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ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
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CASTELLETTO MERLI

CASTELLETTO MERLI

 

Dial. Castlèt. Castelletum, 1164 [MGH DD X/2, n. 467, p. 378]; Castelletum Montisferrati, 1343/49 [Ferraris 1984b, p. 185]; Castelletum Merlorum, 1432 [Bozzola 1926, p. 79]. Nel 1298 risultava installato nel castello «Dominus Alcherius Merellus de Sancto Salvatore» [BSSS 89, doc. 236, p. 283]. La famiglia Merli, originaria di San Salvatore, legò il suo nome al paese pur esercitando giurisdizione non esclusiva [Angelino 1986e, p. 589].
Nel 1929 il territorio comunale subì il distacco della frazione Casalino, che fu aggregata al comune di Mombello Monferrato [R.D. n. 555, 28/3/1929].

Abitanti: 360. Distanza da Casale Km 26 ‑ Altezza: m 268 s. m. Provincia di Alessandria.

Parrocchia di S. Eusebio. Già esistente nel 1474, quando dalla diocesi di Vercelli passò alla nuova diocesi di Casale [De Bono 1986, p. 34].

Chiesa parrocchiale, S. Eusebio: a Perno Inferiore (dial. Castlèt. Paternum, 1010 [BSSS 28, doc. 140, p. 271; Settia 2007a, p. 17]); forse corrispondente a Parvengum, 1299, poi Permengum, 1348, quando venne anche indicato il titolo di S. Eusebio (già citato nel 1273), nella pieve di Castrum Turris [ARMO, pp. 39, 114; BSSS 42, I, doc. 55, p. 64] (altri localizza invece Parvengo presso Calliano o Tonco [Bo 1980, pp. 208-09]). Nel 1577 è confermato il titolo di S. Eusebio per la chiesa parrocchiale [ASDC, Vis. apost. Ragazzoni, 456-458, f. 94r]. Una chiesa intitolata a S. Pietro Apostolo, eretta alla fine del sec. XVI, venne ampliata all’inizio del sec. XVIII, riprendendo l’antico titolo di S. Eusebio. Ben presto si evidenziarono cedimenti e lesioni. Nel 1951 il Genio Civile ne ordinò la chiusura, sanzionata dalla Curia di Casale il 17/1/1953; un progetto di restauro dell’ing. Giuseppe Demichelis (1952) non fu accettato e nel 1960 la chiesa venne demolita. Andarono distrutte due grandi tele situate ai lati dell’altar maggiore, raffiguranti la Consegna delle chiavi a Pietro e la Pesca miracolosa (dubitativamente attribuite a Pier Francesco Guala) [Farotto 1994a; Farotto 1994b, n. 3]. Sono ancora visibili resti del campanile, che fanno da base al monumento degli alpini nel parco della Rimembranza intitolato al maestro Amilcare Porta [Castelletto 2001]. La chiesa attuale fu costruita poco lontano negli anni 1958‑59 su progetto dell’ing. Giuseppe Demichelis (1953); la prima pietra fu posata il giorno 8/5/1958; venne consacrata il 9/5/1959 da mons. Giuseppe Angrisani [AD 1969, p. 40].

Edificio moderno, a capanna, con tre porte d’ingresso sotto un pronao costruito in cemento armato, così come il tetto, che è ricoperto da tegole di tipo olandese. Facciata in mattoni a vista, conclusa da una decorazione ad archetti che riprende lo stile romanico. Uno snello campanile si eleva sul fianco destro; il concerto di tre campane proviene dalla chiesa vecchia. L’interno è a navata unica con quattro pilastri laterali; altare maggiore di marmo (1977, ditta Catella di Torino). La balaustrata è ricavata da un sol pezzo di onice avorio. Le eleganti vetrate absidali sono state donate dai maestri Agnese e Amilcare Porta (S. Eusebio e Madonna di Crea). Due piccoli altari laterali sono dedicati a S. Eusebio e alla Madonna del Rosario; hanno statue di S. Eusebio, in stucco con anima di legno e della Madonna del Rosario, lignea. Le piccole stazioni della Via Crucis in legno intagliato e dipinto sono state realizzate a Ortisei; un grande Crocifisso di legno smaltato fu pure eseguito ad Ortisei (1977). Nel piccolo battistero è custodito il fonte battesimale dell’antica chiesa, dall’elegante gambo scolpito. Accanto all’ingresso è collocato un mattone della Porta Santa (anno giubilare 1933-34). Nella sacrestia, situata sul lato sinistro, è conservata una tela raffigurante Cristo che porta la Croce (sec. XVII) [Grignolio 1994, pp. 30-32; Farotto 1994b, n. 5].

