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ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
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CAVAGNOLO

CAVAGNOLO

 

Dial. Cavagnö. Cavagnolum, 1164 [MGH DD X/2, n. 467, p. 378].
Nel 1928 Cavagnolo fu unito a Brusasco, Marcorengo e Brozolo in un unico comune denominato Brusasco Cavagnolo, da cui fu staccato Brozolo nel 1947; infine nel 1957 si ricostituì il comune di Cavagnolo [R.D. n. 418, 12/2/1928; D.L.P. n. 85, 21/1/1947; D.P.R. n. 488, 2/5/1957].

Abitanti: 2404. Distanza da Casale Km 43 ‑ Altezza: m 187 s. m. Provincia di Torino.

Parrocchia dei Ss. Eusebio e Secondo. Da Vercelli passò alla diocesi di Casale nel 1474 [De Bono 1986, p. 34]. Prima parrocchiale fu la chiesa di S. Eusebio, che nel 1299 era unita a S. Secondo [ARMO, p. 41] e nel 1577, quando era già stata soppiantata dalla chiesa di S. Secondo, risultava in rovina [Ferraris 1995, p. 242]. Nel 1961 subentrò infine come parrocchiale la nuova chiesa di Maria Ausiliatrice.

Chiesa Parrocchiale, Maria Ss. Ausiliatrice: nella parte bassa del paese. Costruzione iniziata nel 1960 (arch. Renacco), consacrata il 19/11/1961 [AD 1969, p. 42; AD 1991, p. 115].
Edificio moderno a una navata con matroneo; conserva un quadro settecentesco della Madonna di Pomaretto [AD 1991, p. 115] proveniente dalla vecchia parrocchiale. Nell’abside è sistemato un Crocifisso ligneo a grandezza naturale donato nel 1996.

S. Secondo: al cimitero, nella parte alta del paese, detta il Luogo. Elencata col titolo nella pieve di Cortiglione dal 1299 [ARMO, p. 41]. Fu parrocchiale fino al 1961. Venne consacrata nel 1637 dopo una ristrutturazione. Nel 1710 l'antica abside semicircolare fu sostituita con l'attuale rettangolare. L'edificio venne ingrandito negli anni 1756-57 con l'aggiunta di due campate e della cappella di S. Sebastiano (in ricordo della chiesa di S. Sebastiano, che si trovava presso il castello e fu abbattuta nel 1750), la formazione della nuova facciata, l'abbassamento del pavimento di circa 30 once e sottomurazioni necessarie per la presenza di fondamenta poco profonde (progetto di Cristoforo Nicolina, capomastro Pietro Ronco) [Caramellino 2009, pp. 447-48]. La chiesa fu riconsacrata nel 1759 [AD 1969, p. 42]. Nel 1860 fu acquistato dalla parrocchiale di Cocconato un organo Grisante del 1760 circa [Rocca 1912, p. 171]. Nel 1914 venne eretta la cappella del Sacro Cuore. Nel 1923 fu rifatto il pavimento; nel 1928 venne rialzato il campanile; nel 1933 la navata centrale venne sopraelevata di circa tre metri. Nel 1961, in concomitanza con la consacrazione della nuova parrocchiale, la chiesa fu chiusa al culto. Nuovi restauri negli anni 1981-84 consentirono la ripresa delle funzioni religiose; durante questi lavori, nel 1983, sotto l'intonaco della parete del presbiterio adiacente alla base della torre campanaria comparve una tessitura laterizia riferibile al sec. XII [Caramellino 2009, pp. 450 n. 15]. La chiesa viene officiata saltuariamente [AD 1991, p. 115]; attualmente necessita di nuovi interventi di restauro.

