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ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
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MUSEO CIVICO DI CASALE MONFERRATO
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MARCORENGO

MARCORENGO

 

Dial. Marcurèng. Mercorengum, 1113 [BSSS 70, doc. 68, p. 82].
Comune fino al 1928, quindi aggregato come frazione al comune di Brusasco Cavagnolo; dal 1957, dopo il distacco di Cavagnolo, è accorpato al comune di Brusasco [R.D. n. 418, 12/2/1928; Ferro 2006, p. 263].

Abitanti: 250. Distanza da Casale Km 46 ‑ Altezza: massima m 450, minima m 218 s. m. Costituito dai due nuclei di Gisfengo (dial. Gisfèng, Cantùn sùta. Gisolfengum, 1299 [ARMO, p. 47 n. 290]) e Azzano (dial. Ažàn, Cantùn zùri. Azanum?, 1304 [Ferro 2006, pp. 26, 278]). Frazione di Brusasco, provincia di Torino.

Parrocchia di S. Pietro Apostolo, eretta attorno al 1550 [Ferro 2006, p. 375]. Una Ecclesia de Gisolfengo è elencata nel 1299 negli estimi della diocesi di Vercelli, pieve di Cortiglione; nel 1348 e nel 1359 col titolo sancti petri de Ghisolfengo [ARMO, pp. 47 n. 290, 116; Cognasso 1929, p. 233]. Nel 1299 e nel 1440 compare nella lontana pieve di Pino una chiesa di Maconengo / Marchorengo, senza titolo, che corrisponde però alla chiesa di S. Stefano di Maconeto nel comune di Albugnano [ARMO, pp. 40, 238]. Gisolfengo e Marcorengo erano due siti vicini ma distinti; nel corso del sec. XIV il toponimo Marcorengo prevalse sull'altro, a indicare tutto il territorio. Nel 1658 il borgo era quasi completamente disabitato; il ripopolamento avvenne nei decenni successivi [Ferro 2006, pp. 288, 489-500]. Dalla diocesi di Vercelli entrò a far parte della nuova diocesi di Casale fin dal 1474 (bolla 1/8/1474) [De Bono 1986, p. 40; Settia 1991a, p. 372].

Chiesa parrocchiale, S. Pietro Apostolo: sulla piazza, nella parte più alta del paese. A differenza di numerosi paesi, la chiesa parrocchiale non venne mai ricostruita presso il castello, i cui resti si trovano in regione Castellazzo a sud del borgo. L’antica chiesa parrocchiale era posta all’estremità occidentale del paese, in borgo Gisfengo, nel sito dove ora si trova la cascina San Pietro, detta “Chiesa vecchia” (dial. Gèžia vègia); nel 1717 stava andando in rovina e il vescovo di Casale Pietro Secondo Radicati ordinò la costruzione di un nuovo edificio. La chiesa primitiva venne sconsacrata nel 1750 e nel 1754 fu distrutta per ricavare materiali per la costruzione della casa parrocchiale [Ferro 1982, pp. 18-19]. I lavori di costruzione dell’attuale chiesa, affidati al capomastro Francesco Giovannetti, iniziarono nel 1717 secondo un progetto che doveva imitare la chiesa di S. Martino di Corteranzo, approvato dal vescovo Radicati. Si proseguì lentamente con tre interruzioni; nel 1747 furono approntati gli altari; alla consacrazione del 1750 mancavano ancora sacrestia e campanile. Nel 1786 fu costruita la sacrestia verso levante; nel 1845 fu eretta la cappella del battistero. Restauri nel 1852; nuovo pavimento nel 1855; nel 1859 fu fabbricata la sacrestia verso ponente. Nel 1864, in sostituzione della prima balaustrata lignea del 1750 circa, ne fu collocata una nuova sempre di legno, dipinta a finto marmo, eseguita da Gabriele Capello, detto il Moncalvo (la balaustrata più antica sparì poi negli anni sessanta del sec. XX, forse venduta dallo stesso parroco don Gilardi; fu ritrovata dalla soprintendente Noemi Gabrielli e affidata nel 1966 al comune di Chieri, ma in seguito scomparve definitivamente). Data la precarietà del primitivo campanile, nel 1869 ne fu costruito uno nuovo, disegnato dal capomastro Costantino Petrini; le tre campane furono acquistate nel 1907 da Roberto Mazzola. Importanti restauri nei primi anni del '900: l'edificio fu rinforzato nella parte settentrionale, nella volta e nelle arcate di mezzo, fu aggiunta la cappella del Sacro Cuore e l'interno fu decorato da Rodolfo Morgari e Francesco Ponsetti; nel 1913 fu restaurata la facciata [Ferro
1982, pp. 12-17, 24; Ferro 2006, p. 455]. Il 24/9/1922 mons. Albino Pella riconsacrò la chiesa. Nel 1955 si effettuarono imponenti lavori di rinforzo delle fondamenta, rinnovando anche il pavimento e parte della tinteggiatura. Nel 1970 furono restaurati facciata, cupola e campanile col quadrante solare (datato 1879), e si aggiunsero l’orologio e le campane elettroniche. Più recentemente, grazie alle famiglia Molinaro, vennero rifatti l’altare, le vetrate e l’impianto elettrico [AD 1991, pp. 144-45].