S. Antonio Abate: in frazione Godio (dial. Guj. Godium, 961 [BSSS 42, I, doc. 1, p. 2]). Dedica subentrata prima del 1656 al titolo primitivo di S. Martino. La chiesa fu censita già nel 1299 [ASDC, Vis. past. Miroglio, 460-473, f. 146v; ARMO, p. 39]. Nel 1685 l'edificio era stato da poco ricostruito [ASDC, Vis. past. Ardizzone, 462-477, f. 14r]. Nel sec. XIX vi risiedeva un cappellano, che celebrava battesimi, matrimoni e sepolture; dietro la chiesa c’era un piccolo cimitero; un portichetto aggirava l’edificio sul lato di ponente e sulla facciata rivolta a nord; il portico della facciata è stato abbattuto durante un rifacimento infelice. Nel settembre 1846 vi celebrò messa più volte don Giovanni Bosco col suo vecchio maestro don Giuseppe Lacqua [Deambrogio 1975, pp. 192, 205]. Una lapide posta sulla facciata di una casa (casa Robione) situata a poche decine di metri dalla chiesa sull’altro lato della strada, ricorda le visite di don Bosco a don Lacqua, all’epoca qui residente come cappellano [Farotto 1995a].

Paramento in mattoni a vista. Alla parete occidentale è ancora addossato il vecchio portichetto. Il campanile ha base quadrata con lato di m 3 ed è alto ca. m 18; ha una campana in Do alto; una pietra reca la data «1748»; sul lato meridionale è stato ripristinato nel 1989 un quadrante solare con motto e sigla G. F. (Giulio Ferrandi?). L’aula è a impianto rettangolare irregolare, con asse maggiore lungo circa m 18 e sporgenza all’esterno di due cappelle. La volta a botte è legata da alcune catene di ferro. L’altar maggiore è costruito in mattoni e stucco; al centro del coro campeggia una grande tela di inizio Settecento raffigurante i Ss. Antonio Abate e Marco, mal ridipinta, con bella cornice lignea intagliata. Il presbiterio è chiuso da una balaustrata di noce. Vi sono altri due altari dedicati a S. Giovanni Evangelista (eretto nel 1680) e a S. Francesco [ASDC, Vis. past. Radicati, 463-478, ff. 426v-428r], due tele grandi e due di ridotte dimensioni di autori ignoti; un fonte battesimale di legno intarsiato. Dall’aula si accede al piano terreno del campanile, che funge da piccola sacrestia [Farotto 1995, n. 2; Ricaldone 1998, pp. 325-26].

S. Maria (Purificazione di Maria): in frazione Cosso (dial. Cosu. Corsengum, 1230 [BSSS 42, I, doc. 36, p. 41; Settia 2015, p. 15]). La chiesa è citata senza titolo nel 1299, col titolo nel 1354-57 [ARMO, pp. 39, 47 n. 249; Rosada 1990, p. 288, n. 1606; Settia 2015, p. 16]. L'edificio attuale risale agli inizi del sec. XVIII. Pur non essendo parrocchiale era dotato di fonte battesimale e di proprio cimitero [Notizie 1800]. Viene tradizionalmente ricordata un’antica presenza di frati. Restauri nel 1967-68, con rifacimento del tetto, rinforzo delle pareti, decorazioni interne.

Edificio orientato; ha un’elegante facciata con lesene angolari arrotondate, bella finestra cuoriforme, fastigio curvilineo. Sul fianco destro si eleva un basso campanile, forse più antico, piuttosto inclinato. Interno ad aula rettangolare con abside semicircolare; piccolo fonte battesimale in pietra. Sul frontale interno è posta la data 1768 [Moscone 1968]. La presenza nelle pareti di ampie crepe rende inagibile la chiesa, che negli ultimi anni è stata circondata dalla vegetazione.

S. Sebastiano: in frazione Sogliano (dial. Sujàn. Sorianum, 959 [BSSS 28, doc. 78, p. 151; Settia 1991a, p. 192]), sull’ampia curva che immette nella frazione. Titolo già esistente nel 1577. La chiesa venne eretta da un possidente del luogo e successivamente donata ai canonici di Crea, i quali, pur non partecipando alle spese di manutenzione dell'edificio, per vari anni vi inviarono sacerdoti a celebrare le funzioni [ASDC, Vis. apost. Ragazzoni, 456-458, f. 95r; Vis. past. Radicati, 463-478, f. 430r]. Probabilmente si trattava di una piccola cappella quadrata, che tra il 1850 e il 1870 fu ampliata, triplicandone la superficie nelle comunque modeste dimensioni attuali. E’ in buono stato di conservazione, ma si celebra in poche occasioni.

Facciata rivolta a sud. Un campaniletto a vela fornito di campanella si eleva posteriormente all’estremità di sinistra del timpano. Aula rettangolare. Si conservano un quadro moderno di S. Sebastiano e alcune statue, tra cui quella di S. Sebastiano e S. Rita [Farotto 1996].

