MOMBELLO MONFERRATO
MOMBELLO MONFERRATO
Dial. Mumbè. Monbellum,
1095 [Massia 1923, p. 51]. Il
determinante Monferrato fu aggiunto nel 1863 [R.D. n. 1160, 1/2/1863].
Nel 1928 Mombello Monferrato assorbì il territorio del soppresso comune di Solonghello; l'anno successivo al comune fu annessa la frazione Casalino, mentre fu staccata una parte della frazione Isolengo, che venne aggregata al comune di Camino. Nel 1947 infine Mombello Monferrato perse la frazione Fabiano e parte della frazione Solonghello che andarono a ricostituire il comune di Solonghello [R.D. n. 2194, 6/9/1928; R.D. n. 555 e 633, 28/3/1929; D.L.P. n. 952, 20/8/1947].
Abitanti: 380. Distanza da Casale Km 25 ‑ Altezza: m 290 s. m. Provincia di
Alessandria.
Parrocchia dei Ss. Pietro e Anna, nata dalla
fusione delle parrocchie già unite «aeque principaliter» di Ilengo e
Mombello [AD 1991, p. 147]. Dalla diocesi di Vercelli passò alla diocesi di Casale fin dal
1474 [De Bono 1986, p. 34].
Chiesa parrocchiale, S. Pietro Apostolo: sorge nella piazzetta su cui si affaccia anche il
palazzo comunale. Elencata dal 1299 negli estimi della diocesi di Vercelli,
pieve di Meda; era anticamente incorporata nel castello e definita nel 1348 come
«Ecclesia sancti petri castri Montisbelli» [ARMO, pp. 38, 113]. Nel 1466
era sede di un priorato agostiniano dipendente dal monastero di S. Rufo della
diocesi di Valencia [1]. Nella
visita apostolica del 1577 (mons. Gerolamo Ragazzoni) è qualificata
«parocchiale overo priorato di S. Pietro di Mombello»
[Ferraris 1995, p. 160]. Nella
visita pastorale del 1619 (monsignor Scipione Pascale) sono descritti l’altare
maggiore decentemente ornato e l’altare della Madonna del Rosario con la sua
ancona, e, sopra la volta verso la porta maggiore, un oratorio concesso alla
compagnia degli Angeli [Bava 1999,
p. 216]. Nel 1711 conservava il titolo di priorato in ricordo della passata dipendenza agostiniana, mentre nel 1837 era indicata come prepositura [Saletta 1711 vol. I, parte III, c. 144v; Zuccagni 1837, p. 242]. Già a tre navate, fu fatta ricostruire a navata unica nel 1845 dal
parroco don Morelli [AD 1991, p. 147]. Nel 1906
fu eretta la cappella della Madonna del Carmine. Restauri nel 1922-23. Nel 1972
venne posato un mediocre pavimento in ceramica, fu ritinteggiata la volta e rifatta
l’illuminazione; nel 1974 si fecero altri lavori, con rinnovo dei
banchi e della sacrestia [Grignolio 1994,
pp. 62-63]. Con l’orientamento dell'altare verso il popolo furono eliminati l’antico altare maggiore e la balaustra marmorea; venne rimosso anche il pulpito. La chiesa non risulta consacrata [AD 1991, p. 147].
