S. Giovanni Battista e S. Giacomo. Subentrò come parrocchiale a S. Maria Maggiore, che però da anni era stata sostituita per le funzioni religiose dalle chiese di S. Giovanni (abbattuta entro la fine del sec. XVII) e S. Giacomo (l'attuale chiesa di S. Francesco). Il campanile era già terminato nel 1607 [Allemano 2006, pp. 531-32; Castelli 2013, pp. 12, 35-37, 52, 61]. La sacrestia fu realizzata in seguito a un voto nel 1701 e ampliata nel 1710. Nel 1741 fu eretta la Via Crucis. L'edificio fu sottoposto a diversi interventi di restauro nel corso del sec. XVIII. Dal 1790 al 1798 fu ampliato, con la ricostruzione in forma semicircolare del coro già rettangolare e il rialzo della volta del presbiterio e del coro, su progetto di Giovanni Antonio Vigna, che riprese con qualche modifica disegni del marchese Giovanni Francesco Bellone. Il campanile fu ricostruito agli inizi del sec. XIX. Bussola, orchestra e cassa dell'organo furono realizzati da Francesco Jura su disegno di Tommaso Audisio (1838). La chiesa fu consacrata il 2/9/1860 da mons. Nazari di Calabiana [AD 1991, p. 186; Grignolio 1993, p. 92; Allemano 2006, p. 554]. Nel 1887 fu rifatto in piastrelle di cemento il pavimento del presbiterio e della sacrestia. Il nuovo concerto di tre campane venne fuso negli anni 1925-26 (Roberto Mazzola) [Castelli 2013, pp. 165, 168]. Nuovi restauri dal 1928 al 1931, periodo in cui fu abbattuta la parete divisoria tra presbiterio e sacrestia e l'altare di S. Sebastiano fu sostituito dalla Grotta di Lourdes (1929), col contributo finanziario del medico condotto Giuseppe Francia, che inoltre fece adornare l'altar maggiore di un ricco servizio di candelieri e candelabri (1931; targa sul retro dell'altare). Nel 1948 furono rifatti in cemento tre altari laterali. I restauri più recenti hanno riguardato le tre cappelle di destra successive alla cappella della Madonna di Lourdes: le tre tele sono state restaurate nel 2010 da Marie Hélène Cully, mentre nel 2015 sono state restaurate le rispettive cappelle [Castelli 2019, pp. 65-110].

Facciata neoclassica intonacata, cadenzata da due coppie di paraste poggianti su un alto zoccolo ai lati del portale e sormontate da un architrave e da un frontone triangolare dentellato che rinvia ad un frontone di minori dimensioni posto a coronamento del portale. In una lunetta sopra il portale c'è un dipinto di Andrea Conti (1986) che raffigura la Madonna col Bambino e S. Giacomo. Il portone di noce fu realizzato nel 1810 dal falegname Vandino (Vaudino?) [Castelli 2013, pp. 137, 159]. Interno a navata unica con quattro cappelle per lato, ricche di stucchi. La navata è voltata a botte; il presbiterio ha volta a calotta; l’abside semicircolare è coperta da un catino diviso in tre spicchi. Le volte furono affrescate dai fratelli Ivaldi (1858-59) [AD 1991, p. 186] con scene raffiguranti Angeli musicanti, la Vocazione di Pietro, la Predica delle Beatitudini, il Martirio di S. Giacomo, la Gloria dello Spirito Santo. A Pietro Ivaldi si devono anche tre grandi quadri nell’abside che raffigurano la Madonna con S. Giacomo (al centro), la Nascita di Maria e l’Annunciazione. Altare maggiore di marmo policromo intarsiato acquistato dalla parrocchiale di San Germano e qui sistemato nel 1793; il tabernacolo custodisce una stauroteca. Sopra l'altare è collocato un Crocifisso ligneo (sec. XVIII), mentre sui passaggi laterali dell’altare sono posti due angeli reggitorcia di stucco dipinto. Gli stalli di noce del coro risalgono al 1813 (falegname Vandino o Vaudino). Entro due nicchie vetrate ricavate nel 1797 nel presbiterio sono contenute a sinistra la statua seicentesca dell'Assunta e a destra la statua di gesso di S. Giuseppe (1860). Parte della parete sinistra del presbiterio è costituita da un tramezzo ligneo, su cui è appesa una tela coi Ss. Sebastiano, Antonio Abate e Rocco; di fronte c’è un’altra tela con le Ss. Orsola, Lucia, Caterina, Apollonia e Agata: entrambe le opere sono di Giorgio Alberini (della seconda è noto il contratto risalente all'agosto del 1605; il pittore si impegnava a terminare il dipinto nei quattro mesi successivi). Sul lato destro si conserva anche una piccola tela ex voto per lo scampato pericolo in seguito a un'incursione di Alemanni nel 1691 [Allemano 2006, p. 251; Castelli 2013, pp. 159-60, 372; Bianchi 2013b, p. 202]. Bella balaustrata marmorea settecentesca.

