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ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
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CELLA MONTE

CELLA MONTE

 

Dial. Sèla. Celle, 1116 [BSSS 42, III, doc. 1, p. 211]. Fino al sec. XIX il nome era Cella; nel 1863 è stato trasformato in Cella Monte [R.D. n. 1160, 1/2/1863].

Abitanti: 537. Distanza da Casale Km 12 ‑ Altezza: m 268 s. m. Provincia di Alessandria.

Parrocchia dei Ss. Quirico e Giulitta. Eretta prima del 1474, quando dalla diocesi di Vercelli passò alla nuova diocesi di Casale [De Bono 1986, p. 34]

Chiesa parrocchiale, Ss. Quirico e Giulitta: in piazza Vallino, al centro del paese. Nel 1584, quando parrocchiale era ancora la chiesa di S. Quirico nell'attuale zona Sardegna, il visitatore apostolico mons. Carlo Montiglio prese atto della necessità di una chiesa parrocchiale più centrale. Con decreti del vescovo Tullio del Carretto del 12/5/1597 e del 16/3/1605 vennero convogliati legati privati preesistenti nell’opera di costruzione della nuova chiesa. Ultimata nelle strutture essenziali intorno al 1610, utilizzando anche materiale della demolita chiesa di S. Pietro dei Coppi al Belvedere, fu consacrata il 18/4/1633 dal vescovo Scipione Agnelli e dedicata ai santi Quirico, Giulitta e Cecilia. Nel 1661 i coniugi Matteo e Antonia Volta concessero la loro casa attigua alla chiesa parrocchiale con destinazione a canonica. La chiesa acquistò una particolare rilevanza negli anni di episcopato di mons. Pietro Secondo Radicati di Cella (1701-27) [AD 1991, p. 117; Cappellaro 1989, p. 53]. Nel sec. XVIII Giovanni Luigi Capello dipinse per la chiesa un quadro rappresentante S. Carlo [Cappellaro 1989, pp. 44-45]. Nel 1730 e nel 1834, oltre all'altar maggiore, erano presenti gli altari del Rosario (come oggi in capo alla navata laterale sinistra), di S. Carlo, di S. Antonio da Padova, di S. Francesco (o del Crocifisso), di S. Giuseppe (o della nascita del Redentore) e dell'Immacolata Concezione; in buona parte gli altari furono restaurati nel 1817 [ASDC, Vis. past. Caravadossi, 471-486, ff. 585r-587v; Icheri di Malabaila, 494-513, vol. II]. Casalis scriveva nel 1837 della parrocchiale: «l’adornano recenti pitture e bella facciata: i quali lavori si eseguirono sotto la direzione del signor don Audisio preposto di Villadeati, personaggio molto perito nell’architettura e nelle arti belle» [Casalis, vol. IV, 1837, p. 344]. Nel 1841 furono fuse cinque nuove campane nella fonderia Barigozzi di Milano. Verosimilmente nel 1848 l'edificio fu sottoposto a una ristrutturazione, con eliminazione degli altari laterali, esclusi i due in capo alle navatelle, e ampia ridipintura; a questo anno risale la decorazione della volta della sacrestia da parte di Pietro Ivaldi. Nel 1857 il campanile venne gravemente lesionato da un fulmine. Al 1912-13 risalgono nuovi ampi affreschi realizzati da Giovanni Comoglio, che risparmiarono solo le precedenti pitture delle pareti laterali [ASDC, Vis. past. Ferrè, 509-537; Relazione del parroco Pietro Giachino, 1918]. Nel 1927 fu realizzata una nuova facciata dall’impresa del geom. Umberto Mombelli su disegno dell’ing. Vittorio Tornielli (1922), donatrici le sorelle Camilla e Maria Vallino in memoria del fratello ing. Mario. Restauri del 1969-70 hanno fatto riaffiorare nel presbiterio affreschi dell’epoca di costruzione della chiesa [Cappellaro 1989, pp. 45-53; AD 1991, p. 117] (restauratore Pietro Vignoli). Altri restauri nel 1989. Un concio di pietra da cantoni, elegantemente scolpito su due facce con un morbido intreccio di sottili nastri solcati al centro e un fregio a girali vegetali (frammento di stipite o di architrave di un portale?), è murato in via Dante Barbano nell’edificio del Municipio, di fronte alla chiesa. Su conci di arenaria della stessa parete si intravedono graffiti risalenti al sec. XVII. In un cortile presso la chiesa sono state ritrovate nel 2000 parti di una monofora romanica in pietra da cantoni a più riseghe a spigolo vivo con arco monolitico (sec. XII), a testimonianza della possibile preesistenza presso lo stesso sito di un edificio sacro medievale (non segnalato nelle decime della diocesi di Vercelli forse perché cappella pertinente al castello).