Bel sagrato in ciottoli composito e monumentale, con data '1985' [Novo
1996, p. 77]. Il campanile in mattoni a vista si eleva sul lato sinistro
della facciata, appoggiandosi sulla roccia ad un livello più alto del pavimento
della chiesa. Facciata intonacata con quattro alte lesene e frontone triangolare. Pareti
laterali in mattoni e arenaria. Interno sobrio ad aula unica, conclusa dal presbiterio-abside rettangolare, dove si trova l'altare costituito da una semplice mensa. Il coro ligneo rettilineo, nel cui scranno centrale sono scolpiti la data 1647 e il simbolo francescano delle due braccia incrociate, una spoglia, l’altra vestita del saio, con le mani stimmate, proviene dal convento di Monte Sion [Angelino 2003, p. 105;
Angelino 2005b]. Al di sopra, sulla parete di fondo, è posta una tela di scuola moncalvesca, raffigurante Cristo con la Madonna adorati da S. Francesco (prima metà del sec. XVII), corrispondente al quadro presente nel 1725 all’altare laterale della chiesa del convento francescano di Monte Sion. Sulle pareti laterali del presbiterio sono collocate a sinistra un’altra tela di scuola moncalvesca con la Maddalena ai piedi di Cristo crocifisso, e a destra l’eccellente Madonna col Bambino, di Nicolò Musso (ca. 1618), forse proveniente da una chiesa casalese soppressa e verosimilmente qui arrivata tra il 1827 e il 1838; prima del restauro del 1976 appariva travestita da pala del Suffragio per l’aggiunta di alcune anime purganti [Romano 1990, p. 31; Bava 1999, pp. 216-17]. I due quadri laterali sono affiancati da quattro piccole tele di Luigi Morgari con gli
Evangelisti [Grignolio 1998a]. In uno sfondato della parete destra dell'aula si trova l'altare di
S. Antonio da Padova, adornato da un paliotto in scagliola databile attorno agli anni
1670-90, già qui descritto nel 1725, mentre un secondo paliotto di scagliola era al non più esistente altare del Rosario [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 16, f. 550r; Di Majo 2012b, pp. 97-98] e da una tela rappresentante la Madonna col Bambino, S. Giuseppe e S. Antonio con le anime purganti (primi decenni del sec. XVIII), incorniciata dall'alzata marmorea che culmina con tre angioletti in stucco. Sulla parete sinistra c'è la Madonna del Rosario col Bambino e i Ss. Domenico, Caterina da Siena, Pietro Apostolo e Carlo (circa 1700). Il simbolo francescano presente su un confessionale ne suggerisce la provenienza dal convento di Monte Sion. I quadri della Via Crucis sono oli su tela del sec. XIX. Statue lignee: S. Antonio da
Padova, donata dai padri francescani del soppresso convento di Monte Sion e
descritta nella visita pastorale Francesco Alciati del 1827
[Damonte 1891, p. 137;
Bava 1999, p. 216]; Madonna del
Rosario (sec. XVIII). L’antico coprifonte ligneo scolpito del
battistero fu acquistato dalla chiesa di S. Pietro di Collegna e inaugurato nel
1968 [AD 1974, p. 99]. Presso l’entrata una lapide ricorda il sacerdote don Luigi Bollo originario di Mombello.
S. Sebastiano:
a Mombello. È posta sul lato sinistro della strada di accesso meridionale al paese, presso il sito dell'antica porta, all'esterno della non più esistente cinta fortificata. Non si conosce la data di erezione; la dedica a S. Sebastiano può far supporre come epoca di costruzione la seconda metà del sec. XIV o il sec. XV. Le prime notizie degli arredi della chiesa ricorrono in una visita pastorale avvenuta nel 1658, quando, oltre alla pala d'altare, era segnalata la presenza di una statua della Madonna [Vescovi 2007, p. 302]. Con un lascito del
1740 di Antonio Milano la chiesa fu ampliata in altezza e in lunghezza dai lati del coro e della facciata. La confraternita di S. Sebastiano venne costituita nel 1680 presso un'angusta cappella annessa alla parrocchiale. Nel 1744
il Vescovo di Casale autorizzò lo spostamento di sede della confraternita nella chiesa di S. Sebastiano. Nel 1766 fu aperta una porta esterna di accesso alla sacrestia. La
data «1883», dipinta sulla volta presso l’altare, indicherebbe un intervento
decorativo [Valle Cerrina 2002;
Pollicelli 2005, pp. 12-13]. Nel
1877 venne segnalata una lapide in arenaria che indicava nel giorno 30/9/1734 la
celebrazione di una messa nuova; erano inoltre già presenti i rilievi
scolpiti [Niccolini 1877, pp.
461-62]. La chiesa fu restaurata negli anni '80 del Novecento per uso pastorale saltuario
[AD 1991, p. 148].
Graziosa facciata barocca rivolta a nord. Sul fianco sinistro sono murati quattro rilievi in
arenaria di origine incerta (non necessariamente ricuperati in loco da una chiesa precedente) [Caramellino 1987b, p.
60]:
a) mensola frammentaria (cm 20 x 25.5) con figura di animale accovacciato
dalla criniera leonina e zampe da felino, motivo di ispirazione pavese, databile al sec. XII
[Caramellino 1987b, p. 61]. Olimpio Musso
retrodatava invece di un millennio l’esecuzione del rilievo, riconoscendovi un toro con tre bucrani (il
toro simbolo di Zeus, i bucrani simbolo della triade heliopolitana) [Musso
1998, p. 38].
b) metopa (cm 35.7 x 58.5) raffigurante entro una cornice a
listello un felino (forse una leonessa), che tiene tra le fauci un fiore dall’esile
stelo ricurvo, databile al sec. XII; anche la coda termina con un motivo vegetale; si notano tracce di uso del trapano
[Caramellino 1987b, p. 61; Vescovi 2012, p. 64]. Musso descriveva un
drago leonino aptero, col fuoco fuoriuscente dalla bocca [Musso
1998, p. 38].
c) metopa (cm 43 x 42.5), con felino in agguato, posto al
di sotto dei resti di una coppia di archetti pensili (stesso cantiere della
precedente) [Caramellino 1987b, pp.
