MONCESTINO
MONCESTINO
Dial.
Muncestìn. Fondazione ex novo dell’abitato da parte del marchese
Bonifacio II nel 1245 [Alghisi,
parte I, libro V, n. 129; Saletta
1711, vol. I, parte III, c. 183r]. Monscestinus, 1246 [BSSS
3/I, doc. 143, p. 320].
Abitanti: 242. Distanza da Casale Km 32 ‑ Altezza: m 287 s. m. Provincia di
Alessandria.
La primitiva parrocchia era costituita dalle chiese unite di S. Giovanni di
Tripolis e di S. Maria de Valle, censite nella pieve di Gabiano dal
1299 [ARMO, p. 38] e corrispondenti a due antichi centri, abbandonati
probabilmente dopo la fondazione del castello e della “villa” fortificata di
Moncestino (1245) [Bo 1980, p. 8].
Tripolis, di origine romana, era dislocato Km 1 a sud-est dall’abitato
attuale, presso la Cascinassa; la chiesa di S. Giovanni non comparve più nelle
decime del 1440 [ARMO, p. 237], era semplice cappella cimiteriale nel sec. XVI.
Si trovava nel recinto del vecchio cimitero (circa 400 metri a valle
dell’attuale), dove è ricordata da un pilone con l’effigie di S. Giovanni
Battista; il titolo fu trasmesso alla chiesa del nuovo cimitero, che ancora nel
1833 era denominata S. Giovanni di Tripoli, e venne infine demolita alcuni anni
fa. Già dal sec. XVI le due chiese avevano perso ogni prerogativa a favore della
parrocchiale di S. Caterina, cappella gentilizia del castello, consacrata nel
1565 [Bo 1980, pp. 168-71].
Moncestino entrò a far parte della nuova diocesi di Casale fin dal 1474
[De Bono 1986, p. 34].
Chiesa parrocchiale, Assunta: nella parte alta del paese, presso la villa del Carretto. Nello
stesso sito esisteva dagli inizi del sec. XVI la chiesa di S. Caterina, cappella
gentilizia del castello, consacrata e divenuta parrocchiale nel 1565. Nel 1729
vi veniva descritto il quadro dell’altar maggiore raffigurante la Madonna col
Bambino, i Ss. Giovanni Battista e Caterina martire e un sacerdote,
di «Rafael Pivenorio vercellens(is)»
(1583) [Ghitta 1993, p. 30]
(Raffaele Giovenone?). Nel 1761 l’edificio,
ormai in cattive condizioni, fu demolito. Dal 1761 al 1763 venne eretta nel medesimo luogo la nuova chiesa dell’Assunta a impianto ottagonale.
Cristina Scarampi (madre del marchese Miroglio) donò nel 1764 l’altar
maggiore e la balaustrata marmorea del presbiterio. Nel 1838 la chiesa venne
ampliata in avanti con costruzione della navata e della nuova facciata, su
progetto dell’ingegnere provinciale Francesco Argenti (lavori
eseguiti dall’impresa di Giuseppe Vicario di
Villamiroglio) [Ghitta 1993, pp. 31-35]. Nel 2000 sono stati effettuati
importanti lavori di ripristino della cupola e del campanile [AD 2002, p. 151].
Nel 2005 è stata restaurata la facciata; al centro, sopra la porta, è stato
collocato un rilievo di terracotta di Giovanni Bonardi, raffigurante la
Madonna Assunta sorretta da angioletti. Nel 2007 sono stati rifatti pavimento e impianto elettrico. Interventi di consolidamento strutturale e di restauro dell'interno con ricupero degli antichi cromatismi sono stati effettuati negli anni 2016-19.
Mediocre facciata intonacata, risalente all’ampliamento del sec. XIX, con due
nicchie in cui sono collocate due statuette di angeli di recente fattura
e portale sormontato dal riquadro col rilievo dell’Assunta.
