PONTESTURA
PONTESTURA
Dial.
Pundastüra. Pons, 913 (?) [BSSS 28, doc. 44, p. 74], 1151 [BSSS
42, I, doc. 7, p. 10]; Stura, 1100 [BSSS 70, doc. 64, p. 78]; pons de
Stura, 1140 [Kehr 1914, p. 47];
Ponssturie, 1177 [BSSS 40, doc. 38, p. 50]: Ponte e Stura / Sturia
in origine erano località vicine, ma non coincidenti: Ponte si trovava
in pianura presso la chiesa di S. Agata, mentre Stura con la sua chiesa di
S. Nicolao si trovava in una zona collinare compresa tra le attuali cascine Smeralda e Bellaria
[Settia 1996, p. 153;
Settia 2014, pp. 15-16].
Nel 1928 a
Pontestura vennero aggregati i comuni soppressi di Coniolo e Quarti. Nel 1948 fu ricostituito il comune di Coniolo con parte della frazione Coniolo bricco staccata dal comune di Pontestura [R.D. n. 1178, 10/5/1928; D.L.P. n. 1536, 03/12/1947].
Abitanti: 1350 (di cui 1050 nel capoluogo; 250 a Castagnone; 50 a Rocchetta).
Distanza da Casale Km 12 ‑ Altezza: m 140 s. m. Provincia di Alessandria.
Parrocchia di S. Agata. Eretta anteriormente al 1474 (nel 1465, data di
approvazione degli Statuti di Pontestura, la chiesa viene indicata come «dicti
loci matrone» [BSSS 64/I, p. 8]). Dalla diocesi di Vercelli passò alla
diocesi di Casale fin dal 1474 [De Bono 1986, p. 34].
Chiesa parrocchiale, S. Agata: in corso Roma, nel centro del paese. Fu fondata nel 1140 con una donazione di
Guglielmo di Camino; la dedica originaria era ai Ss. Gregorio,
Nicola e Agata; l'edificio era già eretto nel 1151. Fra il 1145 e il 1187 fu acquisita dai canonici di S. Croce di
Mortara [Kehr 1914, pp. 46-47; BSSS
42, I, doc. 7, p. 10;
Fonseca 1966, p. 381; BSSS 198, p. 200], che la
mantennero fino al 1449, quando la congregazione dei Mortariensi si estinse e fu
assorbita dai Lateranensi. Nel sec. XVI alcuni documenti attestano la dipendenza
di S. Agata dai Lateranensi di Mortara, altri dai Lateranensi di Crea (forse ai
primi spettava il priorato, ai secondi la cura delle anime). Dal 1581 il diritto
di Mortara della nomina del priore di Pontestura non sussisteva più: fino alla
soppressione dei Lateranensi (1798) i priori di Pontestura furono dipendenti da
Crea, e alcuni di loro passarono poi a coprire la carica di abate di Crea
[Maccono 1928, pp. 123-33]; dopo la
soppressione la competenza giuridica della parrocchia di Pontestura passò direttamente
alla diocesi di Casale.
Dal 1203 al 1371 è documentata la presenza di un chiostro collocato lateralmente al coro [BSSS 42, I, doc. 26, p. 29; Merlo 1967, p. 113]. La costruzione della chiesa attuale risalirebbe alla metà del sec. XV, come conseguenza dell'acquisizione di S. Agata da parte dei Lateranensi [Caldano 2018, p. 428]. Restauri nel 1754. Negli anni '90 del sec. XVIII fu riedificata
la sacrestia [Calvo 2010, p. 144].
Verso la fine del sec. XIX fu rialzato
il campanile con la cella campanaria. Il concerto di campane venne fuso dalla
ditta Mazzola nel 1900. Nel corso di
restauri del 1913-14 il prof. Chiapasco decorò la volta,
che in precedenza era in mattoni a vista. Il pavimento fu rifatto nel 1927.
Nel 1930 furono comprati sei lampadari
per le navate [AD 1974, p. 116; Cattaneo
1985, pp. 37-38]. La facciata venne completamente riplasmata su progetto di
Vittorio Mesturino del 1929: i lavori, terminati nel 1932, comportarono rimozione
dell'intonaco, ripristino dei mattoni mancanti o deteriorati, riapertura di due
finestre circolari laterali e del rosone centrale antichi con evidenziazione della
bifora soprastante, coronamento ad archetti pensili intrecciati e ricostruzione
di cinque pinnacoli con materiale ceduto dal comune di Rivoli
[Visconti 2000, pp. 92-93]. Nel 1954
venne donata una statua di S. Giuseppe. Il
campanile fu restaurato nel 1985-86. Un restauro
conservativo della facciata fu realizzato negli anni 1997-98 [AD 2002, p. 172].