61-62]. Musso individuava un’aquila che
piomba su un animale [Scagliotti 2001].
d) architrave frammentario (cm 35.5 x 97) con l’agnello crucifero, entro
un clipeo sorretto da due angeli in volo: gli angeli in veste sacerdotale, con camice dalle ampie maniche, cingolo e stola pendente, hanno grandi ali dalle lunghe penne remiganti nella parte distale, e, pur in presenza di una rilevante erosione, dimostrano puntuali analogie con l’architrave del
braccio nord del transetto in S. Michele di Pavia, datato al 1125-30
[Peroni 1984, tav. XX, fig. 6].
La pertinenza a una bottega pavese (del secondo-terzo decennio del sec. XII), evidente anche
nei frammenti con felini (il cui trattamento degli artigli ricorda il 'Maestro
dei Draghi', attivo negli stessi anni a Pavia in S. Giovanni in Borgo), non consente comunque di
risolvere i dubbi sull'origine
di un corredo plastico che resta un unicum in tutta l'antica diocesi di Vercelli (attività in loco di
lapicidi pavesi? tarda acquisizione di frammenti provenienti da chiese pavesi
demolite nel sec. XIX?) [Vescovi 2007, p. 303;
Vescovi 2012, p. 166].
Interno ad aula con piccolo presbiterio rettangolare e volte a botte, scavate da unghiature in corrispondenza delle finestre. La volta della campata distale del presbiterio e la lunetta di fondo, in cui si apre una elegante finestra polilobata, sono dipinte con un'estrosa decorazione a rocaille. Presso l'ingresso, sulla parete ovest, è murata un’altra lastra lapidea scolpita (cm 38.5 x 66), forse un frammento di architrave, con
sequenza sinuosa di ampi girali arricchiti da elementi fitomorfi e figure animali [Caramellino 1987b, p. 62]. Sul piedritto di destra dell'arco che separa l'aula del presbiterio c'è un dipinto murale del sec. XVI, effigiante S. Defendente. Alla parete di fondo del presbiterio è appesa una tela rappresentante la Madonna col Bambino e i Ss. Sebastiano e Rocco (sec. XVI), mentre nell'aula sono presenti due tele seicentesche raffiguranti la Presentazione al tempio e la Madonna col Bambino e i Ss. Giuseppe e Francesco. Un confessionale (sec. XVII) è decorato con cherubini e frutta.
S. Martino: a
Mombello. Situata all’esterno delle mura; è
raggiungibile da un’apertura nelle mura di cinta del borgo percorrendo una
scalinata. Attorno al 1550, con l'antistante cimitero, era usata per cerimonie
funebri. Nel 1725 l'edificio era inutilizzato da molti anni e si trovava in pessime condizioni con volta crollata e pareti instabili. Verso la metà del sec. XIX fu costruito il portico. Negli ultimi anni
del sec. XX fu rifatto il tetto. Un recente progetto, non realizzato,
prevedeva di farne sede museale. Nel 2011 è stata completata una prima fase di
lavori consistiti nel restauro della facciata, nella intonacatura delle pareti
interne del porticato, nel ripristino di alcuni arredi lignei e nella sostituzione
del portoncino in legno massiccio. La chiesetta, sconsacrata, appartiene alla Diocesi di Casale che l'ha ceduta in diritto d'uso per 50 anni al Comune di Mombello [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 15, f. 516r; Scaliotti 2011; Magrassi, Ronco 2018, p. 50].
In mattoni a vista. Elegante facciata in gran parte coperta da un
portico chiuso, più tardo, con tetto a capanna. Aula rettangolare con abside
semicircolare; volta a botte. La chiesa è spoglia, conserva solo l’altare di
stucco trattato a finto marmo (sec. XIX). Nel pavimento si trovano quattro botole,
in passato usate per le sepolture dei sacerdoti e dei confratelli
[Valle Cerrina 2002;
Pollicelli 2005, pp. 16-17;
Scagliotti 2010].
S. Anna:
in Ilengo (dial. Ileng. Ghibilengum?, 1226 [BSSS 89, doc. 59, p.
