M O N F E R R A T O A R T E

ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
DEL SACRO MONTE DI CREA
MUSEO CIVICO DI CASALE MONFERRATO
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MONTIGLIO MONFERRATO

MONTIGLIO

 

Dial. Muntìj. Munteclum, 880 [BSSS 28, doc. 14, p. 18].
Nel 1935 il comune di Montiglio passò dalla provincia di Alessandria alla nuova provincia di Asti. Dal giorno 1/9/1998 i comuni di Colcavagno, Montiglio e Scandeluzza sono stati fusi nell’unico comune di Montiglio Monferrato [R.D.L. n. 297, 1/4/1935; L.R. n. 65, 22/12/1997].

Abitanti: 764. Distanza da Casale Km 38 ‑ Altezza: m 321 s. m. Provincia di Asti.

Parrocchia di S. Lorenzo. Pieve della diocesi di Vercelli citata dalla metà del sec. X [Ferraris  1938, p. 92]. Entrò nella nuova diocesi di Casale già nel 1474 [De Bono 1986, p. 34]. Dal 1805 al 1817 passò temporaneamente alla diocesi di Asti [Bosio 1894, pp. 134-41]. Fino al sec. XIX tutto il territorio di Montiglio costituiva una sola parrocchia; nel 1881 si staccò la parrocchia di Carboneri (con Remorfengo, Banengo, Case Orecchia) e nel 1932 la parrocchia di S. Anna (con Cortanieto, Stura, San Giorgio) [Mandrino 1989, p. 175].

Chiesa parrocchiale, S. Maria della Pace: situata al centro del paese, presso il castello. Costruzione iniziata nel 1580, utilizzando il materiale ricavato dalla demolizione di ben otto chiese; nel 1600 l'edificio era ancora incompleto nelle murature e senza copertura; venne allora reclutato il capomastro luganese Galeazzo Rusca per il completamento dei lavori, che però si protrassero ancora per alcuni anni. Fu consacrata nel 1613; le prime celebrazioni, come chiesa parrocchiale, si ebbero nel 1614. La sacrestia fu costruita dal 1723 al 1730 [Mandrino 1989, pp. 123-24, 129; Prosperi 2019, pp. 380-82]. Nel sec. XVIII in chiesa era presente una iscrizione commemorante il famoso eclissi solare totale del 3 giugno 1239 [Zaccaria 1754, p. 58: erroneamente riportato l'anno 1139]. Agli anni 1839-40 risalgono interventi dei fratelli Ivaldi: restauro di alcuni quadri, affreschi delle lunette del presbiterio e della volta sull’organo [Grignolio 1993, p. 66]. Nel 1845 i fratelli Ivaldi vennero pagati per il restauro della pala con l’Immacolata e S. Michele. Nel 1900 fu eretta la cappella di S. Luigi a destra dell’altar maggiore. Un restauro completo della chiesa fu effettuato nel periodo 1956-1985 (dal 1968 consulenza dell’ing. Celeste Rinaldi); i dipinti murali furono ripresi nel 1969-70 da Adolfo Cagnasso, cui si deve anche la decorazione del soffitto della sacrestia (1970) [Mandrino 1989, pp. 132, 136]. Nel 2021 è stata risanata la copertura. Nel 1996 vennero rubate varie ante di armadi settecenteschi intagliati della sacrestia.

