VILLANOVA MONFERRATO
VILLANOVA MONFERRATO
Dial. Vilanòva. Villanova,
1136 [BSSS 70, doc. 109, p. 131]. Primo borgofranco istituito dal comune di
Vercelli il 15/8/1197 [BSSS 97, doc. 116, p. 212]. Nel 1863 prese il nome
Villanova di Casale Monferrato; infine nel 1878 assunse
la denominazione attuale di Villanova Monferrato [R.D. n. 1160, 1/2/1863; R.D. n. 4397, 23/5/1878].
Abitanti: 1874. Distanza da Casale Km 4 ‑
Altezza: m 111 s. m. Provincia di Alessandria.
Parrocchia di S. Emiliano. Passò dalla diocesi di Vercelli alla diocesi di
Casale probabilmente già nel 1474 (non risulta però nelle bolle istitutive) [Settia
1991a, p. 370]; dal 1805 al 1817 riappartenne alla diocesi di Vercelli [Orsenigo
1909, pp. 21-22].
Chiesa parrocchiale, S. Emiliano: nel centro dell’abitato. Marco Aurelio Cusano datava la
primitiva costruzione intorno all’anno 660, ad opera di Emiliano II (dei conti
Vialardi, feudatario di Villanova,
vescovo di Vercelli verso il 707). Sarebbe stato Emiliano II a dedicare la
chiesa al suo illustre predecessore omonimo, S. Emiliano I Avogadro, vescovo di Vercelli nei
primi anni del sec. VI [Cusano
1676, n. 20, p. 98; AD 1969, p. 92]. Una lunga iscrizione nel coro riporta: «D.
O. M. et B. Aemiliano Epo vercellensi dicatum | sub dimidio saeculi VII primitus
constructum | saeculo vero XV in parte anteriore ampliatum | anno tandem
MDCCCLXXXI presbyterio et choro | funditus erectis | ad actualem formam fuit
redactum» [Demichelis
1999, p. 32]. È però verosimile che la costruzione della chiesa sia successiva
alla traslazione del corpo del santo, avvenuta a Vercelli attorno all'anno 1000
[Ferraris 1984a, p. 498]. Nel 1292, quando papa Nicolò IV cedette la chiesa
parrocchiale di Villanova all’arcidiacono di Vercelli, risulta la prima
citazione del titolo di S. Emiliano
[Cassetti 1976, p. 48]. Nel 1299 la chiesa di Villanova viene registrata
senza titolo nella pieve di Balzola [ARMO, p. 35]. Probabilmente la chiesa fu quasi completamente ricostruita nel sec. XV. Venne consacrata dal vescovo Scipione d’Este il 21/11/1556. Gran parte dei documenti storici antichi
andarono perduti durante il saccheggio effettuato da truppe spagnole nel luglio
1637. L’elenco dei parroci inizia nel 1567; fino al
1603 il parroco ebbe titolo di rettore; dal 1603 al 1752 di arciprete, quindi di
prevosto [ASDC, Vis. past. d'Este, 455-455, f. 9r; Odisio 1910, pp. 3-5].
Nel
corso del sec. XVII alla facciata venne addossato un porticato (poi abbattuto
nel 1850 o nel 1873) [Odisio 1910,
p. 8; Rosso-Chioso 1986, p. 119].
Vari rimaneggiamenti furono effettuati in epoca barocca; alcune compagnie
costruirono ampie cappelle sfondate sulle pareti laterali, tre sul lato
settentrionale e una in quello meridionale. Alla fine del sec. XVIII la chiesa
aveva tre navate. Al 1850 risalgono lavori di abbellimento: realizzazione di
capitelli in stucco, apertura di cinque grandi finestre a sud e a ovest,
formazione di decorazioni in stucco al centro delle volte e apertura di fori per
l’eliminazione dei vapori, demolizione del portico e del muro di cinta anteposto
alla facciata [Odisio 1910, p. 8].
Nel 1872 vennero aperte altre due cappelle sul lato destro (S. Antonio e S.
