GRANA
GRANA
Dial.
Gran-a. Grana, 886 [BSSS 28, doc. 19, p. 28].
Nel 1935 passò dalla provincia di Alessandria alla nuova provincia di Asti [R.D.L. n. 297, 1/4/1935].
Abitanti: 630. Distanza da Casale Km 34 ‑ Altezza: m 296 s. m. Provincia di
Asti.
Parrocchia Assunzione di Maria Vergine. Seconda pieve extraurbana ad essere
citata nella diocesi di Asti, nell’anno 899 [BSSS 28, doc. 30, p. 49]. Nel 1345
era la pieve più grande della diocesi [Romanello
1991, p. 17]. Nel 1474 cedette alla diocesi di Casale le chiese di
Calliano e Montemagno; restò nella diocesi di Asti fino al 1817, quando entrò a
far parte della diocesi di Casale [Bosio 1894,
p. 107].
Chiesa parrocchiale,
Assunzione di Maria Vergine: nel punto più alto del paese. L’antica pieve
di S. Maria nel 969 si trovava all’interno dell’abitato fortificato di Grana [BSSS
28, doc. 91, p. 179]. L’attuale chiesa fu costruita negli anni 1771-77, su
progetto dell’arch. Gaspare Pasta, capomastro Lodovico Manfrino, ricuperando completamente
i materiali della vecchia parrocchiale, più piccola, a tre navate, situata nello stesso luogo
[AD 1991, p. 139; Facchin 2009, p. 43]. Nel 1780 crollò parte del tetto.
Nel 1781 fu costruita una tomba comune sotto il coro
[Facchin 2009, p. 62]. La chiesa
fu consacrata il 20/9/1818 da mons. Francesco Alciati,
vescovo di Casale, dopo il passaggio alla diocesi di Casale
[Gatti 1997, p. 13].
Dal sagrato, delimitato da un parapetto, si gode un’ampia vista panoramica. Due
epigrafi murate sul fianco destro e sul campanile ricordano rispettivamente il
nobile Bartolomeo Strozzi di Vignale e la
peste che nel 1630 fece 200 morti; sul fianco sinistro si leggono varie scritte
graffite sull’arenaria [Niccolini
1877, pp. 237-38; Minoglio 1880, pp. 75-82;
Aletto 2004, pp.
66-76]. Facciata rivolta a occidente, intonacata, ridipinta nel 2004; è divisa da
due coppie di lesene su due ordini, con timpano arcuato sormontato da pinnacoli,
e ha piccole ali laterali ricurve. Il portone ligneo fu realizzato nel 1777 da
Pietro Francesco D’Allara (Dallara?) e restaurato nel 1985 da Giuseppe Sbrissa e
Luigi Rossi [Iaretti
1985; Facchin 2009, p. 53]; al di
sopra si apre un oculo ellittico. Un imponente campanile completato nel 1777 si
eleva sul lato destro dell’abside. Interno grandioso a pianta centrale con
navata unica, altari laterali e loggette. Ampia volta a catino affrescata nel
1868 dal prof. Giuseppe Massuero (talora detto Masoero) e dal quadraturista Giacomo Rossi, ai quali si
deve anche il grande dipinto dell’abside raffigurante il Trionfo di Cristo
coi Ss. Pietro, Paolo, Stefano, Antonio Abate, Rocco, Pietro martire, Bernardino
e Silverio [Gatti 1984;
Grignolio 1993, p. 46;
Facchin 2009, pp. 73-74]. Pavimento
in piastrelle alla veneziana (ditta Buzzi, 1913). L’altare
maggiore di stucco trattato a finto marmo disegnato nel 1776 da Ercole Peruzzi e
terminato nel 1780, è firmato Giacomo Tor(iani?); vi è
appoggiato un mediocre tronetto di marmo con colonne tortili (marmista Santo
Anfosso, 1878) [Gatti 1984;
Facchin 2009, pp. 50, 77]. L’altare
rivolto al popolo ha assemblate decorazioni che nel sec. XVII si trovavano nell’ospedale di
Alessandria [Grignolio 1993, p.
