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ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
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GIAROLE

GIAROLE

 

Dial. Giaròli. Grarolae, 1299 [ARMO, p. 36]. Ancora agli inizi del sec. XIV il sito su cui sorge il castello era detto Mogliole [Angelino 1986a, pp. 374, 379 n. 6].

Abitanti: 712. Distanza da Casale Km 15 ‑ Altezza: m 98 s. m. Provincia di Alessandria.

Parrocchia di S. Pietro Apostolo. Già nella diocesi di Vercelli, entrò in quella di Casale fin dal 1474 (bolla 1/8/1474) [De Bono 1986, p. 40].

Chiesa parrocchiale, S. Pietro Apostolo: sulla piazza omonima, al centro del paese. La costruzione iniziò nel 1836, presso la chiesa di S. Sebastiano, dove si trovava la casa parrocchiale e una cappella-sepolcreto costruita nel 1775; tutta la popolazione s’impegnò nei lavori [Deregibus 1996, p. 219], forse secondo un progetto di don Tommaso Audisio [Olivero 1940, p. 232]. Fu ultimata nel 1840 e consacrata da mons. Francesco Icheri di Malabaila il 17/10/1840 [AD 1991, p. 137]. Conserva il primitivo campanile della chiesa di S. Sebastiano (1762-64), con un concerto di cinque campane (fonditori Pier Luigi Comerio e Francesco Antonio Gattinara, 1784); il castello delle campane fu ricostruito nel 1846 (ditta Giuseppe Mazzola). Altari e battistero furono rifatti in marmo e graniglia nel 1933 (Ercole Pugno, decoratore Romanello; pavimentazione marmorea del 1939
[Deregibus 1996, pp. 96, 136, 186-87, 194]. Nel 1967 furono terminati restauri durati alcuni anni.

Facciata rivolta a sud; prospetto neoclassico con ali laterali squadrate e parte centrale più elevata divisa da quattro lesene coronate da capitelli corinzi, sorreggenti la trabeazione e il frontone triangolare (nel complesso è simile alla parrocchiale di Guazzolo, di poco più tarda). Al centro, sopra il portale, c’è un dipinto murale effigiante S. Pietro, probabilmente opera di Paolo Maggi, che realizzò anche affreschi della volta nel 1886 [Risitano 2001, p. 6]. L'imponente campanile si innalza posteriormente all'abside, a lato della facciata residua della vecchia chiesa di S. Sebastiano. Pianta a croce greca prolungata con presbiterio e abside, cupola centrale circondata da quattro cupolette. Nella cupola è raffigurata la Gloria di S. Pietro (1850), nei pennacchi i quattro Dottori della Chiesa. Vetrate a mosaico del 1992. Moderno altar maggiore di marmo nocciola chiaro rosato rifinito di marmo bianco (1958); balaustrata coeva della stessa tonalità; altare rivolto al popolo del 1984 [Deregibus 1996, pp. 205-24]. Gli arredi derivano in parte dalla chiesa cimiteriale di S. Pietro. Alla parete di fondo dell'abside, entro una cornice di stucco, è posta una pala raffigurante la Crocifissione di Pietro (sec. XIX). Coro ligneo con stalli divisi da lesene ioniche. Nel presbiterio e nel coro sono dipinti Simboli dei sacramenti e Scene della vita di S. Pietro, rifatti nel 1959 da Giulio Cesare Mussi [Grignolio 1994, pp. 53-55], che nel 1967 completò le decorazioni delle parti restanti della chiesa e ripulì l’affresco della cupola. Alla sinistra del presbiterio si apre la cappella della Madonna di Lourdes, costruita nel 1942 utilizzando il coro della chiesa di S. Sebastiano; la statua lignea della Madonna, benedetta nel 1936, è opera della ditta Cappuccini di Milano. Le due cappelle laterali agli estremi del transetto hanno altari di stucco e due tele (restaurate nel 1986, rubate il 2/11/1995 e ritrovate abbandonate davanti all’ingresso della Curia in data 11/3/1998): a destra la Consegna delle chiavi a S. Pietro, firmata e datata da Giorgio Alberini e Pietro Paolo Boffa (1622), e a sinistra l’Annunciazione, di scuola del Moncalvo [Cantamessa 1998]. Sopra il fonte battesimale un quadro di Giulio Cesare Mussi (1967) raffigura il Battesimo di S. Giovanni Battista. Entro nicchie sono sistemate le statue del Sacro Cuore, di Maria Vergine Regina, di Maria Ausiliatrice e dell’Addolorata. La Via Crucis del 1916 è costituita da oleografie in cornici dorate riproducenti la Via Crucis della chiesa di Rho, del Morgari. I banchi di larice d’America vennero realizzati nel 1924 dal sacrestano-falegname-organista Stefano Amisano
. L’organo fu costruito nel 1913 da Giuseppe Gandini, riutilizzando parti di un organo più antico; lo strumento fu automatizzato nel 1975 [Deregibus 1996, pp. 166-67, 173, 181, 221-24]; la tribuna, verosimilmente coeva alla costruzione della chiesa, è laccata e abbellita da decorazioni dorate; la cassa d'organo fu restaurata nel 2004 (Nicola).

