M O N F E R R A T O A R T E

ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
DEL SACRO MONTE DI CREA
MUSEO CIVICO DI CASALE MONFERRATO
Home
Indice dei luoghi
Indice dei nomi
di persona
Indice dei titoli e
dei santi titolari
Bibliografia
 
Avvertenze
Segnalazione Contributi

 

Scheda precedente
Scheda successiva
 
MONTEU DA PO

MONTEU DA PO

 

Dial. Montèu. Monsacutus, 1224 [Sangiorgio 1780, p. 58; Cancian 1983, p. 736]. Era ancora indicato col nome Monteacuto nel 1591 [ASDC, Vis. past. Gonzaga 457-461, f. 44r], mentre nel 1613 e nella visita pastorale del 1619 compare il nome Monteu [ASAl, NM, Biglia, 548, 7/1/1613; Modica 1992, p. 72]. Nel 1861, al momento dell'unità d'Italia, il nome ufficiale del comune era Monteu da Po.
Nel 1928 il comune fu soppresso e aggregato al comune di Lauriano. Nel 1946 il comune di Monteu da Po venne ricostituito [R.D. n. 661, 18/03/1928; D.L.P. n. 416, 31/10/1946].

Abitanti: 895. Distanza da Casale Km 43 ‑ Altezza: m 177 s. m. Provincia di Torino.

Parrocchia di S. Giovanni Battista. Nel territorio del municipium romano di Industria, “città santuario” di culto isiaco sulla sponda destra del Po, sorta forse nel sec. II a.C. accanto al villaggio gallo-ligure di Bodincomagus [Zanda 1987, p. 43]. La più antica testimonianza dell’Industria cristiana si trova nella seconda versione di una lettera di Eusebio dall’esilio di Scitopoli, probabilmente redatta qualche decennio dopo l'originale (fine IV - inizio V secolo) [Bolgiani 1982, pp. 42-43; Monaci 1997, p. 70; Cracco 1999, pp. 26-28]. Industria fu verosimilmente la prima pieve rurale della diocesi di Vercelli, risalente al sec. IV. All’inizio del sec. V vi fu un’eclisse dell’Industria cristiana, seguita da una rinascita della pieve nel sec. VI-VII, sotto il titolo di S. Giovanni Battista. Dopo un altro periodo di silenzio, la pieve ricomparve a metà del sec. X col nome corrotto di Dustria. Forse prima della fine del sec. X dalla pieve di Industria fu smembrato a est il territorio della pieve di Casaleggio. Nei primi decenni del sec. XIII fu sottratto a ovest il territorio della pieve di S. Giovanni Battista di Verrua, ed entro la metà del secolo il territorio delle nuove pievi di Cortiglione e Cocconato. All’inizio del sec. XIV il castello dei Monteacuto sulla collina esercitò un’attrazione sulla popolazione sparsa, mentre la pieve completava la progressiva disgregazione: Monteacuto cresceva e Industria perdeva importanza. Del 1438 è la citazione di un pievano di Monteacuto, a dimostrazione che il centro era già divenuto sede di parrocchia autonoma [Ferraris 1938, p. 92; Settia 1975, pp. 272-73; Ferraris 1987a, pp. 59-83; Settia 2012, pp. 18-19]. Nel 1577 la chiesa antica, situata circa m 250 a nord del complesso cultuale dell’Iseion-Serapeion romano, oltre l’attuale strada statale, era diventata una cava di materiali edilizi per la chiesa di S. Grato e per la casa parrocchiale di Monteu. Oggi della vecchia pieve di S. Giovanni resta solo un muro sconnesso prevalentemente di mattoni con una monofora e una piccola croce sul culmine [Ferraris 1987a, pp. 73, 80-81]; i resti sono attribuibili al sec. XIII; parte dei ruderi indicano l’esistenza di un battistero a pianta centrale, di cui sono identificabili due fasi costruttive, l’ultima delle quali riferibile al sec. XII [Marzi 2000, pp. 161-66; Pantò 2003, pp. 103-104]. Nel 1474 la parrocchia di Monteacuto passò dalla diocesi di Vercelli alla nuova diocesi di Casale (
bolla 1/8/1474) [De Bono 1986, p. 40]; nel 1805 fu unita alla diocesi di Torino, per tornare alla diocesi di Casale nel 1817 [Camurati 1914, p. 53; Bolla papale 17/7/1817].