Facciata a capanna, intonacata, rivolta a oriente. Il rosone, chiuso nel 1876 per installare l’organo, fu riportato a vista nel 1978; allo stesso periodo risale il portale in pietra (interventi dell’arch. Maria Lodovica Casali). Sul lato di sinistra della facciata si eleva il campanile alto 33 metri, costruito attorno al 1774, totalmente restaurato nel 1985 [Mandrino 1989, pp. 129-39]; sotto l’orologio (del 1966) c’è un quadrante solare realizzato nel 1990 da Mario Tebenghi [Meridiane 1992, p. 34]. Interno ad aula rettangolare che si continua in un presbiterio di minore larghezza, rialzato di due gradini. Pavimento in larice (1910). L'altare maggiore di marmo bianco intarsiato è datato 1809. La pala sulla parete di fondo, collocata al di sopra del coro ligneo intagliato rettilineo, raffigura la Madonna della Pace coi Ss. Rocco, Francesco Saverio e Lorenzo, opera di Pietro Ivaldi (1841). Alle pareti laterali dell'aula sono situati quattro altari con grandi tele centinate di uguali dimensioni, già presenti nel 1616: a sinistra Deposizione dalla Croce, di Carlo Orazio Sacchi (1607) [Moccagatta 1963, pp. 63-64] e S. Francesco venerante la Madonna; a destra la Madonna con S. Michele che scaccia il diavolo e S. Orsola con le sue Vergini (1607), quest'ultima pure attribuibile a Carlo Orazio Sacchi. Pulpito del 1785. Battistero del 1962 (arch. don Angelo Verri). Tribuna lignea, proveniente dalla soppressa chiesa di S. Sebastiano dei padri serviti, approntata nel 1803; vi sono collocate quattro tele della prima metà del sec. XVII: Morte di S. Francesco Saverio, Apparizione della Vergine col Bambino a S. Giacinto, Ss. Pietro e Francesco d'Assisi, Gesù nel tempio fra i dottori. L'organo primitivo fu acquistato nel 1803 dal convento di S. Maria Maddalena di Asti; venne sostituito nel 1876 con l'attuale organo costruito da Luigi Lingiardi, restaurato nel 1934 (ditta Edoardo Rossi) e ancora ammodernato nel 1961 [Mandrino 1989, pp. 125-36; Palmieri 2012d, p. 275].

S. Lorenzo: al cimitero, circa 600 metri a sud-est dell’abitato. Pieve della diocesi di Vercelli citata dalla metà del sec. X [Ferraris 1938, p. 92]. Nel 1475 il vescovo di Casale investiva i Cocastello di Montiglio dello juspatronato della chiesa, riconfermando probabilmente diritti precedenti [Bonardi 1992, p. 163]. Nel 1577, quando da tempo il paese era raccolto attorno al castello, S. Lorenzo risultava non più adatta alle funzioni parrocchiali, che però perse ufficialmente solo nel 1614. A. Kingsley Porter fa risalire la costruzione al 1150 circa, mentre in un recente ampio studio, confermata la presenza in S. Lorenzo della stessa officina operante a S. Fede di Cavagnolo, la primitiva fabbrica viene datata agli inizi del sec. XII [Porter 1917, vol. III, p. 72; Vescovi 2007, pp. 224-25]. Originariamente doveva essere a pianta basilicale orientata, con tre navate e tre absidi. Nel 1577 e 1584 (visite apostoliche Ragazzoni e Montiglio) era in cattive condizioni. Nel 1656 mancava di copertura; un semplice tetto a capriate fu realizzato prima del 1725 [Vescovi 2007, pp. 190-91, 218-19]. Dal 1783 al 1788 l'edificio restò nuovamente senza tetto, subendo gravi danni che portarono negli anni successivi ad una quasi completa ricostruzione: rifacimento di coperture e murature (abside centrale compresa) col riassemblaggio dei conci di pietra da cantoni e delle decorazioni scultoree medievali, abolizione delle absidi laterali (1788), erezione di una nuova facciata e di due camere ai lati dell’altare (1793), costruzione della volta a botte sulla navata centrale e delle cappelle semiesagonali negli spazi residui delle navate laterali (1796); capomastro dal 1793 al 1796 Giovanni Avanzino. La facciata venne ricostruita in forme neoclassiche attorno al 1830. Nel 1911 la chiesa venne elencata tra gli edifici monumentali nazionali [Alessandria 1911, p. 34]. Dal 1955 al 1959 si rifece nuovamente la facciata, furono rinnovate le coperture delle cappelle e si rinforzarono le fondazioni. Altri interventi di restauro vennero effettuati nel 2001-02; in occasione di questi lavori nell'area circostante la chiesa furono rinvenuti vari frammenti scultorei. In definitiva della costruzione romanica originale oggi persistono immodificati solo le colonne coi capitelli e gli archi della navata e il cleristorio [Mella 1873, p. 164; Casartelli 1959, p. 312; Delmastro 1984a, pp. 136-38; Bonardi 1992, pp. 160-62].

