FRASSINETO PO
FRASSINETO PO
Dial.
Frasiné. Frassinetum / Fraxenetum, 962
[MGH DD I, n. 251, p. 359].
Abitanti: 1465. Distanza da Casale Km 5 ‑ Altezza:
m 104 s. m. Provincia di Alessandria.
Parrocchia di S. Ambrogio. Collegiata di S. Ambrogio, originariamente nei confini della diocesi
di Vercelli, ma soggetta immediatamente al capitolo della Chiesa di Milano;
prime notizie nel 1162, quando Frassineto fu dato in commenda ad
Oberto da Pirovano, arcivescovo di Milano
(probabilmente all’epoca vi era già una canonica) [Rossi 2000, p. 74]. Appartenne all’arcidiocesi di Milano come
sede di pieve e poi di parrocchia dalla costituzione fino al 20/8/1805, quindi
alla diocesi di Alessandria fino al 1806, quando passò alla diocesi di Casale
[Canestri 1835, pp. 8-9;
Niccolini 1877, p. 44]. A ricordo
dell’arcidiocesi di Milano sono rimasti il titolo prepositurale di S. Ambrogio e
l’altare di S. Carlo.
Chiesa Parrocchiale, S. Ambrogio e S. Giorgio: nel centro del paese.
L'antica chiesa di S. Ambrogio, citata dal sec. XII, era localizzata in un sito
diverso. La chiesa attuale venne costruita tra il 1444 e
il 1454 a spese dei marchesi di Monferrato e consacrata il 20/5/1477 da mons.
Cristoforo d’Incisa, vescovo di Betlemme. Sostituì una chiesa intitolata a S.
Giorgio, documentata fin dal 1192 [Succo 1978, doc. 41, pp. 58-59], che si trovava appena al di fuori della cinta muraria presso la porta di meridione del nucleo fortificato e che, per motivi di sicurezza, fu fatta abbattere nel 1444 dal marchese di Monferrato; in memoria della chiesa e del cimitero di S. Giorgio, nella visita pastorale del 1579 il cardinale Carlo Borromeo ordinò che si erigesse sul luogo un pilone ottagonale sormontato da una croce, tuttora presente. Per i lunghi soggiorni che vi tenevano gli
arcivescovi di Milano, nel 1555 la chiesa di S. Ambrogio ebbe titolo di cattedrale. Nel
1609 fu restaurata [Colli 1726, n. 332;
Capra
1931, pp. 13-15; Girino 2008, p. 45]. Nel 1759 Carlo Berrone realizzò pulpito e cantoria; del 1781-84 è un ampliamento con trasformazione
dell’impianto da croce greca in croce latina. Successivamente venne risistemato
il coro e il presbiterio. Negli anni 1785-98 sono documentati interventi del capomastro ing. Bernardo Lombardi, collaboratore
di Agostino Vitoli; al Vitoli si deve il
rifacimento di facciata, bussola e cantoria (disegni del 1809-10), mentre nel 1803-04 erano state abbattute case di fronte alla chiesa per allargare la piazza.
Nel 1813 danni vari provocati da un fulmine. Nel 1846 venne innalzato il campanile (progetto dell'ing. Flaminio Coppa)
[Capra 1931, pp. 45, 75; Girino 1996, pp. 62, 74, 92;
Prato 1999, p. 131]. Nel 1850 fu
costruito un nuovo altare maggiore in marmo bianco di Carrara con verde della
rocca di Varallo e alabastro, su cui nel 1905 venne posato un pesante tabernacolo
con statuette in bronzo dorato di S. Ambrogio e S. Giorgio (esecuzione di
Realini, su disegno dell'ing. Caselli)
[Capra 1931, pp. 16, 75]. Nuova pavimentazione nel 1887 (capomastro Giacomo Ceriana)
[Capra 1931, p. 58]. Nel 1911 la chiesa venne elencata tra gli edifici monumentali
nazionali, con segnalazione del tabernacolo ligneo scolpito e dorato [Alessandria 1911, p. 26]. Nel 1965 vennero acquistate a Recco cinque nuove
campane (quattro campane precedenti provenivano dalla chiesa di S. Francesco di
Casale). Restauri nel 1975. Nel 2003, durante lavori in una cappella
alla base del campanile e nella vecchia sacrestia, si sono evidenziate pitture
murali tardo-quattrocentesche d’ispirazione spanzottiana (Crocifissione e S. Ambrogio; Madonna in trono
con santi) [Buscaiolo 2003].
