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ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
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PENANGO

PENANGO

 

Dial. Pnang. Penengum, 961 [BSSS 42, I, doc. 1, p. 2].
Nel 1908 il comune subì il distacco delle frazioni Patro e Santa Maria, che furono aggregate al comune di Moncalvo. Nel 1935 Penango passò dalla provincia di Alessandria alla nuova provincia di Asti [R.D. n. 238, 11/6/1908; R.D.L. n. 297, 1/4/1935].

Abitanti: 225. Distanza da Casale Km 24. Altezza: m 264 s. m. Provincia di Asti.

Parrocchia di S. Grato, istituita come rettoria nel 1710 per scorporo dalla prepositura di Moncalvo. Già sottoposta alla diocesi di Vercelli, nel 1217 la piccola pieve di Penango apparteneva ecclesiasticamente alla diocesi di Pavia, costituendo un’enclave pavese entro la diocesi di Vercelli, segno di uno sgretolamento della pieve di Moncalvo; ancora nel 1270-1280 veniva descritta tale condizione per la chiesa di S. Cassiano di Penango [Settia 1991b, pp. 296, 300]. Nei registri delle decime della diocesi di Vercelli (a partire dal 1299) non risulta mai Penango [Ferraris 1995, p. 155]. In ogni caso probabilmente Penango era stata sottratta alla diocesi di Pavia già nel XIV secolo [Forzatti Golia 2002, p. 60]. Non è nota la data di passaggio alla diocesi di Casale (forse con Moncalvo nel 1474, epoca in cui il territorio era proprietà dei Paleologi).

Chiesa parrocchiale, S. Grato: in località Odalengo, nella parte alta del paese. Un precedente oratorio dedicato a S. Grato era dislocato in altro luogo imprecisato verso Moncalvo; la compagnia di S. Grato era già attiva nel 1632. La chiesa attuale fu edificata nel sito della preesistente parrocchiale intitolata alla Purificazione di Maria, costruita pochi decenni prima (attorno al 1692-95) ed eretta in parrocchia nel 1710. Un reliquiario di S. Grato venne realizzato nel 1742 da Antonio Varocchi [Allemano 2004, pp. 25-26, 167-68]. La costruzione di un edificio più ampio fu decisa per l’aumento della popolazione. Il progetto dell’opera si deve forse a Francesco Ottavio Magnocavalli (attribuzione su base stilistica); il disegno originale prevedeva maggiori dimensioni, non raggiunte per mancanza di fondi. La nuova chiesa fu autorizzata il 20/6/1754 con decreto del vescovo Ignazio della Chiesa. Inizio dei lavori il 28/5/1756 per opera del capomastro Giovan Battista Felli, cui si deve la soluzione a cupola. I materiali vennero in parte ricuperati dalla vecchia chiesa. Fino al 1760 le funzioni della parrocchiale furono suffragate dalla chiesa di S. Cassiano. Venne prima eretta la grande sacrestia, che fu benedetta il giorno 1/2/1760 assumendo funzione di chiesa provvisoria [AD 1991, p. 171]; nel 1758 vi era stato approntato l’altare di S. Luigi Gonzaga, poi demolito nel 1908 [Allemano 2004, p. 125]. Nel 1762 la chiesa era terminata esteriormente e per le finiture interne di capitelli e altari si stipulò un contratto con lo stuccatore Francesco Longhi [Rosso 1976, pp. 74-75]; le pitture di Giorgio Robotti (1765) vennero rifatte nei restauri del 1897 da Giovanni Minoja [Allemano 2004, p. 112; Devoti 2005, p. 277]. La chiesa fu completata solo nel 1765 e benedetta il 18/8/1765 dal rettore don Gian Battista Rolla. L’altare maggiore, realizzato dal Longhi in cotto, fu rifatto in marmi policromi e benedetto il 13/7/1792 [AD 1991, p. 171; Allemano 2004, p. 113]. Già nel 1772 si notarono cedimenti delle fondazioni; nel 1779 fu stipulato un contratto con il capomastro Francesco Felli per opere di consolidamento [Rosso 1976, p. 75]. L’organo primitivo (1754) era probabilmente opera di Liborio Grisante e proveniva da altra chiesa (forse dalla chiesa di S. Michele di Calliano), essendo stato sistemato nella parrocchiale tra il 1833 e il 1856; nel 1865 venne restaurato da Giuseppe Vittino [Cavallo 2002a, pp. 20-21]. Nel 1896 fu rifuso un concerto di cinque campane (ditta Silvio Mazzola) [Allemano 2004, p. 122]. La chiesa venne ancora restaurata nel 1897; decorazioni, pitture e indorature a cura della ditta Minoja; Luigi Morgari restaurò alcuni dipinti ad olio [Devoti 2005, p. 277], ornamenti pittorici furono eseguiti da Peretti, Niccoli e Parena (1897); nelle pitture a secco sono raffigurati la Presentazione di Maria al Tempio, l’Assunta, i quattro Evangelisti, e quattro santi (Giuseppe, Isidoro, Agnese, Anna) [AD 1991, p. 171]. Nel 1982 crollò parte del tetto, che fu ricostruito due anni dopo. Restauri pittorici furono effettuati nel 1986 da parte di Cesare Villata (rifacimento dell’affresco di S. Giuseppe del Morgari), nel 1993 da Giulio Ferrandi, con interventi anche di ridoratura [Grignolio 1994, p. 83; Allemano 2004, pp. 134-35], e nel 2007 da Luca Pagella.