In sacrestia vi sono grandi mobili; ben 25 reliquiari [Grignolio 1994, pp. 53-55], tra cui quelli di S. Diodoro martire (1703) e di S. Teodora, attribuiti ai Cassina [Mazza 1999, p. 206]. Magnifico Crocifisso processionale in argento fuso, cesellato, inciso e parzialmente dorato, con smalti, attribuito ad orefice lombardo vicino alla bottega cremonese del Bembo (attorno al 1460-70), giunto nel 1872 dalla chiesa di S. Giacomo (dove era segnalato almeno dal 1748); reca placchette laterali incise, raffiguranti sul davanti la Madonna e i Ss. Giovanni, Giacomo e Pietro, sul retro un gruppo di santi medici e guaritori: Antonio Abate, Cosma, Damiano e Apollonia [Guerrini 2001, p. 96; Palmieri 2019, pp. 262-65].

S. Pietro Apostolo: al cimitero, collocata in prossimità di un'antica strada romea [Aletto, Angelino 2019, pp. 42-43]. Originaria parrocchiale che serviva il centro abitato primitivo, dal sec. XV trasferito presso il castello. Registrata senza titolo negli estimi della diocesi di Vercelli nel 1299, quando era per reddito di gran lunga la prima chiesa della pieve di Mediliano; il titolo di S. Pietro è attestato dal 1348 [ARMO, pp. 36, 108, 236; Cognasso 1929, p. 222]. Da un manoscritto del sec. XVIII del prevosto Francesco Bernardino Foro risulterebbe una dedica altomedievale a S. Tecla (titolo della cattedrale paleocristiana di Milano). Forse entro il sec. X avvenne l’erezione a collegiata (le prime notizie certe risalgono però al 1348 [ARMO, p. 108]). Nel sec. XVI i cinque canonici per lo più non erano residenti. Nel 1568 la chiesa era priva di campanile e campane; era ornata con pitture 'molto antiche' sulla parete di fondo dietro l'altare, raffiguranti la Vergine coi Ss. Pietro e Paolo a destra e S. Antonio a sinistra e, sulle pareti laterali, con altre immagini di santi [ASDC, Vis. Past. Aldegatti, 455-456, ff. 86v-87v]. Nel 1577 il vescovo inibì l’uso del battistero, e per qualche tempo i parrocchiani per i battesimi dovettero servirsi della parrocchiale di Pomaro. La volta fu rifatta verso il 1620 (mastro Battista dei Melchiori). Nel 1622 fu posta all’altare di S. Pietro la tela di Giorgio Alberini e Pietro Paolo Boffa, ora nella parrocchiale. A causa di tensioni insorte tra il prevosto e i Sannazzaro, signori del luogo, riguardanti l’esercizio delle funzioni parrocchiali, il battistero fu trasportato nel 1623 nella chiesa di S. Sebastiano e l’anno successivo nella chiesa di S. Giacomo, per rientrare in S. Pietro nel 1626. Importanti lavori nel 1631-38: ricostruzione dell’altare in sede avanzata per liberare il coro; costruzione di due cappelle laterali, prolungamento anteriore della navata e aggiunta del portico. Un primo campanile fu eretto nel 1663 sopra il muro del coro sul lato settentrionale. Dal 1668 le funzioni parrocchiali, eccetto battesimi e sepolture, furono trasferite nella chiesa di S. Giacomo. Restauri nel 1739-40 con rinnovo degli altari laterali (di S. Pietro e dell’Annunziata). Nel 1741 fu rifusa la campana (De Giorgi). Nel 1747 fu sostituito il battistero. Nel 1749 venne donata una reliquia, ancora esistente, della S. Croce. Nel 1765 il battistero venne ancora trasferito nella chiesa di S. Sebastiano. Il nuovo campanile fu costruito nel 1770 sul lato meridionale. Sempre meno utilizzata, la chiesa perse il titolo di parrocchiale con la costruzione della nuova chiesa di S. Pietro, consacrata nel 1840. Ancora nel sec. XIX l'edificio era isolato, mentre ora è circondato da cappelle funerarie [Deregibus 1988; Deregibus 1996, pp. 23, 30-35, 39-43, 53-57, 64-66, 75]. Nel 1911 fu elencata tra gli edifici monumentali nazionali [Alessandria 1911, p. 28]. Restauri nel 1988 [Deregibus 1988].

