SORINA
SORINA
Dial. Surìn-a. Selvolina,
1070 [MGH DD VI/1, n. 235, p. 297].
Abitanti: 160. Distanza da Casale Km 31 ‑ Altezza: m 242 s. m. Frazione di
Murisengo, provincia di Alessandria.
Parrocchia Natività della B. Vergine. Fu
eretta in parrocchia nel 1597; in precedenza apparteneva alla parrocchia di
Murisengo [Guasco 1912, p. 62], con
cui passò dalla diocesi di Vercelli alla diocesi di Casale nel 1474
[De Bono 1986, p. 34]; da
parrocchia autonoma fu assegnata alla diocesi di Asti nel 1805, infine
nuovamente alla diocesi di Casale nel 1817
[Bosio 1894, pp. 134-41].
Chiesa parrocchiale, Natività della B. Vergine:
non coincide con l’antica S. Maria de Sivolina
(in regione Sanguinetto), che venne censita dal 1299 nella pieve di
Castrum Turris e nel 1616 era in ricostruzione nello stesso sito [ARMO, p. 39; ASDC, VP Pascale, 458-464, f. 107v; Guasco 1912, p. 68].
L’attuale edificio risale al sec. XVIII (1743?). Restauri furono effettuati nel 1830, 1932, 1967 [AD 1974,
p. 136] e 1986 (pittore Adolfo Cagnasso). Nel 2010 è stato restaurato il campanile.
Piccolo sagrato pavimentato con cubetti di porfido. Facciata rivolta a sud, intonacata, scompartita in tre campi da lesene, suddivisa in due registri da una fascia marcapiano aggettante e culminante con una trabeazione pure in aggetto e con un frontone curvilineo. Il campanile si eleva sul fianco destro del presbiterio. Ha una sola navata, che si prolunga nel presbiterio-coro rettangolare, delimitato da una balaustrata marmorea di inizio sec. XIX. Pavimentazione di marmo. Altare maggiore di stucco marmorizzato, sormontato da un Crocifisso ligneo settecentesco. Il coro ligneo rettilineo del sec. XVIII è decorato in parte con intarsi, in parte con ornamenti dipinti.
C'è un altare laterale dedicato alla Madonna del Rosario (sec. XVIII), di stucco, con tabernacolo ligneo intarsiato, e la cui alzata pure di stucco modellato comprende entro una nicchia una statua della Madonna del Rosario (alta m 1,20), già presente nel 1725, contornata da telette ovali coi Misteri del Rosario (ciclo mancante di alcune tele). In passato risultava anche un altare dedicato a S. Carlo [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 16, f. 577v; Guasco 1912, p. 66]. Si conserva pure una mediocre tela di inizio Seicento raffigurante la Madonna col Bambino venerata dai Ss. Carlo e Giovanni Evangelista. Il pulpito ha tre pannelli intarsiati (sec. XVIII).
Il coprifonte ligneo del battistero ha forma esagonale e cinque pannelli
intarsiati (m 0,50 x 0,25); a fianco del battistero si aprono due robuste porte
lignee. Bussola di legno liscio massiccio a quattro porte. Le stazioni della Via Crucis sono realizzate in gesso dipinto (sec. XX). L’organo della
ditta Graziano Tubi di Como (1860) ha una cornice
stile Luigi XVI. In sacrestia c’è un mobile di m 4 x 3 di legno
massiccio liscio [AD 1991, pp. 207-208].
S. Rocco:
a Sorina, in aperta campagna, sul bordo della strada per Murisengo. Un priore della chiesa di S. Rocco risulta eletto nel 1720. L'attuale costruzione del sec. XVIII fu terminata nel 1818 [ASDC, Vis. past. Radicati, 470-485, fasc. 17, f. 583r; Guasco
1912, p. 68].
Esterno in mattoni a vista. Facciata neoclassica rivolta a sud, preceduta da un piccolo sagrato. Impianto ad aula rettangolare con presbiterio e abside semicircolare. Sono presenti una tela raffigurante S. Rocco (sec. XVIII), una statua di gesso del santo e
un pregevole confessionale [AD 1991, p. 208].
Immacolata (S. Maria di Terni):
a Casa Battia (dial. Cà di Bàtia. Casa di Battea, 1691 [ASAl, NM, G.B. Ricci, m. 3214, 18/12/1691]), non lontano dalle
cascine Eterni. Corrisponde alla chiesa di S. Maria di Ternengo (Termengo,
Trivengo), citata nel 1193 e elencata nel 1348 e nel 1359 negli estimi della diocesi di Vercelli
tra i monasteri, i priorati e le prepositure [BSSS 37, doc. 126, p. 115; ARMO, p. 116;
Cognasso 1929, p. 234]. Nel 1584
(visita Montiglio) era S. Maria di Ternico;
nei catasti settecenteschi S. Maria d'Eterni [Bo
1981, pp. 218-19]. Venne ricostruita nel 1646.
