ROBELLA
ROBELLA
Dial.
Rubèla. Roverbella / Rovorbella, 1164 [Sangiorgio
1780, p. 29; BSSS 198, p. 243].
Nel 1935 Robella passò dalla provincia di Alessandria alla nuova provincia di Asti [R.D.L. n. 297, 1/4/1935].
Abitanti: 310. Distanza da Casale Km 37 ‑ Altezza: m 428 s. m. Provincia di Asti.
Parrocchia di S. Giacomo, eretta nel 1611 [AD 1991, p. 127]. Nel 1428 don Pietro Francia, pievano di S. Eusebio di
Cortiglione, affermava che, dopo la fortificazione di Robella (avvenuta entro la
metà del sec. XIV), i parrocchiani delle quattro chiese disseminate sulle
colline (S. Marziano, S. Pietro, S. Zenone e S. Maria «de Parona vel de
Brajda») si erano spostati in Robella stessa, le altre chiese erano
rovinate e le funzioni parrocchiali si svolgevano nella chiesa di S. Giacomo
presso il castello di Robella [Settia 1991a,
pp. 345-46; Settia 1999, p. 40]. La
chiesa di S. Giacomo di Robella subentrò come parrocchia a Cortiglione nel 1611
[AD 1991, p. 127]. Originariamente sottoposta alla diocesi di Vercelli, passò
alla diocesi di Asti nel 1805 e alla diocesi di Casale nel 1817 [Orsenigo
1909, p. 21; Bosio 1894, pp.
139-41].
Chiesa parrocchiale, S. Giacomo:
nella parte alta del paese, presso il castello.
L’attuale edificio fu costruito nel XVIII secolo e consacrato nel 1749.
La chiesa è preceduta da un’ampia scalinata. Facciata ottocentesca intonacata, a
due ordini, con timpano; sul fianco destro si eleva il campanile in laterizio.
Interno ad una navata terminante con presbiterio rettangolare e abside semipoligonale; nell'aula si aprono due cappelle laterali principali. Sulla volta è dipinta la Madonna Assunta, oggetto di particolare devozione nella parrocchiale. La luce penetra da finestre con belle vetrate policrome di recente fattura; la vetrata al centro dell'abside con l'immagine di S. Giacomo fu realizzata da Pietro Morino Baquetto (anni '60 del Novecento). L'altar maggiore in scagliola è opera di
Francesco Solari e Cristoforo Solari (1742); nel pannello centrale del paliotto
tripartito è raffigurato un grande ostensorio
argenteo su fondo nero fra simboli eucaristici; il tabernacolo presenta
invece sottili decorazioni vegetali su fondo bianco
[Caramellino 1987a, p. 150;
Bertolotto 1999, p. 151; Di Majo 2012a,
pp. 35-36]. Il coro ligneo, che segue il profilo poligonale dell'abside, risale alla prima metà del Novecento. Sul lato sinistro della navata, nella cappella del Sacro Cuore, è collocata una tela rappresentante S. Luigi Gonzaga (sec. XIX); nella cappella di destra si trova una mediocre tela seicentesca che raffigura la Madonna del Rosario. All'altare ottocentesco di S. Feliciano è collocata una grande urna di cristallo contenente ossa, cranio compreso, attribuiti a S. Feliciano martire. Una statua lignea rappresentante l'Assunta, mostra
analogie con l'Assunta del Museo San Giacomo di Lu e con la Madonna del
Rosario della parrocchiale di Camagna (scultore piemontese, metà sec. XVIII)
[Palmieri 2011, p. 65; Palmieri 2012f]. Via Crucis su tela del sec. XVIII. Della tribuna del pulpito, prima del Concilio Vaticano II sospesa alla parete sinistra dell'aula, resta in uso il parapetto, portato a terra e impiegato come ambone alla sinistra dell'altare maggiore.