85]), sul punto più alto della collina. Una chiesetta di S. Anna, dipendente dalla parrocchia di Pozzengo, esisteva già nel 1591. A inizio Settecento è citata come parrocchiale (pievania) di Ilengo la chiesa di S. Maria e di S. Anna d'Ollengo [ASDC, Vis. past. Gonzaga, 457-461, f. 34r; Saletta 1711, vol. I, parte III, f. 145r]. La costruzione della chiesa attuale fu completata nel 1745 [AD 1969,
p. 55]. La parrocchia fu soppressa nel 1986
[Decreto vescovile 30/6/1986]. Restauri effettuati nel 1927 e nel 2012.
E’ in buone condizioni, di uso saltuario.
Muratura in mattoni a vista. Si intravedono
i resti di un quadrante solare. Facciata scompartita da due coppie di lesene su due ordini e culminante con un frontone triangolare. Il portone d’ingresso ligneo intagliato (sec. XVIII), bisognoso di restauro, è sovrastato da un timpano con due volute in stucco. Il campanile si eleva sul fianco destro della chiesa. Interno a navata unica con due cappelle laterali. Volta affrescata,
al centro sono raffigurati i quattro Evangelisti. Sulla grande lunetta
della parete di fondo è dipinto un bel paesaggio; al centro in alto è collocato un Crocifisso ligneo, che in passato per alcuni anni fu appeso alla volta, sopra l'altar maggiore; al disotto c’è una
grande tela effigiante S. Anna, S. Gioacchino e Maria bambina immacolata (sec. XVIII). L'altar maggiore e la balaustrata sono di stucco dipinto.
L’altare della cappella laterale di sinistra, dedicata alla Madonna del Rosario, proverrebbe
dall’ex convento di Monte Sion [Scagliotti
2001]; ha un paliotto in scagliola monolitico datato 1677, con al centro
una croce e due angeli, che nel 1748 si trovava all'altar maggiore
[Di Majo 2012a, p. 31]; la tela
rappresenta la Madonna del Rosario coi Ss.
Domenico e Caterina da Siena (sec. XVII). In una nicchia della parete destra della stessa cappella è collocata la statua lignea della Madonna del Rosario, contornata, nell'elegante cornice di stucco, da ovali coi Misteri. Nella cappella laterale destra c'è una tela raffigurante S. Giuseppe col Bambino e i Ss. Antonio da Padova e Sebastiano (sec. XVIII); in una nicchia, corrispondente a quella della Madonna del Rosario, è situata la statua lignea di S. Luigi Gonzaga (sec. XVIII), proveniente dalla chiesa di Monte Sion [Damonte 1891, p. 137].
Entro altre nicchie sono poste le più recenti statue lignee di S. Anna con Maria bambina e di S. Rita. Sopra la
bussola d’entrata è situata la cantoria con cassa d'organo barocca scolpita e dorata; in uno scudo centrale si legge la data 1830; l'organo venne alienato negli anni '50 del Novecento.
Cappelletta di S. Anna:
al centro di Ilengo. Ha un portico anteriore con tozze colonne.
Nell’abitazione accanto c’è un arco antico, ricordo architettonico del convento
di Monte Sion [Scagliotti 2001].
Ss. Pietro e Grato:
a Zenevreto (dial. Žanavrè. Genevredum, 1095 [Massia 1923, p. 51]). La chiesa di Zenevreto fu citata senza
titolo nella pieve di Meda nel 1348 e nel 1359 [ARMO, p. 113;
Cognasso 1929, p. 229]. Non è nota la data di costruzione. Nel 1870 fu ingrandita con l'aggiunta di una campata anteriore e il conseguente rifacimento della facciata [Magrassi, Ronco 2018, p. 68]. È stata restaurata nell'ultimo ventennio del '900 e viene usata per funzioni religiose [AD 1991, p. 148]. Nel gennaio 1999 vennero rubati un leggio da altare, un calice e un piccolo reliquiario ligneo.
Facciata intonacata rivolta a ovest, scompartita in tre settori da quattro lesene a loro volta suddivise in due ordini da un cordolo orizzontale; sono presenti due finestre rettangolari ai lati del portone d'ingresso; al di sopra di questo si apre una finestra arcuata. Pianta ad aula rettangolare con abside esternamente nascosta da un edificio adiacente. Il campanile si eleva sul fianco sinistro; sul fianco destro si apre un'altra finestra. L'altare in scagliola trattata a finto marmo policromo ha graziose testine di cherubini. Una mediocre tela posta entro una cornice di stucco sulla parete di fondo raffigura la Madonna col Bambino venerata dai Ss. Grato e Pietro (inizio sec. XVIII).
