CARBONERI
CARBONERI
Dial.
Carbuné. Il toponimo Carbonery compare solo all’inizio del
sec. XVII (1603) [Striglia 1998, p. 97].
Abitanti: 220. Distanza da Casale Km 42. Altezza: m 286 s. m. Frazione di
Montiglio, provincia di Asti.
Parrocchia dei Ss. Antonio e Giacomo. Eretta in vicaria perpetua dipendente da
Montiglio il 30/6/1786 [AD 1991, p. 105]; passò col vicariato di Montiglio alla
diocesi di Asti dal 1805 al 1817 [Bosio 1894,
pp. 134-41]; divenne parrocchiale indipendente dal 1881, con titolo di pievania
[Striglia 1998, p. 126].
Chiesa parrocchiale, S. Antonio Abate: sorta in sostituzione di un’originaria cappella
campestre [AD 1969, p. 38]. Una chiesa dedicata a S. Antonio esisteva già nel
1629 [Mandrino 1989, p. 154].
Dell’attuale edificio, la parte più antica (risalente al sec. XVI) va
dall’abside al campanile comprendendo la sacrestia [Striglia
1998, pp. 100-101]. Fu realizzato un ampliamento nel 1787 con estensione anteriore dell'edificio e
innalzamento del campanile; un altro ingrandimento venne attuato nel 1825. Nel 1930 fu
costruita una nuova sacrestia, che venne però riportata nell’antica sede nel
1966. Concerto di cinque campane (1936, ditta Mazzola). Restauri e
decorazioni furono effettuati nel 1924, 1952 (Edda di Asti, Sala di Verolengo),
1966 (ing. Ragusa di Torino) con rimozione dell'altar maggiore, 1970
(decorazione della ditta Panizza di Asti) e 1982
(affreschi di Adolfo Cagnasso di Alba).
Esterno intonacato con zoccolo in pietra. Semplice facciata ottocentesca; il portale è delimitato da due lesene sui cui capitelli si appoggia l'architrave con fregio in stucco e cornice aggettante. Al centro del fianco sinistro della chiesa s'innalza il campanile. Interno ad una navata con cappelle laterali, presbiterio rialzato di un gradino e abside con parete di fondo internamente arcuata e all'esterno rettilinea. Moderno altare rivolto al popolo, dietro il quale, contro la parete absidale, è collocato un grande Crocifisso processionale argentato. Altare laterale sinistro
di marmo bianco, dei frat. Mambelli di Casale (1921), con nicchia soprastante
contenente una statua della Madonna del Rosario, opera dello scultore Vavallo
(Varallo?) (1842). Vi sono varie tele: S. Monica, di Antonio Baronio
(1910), S. Antonio Abate, S. Secondo (sec. XVIII), Visitazione di Maria. Le stazioni della Via Crucis sono litografie a colori impresse in Francia nel 1897 e restaurate nel 1986. È presente un gesso originale di Leonardo Bistolfi, raffigurante
l’Immacolata, ricevuto in dono nel 1910 (bozzetto di una statua di marmo
del Santuario di Martassina, Ala di Stura). Il fonte battesimale è del 1788;
l’armonium del 1889 [Striglia 1998, pp. 137-150].
S. Giuseppe:
cappella del cimitero di Carboneri, completata verso il 1840. Conserva un quadro
di S. Giuseppe [Striglia 1998, pp. 143-44].
Madonna della Neve:
a Remorfengo (dial. R’murfèng. Romalfengum – Romolfengum, 899 [BSSS
28, doc. 31, pp. 50-51]). Sancta Maria de Remolfengo è citata nel 1345
(apparteneva alla diocesi di Asti, pieve di Meirate)
[Bosio 1894, p. 524]. Fino alla seconda metà del sec. XVII si trovava su una collinetta poco lontana dal paese; aveva facciata rivolta verso Piovà ed era contesa tra le diocesi di Casale e di Asti. Nel 1664
S. Maria ad Nives risultava «tutta spogliata col choro che minaccia ruina» e
venne interdetta. Nel 1725 la chiesa, ormai ricostruita all'interno del paese di Remorfengo, era in buone condizioni, con quadro d'altare di recente esecuzione [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 23, f. 742v; Striglia 1998, p.
112]. Fu restaurata nel 1989. Si celebra la prima domenica di agosto.
Breve scalinata d’ingresso in
laterizio. Facciata rivolta a sud, in mattoni e arenaria a vista nella porzione inferiore, intonacata nella parte superiore, dove, sulla sinistra, è stata scoperta una lastra lapidea, con iscrizione solo in parte leggibile: «Huius
Eclesie | fecit prima | fondamenta | […]» [Striglia
1998, pp. 94-96]. Un esile campanile si alza sul fianco sinistro della chiesa. Impianto ad aula rettangolare con presbiterio rialzato e più ristretto e abside semicircolare. L'interno è spoglio; alla parete di fondo sono collocate due modeste statue del Sacro Cuore di Gesù e della Madonna di Lourdes e un Crocifisso di legno scuro. L'altare è una semplice mensa sorretta da due basi di mattoni.