Facciata in mattoni a vista divisa da quattro lesene composite sorreggenti un’ampia trabeazione, sopra cui è ricavata una finta balconata con frontone centrale. Il portale è limitato da due colonne con capitelli dorici, coronato da un timpano triangolare aggettante; ai lati ci sono due nicchie vuote. Pareti laterali con muratura irregolare in pietra da cantoni e mattoni. Un robusto campanile intonacato si eleva posteriormente sul lato destro del presbiterio, al di sopra della sacrestia. Al fianco sinistro del presbiterio aderisce un androne voltato, in continuità col palazzo Volta, già casa parrocchiale, donato nel 2001 dalla Curia al Comune per costituirvi la sede dell'Ecomuseo della Pietra da Cantoni; durante lavori di consolidamento e restauro del palazzo, nel 2008 sono riaffiorati in facciata al primo e secondo piano due loggiati di foggia rinascimentale, rispettivamente costituiti da 4 e 6 arcate, con colonnati in pietra da cantoni; il ritrovamento conferma che il palazzo preesisteva alla costruzione della chiesa.

Interno a tre navate divise da tre pilastri per parte sorreggenti la centrale volta a botte; presbiterio voltato a vela, abside semicilindrica. Sulla volta sono dipinti tre riquadri (Simboli della Passione con la Santa Veronica, Assunzione di Maria e Esaltazione della Croce) e sei tondi dal fondo in finto mosaico con Apostoli, del sec. XIX; sulle pareti laterali vi sono altri tre riquadri con dipinti murali ottocenteschi incorniciati (Adorazione dei pastori, Predicazione del Battista, Maddalena che asciuga coi capelli i piedi di Cristo), ascrivibili a Pietro Ivaldi (1848?). L’altar maggiore, in marmi policromi, come la balaustra datato 1744 e attribuibile ai Pellagatta, proviene probabilmente dalla chiesa di S. Croce di Casale; fu acquistato dalla marchesa Garessio Radicati e benedetto in data 1/11/1803. Al di sopra del tabernacolo sono posti un grande Crocifisso processionale ligneo dorato (sec. XVIII) e una statuetta di S. Quirico (sec. XIX) [Grignolio 1993, pp. 25-27, Cappellaro 1989, p. 45; AD 1991, p. 117; Di Majo 2010, p. 449]. Al centro del coro è collocata una pala rappresentante il Martirio di S. Quirico, del pittore Martinengo (secondo decennio del sec. XIX) [1].

