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ASSOCIAZIONE CASALESE ARTE E STORIA PARCO NATURALE E AREA ATTREZZATA
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VILLADEATI

VILLADEATI

 

Dial. Vila. Villa, 909 [BSSS 28, doc. 39, p. 64]; Villa Deatorum, 1343/49 [Ferraris 1984b, p. 184]. Leone Deati ne divenne feudatario il 13/3/1325.
Nel 1928 il comune di Villadeati subì il distacco della frazione Cardona, che venne aggregata al comune di Alfiano Natta [R.D. n. 2569, 15/12/1927].

Abitanti: 312. Distanza da Casale Km 28 ‑ Altezza: m 410 s. m. Provincia di Alessandria.

Parrocchia dei Ss. Remigio e Grato. Eretta ab immemorabili. Passò dalla diocesi di Vercelli alla diocesi di Casale fin dal 1474 [De Bono 1986, p. 34]. Prima del 1474 c’era una sola parrocchia per un ampio territorio; in seguito vennero smembrate le borgate di Cardona e Lussello, che si eressero in parrocchia nella chiesa di S. Lorenzo (antica pieve di Castrum Turris, presso il bric S. Lorenzo). Quindi nel 1584 si staccò anche Zanco, che si eresse a sua volta in parrocchia sotto il titolo di S. Giorgio [Casalis, vol. XXV, 1854, p. 375; AD 1991, p. 232].

Chiesa parrocchiale, Ss. Remigio, Grato e Maria Assunta: nella parte alta del paese, sotto il cosiddetto castello Belvedere. Fu costruita nel sec. XVI su un precedente oratorio omonimo e consacrata in data 8/9/1534 da mons. Bernardino Castellaro [Niccolini 1877, p. 415]. Ulteriori lavori nel sec. XVII [Perin 2001, p. 191]. Dopo sostanziali rifacimenti progettati dal parroco don Tommaso Audisio [Niccolini 1877, p. 414], fu riconsacrata il 3/8/1823 [AD 1991, p. 227] da mons. Francesco Alciati. Campanile del 1840, disegnato dall’Audisio, col motivo eminentemente barocco del cornicione spezzato appoggiato su colonnine angolari poste su alti basamenti [Perin 2001, p. 197]. L’ampio sagrato fu ricavato nel 1897 con l’innalzamento di un muraglione di contenimento alto 10 metri.

La facciata neoclassica, rivolta a est, ha sei lesene su due ordini, e frontone triangolare. Al secondo registro è ancora visibile un affresco mal conservato (Assunzione di Maria e Apostoli attorno alla tomba di Maria), di Alessandro Pugno (1897). Il portale, a sua volta culminante con un timpano triangolare, presenta montanti lapidei scolpiti a rilievo nello sguancio e capitelli con ampie volute a 'S' sostenute da foglie d'acanto, verosimilmente derivanti dal portale della chiesa preesistente (fine sec. XV?). L'abside semipoligonale è forse un residuo della precedente chiesa a impianto tardo-gotico, della quale anche restano, in un locale interno accanto al presbiterio, due colonne in parte inglobate nella muratura, con un capitello dalle grandi foglie angolari simili a quelle dei capitelli del portico del castello di Casale (ante 1478) [Perin 2016, pp. 11-12]. Il campanile è addossato al fianco destro del presbiterio.