Gaetano), praticando anche comunicazioni dirette tra l’una e l’altra. I
finestroni furono rifatti in stile antico nel 1872-73 con vetrate colorate
di Emilio Siletti [Grignolio
1992e]; porte di ferro vennero realizzate dai fratelli Grignolio di Trino
[Niccolini 1877, pp. 30-32;
Odisio 1910, p. 9]. La chiesa fu
infine portata allo stato attuale ad opera dell’arch. Edoardo Arborio Mella con rimodellamento della facciata a salienti (1873, prima era a
capanna), prolungamento di tutto il coro e di metà del presbiterio, e
ricostruzione della sacrestia (disegni del 1873-74, realizzazione del 1880-81).
Agli anni 1880-81 risalgono interventi del pittore Emilio Massaza e del
decoratore Lorenzo Giorcelli [Odisio
1910, p. 9-10; Rosso-Chioso 1983,
p. 25]. La bussola fu costruita nel 1893 da Emiliano Gillone e Domenico Baruscotto. Il muro del coro fu
rifatto nel 1903 [Odisio 1910, p. 11].
Nel 1937 il pittore Angelo Fancelli decorò la cappella dell'Ausiliatrice (il nome
e la data sono riapparsi nel 2013 nel corso di lavori di ripulitura). Le vetrate furono rifatte nel 1944-45. Nel 1968 venne smantellata la cappella battesimale e il fonte battesimale fu trasferito nella prima cappella di sinistra.
Facciata rivolta a occidente. Grande e scenografico sagrato in ciottoli bianchi e neri completato da due piccole chiese barocche ai lati. Il
campanile, un po’ arretrato rispetto alla facciata sul lato sinistro, è di
origine tardo-romanica, come evidenziato da alcune serie di archetti pensili in
cotto; fu sopraelevato nel 1783 [Odisio 1910,
p. 6; Grignolio 1993, p. 121]; ha un
concerto di cinque campane, fuse nel 1968 (fonderia Carlo Filippi).
Prospetto neogotico a doppio saliente diviso da quattro contrafforti culminanti
con pinnacoli; grande rosone centrale e due finestre ad arco acuto laterali.
Sculture in terracotta di Giovanni Bonardi (1990) sono
poste sopra la porta centrale (il Santo vescovo Emiliano) e le porte
laterali (due piccoli tondi). Grandioso interno in penombra, a tre navate (più
le due pseudo-navatelle estreme corrispondenti alle cappelle intercomunicanti).
Robusti pilastri a sezione quadrilobata e dipinti a fasce bicolori sorreggono
archi acuti e ampie volte a crociera, decorate a cielo stellato; le navate ne risultano divise in quattro campate. Presbiterio sopraelevato di tre gradini; abside semipoligonale. Grande altar
maggiore in marmi policromi realizzato nel terzo quarto del sec. XVIII. Le vetrate del coro mostrano al centro S.
Emiliano, affiancato da angeli simbolizzanti l'Eucarestia e la Carità (vetreria Ianni, 1944-45) [ICCD 0100106985/6].
Le balaustrate ad andamento curvilineo del presbiterio e delle due ultime cappelle laterali in marmo nero
del Belgio intarsiato sono coeve all'altar maggiore [Odisio 1910, p. 5; AD 1991, p. 230]. In capo alle navate laterali vi sono due grandi affreschi monocromi di Emilio Massaza (1880): Re David con la cetra e Mosè, riproduzione quest’ultimo della statua di
Michelangelo; dello stesso pittore sono quattro tondi coevi, affrescati nel presbiterio,
raffiguranti gli Evangelisti
[Canestrini 1995a]. Nel 2021, sotto la scialbatura della parete di controfacciata e di un pilastro laterale, sono comparsi frammmenti di affreschi tardo-quattrocenteschi con immagini di santi [Angelino, Roggero 2021].