S. Defendente: in frazione Terfangato (dial. Tarfangà. Trofengallum, 1217 [BSSS 89, doc. 32, p. 53]). La chiesa è citata almeno dal 1664 [ASDC, Vis. past. Miroglio, 460-474, f. 189r]. L'edificio attuale risale agli inizi del sec. XVIII. È in pessime condizioni.

Modesta cappella ad impianto rettangolare (m 8 x 5), collocata sul bordo della strada, accanto a un edificio del Centro Comunitario Evangelico. Semplice facciata rivolta a ovest; all'estremità di sinistra del timpano si vedono i resti del campanile a vela crollato (2023). Il tetto è assai degradato. È completamente caduta la volta a botte ribassata che copriva l'aula; il presbiterio, rialzato di un gradino, ha volta a vela. L’altare di mattoni e stucco è in precarie condizioni; ha un piccolo tabernacolo settecentesco di legno scolpito [Farotto 1995b]. È ancora qui conservata sulla parete di fondo una tela raffigurante l'Immacolata coi Ss. Luigi e Defendente (sec. XVIII), mentre non sono più presenti una statua della Madonna incoronata e una statuetta di S. Defendente segnalate in passato.

S. Nicolao: presso Terfangato, nel bosco, circa 500 metri a nord del castello. Era chiesa dello scomparso villaggio di Montemezzano (Mons medianus, 1163 [BSSS 42, I, doc. 13, p. 16]), sull’odierno colle di S. Nicolao. Compare nelle decime della pieve di S. Cassiano solo nel 1348 e nel 1359 [ARMO, p. 111; Cognasso 1929, p. 227]. Nel 1533 la chiesa, col suo reddito, fu unita al Collegio delle messe della cattedrale di Casale [Codex Diplomaticus, I, doc. 116]. Nel 1725 era stata da poco restaurata; aveva abside semicircolare, decorata all'interno con dipinti murali; vi si conservavano ex voto in tavolette dipinte e grugge [ASDC, Vis. past. Radicati, 463-478, f. 422v].

Un'altra chiesa di S. Nicolao (talora indicata anche col titolo di S. Giovanni Battista) è citata da fine XVI a inizio XVIII sec. all’interno del castello; corrisponde forse alla capella de Castello che risulta nella pieve di Castrum Turris nel 1299, scompare nel 1348 e 1359, per ricomparire nel 1440. Era ancora esistente a inizio Settecento, mentre successivamente se ne perdono le tracce [ARMO, pp. 39, 237; Bo 1980, pp. 135-36; Saletta 1711, vol. I, parte II, c. 65r].

L’attuale cappella è un edificio in cattive condizioni, con tetto crollato, nascosto da una fitta vegetazione. Aderente all'edificio religioso, verso settentrione, c'è una stanza in cui, ancora nei primi decenni del sec. XVIII, viveva un eremita.

S. Maria Maddalena: in frazione Case Bertana (dial. Cà di Bertàn-a). L'intitolazione primitiva era S. Maria dei Campi. Nel 1584 la chiesa di S. Maria era in rovina [ASDC, Vis. apost. Montiglio, 456-459, f. 107v]; il titolo di S. Maria dei Campi si manteneva ancora nel sec. XVIII. L’attuale edificio risale alla fine del sec. XIX o all’inizio del sec. XX. Fu ristrutturato dopo la seconda guerra mondiale; nel 1984 un’abbondante nevicata fece crollare il tetto, che venne ricostruito. Ora è in buone condizioni, ma si celebra solo nella ricorrenza della santa e in altre rare occasioni.

Semplice facciata con timpano sormontato all’estremo di sinistra da un campaniletto a vela dotato di campanella. Aula rettangolare (m 8 x 6) con volta a botte; la luce penetra da due finestre che si aprono sulle pareti laterali. Il semplice altare marmoreo con mensa rivolta al popolo è dono recente dei residenti. Sulla parete di fondo è posto un Crocifisso ligneo; sopra l’ingresso un quadro con S. Rocco [Farotto 1995c].

S. Grato: cappella in frazione Costamezzana (dial. Custamsàn-a). Visitata dal 1664 [ASDC, Vis. past. Miroglio, 460-474, f. 189r]. Aveva un colorato portico antistante. Nel 2007 venne rubata la campana. Negli ultimi anni l'edificio è andato incontro a un progressivo degrado e ora è quasi completamente crollato.

Cappelletta di S. Giuseppe: nella valletta di Borgo San Giuseppe (detto La Ficca) [Castelletto 2001].

S. Rocco: già in frazione Perno Superiore (dial. Par suri) [Castelletto 2001]. Citata dal 1685; aveva un portico anteriore [ASDC, Vis. past. Ardizzone, 462-477, f. 12v]. È stata abbattuta nel sec. XX.