Chiesa parrocchiale, S. Giovanni Battista: situata in posizione dominante, ad ovest del concentrico. Una chiesa precedente fu incendiata nel 1625 durante le incursioni franco-spagnole. Fu ricostruita tra il 1631 e il 1636 da don Domenico Ellena, che nell’occasione cambiò il titolo da pievano a prevosto [Casalis, vol. XI, 1843, p. 301; Camurati 1914, p. 36]. Restauro e decorazioni nel 1892 (pittore Giovanni Silvestro). La consacrazione fu effettuata da mons. Edoardo Pulciano il 28/8/1892 [Camurati 1914, p. 60]. Negli ultimi decenni la chiesa ha subito vari furti.

Facciata a due ordini divisa da quattro coppie di lesene, di cui le due centrali sorreggono trabeazione e frontone triangolare; il secondo ordine, più stretto, si raccorda al primo con volute laterali. Sul fianco destro sono murati reperti archeologici provenienti dagli scavi di Industria [Bordone 1977, p. 185], tra cui un supporto di erma in marmo grigio databile entro la prima metà del sec. II d. C. e la parte anteriore resecata di una base scorniciata di marmo rosa di Verona, di piena età augustea [Mommsen 1877, n. 7469, n. 7477; Fabretti 1882, pp. 77-78, 81; Cresci Marrone 1994, pp. 43-44]. Impianto a navata unica con cappelle laterali; presbiterio sopraelevato di tre gradini, coro rettangolare. Imponente è l’altar maggiore settecentesco costruito con sette diversi tipi di marmo [Camurati 1914, p. 60], bisognoso di restauro. Alla parete di fondo, entro una bella cornice marmorea, è posta una grande tela settecentesca raffigurante la Nascita di S. Giovanni Battista. La balaustrata di marmo è ottocentesca.

Sul lato destro si aprono le cappelle della Madonna di Lourdes, con statua di gesso (1936); del Sacro Cuore, con quadro del Sacro Cuore, dipinto a Torino nel 1892 da Tommaso Lorenzoni [Camurati 1914, p. 60]; del Suffragio, il cui altare ha un paliotto di scagliola mal conservato in tre elementi su fondo nero della bottega di Pietro Solari (prima metà del sec. XVIII); al centro sono rappresentate le Anime purganti sulle quali giunge un angelo in volo [Caramellino 1987a, p. 147]; l’alzata d’altare è una macchina lignea parzialmente dorata, con colonne tortili, timpano spezzato, angioletti scolpiti, e pala seicentesca raffigurante la Madonna venerata dai Ss. Antonio Abate, Rocco, Antonio da Padova e Maurizio, con le anime purganti. A sinistra ci sono le cappelle del battistero, con fonte battesimale in pietra e notevole ciborio battesimale ligneo scolpito del sec. XVII, da cui sono state sottratte alcune testine (la cappella è deturpata da macchinari dell’impianto di riscaldamento); di S. Giuseppe, con tela raffigurante la Morte di S. Giuseppe; della Madonna del Rosario, con bell'altare ligneo seicentesco dipinto in azzurro, con dorature, colonnine tortili, statua centrale della Madonna col Bambino, e statuette laterali di S. Domenico e S. Caterina da Siena (realizzate in Val Gardena), che nel 1975 hanno sostituito le tre statue precedenti rubate. Prima del presbiterio, sempre sulla sinistra, è collocato il pulpito ligneo intagliato, indicato come nuovo nel 1724 [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 13, f. 424v]. Organo di Vegezzi Bossi (sec. XX). Nella parete di controfacciata, sotto la tribuna dell’organo, ci sono due pitture murali: il Battesimo di Cristo, sotto cui un’iscrizione rovinata ricorda la consacrazione della chiesa del 1892, e la Pentecoste. Le stazioni della Via Crucis, a forma quadrilobata, sono di stucco parzialmente dorato (sec. XX). Nella sacrestia, situata al lato destro del coro, si svolgono funzioni invernali.