La struttura della chiesa attuale risale al sec. XVII; della costruzione più antica resta il campanile, che si eleva sul lato destro dell’abside rettangolare, con base rinforzata a scarpa, rimaneggiato in varie epoche, ma con tracce di decorazioni romaniche ad archetti pensili [Vigliano 1969, scheda “Cavagnolo”]. Facciata a due ordini con parte centrale avanzata, frontone curvilineo, volute laterali di raccordo tra primo e secondo ordine. La bussola con soprastante cantoria è datata 1816 e siglata «D. De Filippi». Altar maggiore marmoreo settecentesco. Sulla parete di fondo, entro una cornice architettonica con colonne in stucco dipinto a finto marmo, è posta una pala raffigurante i Ss. Secondo e Eusebio di Rodolfo Morgari [Angelino 2004b]. Nella cappella di S. Giuseppe, ultimata nel 1760, c’è un altare in scagliola con paliotto non pertinente in tre scomparti a fondo nero, firmato da Pietro Solari e Francesco Solari (ca. 1730-40) [Caramellino 1987a, p. 145]. Vi è collocata una pregevole pala centinata raffigurante S. Giuseppe con Gesù bambino tra angioletti e i Ss. Sebastiano, Filippo Neri, Francesco Saverio e Lucia, dipinta nel 1758 da Felice Cervetti [Caramellino 2009, pp. 448-51].

S. Fede: a sud del concentrico, sulla strada per Moransengo. Chiesa di un priorato benedettino dipendente da Sainte-Foy-de-Conques, fondato forse nel sec. XII [Desjardins 1879, pp. CXIX-CXX; Olivero 1929, pp. 351-52]. Dato che il culto di S. Fede era strettamente correlato con la liberazione di carcerati, è stato ipotizzato che la fondazione della chiesa sia opera di un prigioniero come ex voto per il conseguimento della libertà [Vescovi 2015, p. 40]. La prima citazione del priorato risale al 1153, quando un privilegio papale elenca tra i possedimenti di Sainte-Foy-de-Conques la chiesa di S. Fede presso Visterno (Visternum, 1085) [Maistrello Morgagni 2021, p. 124; BSSS 106, doc. 9]; il primo riferimento di S. Fede in rapporto col toponimo Cavagnolo è del 1281 [Pistarino 1950, p. 151; Vescovi 2012, pp. 87-88]. Nel registro delle decime della diocesi di Vercelli del 1299 fu elencata in dipendenza della pieve di Cortiglione [ARMO, p. 41]. Nel 1372 vi risiedeva un priore con due monaci [Sangiorgio 1780, p. 212]. Tra il 1577 e il 1584 il priorato fu abbandonato e gestito in commenda; la chiesa, priva di monaci, fu declassata al rango di oratorio campestre. Nel 1728 passò in dotazione alla mensa vescovile di Acqui, quindi nel 1797 rientrò nella giurisdizione della diocesi di Casale. Nel 1867 divenne di proprietà demaniale, l'anno seguente fu comprata da un privato e nel 1881 da don Giovan Battista Frattini, che la ricuperò al culto. Dal 1895 al 2014 appartenne ai padri maristi, che vi diressero una “Scuola apostolica” e, dal 1987, un “Centro di accoglienza e spiritualità”; nel 2014 la chiesa passò alla parrocchia di Cavagnolo. Interventi di restauro furono effettuati nel 1818-19 (tetto e finestre), nel 1840 (ripristino delle murature e del sistema di copertura), negli anni 1882-95 (scialbatura a calce delle pareti e dei pilastri interni; dopo il 1891 trasformazione in bifora del finestrone rettangolare di facciata); nel 1929 furono ripristinate le coperture; nel 1940 fu scrostato l’intonaco all’interno e venne demolito un altare laterale dedicato a S. Anna [Bardessono 1995, pp. 29-43; Vescovi 2007, pp. 116-18; Devoti 2015, pp. 80-83]; nel 1953 vennero risanate fondazioni, muratura e coperture [Delmastro 1984c, pp. 230-31]. Nel 1966 fu costruito un muro in cemento armato, con ringhiera, per perimetrare verso valle il sagrato; inoltre fu demolito un rustico sul lato occidentale del sagrato. Negli anni 1994-97 venne consolidata la volta a botte, fissurata longitudinalmente, e la calotta absidale; fu reintegrata la copertura e si adeguò l'impianto elettrico [Devoti 2015, pp. 14-15, 83]. Nel 2113 e 2018 sono stati effettuati restauri rispettivamente della copertura e della facciata (studio Petitti). Nel 1912 la chiesa fu elencata tra gli edifici monumentali nazionali [Torino 1912, p. 32]. Un cippo romano iscritto, che in passato era conservato nella chiesa di S. Fede, si trova ora nel Museo di Antichità di Torino [Mommsen 1877, n. 7479; Fabretti 1882, p. 83].