Nel 2009 sono stati completati lavori di restauro di tetto e facciata; per gravi
problemi di degrado l'altare maggiore è stato smantellato e sostituito dall'antico
tempietto eucaristico ligneo; alcune parti marmoree conservate sono state riutilizzate per
formare l'altare rivolto al popolo, mentre il tabernacolo col Santissimo è stato
spostato sull'altare della cappella dell'Assunta.
Facciata neoclassica con quattro grandi colonne, due pilastri angolari,
capitelli compositi collegati da festoni di frutti e fiori. Il frontone
triangolare, sovrastato da due pinnacoli, è affrescato con la Madonna in
gloria fra angeli (fratelli Arduino, 1937) [Girino
1989, p. 114]. Due riquadri a rilievo presentano i simboli del martirio (spada,
catene, tenaglie, graticola), della predicazione e autorità della Chiesa (mitra,
pastorale, tiara, triregno, pallio e pedo)
[Grignolio 1993, p. 37]. La porta
maggiore fu costruita nel 1809 dal falegname Francesco Vordino e dal fabbro
Michele Rossi [Girino
1989, p. 81]. Il massiccio campanile risalente al sec. XV ha un concerto di cinque campane (1965).
Pianta a croce latina con
tre navate e cupola sulla crociera; lunghezza m 45, larghezza m 25, altezza m 17
[Capra 1931, p. 75; AD 1991, p. 133]. La luce entra da 22
finestroni semicircolari con vetrate colorate. All'altar maggiore è stato riportato
nel 2009 un grandioso tabernacolo piramidale di legno dorato, che già aveva avuto
questa sistemazione fino al 1845, quando fu spostato nella cappella del SS. Crocifisso,
subendo negli anni il furto di varie statuette e testine scolpite; il tabernacolo o tempietto eucaristico, restaurato
nel 2009 da Luciano Gritti, consta di due parti stilisticamente divergenti: la parte
inferiore a tempietto classico con timpano triangolare e colonnine corinzie
corrisponde forse al tabernacolo ligneo donato da mons. Vidoni, realizzato nel
1586-88 da Gian Pietro Sali [Natale
1988, pp. 27-28 n. 36]), mentre la parte
superiore, di gusto già barocco, è di scuola valsesiana, ed è databile alla metà
del sec. XVII [1].
Balaustrata di marmo nero del Belgio, lunga m 20, donata nel 1746 dalla contessa
Maria Maddalena Natta Callori [Niccolini 1877, p.
42; Capra 1931, p. 16]. Nell’abside
c’è un ovale affrescato dai fratelli Ivaldi (entro il 1850) con l’Assunta e i Ss.
Ambrogio e Giorgio; agli stessi pittori si devono i dipinti sulle volte. Ai
lati del presbiterio vi sono affreschi di Giuseppe Lavelli (del 1815-16,
periodo in cui probabilmente il pittore lavorava alla villa Mossi): a sinistra S.
Ambrogio ferma l’imperatore Teodosio alle porte di Milano, a destra S.
Carlo porta l’Eucaristia agli appestati nel lazzaretto [Ubertazzi
1979, p. 135; Girino 1989,
p. 82]. Un leggio sostenuto da quattro grandi pannelli di un’unica tavola di noce,
scolpiti coi simboli degli Evangelisti da Roberto Primo (1995) [Rossi
1995], da alcuni anni è stato spostato in altra sede.
Cappelle laterali, a destra: a) Ss. Crocifisso, cancello in ferro battuto; fino
al 2009 conteneva il grande altare ligneo ora posto all'altar maggiore; sulla
parete di fondo sono dipinti angioletti coi simboli della passione. Sotto la mensa dell'altare è collocata una statua di Cristo deposto dalla croce (sec. XX). b) Immacolata,
altare di marmo bianco di
Carrara e verde di Polcevera (<1930), tela con l’Immacolata (vestita
coi colori della bandiera italiana), di Eleuterio Pagliano (1847) [Capra 1931, p.