L’ingresso è sopraelevato con una semplice scalinata. Sul lato
destro del presbiterio si innalza il bel campanile settecentesco in mattoni a vista con semicolonne agli angoli. Tiburio e
coro-abside ottagonali. All’interno la navata, risalente al sec. XIX, è
fiancheggiata da quattro grandi colonne e due pilastri a sezione quadrata; c’è
un ampio transetto con cupola a calotta emisferica; presbiterio e coro sono
rialzati di alcuni gradini e voltati a calotta. Le volte del presbiterio e della
cupola sono affrescate con la Trinità e con l’Assunta tra gli angeli,
di Luigi Morgari. Altar maggiore marmoreo
del 1764. Coro ligneo in stile impero con decorazioni a festoni e corone
[Grignolio 1994, p. 66;
Grignolio 1998a]; al di sopra sono
appesi sulla parete di fondo una pala raffigurante la Madonna della cintola col Bambino e santi (inizi sec. XVIII; il volto del personaggio posto presso l'angolo inferiore di destra è coperto dalla sovrapposizione della figura di S. Antonio da Padova) e
alla parete sinistra un quadro seicentesco raffigurante S. Camillo adorante
il Crocifisso (sec. XVII). Nel presbiterio sono appese due tele con uguali
cornici (“ad orecchiette”): Adorazione dei Magi (2° metà sec. XVI) e Ss.
Antonio Abate, Lucia ed Apollonia (1° metà sec. XVII). Di fianco alla balaustra, sul
lato sinistro si apre una piccola cappella dedicata alla Madonna; nel 1980 venne
rubata una pregevole statua lignea dorata della Madonna col Bambino, ora sostituita
da una statua mediocre. Nell'aula sono conservate varie tele, in parte provenienti
da altre chiese della parrocchia. Lato sinistro: a) Salomé con la testa del Battista
(dalla chiesa di S. Giovanni di Tripoli); b) S. Pellegrino Laziosi con una
gamba in cancrena fasciata (dalla chiesa di S. Maria delle tre Valli); c) Ss.
Rocco e Sebastiano (1630, di scuola moncalvesca, ex voto per la fine dell'epidemia di peste, proveniente dalla chiesa dei Ss. Sebastiano e Rocco); S.
Francesco (dalla chiesa di S. Maria); l’Adorazione
dei pastori, tela ovale in cornice marmorea (sec. XVIII); Sacerdote martire
con un grappolo d'uva. Lato destro: a) Apparizione di Cristo a S. Pellegrino
Laziosi (sec. XVIII; da S. Giovanni di Tripoli); b) La Vergine dona l'abito
ai sette Santi Fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria (1° metà sec. XVIII, da S. Maria delle
tre Valli); Annunciazione (2° metà sec. XVI); Assunta con S. Chiara e santo in veste sacerdotale con pastorale, mitra e tiara ai piedi (1759);
Crocifisso adorato dai Ss. Carlo e Francesco e da un sacerdote inginocchiato
(2° metà sec. XVII; il sacerdote e un piccolo stemma sono ricomparsi dopo un recente restauro).
Le stazioni della Via Crucis sono opere ad olio su tela di Luigi Morgari. Delle molte sepolture un tempo esistenti nella chiesa resta solo
una lapide sul pilastro di destra che ricorda il conte Giuseppe Miroglio deceduto più
che ottuagenario nel 1836 [Grignolio 1994,
p. 66]. Il pulpito ligneo intagliato, coevo all’erezione della chiesa, è situato
presso l’estremo di destra della balaustrata.
Il 15/3/1992 furono rubati una cornice del ‘700 (non la tela di mediocre qualità) e
quattro candelieri a tre fiammelle in legno dorato.
S. Sebastiano e Rocco:
nella piazzetta di S. Sebastiano, all’incrocio
Moncestino-Cignaretto-Coggia-Ganoia. Tempietto votivo eretto per la peste del
1630, riedificato nel 1871-76, su disegno di Giuseppe Campagnola [Niccolini
1877, p. 437; Ghitta 1993,
pp. 25-26]. Restauri nel 1967 (sostituzione del tetto con un manto in rame e
restauro esterno), nel 1984 (imbiancatura interna, nuovo altare di ferro battuto
realizzato da Irmo Bocca)
[Ghitta 1993, p. 26] e nel 2006. In
passato vi era una tela raffigurante i Ss. Rocco e Sebastiano datata 1630,
ora conservata nella parrocchiale.
Pianta circolare, con abside; anteriormente c’è una loggetta costituita da sei
colonnine di granito con plinto e capitelli ad una fila di foglie di acanto,
reggenti archi a tutto sesto con fregi a rilievo.