Edificio romanico orientato; alcuni caratteri (come la volta a botte, gli anelli nella parte superiore delle semicolonne che reggono gli archi trasversi della navata maggiore, le decorazioni a billettes, la lunetta scolpita del portale e la tipologia derivata dal corinzio di qualche capitello) rimandano a modelli d'oltralpe [De Dartein, p. 500; Mâle 1922, p. 275; Vescovi 2015, p. 37]. La costruzione è datata da A. Kingsley Porter al 1140 circa, mentre in un ampio studio recente la cronologia della fabbrica primitiva viene anticipata al primo decennio del sec. XII [Porter 1917, vol. II, p. 278; Vescovi 2007, pp. 160-64]. Muratura a sacco, esternamente in conci di arenaria ben squadrati (parte bassa) e mattoni (parte superiore), con ampie superfici a scacchiera (gruppi di mattoni alternati a conci lapidei). Il transetto non sporge dal perimetro. Delle tre absidi originarie resta solo la centrale (le due absidiole laterali erano ancora presenti nel 1724). Il fianco meridionale e l'abside sono nascosti da altri edifici.

Facciata a salienti corrispondenti alle tre navate interne. Ai lati la facciata è delimitata da paraste angolari. La parte superiore moderna, coronata da archetti pensili in cotto e cornici, era già realizzata nel 1870; il vertice coincide con l'angolo di un ottagono regolare (135°) [Mella 1870, p. 688]. Il corpo centrale è leggermente avanzato. Notevole portale in arenaria, con arco a tutto sesto fortemente strombato retto da semicolonne con capitelli scolpiti. La fascia esterna è decorata a billettes; la seconda fascia è ad intrecci viminei formanti 12 riquadri in cui sono effigiate figure per lo più zoomorfe e una croce patente astile al colmo [Sant’Ambrogio 1907, p. 159; Olivero 1929, pp. 343-46, 353]; cinque ghiere più interne sono decorate a intrecci, tralci con animali, caulicoli, torciglione e foglie. Tangente all’estradosso dell’arco, limitatamente al corpo centrale della facciata, corre una cornice orizzontale scolpita a foglie inflesse, sovrastata da una bifora di stucco e calce, realizzata nell'ultimo decennio dell'Ottocento. Il capitello esterno di sinistra del portale, finemente istoriato, reca due coppie di vendemmiatori tra tralci di vite; quello di destra è corinzio e ha una piccola croce patente. Sopra i capitelli sono scolpiti un bue e un leone, simboli degli evangelisti Luca e Marco [Vescovi 2007, p. 155]; ai fianchi dell’arco due busti (forse Adamo ed Eva) e due grifi [Mella 1870, p. 687; Bosio 1872, p. 26]. L’architrave, rimaneggiato ai due estremi laterali e fratturato nella porzione mediana, è decorato a girali con foglie trilobate, grappoli e pampini di fattura omogenea con le altre strutture del portale; il bordo inferiore ha un fregio a perline e fusarole, mentre il lato rivolto verso il basso è decorato con nastri intrecciati. La lunetta, costituita da tre conci dello stesso spessore dell'architrave, ha un notevole rilievo scolpito raffigurante Cristo nella mandorla sorretta da angeli, realizzato seguendo modelli tardoantichi dalla stessa maestranza cui si devono i vari elementi scultorei presenti in facciata (ad es. le ali degli angeli nella lunetta coincidono con le ali dei grifi scolpiti in facciata). Sono ancora visibili tracce di policromia [Vescovi 2007, pp. 133, 153-55]. Lateralmente al portale sono erette due semicolonne con basamento modanato e capitello (fungevano forse da attacco per un portico e non corrispondono alla divisione interna delle navate); tra queste e le paraste angolari si aprono due feritoie a forte strombatura. Sui conci di arenaria della facciata sono presenti varie iscrizioni: una, in caratteri capitali del sec. XII incisa prima del completamento del portale, ricorda la morte del sacerdote Rolandus (che potrebbe aver avuto un ruolo nell’erezione dell’edificio) [Porter 1917, vol. II, p. 277; Romano 1994, p. 215]. La parete settentrionale è divisa da cinque lesene in sei campiture, corrispondenti alle campate interne; parte inferiore in pietra, zona superiore in pietra e mattoni disposti a scacchiera o in soli mattoni, coronamento ad archetti pensili in cotto. La muratura del cleristorio alterna pietra e mattoni anche negli archetti pensili. Una tozza torre campanaria in laterizio a pianta rettangolare, internamente articolata in due piani, ha probabilmente sostituito a inizio del sec. XVIII un precedente tiburio, forse ascrivibile al sec. XV [Delmastro 1984d, p. 311; Devoti 2002, p. 139].