76]. c) S. Carlo, eretta nel 1614-15 a spese di Guglielmo Vidoni; altare in
stucco lucido, tela raffigurante S. Carlo Borromeo di G. Battista Balduino (1780)
[Natale 1988, p. 28 n. 36;
Girino 1996, p. 192]. d) Assunta,
in capo alla navata: altare di marmo, il tabernacolo col Santissimo proviene dal
precedente altare maggiore smantellato nel 2009; tela molto ritoccata raffigurante
l’Assunta tra i Ss. Ambrogio e Giorgio, di autore ignoto (inizi sec. XVII).
Cappelle di sinistra: a) battistero, cancellata di ferro battuto, fonte di marmo
rosa di Verona, ciborio battesimale ottagonale di legno scolpito realizzato nel 1619 (due statuette lignee
vennero rubate nella seconda metà del sec. XX); affresco di Giuseppe Lavelli,
raffigurante il Battesimo di Gesù
(1816) [Capra 1931, p. 76]. b) S.
Bovo, altare identico a quello dell’Immacolata, tela con S. Bovo di
Pietro Ivaldi (1849) [Capra
1931, p. 76]. c) del Rosario, altare di marmo policromo, Madonna del Rosario,
di Orsola Caccia e bottega (1620-40 o
1651) [Natale 1985, p. 442;
Girino 1996, p. 192]. d) Addolorata, all'estremità del transetto di sinistra: modesto altare racchiuso entro una cancellata di ferro battuto; nella nicchia sopra la mensa trova posto la statua lignea della Madonna Addolorata (sec. XX); in una nicchia vetrata della parete destra della cappella è invece collocata una statua lignea della Madonna del rosario, con veste dorata e argentata (sec. XVIII). e) S.
Sebastiano: in capo alla navata, altare in scagliola, icona coi Ss. Antonio Abate, Sebastiano e Rocco (sec. XVII), in cui il S. Sebastiano centrale, di disegno classico e ben dissimile dagli altri due santi, è una copia dell'opera di Giovanni Francesco Caroto nella chiesa di S. Stefano di Casale Monferrato; la tela presenta un'evidente ricucitura attorno alla figura centrale.
Presso l’ingresso si trovano due eleganti acquasantiere a fusto in marmo rosso di
Verona (Bottinelli, 1792). Sono presenti inoltre il pulpito barocco (1759) e quattro confessionali di noce
intagliati,
almeno tre dei quali provenienti da una chiesa francescana, forse S. Francesco di Casale (nei cartigli sono
state scalpellate le braccia incrociate, emblema dei francescani). Una statua
della Madonna di Lourdes con Bernardette è posta entro una nicchia decorata
da Nino Maschera (1929). Un organo fu costruito nel 1760 dai fratelli Ragozzi, restaurato nel 1794 da Francesco Nicola Bellosio; l'attuale strumento, di 2250 canne, è opera di Giuseppe Gandini (1909) [Capra 1931, pp. 59, 76; Girino 1996, p. 62-63; ICCD 0100016864].
Dal lato sinistro del presbiterio si accede all’ampia sacrestia, costruita nel 1670,
che ha mobili in noce originari, restaurati negli anni ’80 del Novecento [AD
1991, p. 133], un altare in cotto con tela raffigurante la Madonna del
Rosario col Bambino e due angioletti tra i 15 Misteri, S. Domenico,
S. Caterina, Carlo V, S. Carlo, Pio V, Maria figlia di Carlo V e altra dama, opera iniziata da Pellegrino Tibaldi dopo il 1581 e terminata nel 1587 da Simone Peterzano (al primo è attribuibile la parte superiore con la Madonna, al secondo la parte inferiore coi fedeli), committente Guglielmo Vidoni
[Natale 1988, pp. 15-28]. Altre tele
provengono dalla chiesa di S. Giovanni Evangelista. È custodito anche il tesoro
della chiesa che comprende
pregevoli oggetti sacri (tra cui due busti-reliquiario d’argento delle
vergini di S. Orsola, due splendidi reliquiari in ebano con lamina d’argento
e una reliquia della S. Croce, lasciati in testamento nel 1624 dal Vidoni),
quattro antifonari miniati di cui uno del 1454; statuette lignee del sec. XVI
[Capra 1931, p. 77]. Il 6/1/1975
furono sottratti alcuni candelieri [AD 1991, p. 270].