Interno a tre navate. Dipinti murali di Pietro Montaldo e di Giuseppe Costanzi (1819-20) [Barbero 1979a, p. 71; Perin 2001, p. 192] raffiguranti sulla volta del presbiterio il Corpus Domini, nella navata centrale la Chiesa del Trionfo, alla parete sinistra Crocifissione e illustrazioni dei continenti, alla parete destra l'Annunciazione con profeti e re biblici. L'altar maggiore marmoreo è datato 1887; sui gradini della mensa vi sono vari reliquiari; il tabernacolo a tempietto custodisce una stauroteca; sul retro dell’altare una lapide ricorda la consacrazione e le donatrici Melania Osella e Teresa Serra Madio Magrelli. Un Crocifisso ligneo si innalza posteriormente all'altare. Il coro ligneo, intagliato e con dorature, risale al 1829. La balaustrata marmorea è intarsiata in stucco e graffita con simboli religiosi [Grignolio 1994, pp. 112-13]. Verso il fondo delle navatelle sono posti due altari ricchi di stucchi. Numerosi sono i quadri: al centro dell’abside un ovale raffigurante l’Assunta, di Pietro Montaldo (ca. 1820); ai suoi lati S. Vincenzo Ferreri e S. Luigi Gonzaga, ovali di pittore ignoto; S. Rocco; all'altare laterale di sinistra la Deposizione di Cristo nel sepolcro, di Paolo Maggi (1887); a destra la Madonna del Rosario circondata da ovali coi Misteri, di scuola moncalvesca; inoltre Cristo confortato dagli angeli nel deserto, grande tela di Orsola Caccia con aiuto del padre [Romano 1972, p. 763]; Immacolata, opera tarda di Orsola Caccia, con aiuti (>1665), forse proveniente da altra sede [Chiodo 2003, p. 77]; sopra il fonte battesimale Assunta, di Giuseppe Costanzi [Grignolio 1994, p. 113]. A lato della cappella del Rosario, sotto una nicchia con pregevole statua lignea dorata e argentata della Madonna del Rosario (sec. XVIII), c’è la tomba di don Tommaso Audisio, parroco dal 1817, architetto dalla febbrile attività, autore del progetto per il “castello” Belvedere di Villadeati (ca. 1828-34) e di vari interventi in questa chiesa tra cui i disegni per bussola (scultore Giuseppe Varale, falegname Giuseppe Brignano, 1825-26, orchestra e cantoria (Varale, Vigliani, falegname Musso, 1828-29), campanile (1840), pulpito (autore Varallo, con l’aiuto di Francesco Jura, 1841) [Niccolini 1877, pp. 414-16; Barbero 1979a, pp. 68-72; Rossato 2005, p. 226]. Il grandioso complesso di mobili disegnati dall’Audisio, costituiti da bussola, orchestra, cantoria e confessionali incassati nello spessore delle pareti laterali, si riaggancia alla tradizione dei decoratori tardo-barocchi, fondendo elementi decorativi dello stile impero con motivi del linguaggio architettonico del sec. XVI ed elementi più propri del neoclassicismo. Il pulpito, più tardo, pare ispirato ad opere di Pelagio Palagi realizzate dal 1833 nel castello di Racconigi e nel palazzo reale di Torino [Perin 2001, p. 194]. Presso l’altare di sinistra è sepolto don Ernesto Camurati, parroco di Villadeati, che il 9/10/1944 fu fucilato dai nazisti per rappresaglia con nove capi-famiglia del paese [Angrisani 1946, pp. 51-52]. La Via Crucis è costituita da acqueforti dipinte, datate 1800 (autori in Firenze Luigi Sabatelli, Giuseppe Pera e Gio Batta Cecchi, rispettivamente disegnatore, acquafortista e incisore). L’organo fu costruito nel 1831 da Giacinto Bruna, probabilmente coadiuvato dal genero Amedeo Ramasco; venne ristrutturato nel 1855 ad opera di Alessandro Collino [Giacometto 1992], ammodernato nel 1943 da Davico e nel 1983 da Renzo Rosso [AD 1991, p. 227].

In sacrestia si trovano mobili notevoli, tra cui uno stipo cinquecentesco, reliquiari, statuette lignee, preziosi paramenti antichi [AD 1991, p. 227]; in altro ambiente si conserva un Autoritratto di don Audisio con gli attrezzi del disegno architettonico, del 1844 [Barbero 1979a, p. 68]. Nel dicembre 1992 vennero rubati candelieri, calici e una pisside; nel febbraio 1993 cinque tele di modesto valore.

SS. Trinità: si trova non lontano dalla parrocchiale. La chiesa fu eretta nel 1666 e risulta in una mappa del 1672 [Ferrari 1997, p. 215]. Fu ricostruita nel 1821 [Casalis, vol. XXV, 1854, p. 376] e ornata nel 1835 da don Tommaso Audisio, come risulta da una scritta presente nella parete di controfacciata, sopra la bussola.

Altar maggiore ottocentesco in stucco marmorizzato. Sulla parete di fondo, entro un'elaborata cornice lignea, è posta una tela raffigurante la SS. Trinità con Maria (inizio sec. XVII). Altri quadri di un certo pregio: Immacolata, grande tela attribuita alla scuola del Moncalvo; S. Rocco (1731). Vi sono inoltre statue lignee della Madonna e un Angelo [AD 1991, p. 227].

S. Remigio: nella parte bassa, all’entrata sud-occidentale del paese, presso il rondò in cui nell'ottobre 1944 fu perpetrato l'eccidio nazista. Sconsacrata e di proprietà comunale. Una ecclesia de villa compare negli estimi della diocesi Vercelli, pieve di Castrum Turris, nel 1299; nel 1348 risulta il titolo di S. Remigio de villa [ARMO, p. 39, 114]. Accanto alla vecchia chiesa, situata appena al di fuori della porta urbica occidentale, sorgeva un cimitero, mentre all'interno dell'edificio vi era il sepolcreto dei Deati [Perin 2016, p. 12]. La chiesa attuale fu costruita nel 1534 e riplasmata in stile barocco verso la metà del sec. XVIII [Casalis, vol. XXV, p. 376]. Fu parrocchiale dal 1556 al 1769 [Grignolio 1992c]. A causa di un avanzato stato di degrado, negli anni '80 del Novecento la chiesa è stata sottoposta a operazioni di consolidamento strutturale; altri interventi di ristrutturazione, comprendenti anche l'area circostante, sono stati effettuati nei primi anni del 2000, completati nel 2012 col nuovo impianto di illuminazione. Attualmente l'edificio viene utilizzato come contenitore di manifestazioni.

