M O N F E R R A T O A R T E

ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
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CASORZO

CASORZO

 

Dial. Cažùrs. Casurcium, 1148 [BSSS 42, III, doc. 2, p. 213].
Nel 1935 passò dalla provincia di Alessandria alla nuova provincia di Asti [R.D.L. n. 297, 1/4/1935].

Abitanti: 670. Distanza da Casale Km 23 ‑ Altezza: m 280 s. m. Provincia di Asti.

Parrocchia di S. Vincenzo. Eretta ab immemorabili. Fino al 1434 erano presenti due parrocchie, sotto i titoli di S. Vincenzo e di S. Giorgio, indicate «fuori di Casortio»; il 22/11/1434 il vescovo di Vercelli Ibleto Fieschi, essendo stata costruita una nuova chiesa, le riunì nell’unica parrocchia di S. Maria di Piazza, nel luogo dove sorge l’attuale parrocchiale [Musso 2001, p. 76]. Dalla diocesi di Vercelli entrò nella nuova diocesi di Casale nel 1474 [De Bono 1986, p. 34].

Chiesa parrocchiale, S. Vincenzo martire: situata nella parte alta del paese. Il precedente edificio a tre navate dedicato a S. Maria di Piazza, consacrato il 16/2/1480, fu gravemente danneggiato dalle truppe spagnole [AD 1974, p. 71] forse il 4/6/1642, quando più di 100 persone morirono nell’incendio del campanile [Bremio 1911, pp. 214-15; Musso 2001, pp. 39-51]. A inizio '700 la parrocchiale di S. Maria viene detta «nuova» [Saletta 1711, vol. I, parte II, c. 27r]. Nel 1720 subì il furto sacrilego dell'ostensorio e della pisside; due dei colpevoli, responsabili anche del furto del reliquiario di S. Valerio di Lu, furono impiccati a Casale l'anno seguente [Tizzani 1967, p. 217; Canosa 1988, p. 81]. Nel 1730 la chiesa di S. Maria, troppo piccola e in cattive condizioni, fu abbattuta. Il 19/5/1730, sotto il patrocinio del conte Giovanni Pico Pastrone, fu posata la prima pietra dell’attuale chiesa dedicata a S. Vincenzo, che venne edificata secondo i disegni di Giacomo Zanetti (1729-30), modificati in corso d'opera dal conte stesso (l'interno, già diviso in tre navate, fu trasformato a navata unica). Capomastri i luganesi Michele Vanotti e Martino Donati, sostituiti nel 1734 da Donato Zanetti; la facciata fu completata nel 1736 da Carlo Antonio Manfrino [Barbero 1979a, pp. 53-55; Gallo 2004, pp. 26, 55, 61-62]. Per ricavare materiale edilizio furono abbattuti l’oratorio della SS. Trinità (troppo vicino alla nuova chiesa), la chiesa campestre di S. Vincenzo (in passato parrocchiale) e S. Maria delle Grazie, rilevante chiesa campestre a tre navate in regione Prato Nuovo [Musso 2001, p. 95]. Nel 1736 fu pagato per lavori in stucco un certo Pellegrino [Ieni 1995, p. 24 n. 62]. La costruzione terminò nel giugno 1736 [Musso 2001, p. 78] e l’edificio fu consacrato il 12/8/1736 da mons. Caravadossi. Della chiesa antica restarono incorporati nella nuova la cappella di S. Antonio e il campanile, che venne rialzato nel 1737 [AD 1991, pp. 109-10; Gallo 2004, p. 63]. Restauri nel 1829 [Vergano 1963, p. 37]. Al 1860 risale una pavimentazione in quadrotte di marmo bianco e nero, di cm 30 di lato [Crosetto, Maffeis 2018, p. 208]. Nel 1888 fu rinnovato il castello delle campane (fratelli Carpignano) [Mascarino 1991]. Del 1898 è un progetto di ampliamento dell’ing. Crescentino Caselli, probabilmente limitato alla zona posteriore della canonica [Rollino 1985, vol. 2°, p. 10]. Dopo i danni provocati dal terremoto dell’agosto 2000, la chiesa fu restaurata e riaperta al culto il 20/1/2002. Nel 2014, nel corso del rifacimento dell'impianto di riscaldamento ad aria, è stata rifatta la pavimentazione del 1860, con la posa di laterizi fatti a mano; in tale occasione al di sotto del pavimento sono state individuate 37 tombe con cassa in muratura di laterizi, risalenti al periodo compreso fra la costruzione della chiesa settecentesca e il 1860 [Crosetto, Maffeis 2018, pp. 208-09].