Madonna degli Angeli:
edificata nel 1606, sull’area del primitivo cimitero. Benedetta il 17/9/1620 dal
cardinale Federico Borromeo (in quanto
cardinale del titolo di S. Maria degli Angeli, aveva sollecitato le sue
parrocchie alla devozione di S. Maria degli Angeli e alla creazione di compagnie
dei Battuti [Grignolio 1994, p. 51]). Nel 1761 fu collocata una nuova porta
[Girino 1989, p. 74]. Già sede della confraternita dei
Disciplinanti, soppressa nel 1867, quando l'edificio divenne di proprietà comunale.
Dopo 40 anni di chiusura fu riaperta al culto nel 1992. Dal 1990 al 1995 vennero
sostituiti tutti i banchi (falegname Bruno Balestriero) e fu
imbiancato l’interno [Girino 1996,
pp. 195-96]. Nel 1997, durante lavori di restauro esterni, furono riaperte in
facciata due nicchie contenenti statue di terracotta in cattivo stato di conservazione
(erano già deteriorate nel 1889, quando furono murate le nicchie) effigianti
S. Ambrogio e S. Carlo (prima metà del secolo XVII). La chiesa è
utilizzata come cappella invernale [AD 2002, p.
134].
Facciata scandita da quattro lesene poggianti su un alto zoccolo, con
decorazioni neoclassiche; il timpano è sormontato da due pinnacoli con le
fiamme. Campanile con cuspide ottagonale allungata e una sola campana. Interno
voltato a botte. L’altare ha colonne tortili e angioletti di stucco, e una pala
della prima metà del sec. XVII raffigurante la Madonna Immacolata, circondata
da angioletti reggenti simboli mariani e venerata dai Ss. Ambrogio e Giorgio. Bel coro di noce;
elegante balaustrata [Grignolio 1994,
p. 52]. Sulle pareti laterali sono disposte sei tele di ugual formato (cm 150 x
183) raffiguranti scene della Vita della Vergine, di Giacomo Francesco Cipper,
detto Todeschini (<1736), restaurate nel 1978 da Giuliano Scalvini e Giovanni Casella [Spantigati 1978, p. 142; Romano
1999b]. In sacrestia si conserva si conserva un dipinto murale seicentesco
con l'Ultima cena; un altro dipinto murale ottocentesco raffigura
la Crocifissione. Vi sono inoltre un bel mobile di noce e alcune tele:
Cristo davanti ad Erode, Cristo davanti a Pilato (sec. XVII),
Madonna del Carmelo intercedente per le anime purganti (sec. XIX).
S. Giovanni Evangelista:
si trova nella zona centrale del paese, detta il Rollino,
sull’area dell’antico teatro dei Gonzaga.
Fu costruita nel 1620 a spese di mons. Guglielmo Vidoni, in sostituzione di un’altra
chiesa con lo stesso titolo distrutta per edificare la sacrestia della parrocchiale.
Venne benedetta dal cardinale Federico Borromeo il 17/9/1620
[Capra 1931, p. 78].
Aveva un altare ligneo con statue, due delle quali, rappresentanti S. Giovanni
Evangelista e S. Giovanni Battista, furono scolpite nel 1677 da
Carlo Antonio Rampone; la balaustrata lignea era stata commissionata nel 1700
all'intagliatore Giovanni Antonio Gallinatto.
Nel 1759 fu demolito e ricostruito il campanile (disegni di
Giuseppe Guenzo o Guerzo, agrimensore, e Nicola Ferraris, ingegnere); una campana
venne fusa nel 1769 (Pier Giuseppe De Giorgi).
Nel 1782 fu costruita la sacrestia (Guglielmo Fusano)
[Ubertazzi 1977, pp. 114-15;
Bianchi 2014, pp. 39-40].
Già nel 1907 era di proprietà del comune
[Girino 1989, p. 91]. Nel 2006 venne ufficialmente estinta la Confraternita S. Giovanni Evangelista [G. U. n. 111, 15/5/2006].