Facciata del 1637, con portichetto, rivolta a ovest; portone di noce del 1729 [Deregibus 1988]. Impianto ad aula allungata, con ampia abside semicilindrica. L’abside conserva la struttura romanica (databile al tardo sec. XII [Vescovi 2012, pp. 198-99]), nonostante i rimaneggiamenti subiti specie nel 1743, quando furono tamponate tre finestrelle a doppio sguancio e fu aperta una finestra centrale più alta; la sua muratura è apparentemente tutta laterizia, tranne alcune membrature decorative in calcare. All’esterno è divisa da lesene in cinque campi; il registro sovrastante è costituito da una pseudologgetta tamponata, a quindici arcature (in passato rette da colonnine con piccoli capitelli lavorati, che furono rubate prima del 1970). La cornice intermedia è decorata a foglie stilizzate e motivi a zig-zag graffiti, con cordolo superiore ad intreccio nastriforme; è interrotta dalle terminazioni delle lesene, costituite da blocchetti sagomati, ornate da coppie di rosette in rilievo. I capitelli dei sostegni hanno testate lavorate a spiga, collarino torico e abaco appiattito. L’aula ha una volta a botte continua, molto ribassata, interrotta da unghie in corrispondenza delle due cappelle e delle finestre. L’abside e le cappelle sono affrescate a riquadri architettonici e motivi floreali di modesta qualità. Nella parete meridionale è stato liberato un affresco tardo-quattrocentesco raffigurante Cristo nel sepolcro, affiancato da due santi, tra cui S. Rocco, con sottostante lunga iscrizione dedicatoria in caratteri semigotici [Ieni 1980a, pp. 27-28; Cuttica 1983a, p. 150]. L’altar maggiore è in scagliola colorata (1711). Dell’antico battistero resta solo un affresco del 1747 col Battesimo di Gesù. Annesso alla parete nord, c’è un ossario chiuso, realizzato tra il 1752 e il 1758 [Deregibus 1996, pp. 47, 64, 69].

Tre consunte statue lignee in noce, raffiguranti S. Pietro, S. Paolo e la Vergine, poste nelle nicchie della facciata, vennero rubate nel 1968 [Deregibus 1996, p. 11].

S. Giacomo: chiesa del castello, adiacente al muro di recinzione del parco. Di proprietà dei conti di Sannazzaro. Fondazione forse anteriore al 1338 [Sannazzaro 2015, p. 92]; la prima attestazione è del 1378. Nel 1559 era compresa nel ricetto del castello [Angelino 1986a, p. 376, 380 n. 29]. Nel 1568 era intitolata ai Ss. Giacomo e Antonio [ASDC, Vis. Past. Aldegatti, 455-456, f. 88v]. Fu restaurata nel 1572 con riutilizzo di materiale della chiesa di S. Maria della Consolazione. Nel 1603 si realizzarono pulpito, scalinata dell’altar maggiore, leggio e sportelli (mastro Guglielmo Fea). Il campanile non era ancora terminato nel 1606. Nel 1617 venne acquistata la pala della Madonna del Rosario dai Reggenti del Rosario di Casale e l’anno successivo si edificò la cappella e l’altare del Rosario [Deregibus 1996, pp. 21, 27-29]. La compagnia del Rosario effettuava sepolture nella chiesa, come risulta da una lastra marmorea nella navata centrale, datata 1620. Nel 1624 fu costruito il battistero, che però dopo due anni venne trasferito nella parrocchiale [Deregibus 1988]. Dal 1668 fino all'erezione della nuova parrocchiale (sec. XIX), per accordi tra la Curia di Casale e i conti di Sannazzaro fu utilizzata per le funzioni parrocchiali, eccetto battesimi e sepolture [Deregibus 1996, pp. 42-43]. Probabilmente per un certo periodo (imprecisato) fu officiata dai domenicani.

Facciata a capanna, rivolta a ovest, scandita da quattro paraste sporgenti; l’intonaco scrostato lascia intravedere una muratura in laterizio. La porta è sovrastata da una nicchia centinata, con pittura murale recente rappresentante S. Giacomo, e da un oculo; ai lati due finestre rettangolari hanno sostituito le primitive aperture ad arco acuto. Anche le pareti laterali e l'abside sono divise da paraste sporgenti in laterizio e culminano con cornici fregiate da corsi di mattoni a scaletta e a denti di sega. Sul fianco sinistro dell'abside semipoligonale si eleva il campanile.