Paramento in muratura di mattoni a vista. La facciata, rivolta a nord-ovest, restaurata agli inizi del sec. XX, è assai slanciata, leggermente convessa, con fastigio curvilineo, sviluppata su ordini sovrapposti di paraste fittamente ritmate e con trabeazioni insolitamente alte (influssi dalle chiese casalesi di S. Caterina e S. Pietro Apostolo), completata lateralmente da due ali più basse con grosse volute e regolarmente segnata da buche pontaie. Il campanile, che si eleva lateralmente al fianco sinistro del presbiterio, ha un concerto di cinque campane in si bemolle (il campanone, pesante 10.5 quintali, fu acquistato a spese dei casorzesi nel 1832; il castello è stato restaurato nel 1991) [Mascarino 1991]. L’interno è grandioso, a croce inscritta contratta, col nucleo centrale allungato, quattro piccole cappelle angolari e due maggiori laterali enfaticamente espanse [Ieni 1995, p. 17]. L’abside è coperta da un semicatino, gli altri ambienti da volte a botte o a crociera, ma sopra l’incrocio del transetto incombe una cupola molto ribassata su pianta ellittica. Quattro grandi colonne isolate portanti gli archi della volta centrale producono un effetto di grandiosità romana [Olivero 1940, p. 227]. L’altare maggiore è in marmi policromi, come la balaustrata. Il nuovo altare rivolto al pubblico è stato scolpito in legno e bronzo da Bruno Gandola (1999) [Musso 2001, p. 99]. Il baldacchino pensile ha foggia di corona dorata. Alla parete di fondo dell’abside, sopra al coro ligneo settecentesco, sono poste tre grandi tele: la tela centrale raffigurante la Madonna del Rosario, coi Misteri dipinti in due serie orizzontali sottostanti, è opera del Moncalvo (ca. 1611) [Natale 1985, p. 439]. Ai lati due tele settecentesche: l'Immacolata venerata dai Ss. Vincenzo Ferreri e Giorgio e Cristo in croce tra l'Addolorata e S. Vincenzo. Sulle pareti del presbiterio due grandi pitture murali restaurate nel 2001 (ditta Pagella) rappresentano Storie di S. Vincenzo di Saragozza con la matrona S. Lucina e il Martirio del santo [Grignolio 1994, p. 29].

Cappelle laterali, a destra: a) cappella con confessionale e quadro effigiante la Madonna incoronata col Bambino e i Ss. Lorenzo e Vincenzo Ferreri (1619; committente Franceschino a Valle); b) grande cappella dedicata alla Madonna del Rosario, con altare in stucco e nicchia contenente la statua lignea dipinta e dorata della Madonna del Rosario, opera della bottega di Anton Maria Maragliano (1736) [Musso 2001, p. 93; Sanguineti 2012, p. 385], contornata da cornici ovali in stucco, contenenti in passato telette coi Misteri, 14 delle quali sono state sottratte dopo il 1994 [Grignolio 1994, p. 29] (resta solo la teletta al vertice); sulla parete sinistra della cappella è posta una tela centinata, raffigurante la Gloria di S. Domenico di Giovanni Agostino Ratti (1735) [Ieni  1999, p. 108; Musso 2001, p. 92]; c) Addolorata, con altare marmoreo del 1871 e nicchia centrale contenente la statua lignea della Madonna trafitta da sette spade, in una cornice di stucchi settecenteschi che comprende un tondo dipinto con l'immagine di S. Orsola.

