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ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
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RONCAGLIA

RONCAGLIA

 

Dial. la Runcàja. Roncalia, 1348 [Nicodemi 1907, p. 190].
Fino al sec. XVI Roncaglia appartenne al distretto territoriale di Rosignano [Nicodemi 1907, pp. 282-83]. Nel 1604 il territorio era in parte sotto la giurisdizione di Casale e in parte assegnato in feudo al conte Mercurino Gattinara Lignana; a inizio '700 era direttamente soggetto al duca di Mantova e Monferrato [Baronino 1905, pp. 57-58; Saletta 1711, vol. I, parte IV, c. 37r].

Abitanti: 373. Distanza da Casale Km 12 ‑ Altezza: m 220 s. m. Frazione di Casale M.to, provincia di Alessandria.

Parrocchia Patrocinio di S. Giuseppe. Fu eretta il 31 gennaio 1799, smembrata dalla parrocchia di Rosignano [Notizie 1800].

Chiesa parrocchiale, S. Giuseppe: su un piccolo rilievo a nord dell’abitato. Una chiesa ad unica navata, senza sacrestia né campanile, edificata per volontà di Baldassarre Prata nel 1668-69, sorgeva a meno di 50 metri a sud dell'attuale edificio, nell’area oggi occupata dal monumento ai Caduti; prese il titolo di S. Giuseppe nel 1737; fu eretta in parrocchia il 31/1/1799; tra il 1805 e il 1825 fu ristrutturata (ampliamento a tre navate, costruzione di sacrestia e campanile) [Cremasco 1992, pp. 1-10]. La chiesa attuale fu costruita ex novo negli anni 1890-92 su progetto gratuito dell’ing. Crescentino Caselli (parente di don Guido Cerrina, rettore di Roncaglia, capomastri Giuseppe Cazzulino e Angelo Barbano; la posa della prima pietra avvenne il giorno 8/6/1890; la consacrazione l’8/10/1892 [AD 1969, p. 74; Rosso-Chioso 1983, p. 30; Cremasco 1992, pp. 11-14]. Una fotografia di Francesco Negri del dicembre 1892 riprende la vecchia chiesa, non ancora abbattuta, di fronte alla facciata della nuova parrocchiale [Bergaglio 2006, p. 117]. Crescentino Caselli incaricò Paolo Gaidano per l'esecuzione dei dipinti murali [Casassa 1998, p. 301]. Nel 1900 un incendio distrusse gli arredi della chiesa e danneggiò il moncone del campanile e l’incastellatura di legno per le campane. Data l’insicurezza del vecchio campanile, nel 1915 fu sopraelevato da 15 a 36 metri quello nuovo (in ordine di tempo l’ultimo progettato dal Caselli). Un restauro della copertura della chiesa fu effettuato nel 1951. Nel 1980‑85 furono rinnovati pavimento, banchi e vetrate e la sacrestia fu trasformata in cappella per le celebrazioni invernali [AD 1991, p. 184; Cremasco 1992, p. 16; Del Carretto 1993, pp. 107-14]. Il 10/4/2001 vennero rubati otto lampadari, mobili e reliquie.


Edificio imponente, in cui spicca il contrasto fra il mattone a vista e lo spazio intonacato dipinto in color giallo chiaro. Gradinata esterna in lastre di Luserna. La pianta al pian terreno è rettangolare (m 34.2 x 21.5) con abside semicircolare a nord; la pianta al primo piano è a croce greca; l’altezza al colmo del tetto è di m 17. La facciata è divisa orizzontalmente in due parti: la parte inferiore in ombra, è costituita da uno spettacolare pronao sorretto da sei colonne con capitelli in cotto; quella superiore è caratterizzata da tre riquadri molto luminosi di muro intonacato; lateralmente, per tutto il restante perimetro della croce greca e nella zona absidale, si continua con una galleria delimitata da colonne in mattoni. Sul lato orientale si erge il campanile, alto m 36, per i primi 15 metri inglobato nei muri della chiesa, col tipico contrasto mattone-intonaco. L’ingresso principale è delimitato da due lesene in laterizi a vista, sorreggenti un timpano definito dalla caratteristica cornice dentellata caselliana. Interno vasto e luminoso, con ben 32 colonne in stucco bianco nella pianta centrale e altre 14 che circondano il presbiterio e l’abside. Quattro gruppi di quattro colonne realizzano all’interno della chiesa la croce greca, sostenendo quattro arconi doppi, sulla sommità dei quali si appoggia la cupola circolare. Le pareti sono intonacate e dipinte in verde pallido, tranne una fascia inferiore di color verde scuro; gli elementi ornativi (capitelli delle colonne, mensole del cornicione, riquadri, archi e semiarchi) sono dipinti di ocra. Vi sono affreschi di Paolo Gaidano, con l’aiuto di Piero Calosso e Giovanni Fumero (1892): sulla volta dell’abside è raffigurata la Madonna con gli Apostoli, nella cupola è dipinta l’Assunzione di Maria e sui quattro pennacchi della cupola gli Evangelisti e angeli. Altro dipinto sulla volta, raffigurante la Discesa dello Spirito Santo e angeli cantori è di Piero Dalle Ceste (1952) [Dalle Ceste 2016, p. 148]. L’altare maggiore fu realizzato nel 1926 su disegno del Caselli e consacrato il 19/9/1926; nello stesso anno venne rifatta la balaustra. Sul tabernacolo il Gaidano dipinse dodici graziose figurette di angeli su fondo di finto mosaico in oro e argento. Nell’abside si aprono undici vetrate, di cui cinque dipinte (con S. Pietro, S. Giuseppe, Cristo Re, S. Evasio e S. Paolo), dono della famiglia Trezzi. Ai lati del presbiterio in due nicchie sono sistemate le statue del Sacro Cuore e della Madonna di Lourdes. In capo ai bracci del transetto sono disposti gli altarini di S. Giuseppe e della Madonna. Entrando sulla sinistra c’è il Battistero, oggi non più utilizzato. L’organo, situato nella cantoria lignea presente in controfacciata sopra il portone d'ingresso, fu costruito da Paolo Mentasti nel 1888 e collocato in chiesa pochi giorni prima della consacrazione [Cremasco 1992, p. 15; Del Carretto 1993, pp. 105-13, 158; Grignolio 1997, pp. 107-09].