Interno a tre navate, divise da robuste colonne; pavimento in mattonelle di cotto [Silli 1956, pp. 116-17]. L’altare maggiore, realizzato nella seconda metà del sec. XIX, ha una pala del Moncalvo (firmata e databile agli anni 1606-10, come replica con qualche modifica della pala di Pontestura), raffigurante la Madonna del Rosario, coi Ss. Domenico e Caterina da Siena, Pio V e altri personaggi, tra cui un fanciullo che fa capolino, contornata dai Misteri [Natale 1985, p. 437]. Pregevoli balaustrate di marmo del 1735 chiudono il presbiterio e le due modeste cappelle laterali, con cui terminano le navatelle: nella cappella di destra c’è un altare settecentesco con tela centinata raffigurante i Ss. Giacomo Maggiore, Antonio Abate e Carlo Borromeo; a sinistra sopra l’altare è posta una piccola tela con S. Domenico. All’inizio della navata destra è stato scoperto oltre 50 anni fa sotto l’intonaco un affresco di buona qualità raffigurante S. Vincenzo Ferreri; qui era descritto nel 1568 l'altare di S. Vincenzo, ornato con l'immagine del santo dipinta sul muro [ASDC, Vis. Past. Aldegatti, 455-456, f. 89r; Silli 1956, p. 117]; altri due frammenti di affresco sono comparsi al fondo della navata (S. Antonio Abate e S. Sebastiano): la presenza di uno stesso sfondo architettonico comune alle tre figure di santi fa ipotizzare la presenza sotto l’intonaco di un ciclo decorativo continuo (apparentemente databile a inizio sec. XVI). Sempre sulla parete destra è posta una tela raffigurante la Sacra Famiglia con S. Anna e S. Giovannino, con stemma comprendente le armi dei Sannazzaro e dei Magnocavalli, opera del 1726 di Amadeus (pittore che firma anche due ritratti conservati nel castello [Gabrielli 1935, p. 89; Sannazzaro 2015, p. 122]), e un grande Crocifisso ligneo (sec. XVII). In una nicchia era collocata una statua dorata settecentesca della Madonna del Rosario col baldacchino (ora conservata in altra sede), che viene portata in processione la prima domenica di ottobre. All’inizio della navata sinistra è posta una grande tavola ad olio (cm 370 x 212) raffigurante la Gloria di S. Domenico, con santi, tre papi domenicani, cardinali, marchesi e altri personaggi; la pala, che fino al 1754 era all’altar maggiore della chiesa di S. Domenico di Casale, fu realizzata nel 1568 da Guglielmo Karcher, ed è purtroppo priva della struttura lignea che incorniciava il dipinto, opera dell'intagliatore Anselmo Karcher, fratello di Guglielmo [Bianchi 2019, pp. 388-90; Mazza 2020]. Segue sulla parete sinistra un’altra tela con la Sacra Famiglia, S. Anna e S. Giovannino. All’esterno, a lato della chiesa, c’è l’accesso alla cripta, in cui sono conservate sepolture della famiglia Sannazzaro dall'inizio del sec. XVI.

S. Sebastiano: oratorio situato presso la parrocchiale, già dei disciplinanti. Fu eretto nel sec. XIV. Acquisì temporaneamente le funzioni di parrocchiale nel 1622. Il grande campanile fu costruito nel 1762-64 su disegno del padre filippino Evasio Canina; al vertice vennero poste una croce di ferro, una banderuola e una palla realizzate dal mastro ferraio Giorgio Zoia (1764); l’orologio fu costruito nel 1769 da Marchisio di Valenza; il concerto di cinque campane venne fuso a Casale nel 1784 da Pier Luigi Comerio e Francesco Antonio Gattinara. Facciata con portichetto eretta nel 1772, su disegno di Giocondo Sannazzaro, minore osservante. Nel 1772 il pittore Carlo Foro dipinse in tre tondi sopra il portico i Ss. Sebastiano e Pietro (al centro), S. Bovo e S. Rocco (ai lati) [Deregibus 1996, pp. 72-96]. Essendo divenuto fatiscente, si iniziò nel 1836 la costruzione della chiesa attigua di S. Pietro, che riutilizzò l’imponente primitivo campanile [Grignolio 1994, p. 53]. L'oratorio fu interdetto al culto nel 1941 [Deregibus 1996, p. 199]. È ancora presente, sebbene rimaneggiato, il portone settecentesco.

Madonna della Consolazione (Madonnina): nel rione omonimo, verso Occimiano. Proprietà Sannazzaro. Eretta nel 1511 col titolo di Natività di Maria Vergine da Giovanni Marco Sannazzaro; rovinata nel 1572, quando parte del suo materiale laterizio venne utilizzata per la riparazione della chiesa di S. Giacomo [ASAl, NM, Cavalli, 1248, 8/11/1523; Deregibus 1996, pp. 19, 21].
Piccola aula a pianta rettangolare, in pessime condizioni di conservazione, con tetto crollato; un campaniletto a vela è ancora presente sull'angolo posteriore destro dell'edificio. Una bella pala d'altare è da anni custodita altrove [Sannazzaro 2015, p. 157]