Le cappelle in capo alle due navate laterali, dedicate a S. Carlo Borromeo e a S. Antonio da Padova, hanno altari seicenteschi di stucco marmorizzato con interessanti pale: rispettivamente a destra il Crocifisso venerato da S. Francesco e altro santo francescano, di Giorgio Alberini [Romano 1971a, p. 59] e a sinistra la tardo-cinquecentesca Madonna del Rosario, di Ambrogio Oliva [Aletto 2006, p. 67; Chiodo 2008, p. 88]. Altre opere di pregio sono una statua lignea della Madonna del Rosario col Bambino (sec. XVII), il pulpito pure seicentesco, il fonte battesimale lapideo (sec. XVI), due acquasantiere marmoree, tre confessionali incassati nello spessore delle pareti laterali con decorazioni a volute e girali in foglia d’oro, simili a quelle presenti nella bussola lignea e nella tribuna dell’organo (quest'ultima a sua volta ornata con simboli musicali dorati) e forse riconducibili al progetto di Tommaso Audisio. Un organo già presente nel 1636, venne riparato negli anni immediatamente successivi; segnalato ancora nel 1723, fu rifabbricato prima del 1834 e nel 1867 da Pietro Barchietti [ASAl, NM, Lorenzo Ferraris, m. 1800, 23/12/1636; AD 1991, p. 117] e restaurato dopo il 1894. La Via Crucis venne eretta nel 1803 [ASDC, Vis. past. Ferrè, 509-537]. I banchi furono rinnovati nel 1879 [Cappellaro 1989, pp. 45, 54].

La sacrestia ha un’ampia volta a padiglione decorata con un elaborato e scenografico dipinto murale del 1848, firmato da Pietro Ivaldi [Aletto 2006, p. 67]. Si conservano un armadio del sec. XVIII e paramenti pure settecenteschi [AD 1991, p. 117].

S. Quirico: situata su un piccolo poggio raggiungibile mediante una scalinata, in zona Sardegna, dove si trovava il primitivo nucleo di Cella. La prima attestazione della chiesa, senza titolo, negli estimi della pieve di Rosignano, risale al 1299; il titolo compare nel 1348 [ARMO, pp. 37, 110]. Ex parrocchiale (era tale ancora nel 1584, quando ne venne chiesta la ricostruzione dal visitatore apostolico Carlo Montiglio). Tra il 1584 e il 1619 la prima chiesa fu probabilmente sostituita da un oratorio di minori dimensioni. Nel 1619 vi era un altare laterale dedicato a S. Caterina con quadro della santa. Dal 1633 è segnalata la presenza di un cimitero attiguo alla chiesa. Nel 1723 come icona c’erano immagini di santi dipinti sulla parete. Nel 1766 la pala d’altare rappresentava i Ss. Giulitta e Quirico. Col denaro ricavato da una lotteria, nel 1801 venne restaurata la facciata. Nei primi decenni del sec. XIX è attestata la presenza di un rustico unito alla parete settentrionale della chiesa. Nel 1873, oltre al quadro dei Ss. Giulitta e Quirico, c’erano altri quattro quadri antichi [Cappellaro 1989, pp. 38, 42-43]. Nella prima metà del sec. XIX Casalis scriveva «vi si benedicono i bambini lattimosi» (cioè affetti da crosta lattea) [Casalis, vol. IV, 1837, p. 344]; fino ai primi decenni del Novecento è proseguito l'arrivo di pellegrini che portavano le cuffiette dei loro bambini per farle benedire. Dopo restauri effettuati negli anni '80 del Novecento è in buone condizioni. Il 16 luglio (o nella domenica prossima) si effettua una processione con la statuetta di S. Quirico, che viene riportata nella parrocchiale. Nella notte tra il 14 e il 15/7/2007 è stato rubato il piccolo trono della statua di S. Quirico, realizzato negli anni '30 del Novecento, in sostituzione dell'originale neoclassico.

Aula rettangolare con abside semicircolare, pareti in mattoni e pietra da cantoni; nell’abside, una variazione della tessitura muraria a livello del terzo superiore, depone per un intervento di sopraelevazione della parete. Facciata rivolta a ovest, intonacata, divisa da quattro lesene; sulla trabeazione s’innalza ben al di sopra del tetto un elegante fastigio barocco dal profilo curvilineo. Esile campanile a sezione quadrata, intonacato, appoggiato alla porzione posteriore della parete destra, con cuspide conica contornata da quattro basse piramidi a base quadrata. Nella parete sinistra si apre un’ampia arcata ogivale (chiusa nel 1988 con una vetrata), attraverso cui ancora agli inizi del sec. XX era collegato alla chiesa un edificio rustico, poi abbattuto. Nell’abside vi sono tre piccole monofore strombate; quella centrale ha un arco monolitico in pietra da cantoni.