Le cappelle laterali sono separate da semicolonne sorreggenti una trabeazione decorata con festoni e ghirlande di frutti e fiori, verosimilmente opera dello stuccatore Salvini, documentato per analoghe decorazioni del coro (1798) e per il rifacimento dell'altare del Rosario (1804). Vi sono tre tele del Moncalvo, restaurate nel 1904 da Rodolfo Morgari [Castelli 2013, pp. 154, 158, 167]: Madonna del Rosario al terzo altare di destra, già datata attorno al 1610, o poco prima [Romano 1970, p. 98 n. 2], il cui contratto, recentemente rinvenuto, fu stipulato nel 1600 [Prosperi 2019, pp. 512-13]; Assunta coi Ss. Francesco e Caterina dAlessandria (ca. 1610) [Romano 1984, p. 539] al quarto altare di destra; Salita al Calvario [Romano 1968, p. 85], al quarto altare di sinistra, con stemmi abbinati dei Bellone d’Altavilla e dei della Sala, tela commissionata nel novembre 1600 da Bartolomea della Sala, vedova Bellone: il Moncalvo si impegnava a consegnare l'opera entro il mese di febbraio del 1601 [Prosperi 2019, pp. 513-14]. In una nicchia della parete destra di questa cappella è collocata una statua lignea della Madonna del Rosario col Bambino, di Gerolamo Lurasco (1739), che in settembre veniva portata in processione alla chiesa di S. Maria al cimitero [Grignolio 1993, pp. 92-94; Allemano 2006, pp. 542-43]. Al secondo altare di destra è posta una tela raffigurante la Madonna col Bambino e i Ss. Stefano e Antonio da Padova intercedenti per le anime purganti, di Antonio Francesco Mellana (1737) [Allemano 2006, p. 541]. Nella prima cappella di sinistra c’è una tela col Battesimo di Cristo, opera di un certo Cesare, pittore di Moncalvo (verosimilmente Cesare Zonca, 1609-10) [Prosperi 2019, p. 442]; l'altare fu realizzato da Paolo Felli (1796) [Castelli 2013, pp. 65-66, 159]. Una bella statua settecentesca dell’Addolorata è situata in una nicchia della seconda cappella di sinistra. La statua lignea del Sacro Cuore di Gesù si deve allo scultore veneto Ferdinando Demetri (1929). Il pulpito ligneo di noce intagliato è opera di Giuseppe Accatino (1798). La Via Crucis, collocata nel 1841, fu probabilmente acquistata dal monastero di S. Maria Maddalena di Casale. Ai lati della bussola d'ingresso sono collocate due acquasantiere scolpite da Andrea Pianezza nel 1798 [Allemano 2006, p. 545; Castelli 2013, pp. 155, 163]. Organo di Luigi Lingiardi (1840), ampliato da Giovanni Mentasti (1880) e ricostruito da Giuseppe Gandini (1905) [Cavallo 2000b; Allemano 2006, pp. 554-55]. Nella sacrestia, che risulta da un allargamento del presbiterio sul lato di sinistra, si trovano alcuni reliquiari (il più elegante è quello di S. Liberata), un bell’ostensorio, varie corone per la statua della Madonna [Grignolio 1993, p. 94].