47]. Bel coro di noce intarsiato, con 21 seggi e 19 pannelli scolpiti, opera
della cui origine manca documentazione, stilisticamente riferibile alla prima
metà del sec. XVIII, restaurato nel 1804-05, probabilmente da D’Allara (Dallara?) e nel 2013 (ditta Marello e Bianco) [AD
1991, p. 139; Facchin 2009, pp. 64-65].
Sulla parete absidale è collocata una grande pala, dono della famiglia Testa, raffigurante l’Assunta, di Carlo Gorzio (1776) [AD 2002, p. 140; Facchin 2009, p. 55] (restauro nel
2001); dello stesso pittore sono due quadri più piccoli posti ai lati, ritraenti S. Luigi
Gonzaga con l’Immacolata e S. Francesco da Paola con l’immagine
della Madonna del Buon Consiglio sorretta da angeli.
Sulle pareti del presbiterio sono dipinti gli Evangelisti, opera di Anacleto Laretto (1933)
[Gatti 1984;
Grignolio 1993, p. 47]. La
balaustrata marmorea traforata approntata per altra chiesa, fu qui riadattata
da Stefano Bottinelli (1790), su disegno dell’arch. Pasta [AD 1991, p. 139;
Facchin 2009, p. 63].
Ai lati del portale d'ingresso sono state sistemate due tele: a destra la Madonna del Rosario col Bambino, i Ss. Domenico e Caterina da Siena e due committenti certosini, di Giovanni Antonio Laveglia (ca. 1723) [Romano 1991, fig. 45; Gaja 2014, p. 161]; realizzata per la chiesa della Certosa di Valmanera, dopo la soppressione napoleonica venne conservata nella chiesa dell'Annunziata di Grana, e nel sec. XX fu esposta per alcuni anni nel Museo Parrocchiale. A sinistra l'Adorazione dei Magi, di Giovanni Crosio (ca. 1610, da un'incisione di Jacob Matham ispirata a un disegno di Federico Zuccari), anch'essa probabilmente proveniente dalla Certosa di Valmanera di Asti, conservata nella chiesa dell'Annunziata fino al restauro del 1976 (laboratorio Nicola), quindi esposta nel Museo Parrocchiale [Romano 1977, pp. 139-40; Romano 1985, p. 242; Palmieri 2017a; Palmieri 2017b].
In due cappellette all’inizio dell’aula sono posti a destra una statua di fine sec. XIX
rappresentante l’Addolorata
[Gatti
1997, p. 19] e a
sinistra il battistero in stucco dipinto a finto marmo. Cappelle laterali, a destra: a) S. Sebastiano, con statua di S. Francesco e tela
raffigurante S. Sebastiano, S. Marcellino papa e S. Bovo, di Giuseppe Massuero
(1869); sostituì una tela dispersa raffigurante S. Sebastiano realizzata dal Moncalvo
poco dopo il 1619 [Mana 2009,
p. 24]; b) S. Giovanni, con statua del Sacro Cuore e
tela effigiante la Madonna col Bambino, i Ss. Giovanni Evangelista e
Margherita e i donatori de Alessi, del Moncalvo (1595) [Romano
1968, p. 80]; gli stucchi di questa cappella e della cappella di S. Anna
sono di Giuseppe Gozzi (<1869)
[Gatti 1984]. A sinistra: a) S.
Anna, tela della Madonna coi Ss. Gioacchino e Anna, attribuita a Giovanni Crosio (ca. 1605-06) [Mana 2009,
pp. 27-28]; b) Madonna del Rosario, con statua realizzata (o almeno indorata) da
Carlo Emanuele Castagna nel 1816 [Facchin
2009, p. 65] e tela raffigurante la Madonna del Rosario, di ambito
del Moncalvo, databile all'ultimo decennio del sec. XVI [Chiodo
2008, p. 95 n. 55]. In una cappella sul lato sinistro del presbiterio sono
raccolti numerosi reliquiari. Pulpito in noce intagliato, di Giovanni Andrea Allemano (1780) [AD
1991, p. 139]. Di fronte al pulpito, al di sopra dell'estremità destra della
balaustra, è collocata entro una vetrinetta una statua di gesso di S. Giuseppe,
prodotta a Parigi e acquistata nel 1902 [Facchin
2009, p. 79 n. 390]. La Via Crucis fu realizzata ad olio su tela verso il 1820.
