CARDONA
CARDONA
Dial.
Cardùn-a. Cardona, 886 [BSSS 28, doc. 18, p. 25].
Fino al 1928 fu frazione di Villadeati, quindi fu inclusa nel comune di Alfiano Natta [R.D. n. 2569, 15/12/1927].
Abitanti: 180. Distanza da Casale Km 24 ‑
Altezza: m 292 s. m. Provincia di Alessandria.
Parrocchia di S. Eusebio. La chiesa di Cardona era elencata nella pieve di
Castrum Turris fin dalla fine del sec. XIII [ARMO, p. 39]. Entrò nel 1474
con Villadeati nella nuova diocesi di Casale. Dopo il 1474 dall’ampia parrocchia
di Villadeati vennero smembrate le borgate di
Cardona e di Lussello, che si eressero in parrocchia comune nella chiesa di S.
Lorenzo (già chiesa matrice della pieve di Castrum Turris, presso il bric
S. Lorenzo) [Casalis, vol. XXV,
1854, p. 375]. Nel 1577 a Cardona era attiva una nuova chiesa in sostituzione
della vecchia parrocchiale di S. Lorenzo, in precarie condizioni [Settia
1983a, p. 26].
Nel 1650 morì il primo pievano don Simone Ferraris e il successore don Girolamo Bersezio acconsentì allo
smembramento di Lussello, la cui chiesa fu eretta in parrocchia [AD 1991, p.
107]. L’antica parrocchiale di S. Lorenzo, che era
a tre navate, fu distrutta verso la metà del sec. XVIII
[Casalis, vol. XXV, 1854, p. 375];
nei primi decenni del sec. XIX se ne vedevano ancora le fondamenta e i sepolcri
[Settia 1983a, p. 26]. Nel 1805 la
parrocchia di Cardona passò alla diocesi di Asti e nel 1817 rientrò nella
diocesi di Casale [Bosio 1894, pp.
134-41].
Chiesa Parrocchiale, S. Eusebio: nella parte meridionale del paese, presso l’incrocio delle
strade per Alfiano Natta e Tonco. Citata col titolo di S. Eusebio nell’anno 886 [BSSS 28, doc. 18, p.
25]; nel 1299 compare senza titolo negli estimi della diocesi di Vercelli,
pieve di Castrum Turris; nel 1348 viene indicata ancora col titolo [ARMO, pp.
39, 114]. La chiesa attuale fu eretta nel sec. XVI, in tre riprese. L’ultimo
ampliamento e la nuova facciata con una sorta di pronao neoclassico (che copre
il primitivo prospetto) furono voluti da don Pietro Robotti nel 1930 [AD
1991, p. 107]. Nel 1860 fu costruito il coretto a lato dell'altare. Nel 1908 venne
posta una serie di Misteri del Rosario, a
patina bronzata, opera e dono di Maria Capello. Le due vetrate dell'abside furono
realizzate nel 1936 (ditta Albano-Macario). Nel 1964 si effettuarono lavori con
rifacimento della sacrestia, rinnovo della balaustrata, del pavimento del presbiterio,
degli stucchi e delle decorazioni all'interno. Decorazioni e dipinti furono ancora
ripresi nel 1988 da Giulio Ferrandi [Grignolio
1994, p. 25; Alfiano 2010, pp. 213-14].
Impianto a croce latina. Il presbiterio, rialzato di tre gradini e chiuso da una
balaustrata, termina con l'abside semicircolare, dove è collocato un coro
ligneo necessitante restauro. Sul fondo c’è una tela del Moncalvo raffigurante l’Adorazione
dei Magi (ca. 1610) [Romano 1997,
pp. 82-83] (restauro Nicola, 1974). Sulle
pareti del presbiterio sono sistemate due altre tele: Madonna col Bambino
venerata dai Ss. Eusebio e Francesco (sec. XVIII; restauro di Mario Portiglia, 1942) e S. Pietro che risana S. Agata in
prigione (sec. XVIII). Dall’arco trionfale pende un Crocifisso ligneo
proveniente dalla chiesetta di S. Agata [AD 1991, p. 107]. Nei bracci del
transetto vi sono due modesti altari con quadri recenti riproducenti S.
Giovanni Bosco e S. Eusebio. In una nicchia è posta una statua lignea
settecentesca della Madonna del Rosario. Bilateralmente la navata si
espande attraverso ampie arcate in due cappelle prive di altari; nella prima di
destra trovano posto un confessionale barocco in noce decorato con la Madonna Assunta e angioletti, e
un Crocifisso. Nella prima cappella di sinistra, accanto ad un
confessionale, è posta una tela settentesca raffigurante le Sante Agata e
Lucia e un santo diacono martire.