Nel 1911 la chiesa venne elencata tra gli edifici
monumentali nazionali, con segnalazione della vasca battesimale per immersione [Alessandria 1911, p. 38].
Piccolo sagrato composito, in ciottoli di fiume bianchi e neri, col trigramma IHS e la
data «1930» [Novo 1996, p. 72],
restaurato per il giubileo del 2000 [AD 2002, p. 172]. La facciata a salienti è rivolta a sud-est, ma, così come la parete di fondo dell'abside, non in asse con la direzione longitudinale della chiesa; è tripartita da quattro robuste paraste, presenta paramento in mattoni a vista e corsi di arenaria e culmina con cinque pinnacoli in cotto. Bel portone ligneo settecentesco. Nella
lunetta del portale c’è un dipinto
murale, raffigurante Maria col Bambino e S. Agata, opera di Mario Gilardi (1957). Un
concio di arenaria murato in facciata riporta le date 1248 e 1754 (o 1734)
che si riferirebbero all'epoca di costruzione (datazione però non attendibile) e di restauro della chiesa [Niccolini 1877, p. 499]. Coronamento ad
archetti sagomati intrecciati in cotto, che corrono anche lungo le pareti
laterali; sul fianco destro una fascia sottostante in arenaria reca un breve
tratto incompiuto di decorazione scolpita a girali. Da ciascun lato sporgono
gli ampliamenti di tre cappelle, a pianta rettangolare (le prime due sul fianco sinistro e quella intermedia sul fianco destro) o pentagonale (le rimanenti). Sul fianco sinistro del presbiterio si innalza la bella torre campanaria a sezione quadrata, con orologio (Trebino). Portone d'ingresso in pioppo selvatico intagliato e bussola del sec. XVIII.
Interno grandioso a tre navate, suddivise in tre campate da due coppie di pilastri polistili trilobati, i cui capitelli sono decorati con ampi fogliami, grappoli d'uva, scudi e stemmi. Piccoli scavi alla base di pilastri al fondo della navata sinistra evidenziano il primitivo piano di calpestio, più basso di quasi un metro rispetto all'attuale. La navata centrale è coperta da una volta a botte, riferibile ai restauri di metà '700 [Caldano 2018, pp. 429-30]; si collega al presbiterio-abside d'impianto rettangolare irregolare, in cui è sistemato il coro ligneo (sec. XVIII). Altare maggiore
in marmi policromi databile attorno al 1770 e attribuibile ai Bottinelli per la
somiglianza con l'altar maggiore di Borgo San Martino (Francesco Bottinelli, 1772-73);
di grande qualità è lo sportello del tabernacolo [Di Majo
2010, p. 435]. L’altare rivolto al popolo è costituito da una
vasca in pietra monolitica a forma di parallelepipedo che serviva per il battesimo ad
immersione [AD 1991, p. 174], sulle cui pareti verticali, ciascuna divisa in due
campi da tozze colonnine in rilievo, vi sono fregi scolpiti in modo rozzo: una
ruota a cinque raggi, un fiore a dieci petali, un personaggio a braccia levate
sorreggente un candelabro o un tridente, un pesce, un cervo, un serpente
mostruoso, un intreccio, e una iscrizione databile intorno al 1300
[Frati 2003, p. 100], di
cui è ancora leggibile: «[...] | XIIII mo | (naster)io Lo[...]ii | Frater Hen
| ricus de Pa | pia fecit | fieri vere». All’arco sovrastante è appeso un
grande Crocifisso ligneo (sec. XVI). Il presbiterio è chiuso da una bella balaustrata di
marmi policromi (metà sec. XVIII) che abbraccia anche gli altari di testata delle navate
laterali e le ultime cappelle laterali. L'ultima cappella di sinistra, a pianta pentagonale, ha mantenuto la struttura originale quattocentesca, con volta a ombrello e costoloni poggianti su mensole pensili [Caldano 2018, p. 430].
La chiesa possiede tre tele del Moncalvo: sulla parete
destra del presbiterio S. Giovanni Evangelista [Romano
1974, p. 310]; nella prima cappella di sinistra l’Adorazione del
Bambino coi Ss. Giacomo e Stefano (1610) [Romano
1997, p. 84]; in capo alla navata sinistra la Madonna del Rosario col
Bambino, i Ss. Domenico, Caterina, Pio V e la beata Margherita di Savoia,
coi Misteri (1606) [Romano 1984,
p. 543]. Due tele di Pier Francesco Guala: nella navata
sinistra, tra le prime due cappelle la Madonna col Bambino e sette vergini
(1730-31); nella navata destra, tra le ultime due cappelle, il Martirio di S.