I banchi di larice d’America furono costruiti nel secondo decennio del sec. XX
da Giuseppe Garrone, Giuseppe e Tranquillino Mazzola. L’organo di 1350 canne è di Giacinto Bruna (1832-35); venne aggiornato da Angelo Bartolini nel 1886, restaurato nel 1939 (Antonio Bai) e nel 1986 (Renzo Rosso)
[Gatti
1997 pp. 13-14, 22; ICCD 0100014482];
la tribuna e la cassa di noce con dorature stile impero sono opera dei fratelli Parena su disegno di don Tommaso Audisio (1834) [AD 1991, p. 139].
Tele collocate in sacrestia: Madonna del Carmelo col Bambino e i Ss. Bovo e
Sebastiano (sec. XVIII), proveniente dalla chiesa di S. Sebastiano, abbattuta negli anni '60 del Novecento; S.
Antonio da Padova, proveniente dalla chiesa di S. Antonio abate; S. Lucia (sec. XIX).
Tele del Museo Parrocchiale, situato sopra la sacrestia: Madonna col Bambino e i
Ss. Domenico, Pietro martire e Bernardo di Mentone, di Giorgio Alberini (1608)
[Bertolotto 1978, pp. 147-48], già
nell'oratorio non più esistente di S. Pietro martire [Gatti
1997, p. 1]; otto tele di bottega del Moncalvo pagate nel 1621-24,
provenienti dalla chiesa dell’Annunziata, con cornici originali (restaurate nel 1981 da
Giuseppe Sbrissa), raffiguranti sette
Apostoli e S. Paolo [Ragusa 1999,
p. 143]; S. Caterina da Siena, di Vittorio Amedeo Grassi (1763). Vi sono
pure un Crocifisso ligneo del sec. XVI e un sostegno di vasca battesimale
in pietra realizzato a Villadeati nel 1585, appartenente alla vecchia chiesa
[Mana 2009, p. 18].
Annunziata:
presso la parrocchiale. Un primitivo edificio, sede della confraternita dei
Disciplinanti, è documentato dalla fine del sec. XVI. La confraternita della SS.
Annunziata fu fondata attorno al 1624. Completo rifacimento tra il 1702 e il 1710
[Mana 2009, p. 31;
Facchin 2009, p. 38]. Nel 1654 fu rifatto il portone della chiesa. A metà
sec. XVIII fu rimodernato l’altare; al 1847 risale il rifacimento della facciata
(capomastro Pietro Pane). Nel 1857 fu realizzata una balaustra di marmo bianco.
Nel 1863 furono
comprate le due campane ancora presenti (fratelli Marchioni di Asti).
Molteplici interventi di restauro (1882, 1923, 1931 e 1981)
[Parola 1999, p. 87;
Bravo 2002, pp. 122-23;
Facchin 2009, p. 70 n. 343]. Sono
stati purtroppo rimossi il pavimento in grandi mattonelle di cotto
e l’antico altare, sostituito da uno moderno rivolto al popolo, offerto dalla Montecatini.
Semplice facciata intonacata, tripartita da due coppie di paraste e divisa in
due piani da un pronunciato cornicione orizzontale. Porta di legno lavorato del
1654 (data letta dal restauratore Giuseppe Sbrissa), sormontata da
un grande riquadro affrescato con l'immagine mal conservata dell'Annunciazione, restaurata da Enrico Baffoni nel 1981. La superficie è mossa da quattro nicchie vuote e da una finestra rettangolare; il timpano triangolare contiene un’altra nicchia.