L’attuale edificio, probabilmente più stretto dell’originale, misura m 18.15 x 8.12. Facciata a salienti, intonacata nella parte centrale. Copertura a due falde. La muratura delle pareti laterali è costituita da blocchi di arenaria squadrati; nell'abside c'è alternanza di corsi di pietra e fasce di mattoni. Su ogni lato si aprono tre monofore a doppia strombatura con arco monolitico a tutto sesto. Vari elementi ornamentali denunciano il rifacimento settecentesco [Bonardi 1992, p. 162]. Il coronamento del cleristorio sul fianco meridionale è costituito da una serie di archetti pensili intrecciati, poggianti su peducci decorati con ornamentazione impropria, sormontati da una cornice decorata a palmette e caulicoli. Sul fianco settentrionale del cleristorio gli archetti pensili sono semplici, monolitici, e poggianti su peducci non decorati. L’abside è divisa in tre campiture da due lesene; presenta due monofore a doppia strombatura. Il coronamento è formato da due fasce di un corso di mattoni e pietra che racchiudono losanghe sovrastate da una cornice a billettes, il tutto sorretto da modiglioni variamente scolpiti.

L'interno è a navata unica con volta a botte in mattoni, fiancheggiata da sei cappelle semiesagonali coperte a semicatino e da due ambienti a pianta rettangolare nella zona presbiteriale costituenti i bracci del transetto. Pavimento in cemento. Abside semicircolare delimitata sui fianchi da due semicolonne con capitelli. Nella muratura dell'abside sono evidenti nette variazioni di tessitura, dovute alla riedificazione settecentesca. Altare di recente costruzione in pietra di Luserna su basamento di mattoni. La navata è marcata su ciascun lato da tre pilastri, cui sono addossate semicolonne nella fila di sinistra e lesene a destra. I capitelli figurati in pietra scolpita di ottima fattura sono visibili solo da tre lati (il quarto lato è inglobato nei setti murari che dividono le cappelle e contribuiscono a sostenere la spinta della volta a botte); sono decorati a motivi vegetali, zoomorfi e antropomorfi: si notano aquile, grifi, sirene, personaggi umani in scene di vendemmia, decorazioni a nastri intrecciati, capitelli a foglia liscia con grandi caulicoli. Gli elementi scultorei sono opera della stessa maestranza attiva nella prima fase di S. Fede di Cavagnolo. I basamenti dei pilastri hanno forma circolare a sinistra, rettangolare a destra. Cornici a billettes sono disposte all’imposta della volta, di coronamento agli archi tra i pilastri e orizzontalmente nell’abside alla base delle monofore. Sulle pareti sono inserite varie sculture erratiche, altre sono raccolte nelle cappelle laterali. In ciascuna delle sei cappelle semiesagonali ricavate negli spazi delle navate laterali si apre una monofora il cui arco è scolpito con motivi diversi [Delmastro 1984a, pp. 134-36; Vescovi 2007, pp. 214-24]. È in parte ancora visibile sulle pareti un graffito a spina di pesce. Nella seconda cappella di sinistra su un concio di arenaria è graffito il nome «Baldisar Cocastelu», da riferire probabilmente alla sepoltura di un membro della famiglia Cocastello, consignori di Montiglio dal sec. XIII [Settia 2007b, p. 663]. Nel 1996 è stata rubata un'acquasantiera (sec. XII?) murata sulla parete di controfacciata alla destra dell'ingresso, raffigurante un volto umano con copricapo cilindrico decorato con un intreccio a due capi, simile alle Teste incoronate dei Musei Civici di Pavia [Peroni 1975, pp. 48-49; Romano 1994, p. 214] [1].

S. Andrea (Ss. Pietro, Andrea e Gaudenzio): cappella situata entro il recinto del castello. Epoca di costruzione non nota. Viene citata senza titolo negli estimi vercellesi del 1299, pieve di Montiglio; nel 1348 compare il titolo di S. Andrea [ARMO, pp. 40, 114]. Tra il 1415 e il 1417 sarebbe stato effettuato un sostanzioso restauro della cappella [Arri 2011, p. 244]. In seguito alla profanazione della chiesa parrocchiale occorsa durante l’assedio dei Savoiardi (1617-18), funzionò temporaneamente da parrocchiale. Nel 1748 aveva titolo di S. Andrea e Gaudenzio [Mandrino 1989, pp. 85, 141]. Ancora nel sec. XVIII nella chiesa erano presenti un battistero e un sepolcro riservati ai giovani delle famiglie dei consignori del castello [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 22, f. 689v].