S. Francesco: nel punto più elevato del paese, entro l’antico ricetto. Oratorio della confraternita dei Disciplinanti, inizialmente dedicato a S. Antonio, risalente forse al sec. XV; prime notizie nel 1577. Dopo una variazione del titolo in S. Giacomo (attestato già nel 1584), nel 1641 assunse il titolo definitivo di S. Francesco. Tra il 1584 e il 1597 ebbe funzione di chiesa parrocchiale. Nel 1656 aveva struttura simile all'attuale e vi erano già descritti la pala d'altare con la Madonna col Bambino e i Ss. Francesco e Antonio e la statua di S. Francesco [Caramellino 2000c; Allemano 2006, pp. 516-18; Castelli 2013, p. 12 n. 64]. Nel corso delle guerre del sec. XVII, la chiesa era scelta come rifugio dagli abitanti di Sala. Negli anni 1742-43 furono rifatte le fondamenta dell'edificio. L'altare fu ricostruito nel 1759; la porta d'ingresso tra il 1765 e il 1766 (falegname Giovanni Battista Gaia). Nel 1766 fu realizzato un armadio per la sacrestia. Dal 1791, durante i lavori di ampliamento della chiesa di S. Giacomo, S. Francesco riebbe per alcuni anni funzione di parrocchiale. Nel 1815 fu rifatta la volta. Il coro ligneo venne rinnovato nel 1821. Nel 1842 fu acquistato un organo dalla chiesa di S. Lucia di Conzano. Nel 1858-59 fu rifatto il campanile. Restauri negli anni 1815-21, 1926 (pitture di Francesco Ponsetti) e 1992-96. Nel 1911 venne costruito un muro di sostegno del piazzale antistante la chiesa; interventi di ripristino del muro furono effettuati nel 1985 e nel 1997. La chiesa è officiata in occasione di funzioni religiose speciali quali matrimoni e battesimi; viene inoltre utilizzata per ospitare mostre e eventi culturali [Allemano 2006, pp. 520-28; Castelli 2013, pp. 11, 16-18; Castelli 2019, pp. 31-47]

Alto campanile accanto all’abside sul fianco destro. Facciata a due ordini con timpano triangolare, nella cui nicchia è racchiusa una statua della Madonna Immacolata di cemento (già attestata nel 1874). L’ingresso rialzato è preceduto da cinque gradini. Interno ad aula rettangolare con presbiterio sopraelevato di due gradini; subito sulla destra entrando c’è una botola d’accesso alla cripta funeraria [Rollino 1995]. Alla parete di fondo, sopra il coro ligneo, è posta una grande tela raffigurante la Madonna col Bambino e i Ss. Francesco e Antonio da Padova, di Orsola Caccia (<1656) [Caramellino 2000c; Chiodo 2003, p. 76], restaurata nel 2006 (Francesca Regoli). La balaustrata in finto marmo era già presente nel 1766. Sulla parete sinistra è stata ricollocata nel 2018, dopo un restauro (Marie Hélène Cully) [Castelli 2019, p. 46], una tela settecentesca, mediocre copia della pala di Orsola Caccia: si differenzia dall'originale per la presenza ai lati della Madonna di un altro santo francescano e di S. Lorenzo. Entro una nicchia vetrata si trova una statua della Madonna Addolorata, acquistata nel 1775, ma attribuita alla bottega dei Cassina (restaurata da Giovanni Bonardi); un'altra statua lignea raffigurante S. Francesco è riferita a scultore piemontese di inizio sec. XVII [Caramellino 2000c; Allemano 2006, p. 520]. Sulla cantoria è sistemato il vecchio organo con canne di legno comprato nel 1842. Dalla destra del coro si accede a una piccola sacrestia.

S. Maria Maggiore: detta la Madonna, presso il cimitero. Censita negli estimi della diocesi di Vercelli, pieve di S. Cassiano, nel 1299 come «Ecclesia de Grafago-Graffagnano» (Graffagno, abitato scomparso, citato dal 1164 [Sangiorgio 1780, p. 29; MGH DD X/2, n. 467, p. 378]), nel 1348 come «Ecclesia sancte Marie de la sala de Graffagno» [ARMO, pp. 37, 46, 112]. Nel 1496 fu annessa alla chiesa di S. Maria di Coniolo, entrambe beneficiate dai Fassati [Archivio Fassati, fald. 43, fasc. 14]. Nel 1572 aveva tre altari ed era in cattivo stato di conservazione [Castelli 2013, p. 4]. Pur essendo ormai limitata a funzioni cimiteriali, era ancora ufficialmente parrocchiale nel 1584, sebbene da anni ormai i sacramenti fossero amministrati nella chiesa di S. Giovanni, interna al castello e poi nella chiesa di S. Francesco. Nel 1681 era indicata come «altre volte cura» e i paramenti per le celebrazioni settimanali venivano portati dalla nuova parrocchiale; non vi erano quadri d’altare ma una pittura murale con la Vergine e il Bambino [Bo 1980, p. 186; Allemano 2006, p. 531; Castelli 2013, p. 13 n. 65]. Fu radicalmente restaurata in forme barocche nel terzo decennio del sec. XVIII. Nel sec. XVIII e fino a inizio '800 presso la chiesa abitava un eremita. Nel 1741 sulla collinetta fu istituita una Via Crucis. Il campanile (del 1777) crollato per un fulmine nel 1894, fu ricostruito sul lato opposto a spese dei fedeli. Nel 1908 venne demolita e riedificata la sacrestia sul lato destro del coro. La vecchia campana fu venduta nel 1917 e una nuova fu fusa nel 1927 da Achille Mazzola. Già nei primi decenni del sec. XX la chiesa era in condizioni precarie. Fino agli anni '80 del Novecento si celebrava l'8 settembre; in seguito divenne inagibile [Allemano 2006, pp. 502-03; Castelli 2013, pp. 8-9; Castelli 2019, pp. 13-23].