Facciata in cotto, simile a quella della chiesa di S. Eusebio di Fabiano, a due ordini, con superficie mossa e fastigio curvilineo sveltito da candelieri a fiaccola; cinque nicchie aumentano gli effetti di chiaro-scuro. Sul lato sinistro si eleva l’elegante campanile, la cui cella campanaria è coperta da una cupola con cupolino. Come per le chiese dell’Assunta di Balzola e di S. Eusebio di Fabiano l’impostazione della facciata riconduce a temi ispirati all’architettura di Francesco Gallo, soprattutto nella chiesa di S. Pietro Apostolo di Casale (1747) [Perin 2002; Devoti 2005, p. 283]. Portone d'ingresso ottocentesco, verosimilmente coevo alla bussola, che è datata 1877. Impianto a croce greca inscritta in un quadrato irregolare; grande sviluppo del presbiterio coperto da una volta, abside semicircolare coperta da un catino a tre unghie. Nei due bracci laterali della croce sono posti grandi altari sui quali si aprono ampie finestre. In ambienti minori adiacenti alla facciata sono sistemati a sinistra il battistero e a destra un confessionale. Nell’incrocio del transetto risulta una pianta ottagonale con quattro lati maggiori e quattro minori, limitati da semicolonne a capitelli compositi, che sostengono una ricca trabeazione; copertura a calotta a otto spicchi su base circolare, con tamburo piuttosto basso traforato da otto finestre ovali [Olivero 1940, p. 230]. Altare maggiore marmoreo (1792) [Rosso 1976, p. 75] con tabernacolo a cupoletta più recente, in cui è custodito un reliquiario di S. Grato. Il coro di noce intagliato, con armadio centrale sormontato da un leggio, proviene dalla chiesa di S. Maria di Piazza di Casale, chiusa al culto nel 1802 e demolita a partire dal 1818 [AD 1991, p. 172; Tosi 2009, pp. 51-52]; sopra il coro sono collocate lateralmente due tele del Moncalvo (>1620), raffiguranti la Madonna col Bambino e i Ss. Grato, Antonio Abate e Giovannino e la Madonna coi Ss. Michele, Vittore e Liberata [Romano 1997, p. 118] e al centro una tela con la Presentazione di Gesù al tempio (fine sec. XVIII). Il presbiterio è delimitato da una balaustrata marmorea tardo settecentesca; ai lati del presbiterio sono sistemati due dipinti sovrapporta rappresentanti S. Paolo e S. Pietro (fine sec. XVIII). Le cappelle laterali, voltate a botte, hanno altari in laterizio, arricchiti da affreschi settecenteschi con colonne multicolori ed elaborate decorazioni rococò; nella cappella di sinistra c’è la la statua della Madonna Assunta, in quella di destra la statua lignea di S. Grato (Antonio Grandi, 1871), che viene portata annualmente in processione per le vie del paese. Sopra la vasca marmorea del battistero (opera della ditta Realini, 1903) è collocato un Cristo Crocifisso laccato, di grandezza naturale [Grignolio 1994, p. 83; Allemano 2004, p. 169]. La cassa dell’organo (datata 1754, quindi proveniente da altra chiesa) [Cavallo 2002a, p. 19], il pulpito e un confessionale in noce di stile barocco sono opere dell’ebanista Giovanni Andrea Allemano [Niccolini 1877, p. 251; AD 1991, p. 172]. L’organo attuale fu costruito nel 1898 da Giuseppe Gandini in sostituzione del preesistente (forse un Grisante, v. sopra) di cui si sono conservate le canne di facciata [AD 1991, p. 172].