Esterno in mattoni a vista. La facciata, rivolta a sud, è scompartita in tre campi da quattro alte lesene e divisa in due livelli da una trabeazione aggettante; culmina con un timpano lievemente arcuato. Il campanile si erge sul fianco sinistro della chiesa. Bel portone ligneo intagliato settecentesco. L’interno è decorato con stucchi dei fratelli Ponsetti e dipinti murali di Francesco Ponsetti e Rodolfo Morgari (1903-06) [AD 1991, pp. 144-45]. L’altare maggiore di scagliola, eretto nel 1747, ha un paliotto monolitico su fondo nero che al centro presenta un ostensorio sotto un prezioso conopeo o lambrequin (Cristoforo Solari, 1761) [Caramellino 1987a, pp. 155-56]. Dietro l’altare maggiore è posto un quadro raffigurante il Transito di S. Giuseppe coi Ss. Defendente, Pietro e Vincenzo Ferreri (pittore Doria, 1847) [Ferro 2006, p. 453 n. 110]. L'altare ligneo rivolto al popolo è decorato con un bassorilievo di bronzo che raffigura l'Ultima cena (1977). Un altare laterale proviene dalla chiesa di S. Defendente, gravemente rovinata nel 1704 durante l'assedio del forte di Verrua e in seguito demolita. Sono presenti varie statue: Madonna del Rosario (sec. XVIII); S. Pietro e S. Paolo (1832), sulle mostre dei valichi laterali dell'altare maggiore; Gesù Bambino (1893); S. Luigi Gonzaga (1894); Addolorata (1897); S. Antonio (1908); Madonna di Lourdes (1908). Pulpito ligneo intagliato realizzato da Pier Antonio Saltetti nel 1781; su una delle facce del parapetto è scolpita l'immagine di S. Defendente con la data di esecuzione. Alcune tele della Via Crucis del 1838 sono state trafugate e solo in parte ricuperate [Ferro 1982, pp. 15-17; AD 1991, p. 144].

S. Orsola: situata circa Km 1 a sud del paese, sull’antica strada Asti-Vercelli. Eretta nella prima metà del sec. XVII, inizialmente col titolo di S. Bernardino; notizie dal 1630; non è noto il motivo della variazione del titolo in S. Orsola (prima attestazione nel 1704). L'altare fu sostituito nel 1792 [Ferro 2006, pp. 443-44]. Fu ampliata con costruzione del coro nel 1831, restaurata e ridipinta nel 1857 e nel 1895. Una nuova campanella della ditta Roberto Mazzola fu benedetta nel 1926 [Ferro 1982, p. 23].

Sagrato erboso rialzato rispetto al piano stradale e delimitato da una balaustrata. Piccolo edificio ad aula rettangolare con abside semicircolare, campaniletto a vela culminante sul frontone; la facciata, rivolta a nord, è preceduta da un portico risalente agli anni '20 del Novecento, sorretto da quattro colonnine che poggiano su una balaustrata [Ferro 2006, p. 445]. Conserva alcuni ex voto.