Bartolomeo (posteriore alla precedente e proveniente dalla chiesa di S.
Giacomo) [Soffiantino 1999b, p.
172]. Vi sono altre due tele di scuola moncalvesca: il Martirio di S. Agata,
nell’abside, e la Madonna col Bambino, i Ss. Giacomo e Agata, angioletti e
confratelli, sulla parete
sinistra del presbiterio (proveniente dalla chiesa di S. Giacomo, restaurata da
Guido Nicola nel 1977) [Spantigati
1978, p. 144]; inoltre, in fondo alla navata destra, una suggestiva pala di forma
analoga alla Madonna del Rosario, con nicchia centrale contenente una
statuetta della Madonna Immacolata contornata da dipinti con simboli
mariani e sormontata da Dio benedicente nella cimasa (prima metà sec.
XVII). In nicchie ricavate ai lati dell’apertura della terza cappella di
destra, sono sistemati due reliquiari di S. Agata e S. Carina a
forma di busto, il secondo attribuibile a Severino Cassina [Barbero
1995, p. 145]; di fronte, sul lato sinistro, entro un’altra nicchia è
posta una statua lignea dorata della Madonna del Rosario col Bambino (sec. XVII). Il primo
altare sulla destra in scagliola a finto marmo è firmato da Carlo Silva e Bernardo Ferata (1768); vi è posta una statua di S. Rita e una pregevole tela
centinata settecentesca coi Ss. Pietro, Vincenzo Ferreri e Bovo. Altre statue sono di modesto
pregio: Sacro Cuore, Madonna col Bambino, Addolorata, S.
Agata. Vi sono quattro confessionali settecenteschi in noce; sopra il confessionale situato
tra le ultime due cappelle di sinistra è visibile un frammento di affresco con
l’immagine di S. Giovanni Battista (sec. XV). Il pulpito in noce scolpito
è datato 1738. Il grande organo collocato dal 1893 sopra la porta d’entrata, è
opera di Giovanni Mentasti; fu restaurato
da Gandini nel 1935
[Cattaneo 1985, pp. 38, 52-53].
Sotto la cantoria, sul lato sinistro della porta d’ingresso, è situato il
battistero, chiuso da una bella cancellata di ferro battuto (sec. XVIII).
S. Giacomo:
al centro del paese. Il titolo di S. Giacomo («de la porta de Pontesturie»)
è attestato nel 1226 [BSSS 89, doc. 59, p. 86]. Nel 1233 Berta, madre del marchese
Bonifacio II, donò l'ospedale di S. Giacomo di Pontestura con tutte le sue
proprietà alla chiesa di S. Maria di Moncenisio
[Sangiorgio 1780, p. 61].
Nel 1517-18 il papa e il vescovo di Casale approvavano gli statuti dell'ospedale.
Non è nota la data di origine della chiesa, che non compare negli estimi della
diocesi di Vercelli dal 1299 al 1440; l'oratorio di S. Giacomo, sede della società dei Disciplinanti, viene visitato nel 1565 nel corso della prima visita pastorale ed è riportato
in una mappa del 1616, presso il sito riferibile all'ospedale stesso
[ASDC, Vis. past. d'Este, 455-455, f. 67v; Romanello 2004]. La chiesa attuale, secondo
l’iscrizione inserita nella facciata, fu costruita nel 1764; doveva preesistervi
il campanile, sul cui lato meridionale è murata una targa in pietra con la data
«1755». Il precedente altare marmoreo dell'arciconfraternita della morte, datato 1746, fu trasferito nella chiesa del
cimitero; anche i due altari laterali furono fatti demolire nei primi anni del sec.
XIX dal maire, che si impossessò della chiesa
[Cattaneo 1985, p. 55; Calvo 2010,
p. 145]. La confraternita di S. Michele e S. Giacomo (già confraternita della buona morte)
mantiene la chiesa aperta al culto. L’edificio fu restaurato nel 1993, nel 2004 e nel 2017
ed è in buone condizioni di conservazione. Si celebra l’Eucaristia nei giorni
feriali dei mesi invernali [AD 1991, p. 175].