Aula rettangolare, con alcuni elementi romanici e prevalenti caratteri gotici. L’attuale porta d’ingresso, contrariamente a quanto affermato da Anna Maria Brizio, dovette essere aperta prima dell’esecuzione degli affreschi, dato che la superficie affrescata segue la cornice dell’apertura con un campo marmoreggiato bordato in grigio e bianco [Brizio 1933, p. 20; Ragusa 1997, p. 43]. Su tre pareti si estendono i resti del «più bello e solenne ciclo trecentesco che si conosca nelle terre del Piemonte» [Castelnuovo 1961, p. 103], rimessi in luce sotto l’intonaco nel 1933 dal marchese Ignazio Borsarelli, restaurati nel 1957-59 e nel 1986. Autore è il cosiddetto Maestro di Montiglio (1345-50), un artista che fonde caratteri arcaici con la nuova cultura figurativa toscano-avignonese; lo stesso autore operò a Vezzolano (cappella funeraria dei Rivalba, ca. 1354-60), in S. Paolo di Vercelli e nel castello di Quart. Sulla parete di fondo vi sono alcuni frammenti della Crocifissione, forse di un collaboratore di minore qualità. Gli affreschi si snodano dal centro della parete in due registri sovrapposti con episodi della vita di Cristo. Del basamento e del coronamento restano pochi frammenti: il primo presentava un fregio a mensole fogliate e un velario rosso appeso con chiodi a uno zoccolo nero; il secondo prevedeva tre ordini di conci marmoreggiati arancioni, rossicci e verdolini. Gli episodi della vita di Cristo iniziano dalla parete destra e si dispongono secondo una narrazione continua, di gusto arcaico, che non fissa in riquadri le singole scene, ma le giustappone. Gli episodi dell’Infanzia di Cristo, preceduti dall’Annunciazione e dalla Visitazione, sono collocati nel registro superiore (più lacunoso), mentre il registro inferiore comprende le scene della Passione precedute dall’Ingresso in Gerusalemme. L’Adorazione dei Magi si dispone a cavallo della parete destra e della controfacciata, senza tener conto dell’angolo della muratura [Ragusa 1997, pp. 41-49; Novelli 2013].

S. Rocco: situata all’ingresso del paese; domina le due piazze. Fu costruita a spese del comune probabilmente a metà del sec. XVII quale tempio votivo dopo la pestilenza del 1630-31; inizialmente era una chiesetta di campagna. Venne restaurata nel 1924. Nel 1954 fu predisposto un nuovo concerto di tre campane [Mandrino 1989, pp. 170-71].
Impianto ad aula con presbiterio rettangolare, leggermente ristretto. Il campanile, alto 16 metri, si eleva sul fianco sinistro, nella zona di raccordo tra aula e presbiterio. Facciata in mattoni a vista. Il portone centrale è affiancato da due finestrelle di devozione; al di sopra si apre una finestra semicircolare, a sua volta affiancata da due nicchie vuote. L'interno prende luce da altre due finestre aperte sul lato destro. Aula e presbiterio sono voltate a botte.

S. Giuseppe: tra l’Asilo e la Casa di Riposo. Cappella eretta nel 1902, alla riunione delle Opere Pie di Montiglio [Mandrino 1989, p. 143].

Santuario della Madonna del Carmine: in frazione Albarengo (dial. Albarèng. Albalingum, 1070 [MGH DD VI/1, n. 235, p. 297]). Una chiesa in Albarengo era citata nel 1299; nel 1348 risultava il titolo, oggi scomparso, di S. Pietro [ARMO, pp. 40, 114]. L'attuale santuario è molto più recente. Dal 1885 si effettuarono grandiosi pellegrinaggi penitenziali (ultimamente assai ridimensionati) per ottenere protezione dalla grandine. Nel 1891 la chiesetta venne ampliata nelle forme attuali (capomastro Martinengo). La statua della Madonna del Carmine fu benedetta nel 1893. Nel 1903 si costruirono il nuovo campanile e l’alloggio per il guardiano. Nel 1908 furono benedette 15 nuove cappellette o piloni coi Misteri del Rosario, che circondano il santuario; le cappellette furono restaurate e i quadri dei Misteri vennero sostituiti nel 1966. Nel 1972 furono predisposti il nuovo pavimento e l’altare rivolto verso il popolo. Nel 1974 il pittore Adolfo Cagnasso realizzò la decorazione dell’interno [Mandrino 1989, pp. 144-45].