Facciata in mattoni a vista, limitata da due lesene angolari che reggono il frontonte triangolare, oltre il quale culminano con una cuspide. Il portale ripete il disegno della facciata; il portone è protetto da una recente e assai discutibile porta di alluminio a doppia anta vetrata, e da una piccola tettoia a spioventi in plexiglas. Ai lati dell'ingresso si aprono due finestrelle rettangolari contornate da una cornice ad arco acuto. Una lapide ricorda il partigiano Aurelio Raschio. Un campaniletto a vela si eleva al fondo dell'aula sul fianco sinistro. Impianto ad aula rettangolare con presbiterio-coro ridotto in ampiezza. L'altare in scagliola è datato 1761. Si conservano una statua dell'Immacolata del sec. XVIII e un bell’inginocchiatoio [AD 1991, p. 208].
S. Martino:
a Corteranzo (dial. Curt-ràns. Curtis Ranci, 1299 [ARMO, p. 41]),
al culmine della collina. Nel 1577 si stava ultimando la sua costruzione,
impiegando materiale dell'antica chiesa di S. Eusebio ormai in rovina [Anselmo
2006, p. 144]. La chiesa di S. Martino fu ricostruita nel 1720. Negli anni 1840-41
vennero effettuati importanti lavori: prolungamento della parte absidale di oltre
4 metri, nuovo altar maggiore in scagliola, costruzione di due cappelle laterali
alla porta maggiore (1840), completamento con inginocchiatoi del coro di noce settecentesco, decorazioni del pittore
Isabella (1841) [Calvo 2010, p. 56].
Divenne parrocchiale nel sec. XVIII; la parrocchia fu soppressa nel 1986 [Decreto vescovile 30/6/1986].
Nell'ottobre 2000 la chiesa subì il furto delle 15 telette dei Misteri del Rosario, di alcuni candelabri, un inginocchiatoio, due quadri e un comò.
Sagrato erboso, raggiungibile attraverso due rampe di scale e sostenuto da un
muro, su cui è inserita un’epigrafe di marmo che ricorda la data di costruzione,
1957, e il contributo del Ministero dei Lavori Pubblici. L’esterno della chiesa è
completamente intonacato, tranne l’alta abside semicircolare, che è in mattoni a
vista. Bella facciata a due ordini, con primo piano di maggiore larghezza,
diviso da sei lesene sorreggenti una trabeazione a cornicione aggettante; il
secondo piano presenta quattro lesene reggenti il timpano triangolare e un’ampia
finestra quadrilobata. Il campanile si eleva sul lato sinistro dell'edificio, in corrispondenza del presbiterio. All’interno, nella volta a calotta circolare è affrescato
il Padre Eterno in trono coi simboli degli Evangelisti, di
Francesco Ponsetti (prima metà sec. XX). Sulla parete di fondo dell'abside, al di sopra del coro ligneo, è appesa una grande pala a olio centinata raffigurante S. Martino, di Carlo Antonio Martini (1853). L'altare maggiore in scagliola marmorizzata (1840) è sormontato da un ciborio a tempietto con sei colonnine. Due altari laterali pure in scagliola (1840) hanno pale settecentesche incorniciate da ricchi stucchi con angioletti e dorature: a sinistra è posta una tela raffigurante la Madonna del Rosario col Bambino e i Ss. Domenico, Caterina da Siena e Carlo Borromeo, contornata dalle cornici ovali che contenevano i Misteri del Rosario, rubati nel 2000; all'altare di destra è collocata l'Immacolata con S. Francesco.
Interessante un coprifonte battesimale settecentesco [Ricaldone
1998, pp. 454-55; Visconti 1998, p.
133 n. 36].