Sui fianchi si aprono cappelle di varie epoche, quattro sul lato destro e tre sul
sinistro, restaurate negli ultimi anni da Giovanni Bonardi. A destra: a) cappella della Madonna delle Grazie in stile neogotico (1928; progetto di Piero Mombello, decorazione di Vincenzo Gianolio) [ICCD 0100106990]; nella nicchia centrale è collocata una statua di stucco della Madonna del Rosario col Bambino, dipinta e dorata (sec. XVIII); b) al centro è collocata una tela raffigurante l'Immacolata, di Antonio Caboni (1843; restauro di Francesca Regoli, 2013), che prima del 2007 si trovava nella cappella dell'Immacolata, dove ricopriva un dipinto murale; nel corso dei recenti restauri è stata applicata al muro una cornice in marmo settecentesca facente parte di una precedente collocazione; c) cappella salesiana dell'Ausiliatrice, con statue dell’Ausiliatrice e, ai lati, di S. Giovanni Bosco e della beata
Mazzarello; d) cappella dell’Immacolata, arricchita da preziosi stucchi, per i quali è recentemente emersa la data di esecuzione: 1623 [1], ed è stata segnalata da Carlenrica Spantigati la stretta somiglianza con gli stucchi della cappella del Rosario della chiesa di S. Domenico di Casale [Angelino, Roggero 2021]; il dipinto dell'altare, in passato ricoperto dalla tela di Antonio Caboni, è un mediocre affresco raffigurante la Trinità con l'Immacolata, dello stesso ignoto autore delle pitture della volta (primi decenni del sec. XIX). A sinistra: a) battistero, con
fonte in marmi policromi (1768) e dipinto rappresentante il
Battesimo di Cristo (Vincenzo Gianolio, 1928); notevoli stucchi con cariatidi, putti e motivi vegetali nella mostra d'altare, nella volta a botte e nei cornicioni (sec. XVII); cancello di ferro del 1843 [Odisio
1910, p. 8]; b) S. Michele, ove è stato trasferito l’altare ligneo seicentesco
con colonne tortili e statue di angioletti, proveniente dalla chiesa
di S. Michele (restauro di Giovanni Bonardi, 1992); tela raffigurante la
Madonna col Bambino, S. Bovo e S. Michele che calpesta Satana (sec. XVIII); sulla
parete destra, entro una nicchia vetrata, c’è una statuetta lignea dorata
di S. Michele (sec. XVII), proveniente dalla chiesa omonima; c) Sacro Cuore (già cappella di S. Bovone): mostra d'altare in stucco modellato delimitata da due coppie di colonne, di cui quelle esterne tortili; pala raffigurante la Madonna col Bambino e i Ss. Emiliano, Giorgio e Vincenzo Ferreri, attribuibile ad Antonio Caboni (1843) [Odisio 1910, p. 8; ICCD 0100105130]; il restauro del 2016 (Francesca Regoli) ha messo in evidenza un dipinto murale già sottostante al quadro e raffigurante gli stessi santi.
Il pulpito di noce, ornato di figure scolpite tra cui S. Emiliano e databile a fine '600 [Odisio 1910, p. 4], ha una scala d’accesso
elicoidale con notevole ringhiera di ferro battuto. Sono inoltre di pregio una
tela raffigurante la Pietà coi Ss. Francesco e Carlo (sec. XVII)
[Grignolio 1993, pp. 122-23] e una
statua lignea del sec. XVIII rappresentante la Madonna del Carmine,
compatrona della parrocchia con S. Emiliano. Una statua lignea dell’Addolorata,
opera della Casa dei Salesiani di Torino, fu acquistata nel 1895. Una croce
processionale in legno rivestito da lamina metallica argentata venne
realizzata nel 1842 da Francesco Taglioni; un Cristo
scolpito in legno policromo risale alla stessa epoca. Del santo patrono si
conserva un reliquiario ligneo scolpito e dorato, di squisito gusto
settecentesco. Le stazioni della Via Crucis sono stampe a colori realizzate a Parigi nel primo quarto del sec. XIX. L'organo dei fratelli Lingiardi (1880-81, n. 189) è collocato in controfacciata sulla cantoria, a sua volta databile a fine XVII - inizio XVIII secolo [Odisio
1910, pp. 4, 9-11; AD 1991, p. 230; Villanova 2003].