Interno di m 21 x 10, a tre navate divise in sei campate da pilastri quadrati cui sono addossate quattro semicolonne. La navata centrale è coperta da una volta a botte originale con arconi trasversali (solo nella campata corrispondente all'incrocio del transetto la copertura primitiva non era a botte) e piccole monofore che si aprono verso sud [Devoti 2002, p. 148; Vescovi 2007, pp. 147, 158]. Nella terza campata si nota il passaggio dall'impiego preminente della pietra da taglio (verso l'abside) alla prevalenza del laterizio (verso l'ingresso), probabile indice di una temporanea interruzione del cantiere, confermata dalla diversa altezza delle semicolonne rivolte verso le navatelle e dalla diversa qualità dei capitelli [Vescovi 2012, pp. 105-06; Vescovi 2015, pp. 37-38]. Le navate laterali sono coperte da volte a crociera. Le elevazioni del transetto e del tiburio sono nascoste da tre voltine (di cui una a cupola e due a crociera) aggiunte per creare locali nel sottotetto. Le semicolonne nella navata centrale s’innalzano fino alla linea di imposta della volta (m 5.5), segnata da un cordolo decorato con un intreccio a tre capi (in parte incompiuto). Sui capitelli delle altre tre semicolonne si impostano gli archi longitudinali (con cornice a billettes) e quelli trasversali delle navate laterali [Delmastro 1984c, p. 228; Delmastro 1984d, pp. 300-13]. Vi sono 50 capitelli, talora incompleti, verosimilmente scolpiti da due diverse maestranze di lapicidi, decorati a motivi floreali e zoomorfi: leoni monocefali, caulicoli, foglie d’acanto, piccole sfere e pigne, una protome animale, figure antropomorfe; il tipo più comune, derivato da modelli carolingi e prevalente nei pilastri occidentali, è a foglie larghe e piatte con nervature centrali e caulicoli nella parte superiore arricciati agli angoli dell'abaco; i capitelli dei pilastri orientali presentano una qualità superiore, e sono ascrivibili alla stessa maestranza alla cui attività si deve il portale [Olivero 1929, pp. 340-43; Vescovi 2007, p. 157; Vescovi 2012, p. 106; Vescovi 2015, pp. 37-38]. Il presbiterio è sopraelevato di due scalini. All'altare maggiore (realizzato poco prima della metà del sec. XVIII) è collocata la statua di S. Fede. Altre due statue sono poste su colonne con capitello dorico: Maria Vergine e S. Giuseppe col Bambino [Grignolio 1994, p. 37; Vescovi 2007, pp. 113-14]. In fondo alla navatella laterale destra c’è una pittura murale del pittore Fino (≥1881) raffigurante la Madonna in trono tra i Ss. Mauro e Tommaso dAquino. Una lapide sul fianco sinistro ricorda mons. Paolo Coardi, priore commendatario di S. Fede, morto nel 1728 e qui sepolto [Bardessono 1995, pp. 30, 34]. Dall'ultima campata di sinistra si accede alla sacrestia, costruzione risalente forse al XIX secolo, addossata all'abside, della quale inibisce la visibilità dall'esterno. Gli archetti pensili in arenaria dell'abside sono individuabili nel sottotetto [Devoti 2015, pp. 19-20].

S. Defendente: in frazione Casa Ostino (dial. Cà d’Ustìn). Nel 1724 la chiesa risultava restaurata in modo incompleto e pavimentata soltanto per metà [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 12, f. 402r]. Venne frequentata nella seconda metà del sec. XIX dal venerabile pellegrino Casimiro Barello [Angelino 2004b]. In buone condizioni; è officiata saltuariamente [AD 1991, p. 116].