Cappelle sul lato sinistro: a) battistero, delimitato da una cancellata di ferro battuto, fonte battesimale di marmo definito nuovo nel 1736 [Musso 2001, p. 93], decorazioni in stucco di gusto neoclassico, con angioletti, festoni e un ovale con rilievo rappresentante il Battesimo di Gesù; nella cappella sono venute alla luce strutture murarie appartenenti alla vecchia chiesa; b) cappella di S. Giuseppe, sulla cui parete destra è posta una tela raffigurante la Intercessione di S. Francesco del Moncalvo (ca. 1611), con intervento dell’aiutante presente anche nella Madonna del Rosario della parrocchiale di Borgo San Martino [Romano 1971b, p. 54]; sulla parete di sinistra si trova un’altra tela seicentesca raffigurante Gesù con la croce e i Ss. Carlo e Sebastiano; c) cappella di S. Antonio da Padova, lavorata a stucco, con colonne tortili nere, già facente parte della vecchia chiesa; in una nicchia è posta una statua lignea di S. Antonio da Padova col Bambino. Tra le due ultime cappelle è collocato il pulpito di noce intagliato; come il fonte battesimale anch’esso era detto nuovo nel 1736 [Musso 2001, p. 92].

Della seconda metà del sec. XIX è la bussola [Musso 2001, p. 78]. Al sec. XVIII risalgono le stazioni della Via Crucis su tela. L’organo è un Lingiardi del 1860, gemello rispetto all'organo di Grazzano Badoglio [Mischiati 1995, p. 39; Cavallo 2011, p. 106]; cassa di ottima fattura neoclassica con angeli musicanti.

Nella sacrestia, collocata sul fianco sinistro posteriormente al campanile, c’è un busto marmoreo del parroco don Felice Bava (morto nel 1892), scolpito da Bistolfi, e ivi posto da don Giovanni Minina, nipote di don Bava [Musso 2001, p. 79]. Di notevole qualità alcuni Apostoli di gusto caravaggesco di autore ignoto [Bertolotto 1979, p. 31]. I mobili della sacrestia furono danneggiati il 5/11/1996 nel corso di un furto [AD 2002, p. 299].

S. Giorgio e Madonna delle Grazie: su un rilievo, all’estremo orientale del paese. È sconsacrata e appartiene al comune dal 1854 [Inzerra 1984, p. 318 n. 7]. La chiesa di S. Giorgio è indicata col titolo negli estimi della pieve di Rosignano a partire dal 1299 [ARMO, p. 36]. Un’epigrafe posta in controfacciata (verosimilmente risalente al 1733) ricorda la consacrazione avvenuta in data 11/7/1411 da parte di Matteo Gisalberti, vescovo di Vercelli dal 1406, già pievano di Moncalvo [Porter 1917, vol. II, p. 260]; un’iscrizione apparentemente contemporanea ai fatti, realizzata su uno strato di malta fresca nel vano di passaggio tra il presbiterio e il campanile, riporta invece la data 11/7/1410 [Vaschetti 1986, p. 203]. Fu parrocchiale fino al 1434 [Musso 2001, p. 76]; nel sec. XVI era abbandonata, ma manteneva funzione cimiteriale [Macera 1984b, p. 72]. Il titolo di Madonna delle Grazie fu aggiunto quando venne demolita in regione Prato Nuovo una chiesa campestre con tale dedica e l’immagine votiva della Madonna fu solennemente trasferita nella chiesa di S. Giorgio (9/10/1733), previo restauro finanziato dal conte Giovanni Pico Pastrone [Inzerra 1984, p. 318 n. 7; Ricaldone 1998, p. 288]. In seguito le pareti dell'edificio vennero rialzate e furono tamponate tutte le monofore per un intervento decorativo all’interno. Dopo il 1811 fu aggiunta la rotonda e la casa del custode simmetrica alla prima chiesa, venne aperto un arco trionfale tra l’aula rettangolare e l’ambiente circolare, e venne tamponato il portale romanico (per motivi stilistici l’intervento è stato attribuito ad Agostino Vitoli [Barbero 1979a, p. 71 n. 23]). Nel 1911 la chiesa risultava elencata tra gli edifici monumentali nazionali [Alessandria 1911, p. 20]. L’area antistante col monumento ai caduti fu sistemata nel 1924. Nel 1981, per problemi di statica, venne demolito il fabbricato addossato al lato nord-est della rotonda, cancellando così la simmetria della costruzione ottocentesca [Inzerra 1984, p. 318]. Nel 1988-90 e nel 2000 furono effettuati lavori di restauro e consolidamento, durante i quali vennero rinvenute sepolture e resti di un affresco.