Madonna di Loreto: in via Circonvallazione. Venne citata nel 1547, restaurata nel 1728; nel 1873 era diroccata e fu sospesa; venne rifatta, rustica all'esterno e all'interno per imitazione della santa casa, col concorso dei proprietari del paese, e riaperta il 10/12/1902. Nel 1684 e nel secolo successivo era segnalata una casa attigua del °romito° [Cappellaro 1
989, pp. 48-49].

Piccola aula rettangolare con abside semicircolare; paramento in mattoni. In facciata sopra la porta d’ingresso, vi sono un oculo e un timpano arcuato. Campaniletto a sezione triangolare. Un quadro raffigurante la Madonna di Loreto col Bambino è coservato in S. Antonio.

S. Rocco: in via Boccea. Citata nel 1584. Nel 1723 all’altare c’era un quadro coi Ss. Rocco e Sebastiano incorniciato da stucchi [Gallo 2019, p. 114]; nel 1766 questo quadro era sostituito da un altro coi Ss. Grato, Rocco e Bovo, mentre alle pareti vi erano due tavole antiche con S. Rocco e S. Sebastiano. Anche in epoca napoleonica, nella chiesa si celebrava a spese del Comune la festa di S. Spiridione, per la protezione dei raccolti. Si fecero restauri nel 1924 e negli anni ottanta del sec. XX (iniziativa di Francesca Bergante) [Cappellaro 1989, pp. 32, 47].

L’ingresso è preceduto da alcuni gradini. Ai lati della porta si aprono due finestre rettangolari, al di sopra una finestra semilunare e due nicchie vuote; timpano triangolare. Aula unica voltata a botte. Si conserva una tela raffigurante S. Rocco.

S. Antonio Abate: in piazza Vallino, presso la parrocchiale. Oratorio già della confraternita dei Disciplinanti, citato nel 1577; nel 1619 il vescovo Scipione Pascale ne disponeva l'abbattimento, perchè l'edificio era umido e si trovava davanti alla parrocchiale, coprendone la prospettiva; l'oratorio però nel 1660 era ancora in piedi. Venne ricostruito su diverso sedime dopo il 1720 (nel 1723 non era ancora completato). Nel 1748 vi era, entro una nicchia, una statua dell’Addolorata. Si realizzarono radicali restauri negli anni '80 del sec. XIX. Nel 1918 la chiesa fu affidata al parroco per mancanza di confratelli. Restauro negli anni settanta del sec. XX e destinazione ad auditorium [Cappellaro 1989, pp. 45-47].

L’ingresso è preceduto da una breve scalinata; la parete laterale sinistra poggia sulla roccia calcarea. Facciata intonacata, limitata da due lesene angolari sorreggenti trabeazione e timpano. Semplice portale in stile rinascimentale, sopra cui si apre una piccola finestra cuoriforme. Vi sono custodite alcune tele tra cui S. Quirico e Giulitta del sec. XVII, Madonna del Rosario, Martirio di S. Eurosia (al centro dell'abside), Martirio di un santo francescano, Immacolata, Gesù Crocifisso, Madonna di Loreto col Bambino (proveniente dalla chiesa della Madonna di Loreto).

S. Bernardino: nelle vicinanze della borgata Monti (dial. i Munt), di proprietà privata. Una cappella di S. Bernardino venne già citata nel 1547; ancora esistente nel 1680, non è più riportata nel 1723 [ASDC, Vis. past. Radicati, 463-478]. Nel 1825 i fratelli Ceresa fecero costruire nella borgata, su disegno di Tommaso Audisio (1824), una chiesa dotata di piccolo campanile, intitolata a S. Antonio Abate; la chiesa era segnalata nel 1834, mentre dopo un quarantennio era scomparsa [ASDC, Vis. past. Icheri di Malabaila, 494-513, vol. II; Ferrè, 509-537]. L'attuale edificio fu eretto dopo il 1905 [Cappellaro 1989, p. 49] e benedetto nel 1915.