S. Grato: al bordo settentrionale dell’abitato, verso il cimitero. È monumento nazionale [AD 1969, p. 62]. La chiesa era in costruzione nel 1577 e già indicata come parrocchiale nuova, ma non ancora consacrata [Ferraris  1987, pp. 73, 80]. Fu parrocchiale fino al 1636 [Casalis, vol. XI, 1843, p. 301]. Nel sec. XVI furono affrescate scene della leggenda di S. Fede, poi ricoperte da uno scialbo [Bardessono 1995, p. 8]. Restauri nel 2004.

Esterno intonacato. Un robusto campanile si eleva posteriormente sul fianco sinistro. Facciata a salienti, divisa da quattro lesene poggianti su uno zoccolo e culminante con cinque pinnacoli; sopra il portale arcuato si apre un oculo. Sul bordo destro della facciata è murata un’iscrizione latina di Industria (cm 32 x 59 x 20) presumibilmente di età augustea [Mommsen 1877, n. 7484; Fabretti 1882, p. 88; Cresci Marrone 1994, p. 45]. Interno a tre navate. Volte a crociera piuttosto basse, di epoca successiva alla costruzione della chiesa. Ragguardevole l'altare con grandioso tabernacolo ligneo scolpito e dorato, costruito in modo architettonico, con loggiati laterali arcuati a doppio ordine, conclusi anteriormente sui due lati da due edicole e un lanternino sovrapposti, mentre la porzione centrale più elevata a quattro ordini è preceduta da una doppia scalinata a due rampe e culmina con una cupola, a sua volta sormontata da una statuetta di S. Grato; altre statuette sono collocate in varie nicchie e sopra i lanternini laterali; il tabernacolo è citato nella visita pastorale del 1764, ed è databile ai decenni precedenti [ICCD 0100017865]. Sui due passaggi laterali che conducono al coro sono collocate statue lignee di fine sec. XVIII raffiguranti S. Giovanni Battista e S. Grato.

S. Rocco: nella parte meridionale della borgata della Valle. Edificata dal popolo nel 1875 in seguito a un voto per la liberazione dall'epidemia di colera del 1867. Il campanile, che si eleva sul fianco destro della chiesa, risale al 1901 [Camurati 1914, p. 61]. Piccola aula rettangolare con abside semicircolare. Altare in muratura stuccata; la pala d'altare rappresentante S. Rocco è opera di Giovanni Silvestro (fine sec. XIX). Sono presenti vari ex voto.

S. Sebastiano: in borgata Mezzana (dial. M’žàn-a). Seicentesca, restaurata nel sec. XVIII, nel 1910 e nel 2006.
Aula unica con cappella laterale sporgente sul fianco destro, posteriormente alla quale s'innalza il campanile. Pregevole altar maggiore in marmi policromi (sec. XVIII). Alla parete di fondo, entro un'elaborata cornice marmorea, è collocata una mediocre tela settecentesca raffigurante la Madonna col Bambino tra i Ss. Sebastiano e Rocco, già presente nel 1724 [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 13, f. 426r]. La cappella laterale è dedicata a Maria Annunziata; ha un altare ligneo risalente al 1743 [Camurati 1914, p. 61], con mensa in muratura e uno stemma con leone a fasce dorate e nere, e come pala d'altare una ragguardevole tela che effigia il Martirio di S. Sebastiano su sfondo scuro (sec. XVII). In una nicchia si conserva una statua lignea dorata della Madonna del Rosario (sec. XVIII).