Sono ben identificabili una parte romanica e una parte neoclassica: la prima (secondo A. Kingsley Porter databile al 1180 [Porter 1917, vol. II, p. 260], mentre più recentemente è stata proposta una cronologia attorno alla metà/terzo quarto del sec. XII [Vescovi 2007, p. 355; Vescovi 2012, p. 210]) ha pianta ad aula rettangolare con abside semicircolare; presenta all’esterno archetti pensili intrecciati poggianti su mensoline; nell’abside le mensole sono decorate con varie figure. Le pareti sono realizzate in grossi conci di arenaria, ben squadrati e legati da sottili letti di malta; al di sopra del fregio ad archetti le pareti sono state rialzate nel sec. XVIII per circa m 2.5 con muratura in laterizio. La facciata originaria è riconoscibile nell'estremo occidentale, dove una nicchia pertinente ai lavori di costruzione della rotonda nasconde in parte le tracce del portale primitivo. Nella parete sud si aprono due monofore a doppia strombatura e archivolto monolitico, tamponate all’interno; un piccolo portale tamponato, più alto di oltre un metro rispetto all'attuale piano di calpestio, completo di architrave e arco, è sovrastato da un concio con cinque ampi fori disposti a croce. L'abside è divisa in tre specchiature da due semicolonne; nelle specchiature centrale e meridionale vi sono due monofore con sei riseghe digradanti [Macera 1984b, pp. 70-74]. Sulle pareti in arenaria sono presenti numerosi graffiti con figurazioni anche elaborate e iscrizioni per lo più rievocanti eventi climatici o epidemici di varia epoca (all’interno a partire almeno dal 1486, all’esterno dal 1501) [Niccolini 1877, pp. 268-69; Vaschetti 1986, pp. 203-06; Vescovi 2007, p. 354] e impronte quasi emisferiche di diametro variabile da 2 a 5 cm circa, causate dall'impatto di palle d'arma da fuoco (risalenti verosimilmente al sec. XVII o ai primissimi anni del sec. XVIII) [Aletto 2007, pp. 167-68; Vescovi 2007, p. 352]. Il campanile a base quadrata è addossato al lato sinistro della chiesa romanica, in posizione arretrata rispetto alla rotonda; la sezione si trasforma in circolare a livello della cella campanaria; solo i primi due ordini sono di epoca romanica; i successivi hanno caratteri stilistici tipici del sec. XIX (probabilmente dovuti al Vitoli stesso).

La struttura neoclassica, a pianta circolare, di circa 10 metri di diametro, ha un portico convesso semicircolare con otto colonne di ordine dorico, senza base, sormontate da una trabeazione con fregio decorato a triglifi, su cui poggia una cornice a mutuli. Copertura con cupola sferica [Macera 1984b, pp. 71-74; Prato 1999, pp. 197-98]. La rotonda neoclassica è unita all'edificio romanico attraverso un'ampia apertura sul fianco settentrionale della chiesa più antica. Quest'ultima si presenta ad aula unica voltata a padiglione, con presbiterio rialzato di due gradini e separato dall'aula da una cancellata metallica; l'abside semicircolare ha volta a catino più bassa rispetto alla navata. Sul lato sinistro del presbiterio è visibile la parete meridionale della base del campanile; un piccolo portale architravato e con lunetta cieca consente l'accesso al piano terreno del campanile, dove è presente un vano a evidente funzione liturgica, con volta a botte, conca absidale ricavata nello spessore della parete orientale e finestra al centro dell'abside. Nel 2000 si sono rinvenuti nell'absidiola frammenti d'affresco con un S. Giovanni Battista. Ancora nel fianco meridionale del campanile, al di sopra del portale architravato, c'è un'apertura che consentiva di accedere dall'interno della chiesa ai livelli superiori del campanile [Vescovi 2007, p. 353-57].

S. Anna: detta anche della SS. Trinità; nella parte alta del paese, in via Roma. Chiesa citata nel 1723; nel 1875 accoglieva la confraternita della SS. Trinità, già nella chiesa omonima (atterrata attorno al 1730 per la costruzione della nuova parrocchiale). Nel 1877 vi era un quadro ritraente S. Anna, in ottime condizioni [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 228v; Niccolini 1877, p. 271; Musso 2001, pp. 70, 95].