Pianta rettangolare ad aula unica poco decorata; volta a botte intervallata da
costoloni. Il presbiterio è rialzato di due gradini. Sulla parete di fondo, sopra
un bel tabernacolo affiancato da due appliques dorate, è posta entro una
cornice di stucco una tela della bottega del Moncalvo raffigurante l’Annunciazione
(ca. 1615) [Chiodo 2007, p. 33 n. 53],
in passato collocata all'altar maggiore.
Di fianco all’altare è posto un Crocifisso ligneo del 1750. Alla
parete destra, in una nicchia protetta da vetro, è collocata una statua lignea dorata
della Madonna del Carmine (indoratore Carlo Emanuele Castagna, 1840) [Facchin 2009, p. 72]. Alla parete
sinistra c’è un quadro
raffigurante S. Pietro, di Anacleto Laretto (1902). Vari
quadri sono stati trasferiti nel Museo Parrocchiale. La chiesa è utilizzata nei
giorni feriali e in inverno.
Purificazione di M. V. in Monte Pirano:
al cimitero. Eretta nel 1625. Nel 1832 vi erano conservati quadri rappresentanti
i dodici apostoli (serie non corrispondente al ciclo di apostoli tuttora
conservato nel Museo Parrocchiale) [Mana 2009,
pp. 30, 33]. Fu restaurata nel 1967: tetto, intonaci, pavimento, tinteggiatura,
nuovo altare di marmo (disegnato da don Alessandro Quaglia). La cappella è utilizzata
anche per le rogazioni [AD 1991, p.
139]. Una magnifica porta lignea forse seicentesca fu rubata nel 1973. Restauri conservativi sono stati completati dal comune nel 2021.
Facciata a capanna, aperta inferiormente da tre arcate di un portico, che presenta un'apertura laterale solo sul fianco sinistro dell'edificio; dallo stesso lato sul tetto si innalza un esile campanile. Pianta ad aula rettangolare con abside semipoligonale.
S. Antonio Abate:
in via Roma, presso un quadrivio. Citata agli inizi del sec. XVIII col titolo di S. Antonio abate [Saletta 1711, vol. I, parte III, f.
39v]. Restaurata nel 1877
[Gatti 1984]. Nella parete esterna destra è murata una pietra, verosimilmente di
reimpiego, su cui è incisa la data 1435 in numeri romani [Silicani
1996, p. 131]. Si utilizza per alcune celebrazioni e per le rogazioni [AD
1991, p. 139].
Piccola aula rettangolare con abside semicircolare, priva di campanile. La facciata, culminante con un timpano triangolare che si eleva oltre la copertura, è intonacata; le restanti pareti sono in mattoni a vista. Le pareti laterali e l'abside sono coronate da un fregio in laterizi sorretto da mensoline; nell'abside compare a media altezza un secondo fregio, costituito da un doppio filare di mattoni aggettanti che incorniciano una fascia di cotto a denti di sega. L'interno prende luce da un oculo posto in facciata e da due belle finestre ovali con cornice in cotto che si aprono sui fianchi della chiesa. Altare in muratura stuccata. Nonostante la dedicazione a S. Antonio abate conserva una statua di S. Antonio da Padova col Bambino e una tela con lo stesso soggetto.
S. Rocco: situata all'estremità meridionale del paese. Risalirebbe al sec. XVI. Nel 1749 si ordinava il restauro della cappella, pena l'interdetto.
Il nuovo altare venne benedetto nel 1750. Si usa per
alcune celebrazioni e per le rogazioni.
Una scalinata porta al sagrato, che è rialzato di oltre due metri rispetto al piano stradale. Pareti esterne intonacate; impianto ad aula rettangolare, priva di campanile. Altare in muratura stuccata. Pregevole statua di gesso di S. Rocco del 1630, collocata in una nicchia sopra l'altare
[AD 1991, p. 139; Mana 2009,
p. 23; Facchin 2009, pp. 39-40].
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