ODALENGO PICCOLO
ODALENGO PICCOLO
Dial.
Audalèng Cit. Odalengum ultra Sturiam, 1299 [ARMO, p. 39];
Odalengum minus, 1306 [Sangiorgio 1780,
p. 92]; Odalengum parvum, 1320 [Sangiorgio
1780, p. 114]; Odalengo Prato, 1474
[De Bono 1986, p. 34]. Nella seconda
metà del sec. XIII (1272, 1299) Odalengo Piccolo viene indicato coi termini derocatum
e destructum [BSSS 89, doc. 173, p. 217; ARMO, p. 39; Settia 2015, pp. 32-34].
Abitanti: 270. Distanza da Casale Km 30 ‑ Altezza: m 290 s. m. Provincia di
Alessandria.
Parrocchia dei Ss. Maria e Pietro
Apostolo. Eretta nel 1794 [AD 1991, p. 167]; ma una parrocchia di Odalengo
Prato era già indicata nel 1474 al momento della formazione della diocesi di
Casale [De Bono 1986, p. 34].
Chiesa parrocchiale, Beata Vergine della Purificazione e S. Pietro Apostolo: in
frazione Vicinato (dial. V’žinà. Viscenale, 1279 [BSSS 42, II,
doc. 64, p. 185]). Una chiesa di S. Maria de Visinali o Vexinali
compare negli elenchi della pieve di Castrum Turris nel 1348 e nel 1359
[ARMO, p. 114; Cognasso 1929, p.
231]. Nel 1486 la chiesa era già diventata parrocchiale e aveva unito al titolo
di S. Maria quello di S. Pietro, in ricordo della parrocchiale precedente
[Lusso 2010, p. 84]. Nel 1579 la chiesa fu ristrutturata a spese del comune [Prosperi 2019, pp. 427-28]. Nel
1794 venne eretta e inaugurata la nuova chiesa parrocchiale [AD 1991, p. 167].
Un ampliamento fu realizzato nei primi decenni del sec. XIX: sulla parete
occidentale esterna del transetto si legge su una lapide: «Huius
templi | primam lapidem | collocavit Secon | dus Caramallino | die 5 aug. ti 1827».
Nella seconda metà del sec. XX il parroco don Tersoglio realizzò in un ampio locale
alla destra del presbiterio una cappella della Madonna di Lourdes, con grotta
costruita in pietra locale; la cappella è utilizzata per la messa invernale.
Il campanile si eleva sul lato destro del presbiterio, non in asse con la chiesa.
Prospetto neoclassico, intonacato, a due ordini divisi da un’alta trabeazione
decorata; timpano triangolare. Impianto a croce latina con tre navate. Gli
affreschi della volta sono stati ripresi recentemente dalle sorelle Marisa e Rosy Barberis Triveri, sotto la direzione di
Cesare Triveri: nel catino centrale c’è l’Incoronazione della Vergine,
contornata dagli Evangelisti (il S. Luca è di nuova fattura). Interessanti
le vetrate figurate dell’abside. L’altare maggiore è sormontato da un bel
baldacchino pensile il cui cielo è dipinto con l’immagine di Dio tra
angioletti. Sulla parete dell’abside è posta una tela settecentesca
raffigurante la Purificazione di Maria e ai lati l’Adorazione dei Magi
e l’Adorazione dei pastori. Piccolo coro ligneo. Su una mensola a lato
della balaustrata del presbiterio è posta una modesta statua della Madonna
col Bambino. Sul lato destro del presbiterio si trova un grazioso altare con
statua di S. Antonio da Padova col Bambino; a sinistra c’è l’altare più
recente del Sacro Cuore (una lapide ricorda che l’altare fu eretto da Celestina e Angiolina Albera in memoria dello zio
Tommaso, parroco dal 1830 al 1882). Agli estremi del transetto sono posti due
altari con nicchie, entro le quali in passato erano collocate le statue
settecentesche della Madonna del Rosario e dell’Arcangelo Michele,
rubate, e ora sostituite da modeste statue di gesso effigianti la Sacra
Famiglia e S. Giuseppe. All’inizio della navata laterale sinistra si
trova il battistero decorato con un rilievo di stucco rappresentante il
Battesimo di Gesù. Il pulpito barocco è raggiungibile con una
scaletta elicoidale costituita da gradini di pietra consunta; è sormontato da un
gruppo di angeli in stucco su una nuvola. La cantoria, priva di organo, è
sistemata sulla bussola d’ingresso.
In sacrestia vi sono mobili privi di ante (rubate); una lapide («Sepulcrum
sacratum D. P. Biliati») chiude una botola da cui si accede ad un vano con sepolture di
parroci (secondo la tradizione sarebbero sepolti in posizione seduta)
[Grignolio 1994, pp. 78-79].