La facciata, rivolta a ovest, è scompartita da quattro lesene a un solo ordine che sorreggono una trabeazione e un attico, su cui poggiano cinque pinnacoli; nel settore centrale si apre il portale, al di sopra del quale è presente una finestra ellittica e un frontone triangolare. Il fianco settentrionale della chiesa è unito a un edificio civile. Bel campanile in cotto sul lato destro del presbiterio. Impianto interno ad aula rettangolare voltata a botte. Il presbiterio, delimitato da una balaustrata, è sopraelevato di due scalini rispetto all'aula. L’altare, coi due
passaggi laterali chiusi da tende, separa un modesto coro dal presbiterio. Alle pareti laterali dell'aula sono collocati due
grandi quadri: a destra l’Arcangelo Michele
che abbatte e calpesta il drago, del Moncalvo [Romano
1974, p. 310]; sulla parete sinistra S. Giacomo con S. Agata e S.
Giovanni, firmato e datato: «Sapelli faceva | a Casale | 1845».
Altre tele sono state trasferite nella parrocchiale. Sono presenti statue di gesso di
S. Michele e S. Giacomo. Due statuette lignee più antiche, di cui
una rappresentante un Angelo annunciante, sono poste sopra i passaggi
laterali dell’altare.
Madonna delle Grazie:
all’entrata del paese, arrivando da Casale. Venne fondata in epoca imprecisata appena all'esterno delle mura di Pontestura. Nel 1565 era semidistrutta a causa delle guerre. Nel 1619 viene indicata come di recente costruzione [ASDC, Vis. past. d'Este, 455-455, f. 68r; Vis. past. Pascale, 458-464, f. 186v]. Nel 1669 risulterebbero lavori di restauro. Fu sempre di proprietà comunale, custodita da un romita; in passato
meta di pellegrinaggi. Per poco tempo, in epoca napoleonica, presso la chiesa fu
trasferito il cimitero. Venne riparata dopo la prima guerra mondiale e assunse
il titolo di santuario, arricchendosi di molti ex voto, oggi non più
esposti. La campana venne fusa dalla ditta Mazzola nel 1929
[Cattaneo 1985, pp. 56-58].
L’edificio, restaurato dalla parrocchia nel 1971 [AD 1974, p. 116], ha subito danni col terremoto dell'agosto 2000; un integrale intervento di consolidamento è stato completato effettuato negli anni 2012-13. Nella notte tra il 27 e il 28/4/1994 vennero rubate
12 stazioni della Via Crucis. Gli arredi sacri sono ora in gran parte
custoditi nella casa canonica.
Sul piazzale di fronte alla chiesa è collocato il monumento ai caduti della prima guerra mondiale di Nino Campese, inaugurato nel 1923 e riadattato nel secondo dopoguerra. Massiccio campanile elevato sul fianco sinistro del presbiterio. Facciata rivolta a ovest, tripartita da quattro lesene disposte su due ordini, e culminante con un timpano triangolare. Il portone d'ingresso è datato 1887. Interno ad aula rettangolare che si prolunga nel presbiterio-abside pure a pianta rettangolare, ma con larghezza inferiore e volta a botte più bassa. Altare in scagliola, firmato Carlo Silva e Bernardo Ferata e datato 1767, con grandioso dossale della seconda metà del '600 in stucco, delimitato su ciascun lato da una coppia di colonne tortili nere; nella nicchia centrale è contenuta una statua della Madonna col Bambino, priva dell'avambraccio destro (conservato con la mano in sacrestia). Sull'arcata che divide l'aula dal presbiterio, al livello di imposta dell'arco, vi sono l'Arcangelo Gabriele e la Madonna Annunziata, sculture in stucco pure del XVII secolo.
Chiesa del cimitero: intitolata a Cristo Salvatore; fu eretta negli anni '70 dell'Ottocento [Niccolini 1877, p. 496].
Unica opera degna di menzione è l'altare marmoreo datato 1746 e siglato S. A., che originariamente si trovava nella chiesa di S. Giacomo.
Madonna del Tronchetto:
nella frazione Castagnone (dial. al Castgnùn). Venne costruita dalla
popolazione nel 1984 (progetto dell'arch. Gianni Cattaneo), inaugurata nel giorno di Natale dello stesso anno e
consacrata il 14/9/1985. Nel 1987 fu realizzato il piccolo campanile distaccato dalla chiesa. Nel 1992 sono state donate una statua lignea
processionale della Madonna, opera di Antonio Borghi, e una statua
del Sacro Cuore di Gesù, ora sistemata sull’altare. Si celebra la
domenica e viene festeggiata il 24 maggio Maria Ausiliatrice.
Paramento in mattoni a vista. Anche l'interno dell'aula, a navata unica, è in mattoni a vista [AD 1991, pp. 175, 284-85]. Vi
è conservata una tela raffigurante la Madonna col Bambino venerati dal papa
Giovanni XXIII, di Luigi Defrancisci [Tizzani
1990, p. 113].