S. Luigi Gonzaga:
presso il cimitero di Corteranzo. Appartiene al comune di Murisengo che la acquisì nel 1994. Fu fatta
erigere dai feudatari Giunipero. Attribuita su
base stilistica a Bernardo Vittone da Francesco Gamarino, che trascrisse
da una relazione di visita pastorale del 1836 un’epigrafe un tempo posta sopra
la porta d’ingresso: «Piorum elemosinis – cura et laboribus – anno MDCCLX»,
datando quindi la costruzione al 1760 [Gamarino 1947, pp. 119-20]. Henry Millon, seguito da Paolo Portoghesi e da altri studiosi, ne anticipò la
data di esecuzione agli anni attorno al 1740, come opera giovanile, accostabile
al santuario del Vallinotto (1738-39) e al progetto non realizzato per S. Chiara
di Alessandria; la data 1760 riguarderebbe quindi il tardo epilogo della chiesa
[Millon 1959, p. 150;
Carboneri 1963, p. 58;
Portoghesi 1966, pp. 99, 221;
Carboneri 1967, p. 21; Oechslin
2001, p. 283]. Però in una relazione del 1747 non si
fa alcun cenno alla chiesa, al contrario della parrocchiale di S. Martino
e della chiesa di S. Bernardo, mentre nel 1764 la chiesa di S. Luigi è detta
«recenter aedificata»; pertanto è verosimile che la costruzione sia avvenuta tra il 1760 e il 1764. Sono ignoti il motivo del titolo e della
localizzazione; il cimitero fu costruito nel 1833 e solo da
tale data la chiesa divenne cimiteriale. Nel 1949 fu effettuato un restauro generale.
Tra il 1947 e il 1970 furono sottratti vari arredi sacri, tra cui il tabernacolo,
candelieri, inginocchiatoi e un quadro raffigurante S. Luigi, già presente nel 1764
[Fantino 1970; Castelli 1992; Canavesio 2005, p. 224]. Del 1993 è un progetto di restauro
affidato all’arch. Attilio Castelli: risanamento
della parte basale dell’edificio, rifacimento del pavimento e dell’intonaco,
sostituzione degli infissi, restauro del portale e dell’altare, ritinteggiatura;
lavori diretti dall’arch. Giovanni Deambrogio, terminati nel 1999. Gli arredi sacri sono stati depredati da furti.
L’elegante chiesetta ricorda un tempio a pagoda, perché composta
di quattro piani con tetti spioventi di larghezza digradante verso l’alto.
L’esterno è in cotto a vista. Bella facciata leggermente concava segnata da
quattro lesene che sostengono il timpano e inquadrano il portale, a sua volta
contornato da una riquadratura sinuosa che si collega ad una cartella sopra la
porta. Il frontone è fiancheggiato da due vasi di pietra e sormontato da una
finestra rotonda con bella cornice. L’interno è a pianta centrale con schema
triangolare, i cui vertici sono smussati da tre concavità absidali; queste sono
delimitate dagli elementi di sostegno della cupola composti da sei colonne su
fasci di lesene che reggono una bella trabeazione. Nel bacino della cupola sono
presenti tre arconi che chiudono al sommo le absidi formando delle volte a conca
traforate e delimitano tre pennacchi sferici in cui si aprono finestre rotonde.
Sopra un cornicione circolare sostenuto dai tre arconi è impostata la cupola,
costituita da sei archi incrociati a stella esagonale; nei triangoli sferici fra
arco e arco vi sono sei finestre rotonde delle quali tre danno direttamente
all’esterno e tre guardano fuori attraverso abbaini che illuminano le absidi
sottostanti. L’esagono formato alla sommità dall’incrocio dei sei archi è la
base della lanterna, costituita da un prisma esagonale con sei ampie finestre e
coperta da una voltina ad ombrello [Gamarino
1947, pp. 118-19]. Nell’insieme all’interno si coglie uno spazio avvolgente che
pare in movimento per il susseguirsi di dilatazioni e contrazioni dei volumi:
incurvamento delle pareti, avanzamento delle colonne, schiacciamento dei
pennacchi e conseguente deformazione degli arconi. Un senso di accentuata
verticalità è dato dalla luce diffusa con un susseguirsi di spazi sovrapposti
sempre più luminosi culminanti nella lanterna
[Corti 1993, p. 22]. Notevole è
l’analogia col santuario del Vallinotto, eretto dal Vittone all’inizio della sua carriera (1738-39): lo stesso schema di
piante basate sul triangolo e sull’esagono, lo stesso sviluppo di piani e di
ordini, la stessa cupola a stella esagonale e soprattutto lo stesso carattere
bizzarro. Le differenze sostanziali si riducono alle diverse proporzioni: mentre
la chiesa di S. Luigi misura m 16 di altezza, il Vallinotto è alto circa il
doppio, e grazie a queste più ampie dimensioni ha un sistema di cupola più
complesso e ricco di elementi decorativi [Gamarino
1947, p. 120].
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