S. Bernardino:
adiacente al piazzale della chiesa parrocchiale (lato sinistro). Cappella
seicentesca, adibita a uso culturale (esposizioni, mostre di pittura,
ecc.) [AD 1991, p. 230].
S. Michele:
nel piazzale del Municipio. La
costruzione della chiesa ebbe inizio forse nel 1648, a spese della compagnia
omonima, che in precedenza officiava in un oratorio situato a
mezzogiorno della parrocchiale; i lavori non erano ancora terminati nel 1668 [Roggero
1992; Alzona 1994, p. 71]. A
inizio Settecento la chiesa viene detta «nuovamente fabbricata dalla Confraternita
di San Michele Arcangelo» [Saletta 1711,
vol. I, parte IV, c. 419r]. Nel 1993 l'altar maggiore ligneo con statuetta di S. Michele venne trasferito nella seconda cappella di sinistra della parrocchiale. Nel 1995 l'edificio fu lasciato al Comune in comodato d'uso.
La facciata, rivolta a nord-est, restaurata nel 1933 e nel 2001, è suddivisa da quattro lesene su due ordini e culmina con un timpano triangolare, con nicchia entro cui è collocata una statua di S. Michele; al secondo piano si apre una finestra serliana, mentre sopra il portale è incorniciato un dipinto murale del villanovese Lareto con l'Immacolata, risalente agli anni trenta del sec. XX [Buscaiolo
2000]. Bel portone ligneo intagliato settecentesco. Il campanile si eleva sul fianco sinistro posteriormente. Interno spoglio. L'edificio è chiuso al culto; viene utilizzato come auditorium [AD 1991, p. 230].
Madonna della neve:
in via Bosso, di proprietà comunale [AD 2002, p. 221]. Citata nel 1675 [Villanova
1997, p. 21]. Nel 1726 la chiesa, che aveva un portico anteriore, era del tutto spoglia; durante le guerre degli anni precedenti era stata utilizzata come posto di guardia e ricovero di cavalli e non si celebrava più; una vecchia pittura murale raffigurava Maria Vergine coi Ss. Giovanni Battista e Antonio abate. La comunità chiedeva che l'edificio sacro fosse nuovamente benedetto [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 26, f. 831r].
Piccolo edificio con facciata rivolta a sud-ovest, decorata con un dipinto di Giovanni Bonardi (1977). Ogni anno si fa la novena con recita serale del Rosario
[AD 2002, p. 221]. Ha subito danni nell'alluvione del 2000 ed è stata restaurata
nel 2007.
S. Rocco:
a ovest del paese, sulla strada che porta a Balzola; di proprietà comunale [AD 2002, p. 221].
È citata all'inizio del sec. XVIII [Saletta 1711,
vol. I, parte IV, c. 419r]. Nel 1874 nei pressi della chiesa (regione San Rocchetto)
si rinvenne una piccola necropoli; il
materiale, riferibile al sec. I d. C., fu raccolto dal proprietario del terreno,
dott. Giuseppe (Emiliano?) Alzona, in parte donato al notaio Ernesto Maggiora-Vergano,
quindi disperso [Maggiora 1879, pp. 187-88;
Crosetto 1994, pp. 72-73].
La chiesetta è stata completamente restaurata nel 2008. Sulla parete di fondo c'è un dipinto
ad affresco di Giovanni Bonardi, raffigurante la Madonna degli infermi, coi Ss. Rocco e Emiliano,
e un bambino con la parrocchia di Villanova.
Assunta:
presso il cimitero, di proprietà comunale. Graziosa cappella settecentesca,
restaurata a spese del comune [AD 1991, p. 230]. Possedeva un quadro di Pietro
Francesco Guala rappresentante la Madonna col Bambino e santi, ora custodito in Municipio
[Carità 1949, pp. 66-67, 111;
Soffiantino 1999, p. 188]; l'opera è stata sostituita da un dipinto di Giovanni Bonardi.
1 Questa e altre notizie si devono a Giovanni Bonardi (2018).
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