Edificio di considerevoli dimensioni, in mattoni a vista. Facciata rivolta a ovest, suddivisa in due registri da un'alta fascia marcapiano con fregio a triglifi e culminante con trabeazione e frontone. Nel registro superiore si apre una finestra circolare. Il campanile, pure in mattoni a vista, si eleva sul fianco destra della chiesa, presso il presbiterio. Si conserva una tela raffigurante i Ss. Defendente, Antonio da Padova e Vincenzo Ferreri e l'immagine dell'Addolorata sostenuta da angeli, purtroppo deturpata da un maldestro tentativo di restauro effettuato nel 1981 dal padre marianista Vito Torrano.

S. Liberata: in frazione Casa Porta (dial. Cà d’la Porta), al bordo della stretta strada pubblica, presso abitazioni civili. Si celebra la festa della santa [AD 1991, p. 116]. Nel 1724 era una modesta cappella, con pavimento di terra e copertura del solo tetto; aveva un quadro con S. Deliberata; non si celebravano messe [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 12, f. 401v].

Edificio intonacato, in discrete condizioni. Pianta rettangolare, con facciata a capanna rivolta a sud-ovest; il piccolo spazio antistante è occupato da un inelegante portico, che si apre sulla strada. Un campaniletto a vela in mattoni a vista è posto al margine destro del tetto. L'interno ad aula semplice si prolunga nel presbiterio, rialzato di uno scalino. L'altare è in muratura stuccata. Alla parete di fondo, sopra il cornicione, è appesa una mediocre tela con S. Liberata (qui detta Deliberata), datata 1785.

S. Lorenzo: in frazione Scallaro (dial. Scalé. Scharilium, 1299 [ARMO, p. 41]). Una chiesa de Scharilio (Starilio) è citata senza titolo nella pieve di Cortiglione nel 1299 e nel 1440 [ARMO, pp. 41, 238]. Nel 1724 aveva un portico anteriore: all'interno non c'erano quadri, ma pitture murali con la Madonna, S. Lorenzo e vari santi [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 12, f. 401r]. Recente restauro con rifacimento del tetto e ripristino degli intonaci; lavori non ancora completati nel 2021.

Facciata rivolta a sud, suddivisa orizzontalmente in due registri da un cordolo marcapiano e culminante con un frontone triangolare. Sul margine destro del tetto presso la facciata s'innalza un campaniletto a vela. Interno ad aula rettangolare, voltata a botte. Altare di muratura stuccata, con pregevole pala settecentesca raffigurante la Madonna col Bambino venerati dai Ss. Lorenzo e Giovanni Nepomuceno.

S. Maria della Ginestra: in frazione Maiaris (dial. Maiàris). Ridotta a un rudere per crolli dovuti a movimenti franosi del terreno. Nel 1974 erano descritti angeli affrescati e l’altare di legno lavorato e dorato [AD 1974, p. 76; AD 1991, p. 116].

S. Rocco: in frazione Villa (dial. Vila). Una cappelletta di S. Rocco era in rovina nel 1577 [Ferraris 1995, p. 242 n. 429]. In buone condizioni, è officiata in occasione della memoria del santo [AD 1991, p. 116].
Pianta rettangolare, con semplice facciata a capanna rivolta a ovest. Il portone ligneo centinato, protetto da un cancello di ferro, è sopraelevato rispetto al piano stradale e si raggiunge con una rampa di cinque scalini disposti a semicerchio; ai lati e al di sopra del portone si aprono tre oculi. Un alto campanile si eleva all'angolo posteriore destro dell'edificio. Interno ad aula voltata a botte, sulla quale si affaccia direttamente l'altare in muratura stuccata; due passaggi ai lati dell'altare, segnati da archi mistilinei e chiusi da tende, immettono nel coro, sulla cui parete di fondo è collocata una tela ritraente con stile ingenuo la Madonna col Bambino venerati dai Ss. Rocco e Giuseppe. Sono conservate statue dell'Ausiliatrice col Bambino (posta sopra l'altare) e di S. Rocco.