Superiormente il ritmo degli archi viene ripreso dalle otto finestre circolari
del tiburio. Il pavimento del loggiato è in mattoni con lavorazione ad
opus liscatum. La cella ospita un modesto altare, sollevato di un gradino,
ed è dotata di paramenti, suppellettili sacre e vari ex voto. Dietro l’altare
c’è posto per un piccolo coro [Valle
Cerrina 2002; Pollicelli 2005,
p. 68].
S. Maria delle tre Valli:
in una valletta tra le cascine Cignaretto (dial. Signarèt) e Seminenga (dial.
Smnènga. Samarenga, 988 [MGH DD II/2,
n. 50, p. 452]), presso il cimitero. Fu antica parrocchiale di Moncestino, S. Maria de Valle,
unita a S. Giovanni; censita negli estimi della diocesi di Vercelli dal 1299
al 1440 in dipendenza della pieve di Gabiano [ARMO, pp. 38, 112, 237;
Rosada 1990, p. 285;
Cognasso 1929, p. 228]. Ancora
nel 1591 conservava il titolo di parrocchiale, sebbene i sacramenti venissero
amministrati da decenni nella chiesa di S. Caterina. Nelle visite pastorali del
1724 e del 1731 vennero
segnalati dipinti antichi presenti nell'abside
[Vescovi 2007, pp. 262-63]. La chiesa
fu riedificata
verso la fine del sec. XVIII (nella lunetta di un archetto pensile posto al di
sotto della cella campanaria è incisa la data «1777»). Alla base
del campanile negli anni ‘70 del Novecento furono rinvenute inumazioni
[Bo 1980, pp. 170-71]. Lavori di
restauro sono stati effettuati nel 2012. Vi si
celebra la messa domenicale in alternanza con la chiesa parrocchiale [AD 2002,
p. 151].
Il campanile, con archetti pensili romanici e bifore tamponate, è l’unica parte
restante dell’antica costruzione. La cella campanaria è di epoca più recente. La
parte inferiore del campanile è nascosta dalla sovrapposizione di un cascinale
addossato alla porzione terminale del fianco occidentale della chiesa.
Dall'interno della canna, che ha sezione quadrata con lato di cm 173, è comunque
rilevabile una scansione in quattro livelli, su cui si aprivano dal basso all'alto due
ordini di monofore e due di bifore. La muratura presenta commistione di piccoli
conci lapidei e di ciottoli legati da spessi letti di malta. La struttura è affine
a quella del campanile del S. Pietro di Gabiano. Per raffronti coi campanili delle
chiese di S. Marino a Pavia e di S. Maria Assunta a Ghevio (NO) è stata proposta
una datazione alla fine del
sec. XI [Vescovi 2007, pp. 264-65].
Facciata neoclassica rivolta a sud, a due ordini, scandita da quattro lesene sorreggenti
trabeazione e timpano. Impianto ad aula unica che si prolunga nel presbiterio e nell'abside semicircolare; due ampie cappelle laterali sporgono dai fianchi dell'edificio. La volta è largamente decorata con affreschi del sec. XIX. Nel 1991 erano descritti due artistici altari marmorei,
una balaustrata barocca e tele di scuola del Moncalvo rappresentanti
l’Adorazione dei Magi, la Natività, l’Assunta e S.
Caterina [AD 1991, p. 152]. Subì furti e atti di vandalismo: nell’aprile
1997 furono sottratti due grossi armadi dell’Ottocento, la porticina del
tabernacolo, sei candelieri, un sedile in legno, un leggio, vari quadretti ex
voto [AD 2002, p. 300].
Chiesetta della villa-castello del Carretto: edificio consacrato, di proprietà
privata, situato accanto alla villa del Carretto. È costituito da una struttura
più antica a pianta ottagonale, con altare e decorazioni barocche in stucco,
sormontata da un ampio tiburio, e da un'aula anteriore rettangolare più recente.
Facciata a salienti, con parte centrale sporgente e preceduta da un piccolo protiro
con scalinata. Sopra la porta d'ingresso è murato lo stemma bronzeo dei del Carretto
e una epigrafe che ricorda la costruzione effettuata nel 1931 per voto di
Vittoria del Carretto di Moncrivello in ricordo del marito.
S. Giovanni:
già chiesa del cimitero (ancora nel 1833 denominata S. Giovanni di Tripoli, dal
nome dell’abitato scomparso di origine romana [Bo,
1980, p. 168]), demolita da alcuni anni.
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