Chiesa e convento di Monte Sion:
convento dei Francescani Minori Conventuali, già
esistente sul colle che dal cenobio ha preso nome, tra Ilengo e Piazzano. Fu fondato verosimilmente
nella prima metà del sec. XVI da P. Bonaventura Quarelli, dopo un pellegrinaggio in Terra Santa; il titolo ricorda il
monastero di Gerusalemme retto dai francescani dal 1335 al 1552. Il fondatore vi
piantò cipressi, onde si potesse dire «sicut cypressus in Monte Sion»
[Damonte 1891, pp. 135-36; Damonte 1894, p. 107]. Secondo un'altra versione, risultante da un'inchiesta del 1612 per la beatificazione di Tommaso Illirico, fu lo stesso Illirico, famoso predicatore dell'ordine dei frati minori, anch'egli protagonista di un pellegrinaggio in Terra Santa, a fondare il convento tra il secondo e il terzo decennio del '500 [Patria 2020, p. 232]. La
chiesa era dedicata all’Assunta (la chiesa del convento in Palestina per
tradizione corrispondeva al sito del transitus Virginis, ed era
intitolata S. Maria in monte Sion). La notizia più antica del convento risale al
1561. Nel 1619 il vescovo Pascale consacrò una nuova chiesa. Nel 1653, pur essendo in numero
inferiore a sei, i frati evitarono la soppressione del convento, ma dovettero in
cambio ricadere sotto la giurisdizione del vescovo di Casale. Nel 1684 mons.
Ardizzone interdisse chiesa e convento,
dopo essersi visto rifiutare la visita pastorale (era emerso che da almeno 25
anni il convento era abitato da non più di due frati “da messa” e un laico).
Negli anni 1724-25 vi fu un nuovo scontro tra il vescovo Radicati e i frati, che negavano ai delegati vescovili l’ingresso nel
convento. La chiesa misurava circa cinque trabucchi in lunghezza (m 14.5) e tre
trabucchi (m 8.7) in larghezza e altezza. Dalla relazione della visita pastorale del 1725 si ricava che
aveva facciata rivolta a sud verso Mombello; era dotata di un coro; i
quadri rappresentavano S. Bernardino, S. Antonio da Padova, S.
Antonio Abate, S. Ludovico, S. Sebastiano, S. Rocco,
S. Vito, S. Defendente; l’altare laterale di S. Francesco aveva un
quadro raffigurante il Salvatore, Maria Vergine e S. Francesco «di mano
del Moncalvo»; anche il refettorio era
ornato di quadri di santi; a levante c’era il cimitero con un cipresso
[Saletta 1711, vol. I, parte III, f. 146r;
De Conti, IX, pp. 371-74;
Cappellaro 1988b]. Il convento fu
soppresso dal governo francese nel 1802, quando era abitato da nove frati;
l’ultimo padre guardiano fu Vincenzo Trinchieri, monferrino
[Niccolini 1877, p. 463;
Notario 1980, p. 293]. Convento
e chiesa furono in seguito messi all’asta ad Alessandria dal demanio e comprati
da un francese, che vendette una statua di S. Antonio da Padova alla
parrocchia di Mombello (nella visita pastorale Francesco Alciati del 1827 la statua si dice donata dai frati
[Bava 1999, p. 216]), una statua di
S. Luigi alla chiesa di Ilengo, un «magnifico quadro» effigiante
Le stimmate di S. Francesco e una statua di Maria Vergine Immacolata
ai parrocchiani di Piazzano; infine fece abbattere convento, chiesa e campanile,
vendendone i mattoni, che servirono per fabbricare un palazzo a Solonghello
[Damonte 1891, pp. 136-37]. Da
Monte Sion pervennero a Ilengo anche un altare per la chiesa di S. Anna e un
arco antico posto nel mezzo del paese [Scagliotti
2001]; alla parrocchiale di Mombello passò il coro ligneo del 1647
[Angelino 2005b]. Pare che i priori
della confraternita della SS. Trinità e della confraternita di S. Pietro martire
di Morano abbiano comprato a Monte Sion due grandi confessionali provenienti
da Crea (per la chiesa parrocchiale), due porte (di cui una per la chiesa di S.
Pietro martire), una colonna di granito, quadri e statuette di cui non si
ha più traccia [Mellana 1947, pp.
63-64]. Oggi dell’antica chiesa rimangono i resti di una facciata settecentesca
in laterizi affiancata da edifici rustici
[Angelino 2005b].
1 Notizia di Bruno Ferrero (2011) [Archivio di Stato di Alessandria,
Archivio Notarile del Monferrato, cart. 1114, notaio Alberto Carena].
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