Dal fondo della navata destra si accede all’ampia sacrestia, terminante con un’absidiola rivolta a nord (fungeva da chiesa temporanea durante la costruzione della chiesa). Vi è una tela raffigurante S. Grato (con l’immagine di una chiesa su un poggio, campanile sul lato sinistro e facciata a salienti), già posta all’altare laterale destro. Un’altra tela, raffigurante la Madonna del Rosario, già all’altare laterale sinistro, è in cattivo stato ed è custodita in altra sede.

Ss. Cassiano e Ippolito: all’interno di un podere, presso località Verginetto (dial. Verginèt). Chiesa di antica origine, citata col titolo di S. Cassiano nel 1270-80 come appartenente alla diocesi di Pavia, probabilmente dopo distacco dalla pieve di S. Pietro di Moncalvo [Settia 1991b, 300]. Sono state messe in luce alcune tracce dell’originaria fase costruttiva, genericamente riferita al periodo romanico [Crosetto 1998b, pp. 214-15]. A metà sec. XVIII, durante la costruzione della chiesa di S. Grato, la chiesa di S. Cassiano assunse temporaneamente le funzioni parrocchiali. Nel 1770 il beneficio di S. Cassiano fu soppresso ed unito alla parrocchia di Penango [Villata 1991, p. 92]. La casa annessa era abitata da un eremita francescano, prima di divenire, dal 1777 al 1862, l’abitazione del parroco di Penango. Nel 1807 vi si tennero votazioni per la nomina del Collegio Elettorale e del giudice di pace. Riparazioni furono effettuate nel 1934. Si trovava in gravi condizioni nel 1991; successivamente il complesso fu venduto a un privato che effettuò un radicale restauro [Allemano 2004, pp. 124, 172-73].

Edificio in mattoni a vista, orientato, ad aula rettangolare con abside semicircolare ed elegante campanile a sezione triangolare sul fianco sinistro. Si conserva una tela raffigurante S. Cassiano (1721) [Allemano 2004, foto tra le pp. 304-05].

S. Bovone: chiesetta campestre, situata in località Case Corzini (dial. Cà ‘d Curžìn), circa 500 metri a ovest della parrocchiale. Prima documentazione nel 1709; era in cattive condizioni già nel 1760; non è citata da Casalis e da Niccolini [Villata 1991, pp. 102-03]. Nel 1866 Carlo Caviglia fece ricostruire la cappella, forse in un sito di poco discosto dal precedente. Fu restaurata nel 1976, con decorazioni di Cesare Villata [Allemano 2004, p. 134, 173].

È in cattive condizioni di conservazione, in parte crollata. Aula rettangolare, orientata, in laterizio. Facciata a capanna delimitata da paraste angolari.

S. Giovanni Battista: nel cortile settentrionale del complesso della cascina Barone, già proprietà di Francesco Ottavio Magnocavalli. Compare per la prima volta in un testimoniale di visita redatto tra il 1830 e il 1846. Venne restaurata nel 1863 e benedetta il 3/5/1864. È consacrata.

La struttura attuale risale al sec. XIX. Pianta circolare con catino soprastante. Edificio in mediocri condizioni di conservazione. Internamente è decorato con lesene, capitelli corinzi e cornici mistilinee in stucco. Ha un solo altare in mattoni, in passato ornato da una tela ritraente S. Giovanni Battista, del Moncalvo o sua scuola, attualmente in collezione privata [Villata 1991, p. 65; Allemano 2004, p. 174].