Edificio orientato ad aula rettangolare, in pessimo stato di conservazione; la copertura è quasi completamente crollata. La facciata ha forma simile a quella della chiesa di S. Francesco, dalla quale si differenzia per la presenza delle aperture di un oculo al di sotto del timpano e di due finestre rettangolari ai lati del portale. All'esterno sulle pareti laterali sono inserite lastre tombali del sec. XIX. Al fondo del fianco destro si eleva il campanile, costruito a fine '800. L'altare settecentesco in stucco marmorizzato, staccato dalla parete di fondo, presenta sull'alzata i resti di un pregevole dipinto murale raffigurante la Madonna in trono col Bambino.

S. Grato: sorge circa 250 metri a sud-est del cimitero. Secondo la tradizione fu voluta dall’intero paese come ex voto dopo una grandinata distruttiva. Titolo citato per la prima volta nel 1613 [Castelli 2013, p. 27]. Nel 1725 era a pianta centrale con cella di m 7 x 8, tamburo ottagonale, solida, ma ancora spoglia: risultava utilizzata solo nel giorno di S. Grato; vi era una tela (ora perduta) rappresentante la Madonna col Bambino e i Ss. Grato e Carlo; l’ingresso era preceduto da un pronao [Sassone 2001, pp. 3-4]. Documenti dell’archivio comunale attribuiscono a Giovanni Battista Scapitta un integrale restauro, senza indicare date [Ieni 1982, pp. 242, 250]. Nel 1767 iniziarono importanti lavori; si rifecero coro e altare; nel 1769 fu realizzata la porta (mastro Giuseppe), si comprò un'acquasantiera a Frassinello; nei primi anni '70 Pietro Guala dipinse due quadri (Sacra Famiglia, Maddalena) e sulla volta le quattro Virtù cardinali; venne rifatto il pavimento; nel 1773 fu ricostruito il portico [Allemano 2006, p. 512]. Nel 1874 la chiesa risultava ancora a pianta centrale con affreschi: le Virtù cardinali ai lati della cupola e sulla sommità S. Grato nellatto di estinguere un incendio e di proteggere da fulmini e tempesta. Dopo il 1939 fu ampliata (la lunghezza passò da m 8 agli attuali m 14) [Sassone 2001, pp. 4-5]. Il portico antistante fu abbattuto nel 1981 perché pericolante. Dal 1998 iniziarono interventi di ripristino dell'edificio, venne rifatto il tetto e si ritinteggiarono le pareti interne. Nel 2016, dopo la posa del nuovo pavimento in cotto (prodotto dalla fornace di Sezzadio), la chiesa restaurata venne ufficialmente inaugurata [Castelli 2019, pp. 57-64].

Struttura in mattoni fatti a mano (di cm 8 x 13 x 25), con inserti di altri laterizi di varie dimensioni [Sassone 2001, pp. 78, 80]. Un bel frontone curvilineo conclude la facciata. La cupola a base ellittica è celata esternamente da un grande tiburio ottagonale. Interno con navata unica divisa in due parti: un vano principale d’ingresso (m 6.4 x 5.6) coperto da una cupola ellittica su quattro pennacchi, cui segue il presbiterio voltato a crociera e l’abside semicircolare con volta a catino. La cupola è dipinta di blu; al centro è effigiato S. Grato entro un cerchio, da cui si dipartono otto raggi gialli; le figure sui pennacchi sono mal conservate [Sassone 2001, p. 19].

S. Gregorio, oratorio campestre, su un piccolo poggio, Km 1 a sud del paese. Fu eretto nei secoli XVI-XVII. Prime notizie nel 1613. Nel 1725 aveva un portico antistante. Non fu più officiato dalla seconda metà del sec. XX [Allemano 2006, pp. 17-19; Castelli 2013, p. 21].

È diroccato, privo di copertura e invaso dalla vegetazione. Piccola aula rettangolare, con parte posteriore più antica, costruita in pietra arenaria alternata a filari di mattoni, e parte anteriore più recente in laterizio. Facciata rivolta a ovest; ai lati dell'apertura d'ingresso vi sono due finestrelle. Un piccolo campanile a base quadrata si appoggia all’angolo posteriore sinistro dell’aula.