Piccola costruzione ad aula rettangolare (m 8 x 4.7); facciata in mattoni a vista, con lesene angolari, semplice portale lievemente arcuato e due finestre con arco a tutto sesto ai lati; timpano triangolare. Distacchi d’intonaco sulle pareti laterali lasciano in evidenza la struttura sottostante a corsi di pietra da cantoni alternati a una fascia di mattoni. Campaniletto a vela collocato sulla porzione posteriore della parete laterale sinistra.

S. Giuseppe: in frazione Coppi (dial. Casìn-i di Cup). Una primitiva chiesa di S. Pietro nella frazione Coppi al Belvedere, citata nel 1524, dipendente dall'abbazia di S. Stefano di Vercelli, venne demolita nel 1577 per ricavare materiale da utilizzare per la nuova parrocchiale; ricostruita nel 1699 col titolo di S. Pietro in Vincoli e ancora demolita a fine sec. XVIII [Cappellaro 1989, pp. 50-51; ASAl, NM, Antonio Oglerio, m. 2689, fasc. 16 e 342]. L'attuale edificio venne eretto nel 1928, su disegno dell'arch. Debernardi [AD 1969, p. 43]. Fu inaugurato dal vescovo Albino Pella il 28/10/1933 e restaurato nel 1991. Sulla parete esterna sinistra è stato collocato nel 2017 un quadro di Gianni Colonna, donato dal pittore, raffigurante la Sacra Famiglia.

Pareti intonacate. La facciata neoclassica è preceduta da alcuni gradini. Su uno zoccolo si appoggiano a ciascun lato una coppia di robuste colonne doriche che sostengono la trabeazione e il timpano aggettante. Pianta a croce latina. Il campanile si eleva posteriormente alla sinistra del presbiterio.

S. Anna: cappella in frazione Coppi, sul colle Belvedere. Citata all'inizio del sec. XVIII; ricostruita nel 1748. Nello stesso anno veniva descritto «un quadro di pittura insigne con sua cornice» raffigurante la Madonna col Bambino e S. Anna [Saletta 1711, vol. I, parte II, c. 297r; Cappellaro 1989, pp. 47-48]. Subì vari restauri (ultimi nel 1904, negli anni quaranta e nel 2010).

Piccolo edificio, suggestivo anche per la posizione sul crinale con ampia vista panoramica. Aula rettangolare con abside semicircolare e portico antistante rivolto a levante costituito da tre arcate disposte ad angolo retto, con timpano anteriore, in cui è stato collocato (2013) un dipinto di Gianni Colonna raffigurante S. Anna che sorregge il corpo di Cristo. La struttura delle pareti è in conci di pietra da cantoni nell’aula e nell’abside mentre il portico è stato reintonacato nel corso dell'ultimo restauro. Sopra la semplice porta d'ingresso si vedono resti di una pittura murale. All'interno, spoglio, è presente un modesto altare in muratura.

Madonna della Pace: alla Perona (dial. la Prun-a). Costruita nel 1724, committente l’ex segretario del Senato Giovanni Stefano Perrone dei condomini di Cella. Celebrata per la sua bellezza. Vi era una tela raffigurante la Vergine Maria coi Ss. Giovanni Evangelista e Stefano, tutelari del fondatore. Ora esiste solo un’edicola, nella quale è stata riposta nel 1923 la tela, che mantiene solo flebili tracce di una Madonna col Bambino. In una cascina attigua si conserva una campanella (forse quella descritta nella visita pastorale del 1730) [Cappellaro 1989, p. 50, foto 15-16].


1 Notizia di Michele Castelli, tratta dall'archivio parrocchiale di Cella Monte, fasc. 221 (2019).