Attualmente è chiusa al pubblico e disadorna. Sul fianco sinistro della chiesa,
dietro al monumento ai caduti (con statua di Guido Capra, 1959), è murata una
lapide con rilievo, opera di Nino Campese (1921). Facciata rivolta a sud-ovest, divisa orizzontalmente in due settori e conclusa con un frontone triangolare; al secondo livello si apre una finestra termale. Il campanile si innalza dalla porzione posteriore del fianco sinistro. Impianto ad aula rettangolare. Presbiterio e coro sono sopraelevati di due scalini e separati dall'aula da una pregevole balaustrata marmorea, opera di Diamante Pellagatta (1747) [Ubertazzi 1977, pp. 95, 115]. L'altare in mattoni e scagliola ha un'alzata priva di pala, incorniciata da colonne corinzie che reggono trabeazione, timpano spezzato e statue di Dio Padre e angioletti di stucco; sul retro dell'alzata è presente un affresco datato 1688, raffigurante Cristo deposto dalla croce, in presenza di S. Carlo Borromeo. Sulla parete di fondo, al di sopra del coro ligneo settecentesco, è affissa un'epigrafe che ricorda i «Legati della Veneranda Compagnia di S. Giovanni Evangelista», a partire dal 10 novembre 1608.
S. Rocco:
oratorio alla periferia meridionale del paese, presso la rotonda di un quadrivio. Costruito attorno al 1570
[Capra 1931, p. 78], reso neogotico
alla fine del sec. XIX, quando furono tamponati gli spazi compresi tra i
pilastri del portico e furono ricavate aperture ad arco acuto. Restauro nel 1929
(pareti e tetto, cancello dell’atrio; ripristino delle pitture murali da parte
di Nino Maschera)
[Capra 1931, pp. 78-79;
Conti 1979;
Girino 1989, p. 101]. Recente nuovo completo restauro
architettonico e pittorico.
Facciata rivolta a nord. L'interno conserva, tra stucchi settecenteschi, un affresco raffigurante la Madonna col
Bambino e S. Rocco, donatore col figlio e due Vescovi, di cui uno decollato
(Ambrogio e Dionigi?), dell’ambito di Giorgio Alberini (inizio XVII secolo)
[Conti 1979], restaurato nel 2000 (Gian Luigi Nicola).
Oratorio della Madonna del Buon Consiglio:
alla periferia orientale del paese. Costruito nel 1900, a spese dei fratelli Muzio. È in buone condizioni.
Pittura murale con la Beata Vergine del Buon Consiglio
[Capra 1931, p. 79].
Sacro Cuore di Gesù:
presso la scuola materna [AD 1974, p. 89]. Decorazioni di Nino Maschera (1916). Si
conservavano le statue di Maria Vergine e S. Giuseppe, donate dal
conte Ernesto Lombardo, quella di S. Vincenzo
e un quadro ad olio col Sacro Cuore
[Capra 1931, p. 79].
S. Cristoforo:
chiesa campestre, posta a est del paese, presso un paleoalveo del Po di
probabile cronologia medievale. Il titolo testimonia verosimilmente
la vicinanza del sito con il porto sul Po [Negro
Ponzi 1982, p. 211; Piastra
2001, p. 76]. La chiesa esisteva già nel 1572, fu restaurata nel 1754 in
seguito ad un evento ritenuto miracoloso, e benedetta nel 1757 dal vescovo di
Casale mons. Ignazio della Chiesa [Girino 1989, pp.
53, 183-84]. Nel 1909 fu abbattuto il tetto che minacciava rovina [Ubertazzi
1977, p. 92].
Ora resta una piccola aula rettangolare del tutto spoglia
con volta a botte e abside semicircolare; facciata finita in cemento, limitata
da due paraste angolari e culminante col profilo semicircolare della volta a
botte. I fianchi sono in mattoni; vi si aprono due finestrelle sinuose, in parte
tamponate.
S. Giovanni del giarone:
chiesa un tempo situata al di là del Po, tra il fiume stesso e la Sesia. Già esistente nel 1630; fu più volte
rovinata dalle alluvioni. Venne riedificata nel 1819 su progetto dell’arch. Formiglia. Distrutta da
un’inondazione agli inizi del sec. XX, non fu più ricostruita [Ubertazzi
1979, p. 120].
1 Comunicazione di Alessandra Guerrini (2009).
|