S. Pietro: in
frazione Serra (dial. Sèra. Serra (?), 1163 [BSSS 42, I, doc. 13,
p. 17]). Nel 1272 compare l'ecclesia Sancti Petri de Tarrano, che nel 1279 diventa
la chiesa con ospedale di S. Pietro de Cayrano
[BSSS 89, doc. 173, p. 217; BSSS 42, II, doc. 64, p. 186]; è poi citata negli estimi della diocesi di Vercelli,
pieve di Castrum Turris, nel 1299 come ecclesia de Terrano (dipendente,
assieme alla chiesa di S. Martino, dall'abbazia di S. Genuario di Lucedio);
nel 1348 e 1359 come cappella di S. Pietro [ARMO, pp. 39, 78;
Cognasso 1929, p. 231]. Nel 1616 è
detta «parrocchia vecchia»; l'edificio con annesso cimitero, si trovava all'epoca
sulla collina a circa 400 metri di distanza in direzione nord-ovest rispetto alla
chiesa attuale. Dopo il 1790 l'antica chiesa di S. Pietro non è più attestata.
L’attuale costruzione, a valle della precedente, risale agli inizi del sec. XIX;
anche se ancora priva di campanile e non completata all'interno, venne benedetta
nel 1821 [Brera 2012, pp. 4-12].
Fu rimessa a nuovo negli anni 1988-89, con rifacimento dei tetti, ripresa di intonaco,
tinteggiatura, restauro del campanile. Subì danni dal
terremoto del 2000. Nell’agosto 2003 sono stati rubati i quadri della Via
Crucis, opera di Carlo Martini (1846) [Brera
2012, pp. 20, 37].
Edificio ad aula rettangolare con abside semicircolare; sul lato sinistro si affianca
la piccola costruzione della sacrestia e, posteriormente, si innalza il campanile
dotato di due campane (una più grande, del 1861, l'altra del 1693), di orologio e
di un quadrante solare con stilo polare disposto sulla faccia meridionale
[Brera 2012, p. 29;
Mesturini 2008, p. 30]. In facciata, sopra il timpano del portale, c'è un dipinto murale che raffigura il triregno e le chiavi di S. Pietro. Altare in
muratura e scagliola. Sono conservate due tele raffiguranti l'Incoronazione di Maria con
santi e donatore (sec. XVII) e S. Pietro in cattedra; inoltre alcune
statue di gesso. Non è più presente il coro ligneo descritto nelle visite pastorali.
In sacrestia si trovano un confessionale e un guardaroba del 1861.
S. Sebastiano:
in frazione Pessine (dial. Psìn-i. Pisinum (?), 1171 [BSSS 42, II, doc.
9, p. 123]). La chiesa è citata all'inizio del Settecento
[ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 2, f. 50v; Saletta 1711, vol. I, parte III, f. 359r].
Facciata neoclassica rivolta ad est, con timpano triangolare. Campaniletto a vela sul margine di sinistra del tetto. Aula rettangolare
con abside. Vi sono una tela di scuola moncalvesca raffigurante la Madonna col
Bambino e i Ss. Sebastiano e Rocco (sec. XVII) dietro l'altare, un’altra tela mediocre mal conservata con
l’Annunciazione, una pregevole statua lignea di S. Sebastiano e una
rustica statuetta di S. Rocco.
Sulla superficie esterna dell’abside sono murate due lapidi: la prima è copia di
un’epigrafe romana scomparsa [Mommsen
1877, n. 7464; Fabretti 1882, pp.
74-75], che nel sec. XVI fu descritta da Andrea Alciato come reimpiegata da mensa d’altare
di una chiesetta campestre dedicata a S. Michele, distrutta nella prima metà del sec. XIX
[De Bartolomeis 1847, p. 545;
Grignolio 1980, p. 147;
Maritano 2008, p. 112],
probabilmente corrispondente alla chiesa di S. Michele de Puingo
(Puvengo o Pimengo), elencata dal 1299, che si
trovava sul bric S. Michele al confine dei territori di Odalengo Piccolo e
Castelletto Merli, presso Cosso
[De Morano 1769, p. 112; Castelletto 2001;
Settia 2007a, p. 11; Settia 2015,
pp. 16-17]. Reca la seguente iscrizione: «T. Lollius T.
Lollii Masculus | IIII vir Bodincomensis | hic propter viam positus | ut dicant
praetereuntes | Lolli vale | Sculteto amici». La seconda lapide ha la
seguente scritta: «Nel 1° sec. a. C. fu posta pietra tombale di Lollio così
localizzata dal Grutero: Odalingi in Monteferrat
ad Padum flumen templo S. Micaeli suspectum est».
Madonna delle Vigne:
in frazione Palmaro (dial. Cà di Parmàn. Casa de Palmari
[Saletta 1711, vol. I, parte III, f. 359r]).
Piccola chiesa
campestre in mattoni a vista risalente al sec. XIX. Venne indicata in una visita pastorale
di fine '800 e la tradizione la vorrebbe costruita sui resti di una chiesa precedente,
forse l'oratorio di S. Maria dei Campi, già esistente nel 1577 e che agli inizi del sec. XVIII era situato
entro una masseria di proprietà dei Cavalieri di Malta
[ASDC, Vis. apost. Ragazzoni, 456-458, f. 96r; Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 2, f. 50v; Parola 2003, p. 1;
Brera 2012, p. 3].
|