S. Francesco:
presso il cimitero. Un precedente oratorio con tale titolo era in non buone
condizioni nel 1597. L’attuale struttura risale al 1660 circa; sagrestia del
1758, campanile del 1770 (disegno probabilmente di certo mastro Antonio). L’orologio fu
acquistato a Chieri nel 1774, riparato nel 1795 da Giovan Battista Mozengo, e sostituito
nel 1803 da altro realizzato da Michele Aimeri di Cortanze. La
campana fu fusa nel 1792 da Antonio Prunetti.
Facciata a due ordini con fastigio curvilineo; portale con timpano spezzato,
porta lignea del 1856. Nella zona superiore si apre una finestra rettangolare
con grata, fiancheggiata da due nicchie dipinte (a sinistra S. Francesco,
di Carlo Giachino, 1896; in precedenza la
facciata aveva dipinti del 1846 di Antonio Martini e Isabella). Da una scala
esterna in muratura sul fianco sinistro si accede alla tribuna di legno
intarsiato addossata alla parete di controfacciata, priva di organo. Interno ad aula unica con
presbiterio rettangolare, più ristretto. L’imponente altare ligneo, dorato e
laccato con colonne rudentate, di intagliatore astigiano (1665-68), restaurato
nel 1996, ha una tela raffigurante l’Incoronazione della Vergine fra i Ss.
Antonio Abate, Antonio da Padova e Francesco (1668), di Antonio Maccagno (forse parente
del più famoso Carlo Alessandro); la tela fu ripulita nel 1857 da Antonio Martini e fornita di nuova cornice
lignea eseguita da Giuseppe Martini; ultimo
restauro nel 1995 (ditta Marello e Bianco). Sulla parete sinistra dell'aula è collocata una tela settecentesca raffigurante la Natività di S. Giovanni Battista. In due
nicchie nella parete del vano della chiesa a lato del presbiterio vi sono le
statue lignee di S. Francesco, di recente fattura, e dell’Addolorata,
acquistata a Torino nel 1897. I quadri della Via Crucis, citati dal 1826,
furono ripuliti nel 1868 dal Martini [Spantigati
1997a, p. 105; Caramellino 1999,
p. 250]. Il confessionale, posto sul lato sinistro presso l'ingresso, ha una cimasa scolpita con la figura di S. Francesco e la data incisa 1793.
S. Zenone:
in località Cavallo Grigio (dial. Cavàl Griž), sulla collina appena a
nord della statale. Una «ecclesia sancti Zennoni de Roverbella» è
elencata nel 1348 nella pieve di Cocconato [ARMO, p. 115].
Chiesetta a impianto rettangolare con due cappelle laterali; muratura in pietre
irregolari e mattoni. Interno spoglio; l’altare maggiore, in scagliola trattata
a finto marmo e recentemente restaurato, è ben conservato; i due laterali sono
in muratura. Volta dipinta con al centro la tiara papale e ai quattro lati i
nomi dei santi Zenone, Rocco, Andrea e Pietro.
B. V. Assunta:
sulla collina appena a nord della strada statale,
presso le cascine Verdina bassa e alta. Chiesetta di struttura ottocentesca, diroccata.
S. Martino e S. Eusebio: cappella del bric Maccagnone, al culmine della collina (m 410 s. m.),
1 Km a nord-est del paese, in posizione panoramica. Piccolo edificio isolato, ad
aula rettangolare, di costruzione apparentemente ottocentesca in mattoni a vista,
con qualche decorazione in cotto e una sottile cornice in arenaria sulle paraste
angolari. Facciata culminante con un timpano; la soglia d'ingresso, arcuata, è chiusa da un cancello
in ferro battuto, nella cui rosta si leggono le lettere “DGV”. L'interno è spoglio;
sull'intonaco, in parte scrostato, sono visibili resti di pitture murali con un santo vescovo (S. Eusebio) e di una scritta
non più interpretabile.
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