Facciata neoclassica in mattoni a vista, scandita da quattro lesene poggianti su alti zoccoli e sorreggenti trabeazione e timpano triangolare. Sopra il semplice portale, al centro si apre un ampio oculo, mentre ai lati in due nicchie sono collocate statue raffiguranti il Sacro cuore di Cristo e S. Giuseppe. Il campanile si eleva posteriormente sul lato destro.

Monastero di clausura delle carmelitane “Mater Unitatis”: ad Albarengo, nella villa Puzzi, donata nel 1970 dalla giovane erede Fanny Scevola al cardinale di Torino e trasformata in monastero di clausura. Le prime sette suore carmelitane di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, provenienti dal Carmelo di Firenze, giunsero nel 1971; inaugurazione e consacrazione della nuova chiesa l’anno successivo. Vi è dipinto un quadrante solare (Tebenghi, 1984) [Mandrino 1989, pp. 146-48]. Su una parete dell'anti-coro della cappella sono murati alcuni frammenti di mosaico (riconoscibile l'Acefalus) provenienti dal pavimento medievale (sec. XII) del duomo di Casale; un'epigrafe precisa che furono donati nel 1860 da mons. Nazari di Calabiana, vescovo di Casale [Barral 2007, p. 256].

S. Liberata (Deliberata): in frazione Rocca (dial. Roca. Rocha, 1343 [Bagnulo 1998, p. 106]), ca. Km 1 a ovest del paese. Nel 1725 era in buone condizioni, dopo un recente restauro; apparteneva alla famiglia Cerruto, che l'aveva fatta costruire. Nel 1968 rifacimento totale del piccolo campanile, del tetto, delle grondaie e restauro dei muri perimetrali [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 23, f. 741r; Mandrino 1989, p. 169]. Nel 2011 furono effettuati restauro del campanile, rifacimento della copertura e consolidamento delle volte (studio Petitti).

Facciata rivolta a sud, con due finestrelle laterali alla porta d'ingresso, una grande scritta di dedica a S. Liberata, un quadrante solare (Tebenghi, 1987), mentre al centro del frontone triangolare c'è un moderno dipinto murale monocromo ritraente S. Liberata [Trinchero 1988, p. 230]. Impianto ad aula rettangolare con abside semicircolare; posteriormente, sul lato sinistro, si eleva un campaniletto in mattoni a vista.

S. Lucia: in frazione Corziagno (dial. Curžiàgn. Curtis Iohannis, 1299 [ARMO, p.40]). Citata all'inizio del sec. XVIII [Saletta 1711, vol. I, parte III, c. 255r]; nel 1725 era in buone condizioni; aveva un altare ligneo scolpito con colonne tornite scolpite con fiorami in rilievo, il tutto dorato e colorato, e un quadro molto bello con cornice dorata. Nel 1895 fu benedetta la statua di S. Lucia e venne posta una nuova campana; altre tre campane furono benedette nel 1932. Al 1972 risalgono un restauro completo, la nuova porta e l’altare rivolto al popolo [Mandrino 1989, p. 148; ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 23, f. 748r].

Esterno intonacato. Facciata rivolta a ovest, preceduta da un piccolo sagrato; sopra la porta d'ingresso è collocato un altorilievo marmoreo con l'immagine della santa titolare (in realtà l'iconografia sembrerebbe rappresentare S. Agata anziché; S. Lucia). Sul lato sinistro del presbiterio si eleva il semplice campanile a base quadrata. Impianto ad aula rettangolare con presbiterio e abside semicircolare delimitati da una balaustrata moderna e sopraelevati di uno scalino. Non è più presente il primitivo altare ligneo dorato con la sua pala, attualmente sostituito da un modesto altare rivolto al popolo.

S. Sebastiano: chiesa non più esistente, già del convento dei padri serviti, nella regione detta “Convento”. Il convento fu fondato nel 1498 e soppresso nel 1798. Vi è ancora un bel caseggiato antico con giardino; nel muro di cinta verso la strada si apre una nicchia in cui è sistemata una statua della Madonna [Mandrino 1989, pp. 169-70].


1 A. Peroni riferisce al sec. XI le Teste incoronate provenienti da S. Maria del Popolo di Pavia. G. Romano (che localizza però l'acquasantiera nella chiesa di S. Fede di Cavagnolo) data il manufatto al sec. XII.