S. Giacomo Apostolo:
a Banengo (dial. Banèng. Benencum (?), 1232 [Settia 1991a, p. 225]); frazione posta sulla collina più alta
del comune di Montiglio (m 341 s. m.). Tra il 1248 e il 1282 S. Giacomo divenne priorato
dipendente da Vezzolano [Motta 1933, p. 111; BSSS 198, p. 51 n. 167], e restò tale almeno fino al 1743,
passando con Vezzolano nel 1474 alla diocesi di Casale. Nel 1725-32 (visite
pastorali) la chiesa era «in arenaria, il coro ovale, con entro Icona di S. Giacomo
ornata di stemma dei Balbiano». Nel
1821 venne ampliata. Nel 1840 fu fondata una cappellania laicale sotto il titolo
di S. Giacomo. Fu eretta in parrocchia nel 1862 [Motta 1933, pp.
111-12; Mandrino 1989, pp.
159-64]. Nel 1866 fu ricostruita ed ampliata.
Consacrazione nel 1912 da parte di mons. Giovanni Vincenzo Tasso, banenghese,
vescovo di Aosta [AD 1974, p. 62]. Nel 1930 venne benedetto il nuovo concerto di
cinque campane. Al 1934 risalgono restauri e un nuovo ampliamento (a spese di Luigi Masino). Nel 1959 fu unita «aeque principaliter» con Carboneri; la parrocchia fu infine soppressa nel 1986 [Decreto vescovile
30/6/1986]. Nel 1981 vennero rubati una statua lignea della Madonna (sec. XVIII)
e alcuni arredi sacri (in parte ritrovati dopo pochi giorni); nel 2000 furono
sottratti 16 candelabri, una cassapanca e alcune sedie.
Edificio in buone condizioni, preceduto da un sagrato pensile. Muratura in laterizio a vista; facciata a salienti, i cui corpi laterali, più recenti rispetto al corpo centrale, presentano tessitura muraria con mattoni più scuri, due false finestre arcuate e decorazioni di cemento in finta pietra. Al centro, al di sopra del portale, si apre un oculo con vetrata raffigurante l'Annunciazione; al culmine è posto un timpano triangolare.
Grande campanile sul fianco destro. L'interno prende luce da altre vetrate istoriate, dono di famiglie locali (sec. XX). Impianto a tre navate; la navata centrale si prolunga nel presbiterio e nell'abside semicircolare. L'altare maggiore, di marmo, è opera della seconda metà dell'Ottocento. Alla parete absidale è collocata una grande tela tardo seicentesca raffigurante la Madonna col Bambino e i Ss. Giacomo, Biagio, Vittore e Rocco, con uno stemma (dei Balbiano?). I due altari marmorei in capo alle navate laterali risalgono agli inizi del Novecento. Pulpito ligneo di Mauro Bauchiero (1933). Nel battistero c'è una tela col Battesimo di Cristo, firmata e datata «G. Marchetti / 1916». Una lapide in marmo nero dorato (opera di Francesco Realini, 1897) ricorda il primo parroco don Luigi Rena; un'altra lapide del 1934 riassume la storia dell'edificio sacro.
Maria Ausiliatrice:
a Case Orecchia (dial. Cà Orècchia). Cappelletta privata, eretta nel 1871
in seguito ad un voto fatto nel 1867 durante un’epidemia di colera. Fu
restaurata nel 1928, quindi decadde e fu ancora ripristinata nel 1988 dai
proprietari. Si tiene una funzione solenne con processione‑fiaccolata
nell’ultima domenica di maggio [AD 1991, p. 106].
È intonacata. Stretta facciata con piccola scalinata d’accesso; sopra la porta si
apre un oculo; ai lati vi sono due lesene che non raggiungono il timpano
triangolare.
S. Antonio da Padova (detta S. Antonino): si trovava presso Banengo, accanto alla provinciale che porta a Montiglio nel punto in cui si dirama la strada campestre per il cimitero.
Fu eretta e per decenni curata dalla famiglia Moiso. Venne citata nel 1725 e successivamente [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 23, f. 743v]. Si
celebrava la messa nella seconda domenica di giugno in seguito ad un voto per
allontanare la grandine [AD 1991, p. 106]; poteva accogliere una quarantina di
persone. Di proprietà privata, fu demolita nel 1996 dopo il crollo del tetto.
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