Purificazione della B. Vergine Maria (B. V. Assunta):
a Rocchetta (dial. la Ruchéta). La prima pietra dell'edificio sacro fu posata da
G.C. Biginello il 22/8/1723; la chiesa fu
completata nel 1728 (lapide in controfacciata) ed eretta a parrocchia nel 1813 col titolo di rettoria;
unita «aeque principaliter» con Pontestura nel 1972. Dal 1986 la parrocchia
è stata soppressa. Si celebra la domenica [AD
1974, p. 121; Decreto vescovile 30/6/1986].
Edificio in mattoni a vista. Facciata slanciata a due ordini, con frontone
curvilineo. La porta d’ingresso è preceduta da una breve scalinata; il portale
in pietra arenaria chiara ha un timpano spezzato in cui è accolta un’iscrizione
latina con data «1737» (mentre non è più presente un’iscrizione sul frontone
della chiesa). Sul fianco sinistro posteriormente si eleva il campanile dotato
di cupoletta e orologio. Sul fianco destro sono visibili i resti di un
quadrante solare con gnomone perpendicolare. Impianto ad aula rettangolare che
si restringe nel presbiterio e nel coro semicircolare. Sulla volta sono presenti
danni per infiltrazioni d’acqua. Alla parete di fondo è posta una grande tela
con elaborata cornice lignea dorata, raffigurante la Presentazione di Gesù al
Tempio (due colombi portati da S. Giuseppe alludono alla Purificazione di
Maria, i ceri alla Candelora), opera settecentesca di autore ignoto. Ai lati
della balaustrata che chiude il presbiterio vi sono due edicole con nicchie
contenenti statue di gesso di S. Antonio da Padova e del Sacro Cuore
e due piccoli altari; la pala dell’altare di destra ritraente i Ss.
Sebastiano e Rocco è opera di Pier Francesco Guala (≤1731)
[Carità 1949, p. 106;
Soffiantino 1999b, p. 170].
Madonna della Neve o di Varona (dial. Varòn-a. Vivarona,
1095 [Massia 1923, p. 51]:
nel recinto del cimitero di Rocchetta. Citata nel 1158, quando faceva parte di
un monastero unito a Crea, assegnato dal vescovo di Vercelli Uguccione al monastero di Vezzolano [BSSS
42, I, doc. 11, p. 14]. Nel 1319 il priore di Crea venne dispensato dall’obbligo
di risiedere nella chiesa di Varona, devastata dalle guerre [BSSS 42, I, regesto
n. 18, p. 101]. Dopo il 1670 fu unita a Crea con S. Agata di Pontestura (uno
stemma abbaziale in facciata presente ancora negli anni trenta del ‘900
ricordava il fatto). Nel 1813, con l'erezione della parrocchia di Rocchetta, la Madonna della Neve divenne chiesa del cimitero parrocchiale. Fu restaurata nel 1718 [Motta
1933, p. 110] e ancora recentemente, quando venne eliminato un pregevole
soffitto ligneo; l’abside fu abbattuta nel 1967 per far posto a cappelle cimiteriali. Ha
subito alcuni furti. Si celebra occasionalmente.
È in buono stato. Di forma rettangolare (m 11 x 6), con facciata rivolta a ovest. Superficie esterna in cemento,
con due contrafforti laterali. Tozzo campaniletto in facciata. Interno a unica
navata. Sulla parete di fondo dietro l’altare è posta una tela raffigurante la
Madonna col Bambino venerata dai Ss. Francesco e Domenico (come sfondo la
collina di Crea), di L. L. Defrancisci (1987), che ha sostituito un più antico
quadro rubato. Alle pareti laterali sono appesi alcuni ex voto.
S. Michele de Sturia:
chiesa scomparsa, il cui agiotoponimo sopravvive nella cascina S. Michele,
situata presso la sponda sinistra del torrente Stura, circa Km 1 a sud-est di
Pontestura. Corrisponde a un priorato benedettino dipendente da S. Michele della
Chiusa, citato nel 1216 [BSSS 3/I, doc. 23, p. 54]. La chiesa è elencata nella
pieve di Cornale nel 1299 e nel 1440, tra i priorati della diocesi di
Vercelli nel 1348 e 1359 [ARMO, pp. 38, 116, 236;
Cognasso 1929, p. 234]. Nel 1584 la
chiesa di S. Michele «fuor delle mura» aveva il tetto «piovoso» [Ferraris
1995, p. 202].
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