All’esterno pareti intonacate, con distacchi da cui trapela la tessitura sottostante in mattoni e arenaria. Facciata slanciata limitata da due alte lesene angolari che si raccordano a livello dei capitelli alla sommità arcuata con due piccole volute; orizzontalmente la facciata è divisa da una cornice a fascia che si prolunga sul fianco destro. Nella porzione superiore della facciata e del fianco destro risaltano due finestre con sinuoso profilo cuoriforme. Al fianco sinistro si appoggiano costruzioni civili e il campanile in mattoni a vista, ristretto a livello della cella campanaria che culmina con una cuspide piramidale; anche alla parete posteriore della chiesa aderisce un caseggiato [Musso 2001, p. 102].

S. Bernardo: nella parte bassa del paese, in via Mazzini. Citata negli airali all'inizio del sec. XVIII, quando venne restaurata con elemosine [Saletta 1711, vol. I, parte II, c. 27r; ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 230r]. Si celebra saltuariamente.

Esterno intonacato. Facciata con portale e tre finestre rettangolari, tripartita da due lesene centrali e due angolari, sorreggenti trabeazione e frontone; nel timpano è situato un piccolo riquadro a mosaico raffigurante S. Bernardo, sovrastato dalle lettere S B. Un campaniletto a vela si eleva sul frontone. Il portoncino d'ingresso in legno intagliato con motivi floreali, opera del 1771 di Domenico Scoffone [Beweb], è rialzato di tre scalini e protetto da un robusto portone ligneo anteriore a due ante con borchie metalliche. Interno con pianta rettangolare, superficie di 24 m². Altare in muratura stuccata. Opere del XVIII secolo sono una mediocre icona raffigurante la Madonna del Carmine coi Ss. Bernardo e Nicola da Tolentino e una statua lignea della Madonna col Bambino dipinta e dorata [Musso 2001, pp. 95, 108].

S. Sebastiano: nella parte bassa del paese, in via Mazzini. Una chiesa preesistente, segnalata a inizio '700 e appartenente alla Comunità, fu ricostruita nel 1720. Superficie di 40.2 m². Altare in cotto. Quadro raffigurante la Madonna col bambino e i Ss. Sebastiano e Gaetano da Thiene (post 1671), che nel 1723 mostrava l'arma della famiglia Scoffone, oggi non più visibile [Saletta 1711, vol. I, parte II, c. 27r; ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 230v; Musso 2001, pp. 95, 108].

B. V. Assunta in Cielo: anche detta dei Batù, nella zona “al castello”, non lontano dalla parrocchiale. Data di costruzione ignota; la confraternita dei Disciplinanti vi era segnalata nel 1606 [Musso 2001, pp. 70, 101]. Nel 1877 c'erano un dipinto attribuito a Orsola Caccia, Cristo venerato dai Ss. Sebastiano e Carlo e 11 quadri risultanti dalla sconsiderata scomposizione di una superba tavola lignea rappresentante la Vergine coi 12 Apostoli [Niccolini 1877, p. 271]. Nel 1969 la campana venne calata e inviata (con un'altra campana proveniente dalla chiesa di S. Pietro Martire, demolita nello stesso anno) in una missione nel Madagascar.

Facciata rivolta a ovest, intonacata, divisa da quattro lesene, di cui le centrali si prolungano nel timpano, interrompendo la trabeazione; portoncino rotto; tre finestrelle rettangolari. Il fianco sinistro è in mattoni a vista con una serie di lesene; un mattone riporta la scritta «qui li 19 09 1807» [Garlando 2013, p. 74]. Tetto conservato, volte a vela. L’interno è spoglio, l’altare in muratura è quasi completamente distrutto.

S. Giovanni: posta all’ingresso del cimitero. Una chiesa di S. Giovanni Battista era presente all'inizio del sec. XVIII. La chiesa attuale venne edificata tra il 1845 e il 1848 coi materiali delle demolite chiese campestri di S. Vito e di S. Lorenzo. Impianto ad aula rettangolare con abside semicircolare, superficie di 50 m². Altare marmoreo. Vi sono tombe di religiosi e di laici [Saletta 1711, vol. I, parte II, c. 27r; Musso 2001, p. 109].