Nella facciata della casa parrocchiale adiacente alla chiesa è murata parte di una
stele funeraria di marmo (cm 43 x 82) coi busti di due coniugi, dai volti di
struttura sobria e realistica che richiama la tradizione repubblicana,
attribuibile all’età tardo augustea-tiberiana (primi decenni del sec. I d.C.) [Musso
1974, p. 104; Mercando 1998, p. 65].
S. Agata, ex chiesa:
situata alla sommità del paese, circa 300 metri a nord della parrocchiale.
Probabilmente prese il titolo da S. Agata di Monengo, censita nei
registri delle decime della diocesi di Vercelli del 1348 [ARMO, p. 114;
Bo 1980, pp. 203-204]. La chiesa col
campanile è disegnata in una mappa del 1672 [Ferrari 1997, p. 215]. Era oratorio della Compagnia del SS. Sacramento [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 21, f. 671r].
Al 1717 risalgono lavori di manutenzione; annesso alla chiesa c’era un
forno per il pane. Nel 1781 venne pagato il pittore Capello per il restauro del quadro di S. Agata. La chiesa
attuale venne costruita negli anni 1828‑38 in un sito lievemente spostato
rispetto alla precedente; i lavori furono inizialmente diretti a proprie spese da
Giuseppe Capello. L’altare e la balaustrata
furono realizzati dagli stuccatori Violino e Tabacco (1838). La chiesa fu benedetta il
5/2/1839 dal pievano di Alfiano Giuseppe Pelato. Nel 1857 già necessitavano riparazioni e i lavori furono
affidati al capomastro Francesco Racheli. Nel 1866 l’edificio minacciava rovina [Stobbione
2004, pp. 20-33, 61-66]. Negli ultimi anni le condizioni statiche sono
gradualmente peggiorate. L'edificio era notevolmente deteriorato, con coperture
quasi del tutto crollate, quando nel 2001 fu ridotto ad uso profano, acquisito dal
comune e restaurato negli anni successivi.
Elegante architettura ottocentesca: impianto a croce greca con cupola centrale, abside,
pronao neoclassico e campaniletto a sezione triangolare. Il bel portone ligneo intagliato è coevo alla ricostruzione ottocentesca dell'edificio.
S. Spirito (dedicata a S. Spiridione [Casalis,
vol. XXV, 1854, p. 376]): sul colle omonimo, a nord-est del paese, forse nel punto in cui nel sec. XI esisteva
il castello di San Sulpizio [Settia 2007a, p. 27, note 27 e 28]. Di proprietà
privata, in pessime condizioni. È indicata in una mappa del 1672
[Ferrari 1997, p. 215]. Nel 1725
fu visitata da mons. Pietro Secondo Radicati; vi alloggiava
un eremita [AD 1991, p. 108]. L’origine del culto locale del santo
cipriota Spiridione è databile agli inizi del sec. XIX; festa solenne nel
secondo giorno di Pentecoste, successivamente spostata al 14 dicembre
[Cravino 1999, p. 10]. In passato custodiva numerosi ex voto
ed era meta il 15 agosto di una processione in ringraziamento della mietitura
[Alfiano 2010, p.216].
Chiesa di discrete dimensioni, nascosta tra gli arbusti. Muratura prevalente in
mattoni. Un piccolo portico antistante è in parte caduto; facciata limitata da
due lesene angolari sorreggenti la trabeazione e il frontone triangolare; sopra il portico si
apre una finestra serliana. Aula rettangolare con presbiterio più ristretto,
pure rettangolare. Il tetto è quasi completamente crollato. Sulla parete di
fondo vi sono resti di un ricco altare in muratura e stucchi, con colonne
tortili nere reggenti la trabeazione e un timpano spezzato, alla cui base è
appoggiata una statua di Angelo annunziante.
S. Vincenzo Ferreri:
chiesetta al centro di Casapaletti (dial. Cà ‘d Palét).
Risale al 1775; fu restaurata nel 1986 [AD 1991, p. 108].
Piccolo e grazioso edificio a pianta centrale trilobata, con paramento in cotto
e campaniletto sul lato sinistro. Si conservano gli arredi
originali, un quadro d'altare [Alfiano 2010, p. 217] datato 1775,
raffigurante la Vergine col Bambino venerata da S. Pietro, santo Vescovo, e i Ss. Vincenzo Ferreri e Agata e una mediocre tela che
rappresenta Cristo in croce, di Mario Portiglia (1952).
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