Elegante facciata, rivolta a sud, dalla quale è quasi completamente caduto l’intonaco, con il ricco apparato decorativo in stucchi, lasciando in gran parte a vista la muratura in laterizio; quattro alte lesene su piedistallo sorreggono in unico ordine un frontone curvilineo con nicchia entro cui è collocata una statua di S. Remigio, vescovo di Reims. Nel grande portone ligneo centinato e scolpito ad alto rilievo, la portina centrale è stata sostituita con una porta di cristallo. Un esile campanile s'innalza in aderenza al lato destro del presbiterio. Pianta centrale a croce greca, con due ampie cappelle laterali e presbiterio terminante con abside semipoligonale; sono solo parzialmente conservati cornici e stucchi decorativi. Non sono più presenti tre altari e due grandi dipinti di Pietro Montaldo e Giuseppe Costanzi raffiguranti la Crocifissione e l’Annunciazione.

S. Bartolomeo: sulla strada per Odalengo Piccolo. La chiesa è indicata in una mappa del 1672 [Ferrari 1997, p. 215]. Piccolo edificio ad aula rettangolare con volta a botte. Si conserva una tela di recente fattura.

S. Antonio Abate: sulla strada per Odalengo Piccolo. La chiesa è citata nel 1523 ed è riportata in una mappa del 1672 [Perin 2016, p. 11; Ferrari 1997, p. 215]. Aula rettangolare con volta a botte, simile alla precedente. Ha una statuetta di S. Antonio Abate.

S. Grato: a Lussello (dial. Lüsè). Una chiesa dedicata a S. Grato era già presente nel 1577 [1]. Parrocchia eretta nel 1650 [AD 1991, p. 107]; dal 1805 al 1817 passò temporaneamente alla diocesi di Asti [Bosio 1894, pp. 134-41]; fu infine soppressa nel 1986 [Decreto vescovile 30/6/1986]. Una nuova chiesa fu costruita nel 1667 [AD 1969, p. 57], con facciata rivolta ad ovest. Nel 1684 venne realizzato un altare ligneo con statue dorate, sostituito nel 1806 dall'attuale altare marmoreo [1]. Restauri nel 1978.

Sulle pareti interne sono dipinte delicate decorazioni floreali con voli di angioletti, opera degli anni cinquanta del sec. XX di Raffaele Panizza (fratello del parroco don Giovanni Panizza), insegnante di disegno formato all’Accademia di Brera. Alla parete di fondo è appesa una tela mediocre raffigurante l'Immacolata venerata dai Ss. Lorenzo e Grato (1680). In due nicchie sono poste le statue della Madonna del Rosario (lignea, argentata e dorata; sec. XVIII) e dell’Immacolata. Diego Garoglio scrisse appassionati versi su questa chiesetta e sulla statua della Madonna Immacolata [Grignolio 1980, pp. 165-66]; la statuetta di onice, alta cm 75, proveniente dal convento francescano di S. Maurizio di Conzano (al quale fu offerta nel 1727 dal filippino Giuseppe Maria Cevatari), venne acquistata a inizio Ottocento dall'avv. Luigi Garoglio [1], restaurata e donata alla chiesa di Lussello nel 1814. L'altare è il risultato dell'assemblaggio di porzioni di due altari diversi: la parte posteriore in marmo nero con intarsi colorati, presenta tre gradini e un ciborio con colonnine tortili; ricorda l'altare che si trova oggi nella chiesa di S. Silvestro di Asti, datato 1717; la parte anteriore, comprendente frontale, stipiti laterali e mensa, è in marmo rosato e mostra nel paliotto due braccia incrociate, simbolo dei francescani. Secondo padre Burroni l'altare in bellissimo marmo rosa, con le insegne dei francescani, proviene dalla chiesa del convento di S. Bernardino di Moncalvo (Frati Minori Osservanti), soppresso nel 1802, il cui altar maggiore nel 1722 era in non buone condizioni [Burroni 1941, p. 43]. La notizia è confermata dalle memorie autografe dell'avv. Luigi Garoglio, che nel 1806 comprò l'opera dal nuovo proprietario del convento soppresso, notaio Ignazio Della Valle (fratello dell'ultimo guardiano del convento), facendola riallestire nella chiesa di Lussello dal marmorista Bussi (Buzzi) di Casale [1]. È verosimile che anche la parte posteriore dell'altare provenga dallo stesso convento di Moncalvo.
Nel 1995 vennero rubati i 14 quadri della Via Crucis, opere ad olio su tela di scuola tedesca del sec. XVIII, la porta di un confessionale e un inginocchiatoio.

S. Rocco: a Lussello, verso il cimitero. Una chiesa di S. Rocco a Lussello è indicata in una mappa del 1672; nella stessa mappa è riportata un'altra chiesa di S. Rocco a Villadeati, già citata nel 1548 [Ferrari 1997, p. 215; Perin 2016, p. 11]. L'attuale costruzione risale al 1887 [AD 1969, p. 57]. La chiesetta è stata riparata dopo il 1978.

Piccolo edificio ad aula rettangolare con abside; muratura esterna in mattoni e pietre irregolari, lesene e zoccolo in cemento; facciata neoclassica con timpano triangolare. Interno spoglio.


1 Informazioni di Eugenio Garoglio [2014 e 2019] tratte dalla visita apostolica Ragazzoni e dalle memorie inedite dell'avv. Luigi Garoglio.