S. Rocco: titolo comparso tra il 1584 (visita Montiglio) e il 1593 (visita Borsieri). Piccolo edificio a pianta rettangolare (misura 48 m²), in via Bava. Si celebra saltuariamente [AD 2002, p. 113].

Facciata rivolta a sud. Sopra la porta d'ingresso si apre una finestra al cui architrave, sagomato, è fissata una campanella; altre due finestre rettangolari di devozione si aprono ai lati del portale. Le pareti interne sono in gran parte rivestite con perline di legno. L'altare in muratura stuccata ha una tela seicentesca ritraente S. Rocco con un angioletto; accanto è collocata un'altra tela seicentesca che raffigura Gesù Cristo sorreggente la croce. Alla parete sinistra è messa in evidenza una lastra lapidea con epigrafe graffita che ricorda un restauro effettuato nel 1644, mentre alla parete destra è collocata una lapide marmorea in ricordo della maestra Giuseppina Elena Camera Beccaris, che fece restaurare la chiesa nella seconda metà del Novecento.

S. Carlo: nella borgata Prato Casale (dial. Prà d Cažà), inglobata in una serie di costruzioni civili che si affacciano su via Prato Casale. Eretta nel 1818; molto piccola (15 m²). Altare in muratura stuccata; tela centinata raffigurante la Madonna col bambino e i Ss. Carlo e Antonio da Padova [Musso 2001, p. 109].

Madonna di Cuvo: nella valle verso Grazzano. Ricostruita nel 1896, nel luogo dove esisteva un’edicola. La facciata è parzialmente coperta da un semplice protiro a tre arcate. Superficie di 50 m². Altare marmoreo [Musso 2001, p. 111]. Sulla parete di fondo, in una nicchia poligonale pertinente alla primitiva edicola, sono presenti lacerti di dipinti murali con la Madonna di Cuvo, Dio Padre e i Ss. Francesco, Sebastiano, Bartolomeo e Rocco (sec. XVIII).

Edicola di S. Pietro Apostolo: nella regione con la stessa denominazione, sulla strada per Vignale. Ricorda una chiesa demolita nel 1969, che nel 1736 era indicata come chiesa campestre [Musso 2001, pp. 96, 109-10].

Edicola di S. Vincenzo martire: nella strada e regione omonima. Nello stesso luogo sorgeva l’antica chiesa elencata nel 1299 nella pieve di Rosignano, che fu una delle due parrocchiali fino al 1434, abbattuta attorno al 1730 perché minacciante rovina e per ricavare materiale edilizio per l’erezione della nuova parrocchiale [ARMO, p. 36; Musso 2001, p. 96, 110].

Edicola di S. Vito: nella regione omonima, verso Grana. L'antica chiesa di S. Vito venne citata nel 1584 (visita Montiglio); era chiesa campestre nel 1736; coi materiali della sua demolizione fu costruita nel 1845 la chiesa di S. Giovanni [Musso 2001, pp. 96, 109-10].

S. Pietro martire: si trovava sul piazzale della parrocchiale; venne demolita nel 1969. Nel 1584 (visita Montiglio) si faceva cenno della confraternita di S. Pietro martire, ancora esistente nella chiesa nel 1875 [Musso 2001, pp. 70, 101]. Nel sec. XVII venne commissionata una pala d'altare a Ercole Procaccini il Giovane [Bianchi 2014, p. 36 n.69].

S. Lorenzo: chiesa citata nel 1630; coi materiali della sua demolizione fu costruita nel 1845 la chiesa di S. Giovanni [Musso 2001, pp. 95, 109].

S. Giovanni Battista: chiesa campestre sulla strada per Viarigi, citata nel 1736 [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 229v].

Madonna delle Grazie: antica chiesa campestre in regione Prato Nuovo (non lontano dalla cascina detta “della Madonna”). Aveva tre navate, altar maggiore e due altari laterali (S. Lucia e S. Deliberata). Presso l'altar maggiore c'era una nicchia con un'antica pittura murale raffigurante Maria Vergine. L'edificio fu abbattuto attorno al 1733; l’immagine votiva della Madonna delle Grazie fu portata nella chiesa di S. Giorgio con solenne traslazione e collocata all’altar maggiore il 9/10/1733 [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 7, f. 231v; Musso 2001, p. 96].